cozza ha scritto:lavoisier ha scritto:vado in Olanda, ad Enschede, vicino il confine con la Germania.
buon vento lav, mandaci tante mukke dall'Olanda, che la' abbondano...![]()
Avevo 29 anni e due valigie. L'aereo non l'avevo mai preso (va beh, una volta un aeroplanino da turismo per un giro sulle colline piemontesi). La mamma e il papa' mi fecero ciao con la mano e GNAM, dentro la pancia del turboelica che mi fece scavalcare le Alpi (che visione!) e mi deposito' a Zurigo, dove mi nastrotrasportai su un aeroplanone per la traversata oceanica. Destinazione LA. Che si fa durante un lungo volo (11 ore) verso un futuro piuttosto nebuloso? Si approfitta dei beveraggi alcolici e si perde conoscenza fino all'arrivo.
Trovai un appartamentino a West LA, "one bedroom". Distribuito nell'armadio, il contenuto delle mie due valigie sembrava davvero esiguo nella casa vuota. Acquistai subito il kit di sopravvivenza: piatti-pentole-cibarie-materasso-lenzuola. Il primo mattino, seduta in terra con una tazza di caffelatte in mano, avevo una sensazione mista di sconcertante solitudine e di attrazione per l'avventura appena iniziata.
Quattro anni dopo l'appartamento era pieno di cose. Un po' le vendetti (soprattutto i mobili: l'ultimo giorno affittai un furgone e feci il giro dei miei "clienti" per consegnare i pezzi piu' grandi), tante le buttai (sacco nero, gia', ed esaminare ogni frammento e soffermarsi con la faccia un po' fessa e i ricordi in mano guardando nei quattro anni dietro le spalle), un po' (soprattutto libri, CD, fotografie e cose da cui proprio non riuscivo a separarmi, come il vibratore regalatomi dal fidanzato...![]()
) le ficcai in cinque scatoloni che affidai a un corriere aereo e che tornarono in Italia due giorni dopo di me.
L'ultima notte in casa, a dormire in terra tra i muri spogli esattamente come quattro anni prima, avevo la sensazione di essermi sbagliata, di non essere stata la' tutto quel tempo, di aver solo sognato. Eppure il senso di perdita e di smarrimento era grande, mi pareva di aver subito un'amputazione psicologica. Ero felice di tornare, lo avevo desiderato io, non avrei potuto immaginare la mia vita americana, ma tant'e' andar via era una ferita. Ancora adesso, a distanza di tanti anni dal mio ritorno, se chiudo gli occhi mi sembra di sentire distintamente il rumore soffice della porta di casa che, chiudendosi, si strusciava contro la moquette. fff-sshhh-clack.
Quando la ferita del trasloco si e' pian piano richiusa, in quel fff-sshhh-clack sono rimasti quattro anni di vita. Bella. Piena. Divertente. Mia.
come mi riconosco nel tuo racconto cara Cozza....