Buzz ha scritto: per fokozzone
Dove sta scritto che "educare spetta ai genitori" ?
Se così fosse ogni enclave culturale avrebbe perpetuato i propri valori in modo praticamente invariato per generazioni.
Se fosse stato vero negli ultimi 100 anni, avremmo tante zone in cui si parlano microdialetti, in cui si seguono tradizioni autoctone, in cui addirittura, per rispetto dei valori culturali, dovremmo anche "adattare le Leggi"... o forse avremmo un Diritto diverso per ogni provincia?
Queste domande mi piacciono, perché le reputo il centro della riflessione attraverso cui si può valutare il fenomeno di via quaranta.
Innanzitutto il principio: non mi risulta che stia scritto in alcun posto particolare che l' educazione spetti ai genitori, ma lo reputo un prodotto del senso comune.
Questo principio diventa piuttosto evidente quando analizziamo cos' è uno stato: è un ente burocratico, un sistema, cioè un contenitore vuoto che serve a regolare le relazioni tra persone e gruppi che convivono, collaborano e simili. I genitori e i figli, invece, sono queste persone.
Ora, poiché nella mia mentalità vige il primato della persona reale su qualsivoglia ente virtuale, è chiaro che vedo il genitore come il titolare dell' educazione, se così non fosse, andrei a sancire la superiorità di un ente su una persona, affermerei che il legame stato-figlio è superiore al legame padre-figlio, anteporrei i diritti dello stato a quelli del cittadino (cosa che mi fa un vivo orrore).
Questo punto di partenza non implica però necessariamente l' anarchia, in quanto i genitori stessi, come categoria (e perché no, come associazioni) possono esprimere l' intendimento di tutelare la prole dalle loro stesse mancanze, fatto da cui nascono delle regole minime. Se aggiungiamo a ciò il fatto che l' educazione viene impartita in forma collettiva, sia per necessità, sia per convenienza, sia per vantaggio educativo, ne consegue che esistono gruppi educativi (scuole o associazioni di scuole) coerenti fra di loro e facilmente inquadrabili a livello giuridico.
Che sia utile definire i programmi, soprattutto per le materie tecniche, ci sta, ma come ben sai c' è modo e modo di sviluppare un programma e, a mio parere, i genitori dovrebbero poter scegliere "come", iscrivendo il figlio alla scuola che reputano.
Buzz ha scritto:La scuola di Stato (o Regia che dir si voglia) è stata ed è proprio l'altro polo educativo: da un lato quello famigliare (particolare) dall'altro quello statale (generale).
Poi è arrivato un terzo polo... quello televisivo... ma questo è un altro discorso...

Dove sta scritto che sia sbagliato
E che questo sia proprio dei regimi totalitari, comunisti o fascisti che siano, mi sembra contrasti con l'evidenza di "culle della democrazia" dove l'insegnamento non è mai stato un fatto locale o, peggio, genitoriale...
da quando è esistito il concetto di Stato.
Come ti vengono in mente ste falsificazioni storiche?
Dire "
cercare di uniformare dal nord al sud l'insegnamento scolastico in modo da cercare di appianare quelle differenze culturali che ancora oggi fanno si che l'unità d'italia sia tale poco più che sulla carta?" significa che si reputa prioritario lo stato (un ente virtuale burocratico) rispetto alle persone. Se noi abbiamo culture ed etnie diverse, perché dobbiamo unificarle per forza? D' accordo, ormai l' italia c' è e dobbiamo far buon viso a cattivo gioco, ma è stata un' operazione poco diversa da quelle coloniali in africa, dove gli stati venivano disegnati sulla cartina con righello e compasso e poi se nello stesso stato capitavano tutzi e uhtu (che non si possono vedere) li si faceva stare insieme con la forza.
Se le culle della democrazia sono i paesi anglosassoni, ti dimentichi che da loro il titolo di studio non ha valore legale e che le scuole hanno ampio diritto di differenziazione.
In quei paesi esiste un senso dello stato più radicato che da noi (sono stato da molti più anni) ciònondimeno vedi che il regno unito, al termine di un lungo processo storico, al grido di "God save the queen", ha concesso l' indipendenza all' irlanda e al galles, perché neppure i secoli hanno potuto appianare certe differenze e perché continuando a dire "è fatto il regno unito, ora facciamo gli inglesi" dopo un po' la situazione, anziché migliorare era peggiorata.
L' atteggiamento, che la scuola sia un affare di stato, è un atteggiamento totalitario, anche se lo stesso stato ammette la libertà politica. Ma non si può nascondere che gli stati totalitari tout court avessero nella scuola lo strumento prediletto per forgiare cittadini modello, militanti e, ahimè, combattenti.
Fokozzone