Malinconiche riflessioni

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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda coniglio » ven ott 09, 2015 11:58 am

perfetto esempio di deriva salottara.
e poi ci si chiede perchè siam ridotti così.
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Sbob » ven ott 09, 2015 12:13 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:si mascherano i tagli alla sanità con una variante del Comma 22 (non ti pago gli esami se non sei grave, ma per sapere se sei grave devi fare gli esami)

Temo che questa sia un bufala utile per creare buffe vignette, ma nulla piu'.

Da quanto ho capito si definisce solo che un tale esame puo' essere prescritto solo se c'e' il sospetto di alcune patologie - ovvero, se hai sintomi che fanno sospettare la patologia.

Quindi, se sei caduto dal secondo piano, hai un male porco alla gamba e non cammini, puoi fare la radiografia, se hai picchiato contro un marshmallow e stai benissimo ma sisamaichemisonorottoqualcosa, no.
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Il Profeta » ven ott 09, 2015 12:15 pm

La ragazza Y va dietro al ragazzo X, il quale é un nerd terrificante e non se ne accorge. Z, amico di X, lo prende in disparte e gli dice: "X, sei proprio un gran babbo di minchia"
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Sbob » ven ott 09, 2015 15:34 pm

Per non parlare del fatto che il termine "babbo" usato in senso spregiativo deriva dal latino "babulus", mentre nel suo significato toscano non gode di altrettanto nobili origini.
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda sergio-ex63-ora36 » ven ott 09, 2015 15:51 pm

che poi nei dialetti profondamente nordici babbo manco c'è...papà in varie versioni mi par di si...nel mio almeno era "pupà" ora oramai soppiantato da papà...
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda pesa » ven ott 09, 2015 16:09 pm

sì ma la questione, per perseverare nel clamoroso OT, non è se sia lecito oppure no dire papà.
e non è nemmeno sia sia meglio o più bello dire babbo o papà. voi avreta chiamato papà vostro padre e così vi piace. bene! io sono un babbo che ha avuto un babbo, e dunque preferisco essere chiamato babbo.

la questione è che ora babbo è diventato sinonimo di cogllione. e se permettete un po' la cosa mi infastidisce.

e ne ho già sentiti più d'uno che, pur provenendo dalla "terra dei babbi", hanno deciso di farsi chiamare papà dai figli perchè ora vivono in quelle lande in cui il babbo è, per l'appunto, un "ciambotto".
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Sbob » ven ott 09, 2015 19:13 pm

pesa ha scritto:sì ma la questione, per perseverare nel clamoroso OT, non è se sia lecito oppure no dire papà.
e non è nemmeno sia sia meglio o più bello dire babbo o papà. voi avreta chiamato papà vostro padre e così vi piace. bene! io sono un babbo che ha avuto un babbo, e dunque preferisco essere chiamato babbo.

la questione è che ora babbo è diventato sinonimo di cogllione. e se permettete un po' la cosa mi infastidisce.

e ne ho già sentiti più d'uno che, pur provenendo dalla "terra dei babbi", hanno deciso di farsi chiamare papà dai figli perchè ora vivono in quelle lande in cui il babbo è, per l'appunto, un "ciambotto".


Non e' ora che "babbo" e' diventato sinonimo di c******e, il termine risale al latino, quindi saranno almeno una ventina di secoli che si usa cosi'.
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven ott 09, 2015 19:54 pm

Sbob ha scritto:
tacchinosfavillantdgloria ha scritto:si mascherano i tagli alla sanità con una variante del Comma 22 (non ti pago gli esami se non sei grave, ma per sapere se sei grave devi fare gli esami)

Temo che questa sia un bufala utile per creare buffe vignette, ma nulla piu'.

Da quanto ho capito si definisce solo che un tale esame puo' essere prescritto solo se c'e' il sospetto di alcune patologie - ovvero, se hai sintomi che fanno sospettare la patologia.

Quindi, se sei caduto dal secondo piano, hai un male porco alla gamba e non cammini, puoi fare la radiografia, se hai picchiato contro un marshmallow e stai benissimo ma sisamaichemisonorottoqualcosa, no.


Onestamente non ho capito bene neanch'io gli esatti termini della questione.

Quello che penso poter dire è:

1) esiste sicuramente un problema di medicina difensiva e di sovraprescrizione di alcuni esami

2) dubito fortemente che l'appropriatezza di alcuni esami possa essere stabilita per decreto. Il giudizio clinico nei singoli casi è ineludibile.

3) l'impressione è che l'obiettivo non sia tanto di migliorare l'allocazione delle risorse, quanto di "fare cassa", facendo passare una "stretta" nella prescrizione degli accertamenti clinici. Il risultato probabile (opinione personale, of course, ma non credo di sbagliarmi di molto) è che verranno "tagliati" diversi esami inutili ma magari anche qualcuno necessario.

In conclusione, mi pare che tutto ciò vada nella ben consolidata direzione di riduzione generalizzata del welfare e di lenta erosione del SSN.

Sperando naturalmente di sbagliarmi.

Ridimensionati saluti
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda PIEDENERO » ven ott 09, 2015 20:05 pm

Il piano è sempre lo stesso, qualsiasi sia il settore pubblico da demolire. Tagli la spesa, diminuisci i servizi, aumenti le tariffe, fai avvelenare gli utenti, muovi un po’ di media, alimenti una campagna contro “il servizio pubblico” che incontra resistenze sempre più deboli (il servizio funziona sempre meno) e alla fine privatizzi tutto o quasi.

Abbiamo assistito ai “grandi successi” di Telecom e di Alitalia, per non parlare dell’Ilva. Lo stiamo vedendo con la scuola e l’università, deteriorate dal taglio dei fondi, maltrattamento del personale e aumento delle rette, parallelo all’aumento dei fondi regalati alle scuole private.

La “fase finale” ora tocca alla Sanità.

La domanda è semplice, come si privatizza la sanità pubblica? Dandola in mano alle assicurazioni e alle strutture private come avviene in USA. C’è ancora un po’ di timore a presentarla così, quindi si comincia con degli studi, in cui magari un centro di ricerca serio come il Censis comincia a collaborare con un qualcosa che si chiama Unipol, si comincia a far circolare la teoria secondo la quale “bisogna superare certi pregiudizi” poiché le assicurazioni, in Italia, non godono effettivamente di grandi simpatie tra i cittadini, ma si comincia anche a disegnare teoricamente il nuovo assetto possibile di una sanità completamente privatizzata. Ad iniziare dal nome, ovviamente in inglese: White Economy.

Il rapporto Censis-Unipol prende atto con soddisfazione che la sanità pubblica è stata ormai “frantumata” a sufficienza e quindi “Appare ormai maturo il tempo di una nuova integrazione tra pubblico e privato, capace non solo di garantire la tutela sanitaria e sociale delle persone, ma anche di favorire la crescita economica, a partire dai territori”.

In fondo gli utenti sono stati ormai abituati a pagarsi quasi tutte le prestazioni sanitarie, a cominciare dall’assistenza agli anziani. Quindi non ci sarebbero troppi ostacoli pratici. Anzi, bisogna velocizzarsi perché la crisi economica ha ridotto la capacità di spesa delle famiglie in questo settore, infatti ci si cura in generale di meno (nonostante l’aumento dei ticket, infatti, nel 2014 la spesa delle famiglie è scesa del 5,7%) e per la prima volta è in diminuzione anche il numero delle badanti assunte per assistere gli anziani.

Per il presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini, “Se sapremo superare i pregiudizi consolidati, il pilastro socio-sanitario, inteso non più solo come un costo, può divenire una solida filiera economico-produttiva da aggiungere alle grandi direttrici politiche per il rilancio della crescita nel nostro Paese”. E così, il gioco è fatto.

La salute della popolazione smette di essere un diritto individuale garantito dallo Stato (vedasi art. 32 Costituzione) e diventa una merce “prodotta” da una “solida filiera economico-produttiva”, con aziende private (cliniche, laboratori di analisi e diagnostica, etc…) che sostituiscono quasi in tutto la rete sanitaria pubblica; cui dovrebbero essere affidate, in misura assolutamente residuale, tutte quelle prestazioni da cui proprio è impossibile estrarre profitti privati: pronto soccorso, malattie gravi e/o invalidanti di persone con redditi troppo bassi, etc….

Naturalmente bisogna “comunicare” qualcosa di più attraente e meno crudele. Quindi si cerca di far leva sulle famiglie italiane argomentando che “nei lunghi anni della recessione hanno supplito con le proprie risorse ai tagli del welfare pubblico”; ed anzi ci si presenta come pronti a correre in loro soccorso, perché “oggi questo peso inizia a diventare insostenibile. Per questo è necessario far evolvere il mercato dei servizi alla persona in una moderna organizzazione che garantisca prezzi più bassi e migliori prestazioni utilizzando al meglio le risorse disponibili”.

Sembra la campagna pubblicitaria di una catena di ipermercati che garantisce “prezzi bassi e fissi”. E bisognerebbe chiedersi come sia possibile che una “moderna organizzazione” della sanità in mano ai privati riesca a garantire -in futuro – prezzi più bassi e migliori prestazioni.

L’esperienza comune, infatti, registra l’esatto opposto: prezzi spaventosi (una clinica privata con una certa affidabilità può arrivare a chiedere 500 euro al giorno per il solo ricovero, senza ancora calcolare i costi di visite specialistiche e medicinali, per non parlare degli interventi chirurgici), qualche problema con i casi clinicamente più complessi (come nella neonatologia, dove non è infrequente che bambini nati in cliche private vengano trasferiti d’urgenza in ospedali pubblici specializzati, come il Bambin Gesù di Roma). Poi, certamente, in una clinica privata il “numero chiuso” – ristretto a chi si può permettere di pagare certe cifre o è coperto da un’assicurazione (appunto…) – garantisce un rapporto meno frettoloso con medici e infermieri, meno affollamento e nessun letto nei corridoi. Queste sono prerogative che vengono da sempre assegnate alla sanità pubblica che deve accogliere e assistere chiunque – meritoriamente – anche se non c’è posto.

Ma ci sono dettagli decisamente interessanti nel rapporto Censis-Unipol. Per esempio, lo scorso anno (2014) la spesa sanitaria privata è crollata del 5,7%. La riduzione generalizzata dei redditi, la diminuzione dei consumi, insomma, sta mettendo in crisi i profitti dei proprietari dei grandi gruppi di cliniche e dei centri diagnostici privati (ad esempio i De Benedetti, per citarne uno); quindi è decisamente il “momento” di garantir loro un solido aumento delle entrate.

L’idea è di copiare il modello statunitense, con qualche mediazione: “un’integrazione tra offerta pubblica e strumenti assicurativi (che permettano di sottoscrivere polizze a costi accessibili per poter godere in futuro di servizi di assistenza, di cura e di long term care) e di intermediazione organizzata e professionale di servizi”.

Tutto ciò senza consegnare immediatamente e brutalmente la popolazione agli “intermediatori” sanitari privati ma attraverso una attenta regolamentazione che serva a “stabilire le modalità precise per attivare tale percorso di integrazione, non tralasciando che molti fenomeni di cambiamento socio-demografico variano ed assumono sfumature differenti a seconda dei territori in cui si articola il Paese (ad esempio coinvolgere gli Enti territoriali nella definizione di processi di integrazione pubblico-privato, vedasi le liste di attesa). In questa prospettiva si pongono le proposte, di alcuni operatori privati, in primis Unipol, di attivare fondi sanitari integrativi di tipo territoriale, con una forte compartecipazione degli Enti locali.

Decentramento, accordi con enti locali inchiodati dal “patto di stabilità” e dunque impossibilitati ad opporsi validamente alle pressioni dei “privati” in presenza di una riduzione generalizzata della spesa sanitaria pubblica e quindi alle montanti proteste della popolazione. La chiave per disarticolare le resistenze passa da qui.

Pertanto, i cittadini si preparino alle battaglie con le Assicurazioni, che ome in America, pretendono di coprire soltanto i clienti in perfetta salute, scartando tutti quelli che rischiano di costar loro più di quanto non versino di polizza.

Valerio Franceschini

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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Il Profeta » ven ott 09, 2015 20:07 pm

Sia papà che babbo (come anche il meridionale tata e mamma o mammà) sono forme tipiche del primissimo linguaggio infantile, costituite dalla ripetizione di una sillaba, perlopiù formata dalla vocale a e da una consonante bilabiale (p, b, m), i suoni più facili da produrre per i bambini. Mentre babbo è una forma "autoctona", papà è effettivamente un francesismo, benché di "vecchia data", tanto che se ne trova testimonianza già nel XVIII secolo per il veneziano (cfr P. Zolli, L'influsso francese sul veneziano del XVIII secolo) e, nella variante pappà, appare già usato nel XVI secolo da un autore toscano, Pietro Aretino, in un dialogo dei suoi Ragionamenti, in libera alternanza con babbo: "Chi è la vostra figlia? Pappà, babbino, babbetto, non sono io il vostro cucco?".
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda pesa » ven ott 09, 2015 21:48 pm

Sbob ha scritto:Non e' ora che "babbo" e' diventato sinonimo di c******e, il termine risale al latino, quindi saranno almeno una ventina di secoli che si usa cosi'.



come tu certo saprai bene, 10 anni fa, nel linguaggio comune, la parola babbo aveva un significato solo. ora non è più così. e dimmi tu cosa c'entrano il latino e i 20 secoli... :roll:
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Sbob » sab ott 10, 2015 10:17 am

pesa ha scritto:
Sbob ha scritto:Non e' ora che "babbo" e' diventato sinonimo di c******e, il termine risale al latino, quindi saranno almeno una ventina di secoli che si usa cosi'.



come tu certo saprai bene, 10 anni fa, nel linguaggio comune, la parola babbo aveva un significato solo. ora non è più così. e dimmi tu cosa c'entrano il latino e i 20 secoli... :roll:

Dalle mie parti ha sempre e solo voluto dire quello.

A seconda delle regioni trovi babbo, babbeo, babbione, babbaleo, babbano, e mille altre forme.
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Re: Malinconiche riflessioni

Messaggioda Sbob » sab ott 10, 2015 10:24 am

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:2) dubito fortemente che l'appropriatezza di alcuni esami possa essere stabilita per decreto. Il giudizio clinico nei singoli casi è ineludibile.


Il decreto ha il problema di essere statico (dovresti aggiornarlo ad ogni scoperta medica) ma guardo sempre con sospetto la tendenza italiana a mantenere artigianali i lavori.

La standardizzazione può spesso portare più benefici che problem: per un medico che magari ci ha visto più lungo dei protocolli, ce ne saranno mille che non possono essere all'altezza di chi ha stabilito i protocolli (se sono esperti del settore)
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