Caro Bossi, ....un pezzo di pane non si nega a nessuno.....

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Messaggioda arteriolupin » mer apr 14, 2010 15:41 pm

Ma certo...

Il problema è che, evidentemente, anche per i doppi sensi, i vicentini usano il termine "renga" cioè "aringa" per indicare il viril simbolo di maschia possa, la spada d'amore...

In altre zone, si parla di "bisàto", ovvero di anguilla...

Nel caso dei vicentini, evidentemente, si parla di un pesce che, per quanto oblungo, è secco e sotto sale... Nel caso degli altri veneti, si parla di un sano pesce fresco, lungo, che sfugge e che è molto ambito...

Bah, stranezze della dialettografia...
...Se tuti i bechi gavesse un lampion... Gesummaria che iluminasiòn!

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Messaggioda grip » mer apr 14, 2010 15:47 pm

Vabbe' pensemo a magnarle!!!





Insalata di aringhe

Tempo di preparazione: 15 minuti

Ingredienti per quattro persone:
4 filetti di aringhe fresche
4 patate di media grossezza, lessate al punto giusto e pelate
Due fettine di cipolla cruda
Una barbabietola di media grossezza
Un cucchiaio e mezzo di senape francese
6 cucchiai di olio di oliva
Due cucchiai di aceto
Pepe macinato al momento

Preparazione

Ritagliate a pezzetti i filetti di aringhe, tagliate a dadini le patate, lessate e pelate, e metà-della barbabietola, e ponete i vari ingredienti in un'insalatiera.

Mettete ora nel frullatore la rimanente barbabietola, due fettine di cipolla cruda, la senape francese, I'olio e l'aceto e riducete il tutto ad una salsa di color rosso.

Condite con questa l'insalata che avete preparato in precedenza, aggiungete poco pepe macinato al momento e rimestate bene il tutto prima di presentare in tavola.

È una preparazione della cucina scandinava molto gustosa, a cui si può aggiungere, volendo, anche un cucchiaio di prezzemolo finemente tritato.

Buon appetito!



--------------------------------------------------------------------------------

Aringhe affumicate in graticola
Tempo di preparazione: mezz'ora
Tempo di cottura: 15 minuti

Ingredienti per quattro persone:
Due o quattro aringhe affumicate (a seconda della grossezza)
40 grammi di burro
Un ciuffo di prezzemolo
Alcune fette di pan carré

Preparazione

Per ammorbidire le aringhe e far perdere sale, immergetele in una pentola con acqua calda, senza portarla a ebollizione. Toglietele dal fuoco dopo un paio di minuti e scolatele alla perfezione.

Ungete con il burro ciascuna aringa e adagiatela sulla graticola, posta sulla brace (se usate il fornello a gas, fate in modo che la fiamma non lambisca la pelle, causando bruciacchiature dannose). Arrostitele molto delicatamente, facendo assorbire il burro e girandole una sola volta.

Intanto, fate dorare al burro il pan carré tagliato a triangoli. Al momento di servire disponete le aringhe su un piatto di portata caldo con un ciuffo di prezzemolo a lato. In un altro piatto, disponete i triangoli di pane coperti da un tovagliolo per tenerli in caldo.

Volendo dare a questo piatto inglese un sapore all'italiana, tenete le aringhe a bagno in olio d'oliva, con prezzemolo, un paio d'ore prima di grigliarle. In questo caso escludete il burro.

Buon appetito!



--------------------------------------------------------------------------------

Cocktail di aringhe alla tedesca
Tempo di preparazione: mezz'ora

Ingredienti per quattro persone:
4 filetti di aringhe affumicate
Due tuorli d'uovo
Due vasetti di yogurt
Due pomodori
Un cucchiaio di prezzemolo tritato
Succo di limone
Sale
Pepe
Una puntina di senape

Preparazione

Lavate bene i filetti di aringa, asciugateli e tagliateli a listarelle, che bagnerete col succo di limone. Disponete le aringhe in quattro coppe e preparate la salsa: versate in una terrina lo yogurt, unitevi i tuorli d'uovo, una puntina di senape che regolerete secondo il vostro gusto, sale, pepe e i pomodori, non troppo maturi, senza buccia né semi, tagliati a pezzetti piccoli.

Mescolate bene e versate questa salsetta sui filetti di aringhe già-disposti in coppe di vetro individuali. Cospargete alla fine con prezzemolo tritato.

Questa preparazione è indicata anche per servire un cocktail di gamberetti.

Buon appetito!



--------------------------------------------------------------------------------

Filetti di aringhe con salsa composita
Tempo di dissalatura: tre ore
Tempo di preparazione: 20 minuti

Ingredienti per quattro persone:
8 filetti di aringa affumicata
Due bicchieri di latte
Un decilitro e mezzo di salsa maionese
Mezzo litro di purea di latte di pesce
Qualche goccia di aceto
Due cucchiai di un trito finissimo composto da cipolla, cerfoglio, dragoncello e sedano in parti uguali
Un pizzico di pepe di Caienna

Preparazione

Prendete i filetti di aringa affumicata (o anche soltanto salata) e togliete loro la pelle. Fateli dissalare nel latte, ben allineati su un piatto fondo, per tre ore.

A parte preparate la salsa, aggiungendo alla maionese la purea di latte di pesce. Condite con un pizzico di pepe di Caienna e qualche goccia d'aceto e aromatizzate con due cucchiai del trito di cipolla, cerfoglio, dragoncello, sedano (in parti uguali).

Amalgamate bene il composto e velate con questa salsa i filetti di aringa ben sgocciolati dal latte ed disposti in un piatto di servizio ovale.

Questo piatto di sapore deciso si può eventualmente servire con fette di pane casereccio grigliato e caldo oppure di pan carré tostato. La purea di latte di pesce è venduta in scatola nelle drogherie ben fornite.

Buon appetito!



--------------------------------------------------------------------------------

Aringhe alla norvegese con insalata di patate
Tempo di preparazione: 20 minuti

Ingredienti per quattro persone:
4 filetti di aringhe sotto aceto
4 patate di media grossezza, lessate al punto giusto e sbucciate
4 cucchiai di salsa maionese
Un cucchiaio di cipolla finemente tritata insieme ad una puntina d'aglio

Preparazione

Sgocciolate i filetti di aringa dall'aceto e tagliateli a pezzetti di forma regolare; tagliate a dadini le patate pelate e lessate, e ponete gli ingredienti in un'insalatiera.

Aggiungetevi poi la salsa maionese, mescolata ad un cucchiaio di cipolla tritata molto fine insieme ad una puntina di aglio. Rimescolate il tutto accuratamente ed inviate in tavola.

È un antipasto facile da preparare, di sapore stuzzicante. In Scandinavia usano unire anche sottaceti, ma il sapore dell'insieme risulta in tal modo particolarmente acidulo.

Buon appetito!
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Messaggioda giorgiolx » mer apr 14, 2010 15:48 pm

arteriolupin ha scritto:Ma certo...

Il problema è che, evidentemente, anche per i doppi sensi, i vicentini usano il termine "renga" cioè "aringa" per indicare il viril simbolo di maschia possa, la spada d'amore...

In altre zone, si parla di "bisàto", ovvero di anguilla...

Nel caso dei vicentini, evidentemente, si parla di un pesce che, per quanto oblungo, è secco e sotto sale... Nel caso degli altri veneti, si parla di un sano pesce fresco, lungo, che sfugge e che è molto ambito...

Bah, stranezze della dialettografia...


se è per questo...in tutto il veneto si usa la parola tega...che anche da cruda...non eccelle ne per dimensioni ne per durezza :roll: lasciamo perdere da cotta
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Messaggioda selbego » mer apr 14, 2010 20:57 pm

arteriolupin ha scritto:Ma certo...

Il problema è che, evidentemente, anche per i doppi sensi, i vicentini usano il termine "renga" cioè "aringa" per indicare il viril simbolo di maschia possa, la spada d'amore...

In altre zone, si parla di "bisàto", ovvero di anguilla...

Nel caso dei vicentini, evidentemente, si parla di un pesce che, per quanto oblungo, è secco e sotto sale... Nel caso degli altri veneti, si parla di un sano pesce fresco, lungo, che sfugge e che è molto ambito...

Bah, stranezze della dialettografia...


Pian

el bisàto l'è un canale che el passa a do chilometri da casa mia, casomai te dirè e bisàte :wink:

comunque, tra le varie robe, renghe, bisàte e teghe e vol dire anca pache

per esempio

el gà ciapà nà scarpà dal musso, a ghe xe rivà 'na renga che o ga trato par tera

o senò

a te riva na bisàta in tel muso che te compi i ani par aria

o anca

i ga fato i mascoi ieri sera, a te ghe sentio de chee teghe!

insoma gavìo capìo quante robe che pòe voer dire 'nà paroea in diaeto? Dei che magari 'ndasedo vanti col tempo el diventerà lingua de stato, cositta uolcher l'è contento :lol:
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Messaggioda selbego » mer apr 14, 2010 21:01 pm



8O
siocan!

una del genere la me ingropa! :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda walker » gio apr 15, 2010 7:44 am

Arteriolupin
Dà con l'accento è corretto. Per cui hai toppato ad "accusarmi".


Carissimo Arterio, io non ti ho proprio accusato di nulla: vero é il contrario; difatto, io ho stigmatizzato il tuo suddetto intervento, con lo scopo di catechizzare ed indottrinare l'esimio Falco, con il quale avevo già avuto in proposito, un delizioso scambio su accento e su apostrofo...inteso nel senso buono... :D

Da la fa va...per non creare confusione...e cioé, e per non essere tentati di credere che qualcuno voglia dare la fava ad una bella figliola, all'occorrenza, vanno rigorosamente accentati...checché se ne possa pensare.

Vero é che, in questi tempi bui per la cultura, si tenti di evitare di apporre accento ed apostrofo, proprio per tentare di evitare le figuracce alla nuova generazione ed ai soliti "cultori del nulla"...ma una leggera forma di elegante presentazione, proprio non guasta.

A tal proposito basti leggere o ascoltare tutti gli strafalcioni che siamo costretti a subire:

i sabati................invece che i sabato

Le donne incinte...invece che le donne incinta

gli agriturismi.......invece che gli agriturismo

i pomodori...........invece che i pomidoro

i Newtonmetri.......invece che i NewtonMetro

sammit e plas.......invece che summit et plus

glaémur...............invece che glamoùr (accentato solo fonicamente)

mast....................invece che...........must


...e chi più ne ha, più ne metta.

In ogni caso, solo per puntualizzazione, la materia linguistica - in tutte le proprie ramificazioni - non può essere considerata una scienza esatta, anche perché le regole erano state dettate da menti che , oggi sarebbero solo pregne di vetustà, e le cui origini risalgono alla notte dei tempi.

L'essenziale é l'uso corretto del congiuntivo.


Walker Valtellina Ranger
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Messaggioda Falco5x » gio apr 15, 2010 8:11 am

walker ha scritto:Vero é che, in questi tempi bui per la cultura, si tenti di evitare di apporre accento ed apostrofo, proprio per tentare di evitare le figuracce alla nuova generazione ed ai soliti "cultori del nulla"...ma una leggera forma di elegante presentazione, proprio non guasta.

Carissimo e testardissimo walker (in senso buono naturalmente), l'uso corretto di accenti e apostrofi non è un'opinione ma una regola consolidata. Che poi oggi ognuno faccia un po' come gli pare (e molti vocabolari e grammatiche seguano l'andazzo solo per non dar l'impressione di restare indietro) non giustifica la non conoscenza delle regole.
Se la mia autorevole opinione e l'ineccepibile disquisizione di Arterio non ti bastano né ti convincono, puoi sempre chiedere lumi al sito dell'Accademia della Crusca http://www.accademiadellacrusca.it/, che conosco bene e col quale sono in grande familiarità.
Se invece sei propenso a considerare le tue opinioni sufficientemente autoreferenziali da non richiedere alcuna verifica, fa' un po' come ti pare; sono certo che non per questo la lingua italiana ne risentirà in modo troppo traumatico.
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Messaggioda grip » gio apr 15, 2010 9:00 am

a mi me nono el me gha sempre dito parla come che te magna!!!
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Messaggioda walker » gio apr 15, 2010 9:29 am

Caro Falco...dammi cortesemente -aldilà di ogni ferrea regola ed aldilà di ogni rispettabilissima convinzione - una sola valida ragione che mi possa convincere a non utilizzare il fà quale 3° voce del modo presente del verbo "fare", soprattutto, in considerazione del fatto che, si deve scrivere dà e và.

Mi chi mai l'avrai scritta questa idiota regola...chi? lo stesso forse che aveva deciso di trasformare Stuttgart in Stoccarda? o Munich in Monaco o Frankfurt in Francoforte o Dresden in Dresda? trascurando e lasciando inalterata, invece, Karl Marx Stadt, piuttosto che, Dusseldorf...ma chi era mai dunque questo povero bacchettone parruccone?

Le regole sono state ideate per essere apprese e per poi essere trascurate e, in seguito, modificate secondo canoni squisitamente personali.

Poi, quando si sente il vergognoso proferire pseudoitalico dei krukken sudtirolen...beh, allora ognuno ha il diritto di scrivere come desideri....


Walker Valtellina Ranger
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Messaggioda arteriolupin » gio apr 15, 2010 10:10 am

walker ha scritto:Caro Falco...dammi cortesemente -aldilà di ogni ferrea regola ed aldilà di ogni rispettabilissima convinzione - una sola valida ragione che mi possa convincere a non utilizzare il fà quale 3° voce del modo presente del verbo "fare", soprattutto, in considerazione del fatto che, si deve scrivere dà e và.

Mi chi mai l'avrai scritta questa idiota regola...chi? lo stesso forse che aveva deciso di trasformare Stuttgart in Stoccarda? o Munich in Monaco o Frankfurt in Francoforte o Dresden in Dresda? trascurando e lasciando inalterata, invece, Karl Marx Stadt, piuttosto che, Dusseldorf...ma chi era mai dunque questo povero bacchettone parruccone?

Le regole sono state ideate per essere apprese e per poi essere trascurate e, in seguito, modificate secondo canoni squisitamente personali.

Poi, quando si sente il vergognoso proferire pseudoitalico dei krukken sudtirolen...beh, allora ognuno ha il diritto di scrivere come desideri....


Walker Valtellina Ranger


Ciao Walker,

allora, cominciamo a dare alcune risposte dal mondo della linguistica, la quale, pur essendo una scienza umanistica, è comunque dotata di alcune regole.

La lingua scritta ha regole estremamente più ferree della lingua parlata.
Un esempio su tutti è la pronuncia delle parole... Pensa solo a come vengono pronunciati i differenti termini a seconda delle varie zone e vedrai che la regola di una lingua altro non è che una "norma" che consente una sorta di "lodevole via di mezzo" per favorire l'intercomprensione.

L'italiano è, come tutte le lingue "nazionali" (Dio com'è brutto e pregno di significati negativi questo termine) null'altro che una koiné, che in linguistica indica una lingua "creata" sulla base o di elementi comuni, o di regole "imposte" per consentire lo scambio di informazioni orali tra gli appartenenti ad un dato gruppo etnico-sociale-etnopolitico... Nient'altro.

Sono d'accordo che spesso le regole vengano create per avere il gusto di infrangerle, ci mancherebbe... Ma bisogna conoscerle per poterle infrangere o demolire.... Chi le conosce ed infrange scientemente è un "rivoluzionario". Chi le infrange senza conoscerle è solo un ignorante...

Allora... Sopra hai scritto che va andrebbe scritto con l'accento. No, non è ammesso. Va' con l'apostrfo sta per "vai", ma và con l'accento è ridondante: "egli va" non avrebbe alcuna possibilità di essere confuso, quindi l'accento è una ridondanza inutile considerata errore dalle regole della grammatica.

Altro errore, in cui, purtroppo, sei caduto: stigmatizzi l'italianizzazione delle parole straniere. Dio sia lodato, sono d'accordo con te... Il buon Tolomio tanto si diede da fare per italianizzare i toponimi del Sudtirol-Alto Adige... Ma tu hai fatto una topica mica da poco scrivendo "Munich - Monaco". Il toponimo tedesco è München, non Munich, che, invece, è il termine usato in ambito anglofono (anche se chiaramente con lo stesso etimo, avendo Inglese e Tedesco, piaccia o no, origine comune).

Da ultimo, che c'entra Dusseldorf con Karl-Marx-Stadt? Quest'ultima da tempo è tornata al toponimo originale di Chemnitz...
Dusseldorf si trova ad almeno 4-500 km di distanza... Chemnitz è in Niedersachsen, Dusseldof in Nordrhein-Westfalen...

Da ultimo, per quanto riguarda i fratelli sudtirolesi, non mi stupiscono gli errori in lingua italiana quanto gli orrori dagli stessi commessi quando parlano in Hochdeutsch....

Ma tant'è, la vita è bella perché è varia.
Ultima modifica di arteriolupin il gio apr 15, 2010 10:32 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda ales » gio apr 15, 2010 10:18 am

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Messaggioda giorgiolx » gio apr 15, 2010 10:30 am

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Messaggioda walker » gio apr 15, 2010 10:45 am

Caro Arterio ti scrivo...molto velocemente.

Egli fà...egli và...Lei la dà...é italiano correttissimo. Poi, io non ho mai sopportato le imposizioni...obtortocollo

Munich...qui devo darti ragione: ho peccato di superficialità solo perché mi era venuto in mente il bellissimo film "Munich" di Spielberg con Bana e Craig...

Munich é l'esonimo inglese di Munchen che é l'effettivo endomino.

Però, non mi hai ancora spiegato il motivo della mancanza di traduzione di alcune città...Dusseldorf perché non é stata trasformata con il classico ridicolo esonimo italiano?

Infine, perché Marseille veniva trasformata in ridicolo Marsiglia e, invece, Bordeaux restava invariata...perché? e Rennes...Gwingamp...Le Havre...Cherbourg...ecc.ecc. mentre Lione pare quasi una cittadina napoletana... :D

Saluti Walker
walker
 

Messaggioda arteriolupin » gio apr 15, 2010 11:11 am

Caro Walker,

lo studio dei toponimi, degli etnonimi, così come anche delgi oronimi prevede la conoscenza non solo di quelle che adesso si chiamano "lingue nazionali", ma delle rispettive dialettografie e grammatiche storiche. Il tutto con una ampia conoscenza delle storie comuni o meno e dei rapporti con le realtà sociali e linguistiche viciniori.

Nel caso dei toponimi dell'area germanofona la questione dei nomi "italiani" è sufficientemente chiara: spesso i toponimi risentono dei termini che venivano usati al tempo in cui la lingua "cancellieresca" era il latino... Veniva usata o la forma latina originaria, oppure una latinizzazione del nome locale. Spesso i termini che vediamo sono la germanizzazione del temrine latino (es. Koln - Colonia - da Colonia Agrippina. Questo avviene anche in Francia, p. es. Lutetia Parisiorum diventa Paris, Parigi reitalianizzando un termine latino che era stato francesizzato)

Alcuni esempi:

Regensburg = Ratisbona
Aachen = Aquisgrana
Nurnberg = Norimberga

Dusseldorf fino a non molti decenni or sono era poco più di un paesello... Ancora oggi gli abitanti di Colonia sottolineano il termine "dorf" che vuol dire "paesello, borgo", a voler segnare la "astoricità" del luogo (il campanilismo non è solo italiota).

Tutt'altra cosa i toponimi del Sudtirol, opera dello studioso Tolomio che fece uno studio commissionato dal regime per "italianizzare" il territorio. Con esiti a metà tra l'infausto ed il ridicolo.

Questo, però vale più o meno per tutta l'Europa...

Nelle zone dell'ex Impero Austroungarico, se vai a vedee, troverai cittadine che portano nomi storici in cinque o sei varianti, a seconda delle culture che la prendono in considerazione.

Es. Ucraina occidentale: It. Leopoli, ucr. Львiв/L'viv, Russo Львов/L'vov, pol. Lwów, ted. Lemberg...

Romania: Cluj-Napoca (rom.), Kolozsvár (ung.) Clausenburg (ted.) Claudiopolis (nome usato nei documenti latini)

E potrei continuare per giorni...
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Messaggioda Falco5x » gio apr 15, 2010 11:18 am

walker ha scritto:Egli fà...egli và...Lei la dà...é italiano correttissimo. Poi, io non ho mai sopportato le imposizioni...obtortocollo

Secondo me il tuo maestro elementare non ti ha punito abbastanza da piccolo: dietro la lavagna, in ginocchio sui fagioli (crudi eh!), bacchettate sulle nocche delle dita, tirate di orecchie o di capelli, cappello d'asino ecc., altrimenti l'obtorto collo adesso l'avresti davvero perché te l'avrebbe fatto lui. :lol: :lol: :lol:

E poi sfatiamola una buona volta questa motivazione pseudorazionale che l'accento si mette solo quando c'è pericolo di confusione tra monosillabi simili; al momento le regole sono queste e basta: fa e va (3^ sing. pres. ind. v. fare e andare) senza accento, dà (3^ sing. pres. ind. v. dare) con l'accento, do (1^ sing. pres. ind. v. dare) senza accento ecc. Vanno imparate a memoria e scritte cento volte sul quaderno di bella copia quando si sbaglia, e punto.

La lingua italiana non ha regole sempre razionalmente sostenibili. Ad esempio (e le domande qui le faccio al sommo Arterio, mio mentore e donno): perché si scrive acqua col "cq" quando in latino si scriveva semplicemente aqua? e poi perché conserviamo due segni distinti c e q molto spesso intercambiabili quando ne basterebbe uno? e perché non sostituiamo il gruppo ch con k?
L'italiano è dunque pieno di regole non sempre razionalmente sostenibili? secondo me sì. Ma allora siamo per questo autorizzati a scrivere come ci pare? assolutamente no, pena l'attribuzione del cappello d'asino.

Scrivere con regole rigorose (anche se richiede un po' di sforzo di memoria) è assolutamente necessario se vogliamo conservare la nostra identità, un ragionamento questo che persino walker potrebbe condividere. Infatti è a volte grazie a piccoli dettagli sintattici e ortografici che possiamo smascherare chi ci vuol ciulare.
Esempio: mai ricevuto una mail di phishing proveniente dall'est europeo? magari una mail delle pseudoposte italiane? beh, 90 volte su 100 in queste mail ci sono piccoli indizi sintattico-grammaticali o ortografici che ci fanno capire che è un tranello. Proprio perché per raggiungere la padronaza della nostra lingua occorre moltissima fatica, oppure bisogna proprio essere autenticamente italiani ed essere stati sufficientemente bacchettati da piccoli.
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Messaggioda grip » gio apr 15, 2010 11:27 am

bello sto topic...un po' di CULtura
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Messaggioda giorgiolx » gio apr 15, 2010 11:50 am

grip ha scritto:bello sto topic...un po' di CULtura


mejo teghe, renghe e bisate....
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Messaggioda Sbob » gio apr 15, 2010 12:11 pm

walker ha scritto:Caro Arterio ti scrivo...molto velocemente.

Egli fà...egli và...Lei la dà...é italiano correttissimo. Poi, io non ho mai sopportato le imposizioni...obtortocollo


Mi duole segnalarti che la Crusca ti dà torto:

USO DELL'ACCENTO

Quando ci vuole e quando no

Quando si parla, l'accento si fa sentire in tutte le parole, perché tutte lo hanno, tranne rarissime eccezioni. Quando si scrive, non sempre c'è bisogno di segnare l'accento, anzi: i casi in cui è obbligatorio indicarlo sono pochi. Noi, desiderosi di cavarvi da ogni impiccio, ve li indichiamo tutti. Nello scritto, l'accento va segnato:

* nelle parole tronche (cioè accentate alla fine) con più di una sillaba: La servitù emigrò in Perù;
* nelle seguenti parole formate da una sola sillaba: dà, dì, è, là, lì, né, sé, sì, tè, ciò, già, giù, più, può, scià. Ma attenzione: le prime nove parole di questa lista hanno dei corrispettivi che vanno scritti senza accento. In particolare,

l'accento va messo su...
dà (verbo dare): Mi dà fastidio
dì (il giorno): La sera del dì di festa
è (verbo essere): È stanca
là (avverbio di luogo): vai là
lì (avverbio di luogo): Rimani lì
né (congiunzione negativa): Né carne né pesce
sé (pronome): Chi fa da sé fa per tre
sì (affermazione): Sì, mi piace
tè (la bevanda): Una tazza di tè

l'accento non va messo su...
da (preposizione): Vengo da Bari
di (preposizione): È amico di Marco
e (congiunzione): coltelli e forchette
la (articolo o pronome): La pizza, la mangi?
li (pronome): Non li vedo
ne (avverbio o pronome): Me ne vado; te ne importa?
se (congiunzione): Se torni, avvisami
si (pronome): Marzia non si sopporta
te (pronome): Dico a te!


In tutte le altre parole di una sillaba l'accento non va segnato.


Qui il link: http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=4016&ctg_id=44



Arterio 1, Walker 0.
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Messaggioda giorgiolx » gio apr 15, 2010 12:23 pm

Sbob ha scritto:

Arterio 1, Walker 0.


bravo arterio...te ghe vinto na bea renga
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Messaggioda arteriolupin » gio apr 15, 2010 12:26 pm

Ma dime ti...

Tuto 'sto laoro par ciaparme 'na renga...

:lol: :lol: :lol:

Grazie Sbob per aver messo il link dei Cruschini...

Ma non è Arterio 1 - Walker 0

è Grammatica Italiana 1 - Walker 0

:wink:
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