Politica,Europa,etc:ciò che sarebbe i fatti nostri

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Messaggioda nuvolarossa » mer mag 22, 2013 18:46 pm

Questo intervento, da solo, basta a farmi essere soddisfatto di aver votato M5*.
Min. 0.45 - 6.45

[youtube]http://www.youtube.com/v/0CVzm-4nLuo#![/youtube]
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Messaggioda coniglio » mer mag 22, 2013 18:55 pm

nuvolarossa ha scritto:Questo intervento, da solo, basta a farmi essere soddisfatto di aver votato M5*.
Min. 0.45 - 6.45

[youtube]http://www.youtube.com/v/0CVzm-4nLuo#![/youtube]


dal min 3:17

"..ne parlate mai nel club bilderberg?"
8)
EPIC





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Messaggioda nuvolarossa » mer mag 22, 2013 19:19 pm

Pazienza coniglio, prima non ce n'era nemmeno una...
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Messaggioda MarcoS » gio mag 23, 2013 9:34 am

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Messaggioda coniglio » gio mag 23, 2013 11:01 am

La democrazia è un processo di apprendimento durante il quale si creano democratici. Se non si comprende ciò, la democrazia continuerà a sembrare perpetuamente inefficiente.

Per la prima volta dal 1947 l?Italia ha una coalizione in cui la sinistra e la destra collaborano. Questo è un segno evidente di quanto sia seria la situazione. Il tentativo di formare un governo di centro-sinistra è fallito e adesso tocca insieme alla sinistra e alla destra rimettere in riga l?Italia. Se questo avverrà, o se potrà mai avvenire, lo scopriremo nei prossimi mesi. Oggi è necessario rivolgere lo sguardo al passato. Le decisioni fondamentali per la nascita di un?Italia democratica furono prese insieme dai due partiti più forti dell?epoca ? la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista ? dopo la Seconda Guerra Mondiale, come noto, un po? prima che in Germania. Nonostante le profonde divergenze tra i due partiti, l?antagonismo e la comune esperienza di lotta contro il fascismo giocarono un ruolo fondamentale in questa collaborazione.

Con l?inizio della Guerra Fredda, i Cristiano Democratici italiani ? che allora come nei decenni successivi dichiaravano che il Partito Comunista voleva imitare l?Unione Sovietica invece di pensare al bene dell?Italia ? si piegarono alle pressioni degli USA, scacciando nel maggio del 1947 sia i Comunisti che i Socialisti dal governo di unità nazionale antifascista formatasi nell?aprile del 1944. Questo fu probabilmente un bene per l?Italia di allora, che come membro della comunità occidentale poté ottenere gli aiuti del Marshall Plan e svilupparsi economicamente. Il prezzo da pagare per il paese fu però fin troppo alto. La penisola si divise tra comunismo e anticomunismo. Per decenni i principali interessi dei governi italiani furono due: far arricchire le rispettive clientele elettorali e impedire che i comunisti prendessero parte al governo. Quest?ultimo fine divenne sempre più arduo, non solo perché gli ostinati stalinisti ? basti pensare a ?Peppone? ? dimostrarono ben presto di sapere governare tanto i piccoli borghi, quanto le grosse città, ma anche perché il Partito Comunista italiano andò sempre più distaccandosi dalla linea ideologica di Mosca.

L?esclusione dei Comunisti dal governo

Per molti anni ? sebbene un terzo dell?elettorato italiano continuasse a votarli ? i comunisti non furono mai inclusi in un governo. Perché ciò avvenisse, la Democrazia Cristiana sembrò impiegare ogni mezzo. Fino a che punto i servizi segreti furono coinvolti nell?assassinio del leader DC Aldo Moro, che si batté per un?apertura verso il PCI, è una questione che ancora oggi desta opinioni molto divergenti. Si può capire l?atteggiamento degli italiani verso la politica e i politici solo se si tiene presente il seguente fatto: per più di mezzo secolo la democrazia italiana ha tagliato circa un terzo della popolazione votante fuori dalla politica che conta. Il Partito Comunista ha avuto moltissimi deputati e moltissimi senatori, ma in tutti quegli anni non ha mai avuto nemmeno un singolo ministro in un gabinetto di governo. L?Italia è un esempio tipico di come si depoliticizza un popolo. La democrazia non è ?il risultato che si ottiene.? La democrazia sta nel ?come? esso si ottiene.

Alla fine la politica dell?esclusione non ha solo distrutto il panorama partitico italiano, ma anche l?Italia. Il paese è divenuto bottino di un Silvio Berlusconi spinto verso l?alto dal leader socialista Bettino Craxi. Dopo la caduta del comunismo e il distacco del PCI dall?ideologia comunista, Berlusconi è riuscito per decenni a vincere le elezioni utilizzando una propaganda che univa ad impetuose nozze la bellicosa retorica anticomunista degli anni 50? con il consumismo sessuale degli anni 90?. Lui è sempre là, ma forse nel frattempo l?Italia e l?Europa hanno capito che un paese democratico non si può governare a lungo contro gli interessi di una grossa fetta di popolazione. La democrazia è un processo di apprendimento durante il quale si creano democratici. Se non si comprende ciò, la democrazia continuerà a sembrare perpetuamente inefficiente. Senza di essa però gli arraffoni la fanno da padroni e questo conduce di sicuro ? vedi l?Italia di Berlusconi ? alla catastrofe.

[Articolo originale "Ein Neuenstart - nach 65 Jahren" di Arno Widmann]
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Messaggioda coniglio » gio mag 23, 2013 11:07 am

La Tercera

L?ex comico sostiene che il suo paese non prende decisioni da 30 o 40 anni: ?Abbiamo ceduto la sovranità popolare, economica e monetaria??

Beppe Grillo va a Roma il meno possibile. Il leader del Movimento Cinque Stelle (M5S), la rivelazione delle elezioni dello scorso febbraio con il 25% dei voti, siede oggi all?opposizione e preferisce assistere al trambusto politico dalla sua residenza sulle colline genovesi. Venerdì scorso ha visitato la capitale per incontrare i 163 onorevoli ? tra deputati e senatori ? che dopo i suoi discorsi occupano dei seggi in parlamento.

Nel pomeriggio era giá seduto in macchina in viaggio verso nord per trascorrere un fine settimana di sole e relax con la famiglia, prima di iniziare un tour che toccherà più di cento comuni, nei quali il M5S intende affermarsi alle elezioni comunali del prossimo 26 e 27 maggio. Grillo sembra essere in campagna elettorale permanente e si è concesso un po? di tempo a chiacchierare con La Tercera sull? attuale situazione politica in Italia, dopo le critiche ricevute dal Primo Ministro Enrico Letta per le sue dichiarazioni successive alla formazione dell?attuale governo.

Lei ha affermato che in Italia è in atto un colpo di stato, una dichiarazione che le è costata le dure critiche di Enrico Letta. Non le sembra un termine esagerato?

No. Mi sembra corretto. Esistono molti tipi di colpo di stato: quelli che si fanno con l?esercito e quelli più morbidi. Quello attuale è così, morbido. E? stato orchestrato di notte e diretto dalle forze che governano l?Italia: le agenzie di rating nordamericane, Bruxelles e le banche. I leader di tre forze politiche si sono riuniti alle quattro del mattino e hanno deciso cose insolite tipo: portare avanti l?agenda Monti, confermare l?incarico al Presidente della Repubblica e stringere un patto che ha dato vita ad un governo delle larghe intese. In questo paese sono 30 o 40 anni che non si decide più nulla. Abbiamo ceduto la sovranità popolare, economica e monetaria.

Parla come se l?Italia fosse una dittatura. Crede che sia così?

Assolutamente sí. La democrazia è stata risucchiata dalla burocrazia. Non esiste più un confine tra la legalità e l?illegalità.

Dove si pone, dunque, il M5S?

In una posizione opposta a questo processo perché nasce dal basso, da cittadini che entrano nella politica e rinuciano alla metà del loro stipendio, rinunciando ad un totale di 42 milioni di euro in rimborsi elettorali (lo stato italiano assegna ad ogni forza politica cinque euro per ogni voto ottenuto, come rimborso spese per la campagna elettorale). Il nostro programma vuole essere un modello.

Però alcuni dei suoi deputati non vogliono restituire il denaro che ricevono per le spese diarie?

Se non lo fanno, sono fuori dall?M5S. Tutti i candidati hanno firmato un contratto e chi non lo rispetta non può essere uno dei nostri.

In che modo date l?esempio?

Grazie alla nostra irruzione, gli altri partiti sono scomparsi. Questo governo rappresenta il loro funerale: è composto da persone che hanno finto di stare in guerra gli uni con gli altri e ora sono d?accordo su qualsiasi tema. Esiste un solo modello. E poi ci siamo noi, all?opposizione, che siamo i cittadini.

Non crede che i suoi obiettivi si sarebbero potuti raggiungere attraverso un compromesso con la sinistra?

Non c?è mai stata una proposta di accordo. Ci hanno teso una trappola intellettuale, ci hanno usato come capro espiatorio. Non ci hanno dato alcun peso. Bersani è venuto soltanto a chiederci i voti per il Senato. In nessun momento ci ha detto: ?governiamo insieme perché siete stati bravi.? E poi hanno raccontato che è stato Grillo a dire no a tutto e a tutti, e a creare l?ingovernabilità costringendoli a stringere strane alleanze.

Quanto durerà questo governo ?di strane alleanze??

Sei o otto mesi. Più a lungo non resistono, sono assediati. Sono morti. Se proporranno leggi per salvare l?impresa o ridurre i privilegi li appoggeremo; se invece tenderanno trappole denunceremo nomi e cognomi di chi le ordisce. Il nostro padrone non è il parlamento, bensì l?opinione pubblica.

Perché Lei non è d?accordo col fatto che un figlio di immigrati nato qui ottenga la cittadinanza?

E? una questione di una tale importanza che non si può lasciarla decidere ad un gruppetto di persone che non sanno di cosa parlano. La nostra legge dice che a 18 anni un figlio di stranieri può scegliere la sua nazionalità. Per cambiarla si deve consultare il popolo con un referendum.

Lei è abituato ad avere platee enormi. Come racconterebbe oggi ciò che vede di fronte a sé?

Mi ritraggono come uno sempre arrabbiato e che non smette mai di urlare. Però la mia rabbia è positiva e raduna milioni di persone nelle piazze. In tre anni il M5S è arrivato ad essere il terzo partito in Italia. Se allungo lo sguardo di fronte a me vedo solo odio nei nostri confronti, perché siamo persone per bene e denunciamo i vizi dei politici.

Odio e rabbia. E? in questo clima che maturano gesti come la sparatoria di fronte a Palazzo Chigi?

E? come con i popcorn: quando li metti sul fuoco la padella si arroventa e dopo un po? esplodono. Un imprenditore indebitato che si suicida, un altro che afferra la pistola e spara: sono segnali che vanno interpretati.

Come?


Il problema economico sfocerà in disordine sociale. Il lavoro, la casa, i diritti: lo stato dovrebbe tutelare queste cose. Quando non riesce a garantirle e una persona perde tutto, le cose si fanno pericolose. Quando il risparmio abbassa la qualità della vita, la gente si ammala.

Un clima simile a quello degli anni del terrorismo in Italia?

No. Si tratta di una disperazione diversa, che riguarda la famiglia media, il cittadino che ha trascorso la vita a lavorare. E? il cittadino onesto che si sta arrabbiando adesso. Quando elimini la speranza, il futuro, non resta niente.

(pubblicato il 15 maggio 2013)

[Articolo originale "Beppe Grillo: "El actual gobierno en Italia no durará más de seis u ocho meses"" di Lucia Magi]
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Messaggioda coniglio » ven mag 24, 2013 10:59 am

DI MASSIMO FINI
ilfattoquotidiano.it

La proposta di legge del Pd (Zanda-Finocchiaro) di impedire la candidatura alle elezioni e l?accesso ai rimborsi elettorali ai movimenti e a tutte le associazioni senza personalità giuridica e senza uno statuto democratico pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, prima che demenziale è incostituzionale.

Ferisce a morte un fondamentale diritto di libertà del cittadino, il diritto cioè di presentarsi alle elezioni (elettorato passivo) senz?altra condizione che quella di averne l?età richiesta. Per fare un esempio limite, io, Massimo Fini, potrei candidarmi alle elezioni senza avere alle spalle né partiti, né movimenti, né associazioni, ma nient?altro che me stesso.

I rappresentatntii del Pd affermano di aver avanzato la proposta ?per dare piena attuazione all?articolo 49 della Costituzione?. È vero il contrario . L?art. 49 recita: ?Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi libe-ramente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale?. Il costituirsi in partito è una possibilità, un diritto, non un obbligo. Io posso ?concorrere a determinare la politica nazionale? in mille altri modi.

Potrebbe anzi essere messo in dubbio che i partiti siano autorizzati, in quanto tali, a candi- darsi alle elezioni e non invece i singoli individui. Su questo punto l?articolo 49, che è l?unico in cui la Costituzione si occupa dei partiti, non dice assolutamente nulla. Anzi l?articolo 67 farebbe pensare il contrario quando dice: ?Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato?. Il cittadino-parlamentare esercita le sue funzioni in quanto singolo e non dipende, nelle sue decisioni, da nessun partito o qualsivoglia altra organizzazione.

Anche se poi sappiamo benissimo che, di fatto, i partiti si sono appropriati del Parlamento (oltre che di tutte le altre Istituzioni, delle Regioni, delle Province, dei Comuni e anche dell'industria pubblica, del para- stato, della Rai Tv, delle Asl, degli ospedali, delle Spa comunali, dei porti, degli enti culturali, delle Mostre, delle Terme, dei Teatri, delle Aziende di soggiorno, dei conservatori, degli acquedotti) realizzando negli anni un ?golpe bianco? che va contro i principi fondanti della democrazia liberale.

Non è un caso che i grandi teorici di questo sistema, da Locke a Mill, non parlino mai dei partiti, che fino al 1920 nessuna Costituzione liberal-democratica li prendesse in considerazione e che, come s?è detto, la nostra stessa Carta, pur nascendo dal Cln, cioè da una spartizione, ne faccia cenno in un solo articolo. Perché il pensiero liberale voleva valorizzare capacità, meriti, potenzialità del singolo e non metterlo alla mercé di gruppi organizzati, inevitabilmente clientelari e spesso mafiosi. In questo senso è decisivo quanto ha detto la cosiddetta ?scuola elitista italiana? dei primi del Novecento (Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Mi- chels). Scrive Mosca ne La classe politica: ?Cento che agiscano sempre di concerto e di intesa gli uni con gli altri trionferanno sempre su mille presi uno a uno che non avranno alcun accordo fra loro?.

Non è nemmeno vero vero che, come sostengono Zanda e Finocchiaro, i partiti debbano darsi uno statuto democratico. Sono delle associazioni private, non diverse, in questo, da una bocciofila o da un circolo di gioca- tori di bridge, che al proprio in- terno si danno l?organizzazione che preferiscono, che può essere anche autoritaria o carismatica o di qualsiasi altro genere non necessariamente democratico. È all??esterno? che devono agire ?con metodo democratico? cioè rispettando le leggi e le procedure della democrazia.

Grottesca è poi la motivazione che Anna Finocchiaro dà alla sua proposta: servirebbe a rego- lamentare il finanziamento pubblico ai partiti. I partiti, in quanto associazioni private, non hanno diritto ad alcun fi- nanziamento pubblico, si auto-finanzino da soli. Ma pur di non vedersi privare di questo indebito e cospicuo, flusso di denaro: Finocchiaro and company sono disposti a varare una legge che metterebbe fuori gioco nove milioni di elettori (ma il discorso varrebbe anche se fosse privato del suo diritto all'elettorato passivo anche un solo cittadino).

Questo sarebbe si un vero colpo di Stato. A cui avremmo diritto di reagire con ogni mezzo. Chi ha orecchie per intendere intenda.

Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
23.05.2013
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Messaggioda nuvolarossa » ven mag 24, 2013 12:57 pm

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Messaggioda yo » ven mag 24, 2013 14:40 pm

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Messaggioda MarcoS » ven mag 24, 2013 19:42 pm

a proposito della decapitazione di londra e - se confermato - della percezione delle notizie diffuse dai media mainstream.

ho trovato questo

http://mazzetta.wordpress.com/2013/05/24/il-giornalismo-dei-decapitati/
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Messaggioda undertaker777 » sab mag 25, 2013 11:46 am

MarcoS ha scritto:a proposito della decapitazione di londra e - se confermato - della percezione delle notizie diffuse dai media mainstream.

ho trovato questo

http://mazzetta.wordpress.com/2013/05/24/il-giornalismo-dei-decapitati/


tra i vari commenti c'era anche questo...

La maestra stamattina ha detto: ?Messaggio pubblicitario: la storia è maestra di vita?. La mia vicina di banco mi ha detto sottovoce: ?Stà cornuta! Allora la geografia è il maestro?. Tra negroidi ed ?inglesi? non corre buon sangue dal 1492 circa. Non è un discorso razzista, ma razziale. La razza è determinata dalla modalità di adattamento del corpo alla vita sul pianeta. La modalità è una scelta. E? come dire come mai i democratici continuano a bisticciare coi repubblicani? Perché hanno scelto diversamente. Per questo motivo la globalizzazione è fallita o, per i più arruginiti, fallirà. L?episodio è un episodio, ma non è un eccezione rispetto alla tendenza generale. Nelle tendenze esistono le eccezioni, ma la scelta razziale determina l?istinto degli appartenenti all?etnia, che è controllabile da parte dei più civili, ma, comunque, non è eliminabile. Ad esempio una tigre, se non trova carne, può , per qualche tempo, mangiare solo vegetali, non per questo motivo la tigre diventa vegetariana. Se vogliamo far diventare vegetariana la tigre, dovremmo eliminare tutta la carne dal pianeta, tra cui noi.


:roll:
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Messaggioda MarcoS » sab mag 25, 2013 12:45 pm

bel delirio quel commento, non fatico a credere che ti abbia colpito.

e quindi?
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Messaggioda undertaker777 » sab mag 25, 2013 13:11 pm

il delirio ce l'avete incarnato

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non è preoccupante, siete in pochi a vedere asini che volano, i soliti noti
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Messaggioda undertaker777 » sab mag 25, 2013 14:50 pm

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Messaggioda El Rojo » sab mag 25, 2013 19:16 pm

[youtube]http://www.youtube.com/v/PgVC2KKImnQ&list=UUaScT9ZQUQ7kQrlXNTVnSJw&index=1[/youtube]
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Messaggioda coniglio » lun mag 27, 2013 11:34 am

[youtube]http://www.youtube.com/v/cmZFJLi4_Gw[/youtube]
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Messaggioda Kinobi » lun mag 27, 2013 11:59 am

coniglio ha scritto:[youtube]http://www.youtube.com/v/cmZFJLi4_Gw[/youtube]


Fioiii... 3 ore e passa.
Mi fai un riassunto?
E
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Messaggioda MarcoS » lun mag 27, 2013 12:12 pm

diciamo che non è il riassunto da barnard ma sto post da keinpfusch.net per conto mio permette di dare uno sguardo ad altre sfaccettature della situazione generale. unendo i puntini a me pare tristemente piuttosto reale. commenti?

Transition management.
Scritto da Uriel Fanelli
Vedo che sul blog di Grillo appare la solita previsione apocalittica riguardante il destino dell' Italia, che e' un misto di "dopo di me il sole" e "la fine e' vicina". Chi pensa questo non conosce una specialita' del management, che si chiama "Transition management" , ove la parola Transition ha il divertente significato che ha nei tarocchi la carta della morte.(1)



Nei tarocchi, la carta della morte viene letta come passaggio, transizione, ed e' circa il significato che i manager danno a "Transition manager" quando si tratta di chiudere dei servizi.

Supponiamo di essere una telco, o di essere google, o facebook, insomma qualcuno che ha un servizio cui sono iscritti milioni di utenti. Supponiamo che il servizio sia obsoleto, o che sia diventato antieconomico, o che semplicemente per la morte delle tecnologie su cui si basava sia necessario trasformare il servizio in qualcosa di nuovo e portare gli utenti altrove, oppure chiuderlo.

Chiaramente la nostra azienda sa bene che deve fornire qualche alternativa, altrimenti succedera' che il cliente andra' da qualcun altro spinto da quel servizio, ma poi "qualcun altro" si prendera' la liberta' di offrirgli tutto il resto dell'ecosistema di servizi, e quindi di togliervi il cliente del tutto.

Cosi', entra in gioco il Transition management, una branca del management specializzata nel far morire i servizi , traghettando i clienti verso altri servizi, in modo da non perderli e anzi portarli verso modelli di servizio piu' vantaggiosi.

In definitiva, il Transition manager arriva quando un servizio sta chiudendo, ed evita il "crollo", ovvero la "rivolta degli utenti", evita che nasca rabbia o risentimento verso l'azienda che comunque ti dice " chiudo il servizio che ti piace, non mi interessa la tua opinione, fottiti pure".

Cosi' se google code dice che smettera' di consentire i download del codice e che portera' verso Drive i downloads, sta facendo Transition management: ti spengo un servizio, ma sia chiaro che ti "traghetto" verso un equivalente. Non e' il miglior transition management che io abbia mai visto (integrare code con Drive era una soluzione molto migliore, bastava aggiungere un editor per il codice e la gestione dei progetti in Drive, e poi portare gli utenti di code a Drive )

Al contrario, quando google annuncia che spegnera' News ma non offre nulla, fa pessimo Transition management. Quando una telco vi spegne il contratto e vi porta verso un altro contratto equivalente (o statisticamente tale) vi sta facendo Transition management.

Detto questo, a quale esigenza risponde il transition management? A questa:

Dobbiamo chiudere il servizio/contratto X. Le macchine sono vecchie/il servizio e' obsoleto/non ci guadagnamo piu'.
Ma ci sono milioni di clienti li! Ci rovinera' l'immagine! Ci saranno rivolte! Pestilenze! Cavallette! NON POSSIAMO!
Certo che possiamo. Perche' adesso esiste il Transition Management, e allora li gireremo verso un altro servizio.
Sia lode al titanico Transition manager!

Il transition management e' un tipico problema nato nel mondo telco, ove esistono dispositivi dedicati a gestire la fatturazione di ogni contratto, e questi dispositivi invecchiano e vanno sostituiti, ma spesso il numero di utenti rimasti su un servizio vecchio e' abbastanza alto da non voler essere perduto, ma troppo basso per i costi di esercizio del dispositivo stesso.

Nato nelle telco, si e' esteso al di fuori , ha preso prima piede nelle banche, le quali spesso si trovano nella condizione di chiudere un tipo di conto/contratto e portare i clienti su un altro, e oggi dilaga praticamente ovunque.


Di per se' non e' semplice, perche' occorre fare un sacco di statistiche sull'uso del servizio da parte dei clienti, costi del servizio, spese del cliente, e cosi' via, allo scopo di decidere su quale servizio portare il cliente. Capita spesso che un particolare contratto sim , diciamo che siano rimasti 100.000 utenti ad usarlo e quindi non si paghi piu' , sia splittato in altri 3-4 servizi, a seconda dell'uso che ne fa il cliente.

Adesso, immaginiamo una scena simile, in un gruppo di "tecnocrati" , ovvero di funzionari politici che si riuniscono a decidere come gestire l' Italia nella UE.

L'Italia non ce la fara'. Costa troppo alla UE mantenere i loro vizi, ha troppo debito, e le loro imprese fanno concorrenza alle altre senza portare alcun beneficio se non ai politici italiani, che le spellano di tasse. Va destrutturata e neutralizzata.
Ma l'italia e' la terza economia d'europa! Ci saranno rivolte! Pestilenze! Cavallette! NON POSSIAMO!
Certo che possiamo. Perche' adesso esiste il Transition Management, e allora gireremo i loro settori produttivi in altre nazioni.
Sia lode al titanico Transition manager!
Voi credete che arrivera' un momento detto "del crollo", nel quale tutti dovranno aprire gli occhi e magari ribellarsi. Voi pensate che arrivera' una specie di apocalisse nel momento in cui il tutto diverra' insostenibile e sara' chiaro che le cose si devono spegnere.

No, non funziona cosi'.

Quello che state attraversando e' un classico processo di transizione, nel quale prima verranno portate ad altre nazioni le risorse piu' redditizie, come si fa nelle telco quando si prendono i clienti che fanno piu' traffico e gli si offre un altro contratto migliore contattandoli uno ad uno.

Poi si prenderanno le realta' cosi' cosi', diciamo quelle mediamente redditizie, e le si porta a venire comprate per poi chiuderle dopo aver preso il valore, operazione meno costosa di un trasferimento.

Infine si prendono i clienti in perdita, i clienti-zero come li chiamano i Transition manager, e gli si offre un contratto alternativo, nel quale col loro stesso comportamento da clienti-zero finiranno col pagare di piu'.

Il comportamento del cliente-zero e' specializzato su un contratto. Se io vi do' le telefonate gratis da mezzanotte alle due di notte, e voi chiamate solo da mezzanotte alle due, fate due ore di telefonate al giorno quindi siete dei discreti clienti, ma siete clienti-zero perche' non pagate nulla.

Allo stesso modo, chi oggi vive col pasto gratis verra' messo in condizioni economiche infernali.


Avete cosi' tre fasi della Transizione dell' Italia:

Le realta' che comprano e vendono con reciproco profitto per le altre nazioni europee saranno spinte a spostarsi altrove in Europa. Lo stesso dicasi per la manodopera qualificata.
Le realta' che funzionano ma non sono cosi' redditizie o fanno soldi solo in loco, senza benefici per altri paesi UE, saranno spinte a chiudere spontaneamente o a venire acquistate e poi chiuse.
La rimanente componente parassitale (se preferite le rendite) o comunque inutile viene spinta in condizioni economiche tali da pagare un prezzo enorme in termini economici, ovvero a dover vendere le proprieta' per un tozzo di pane.

Voi direte "ma possiamo uscire dall' Euro" oppure "Possiamo uscire dall' Europa". Forse credete di avere avuto l'intuizione geniale, o di avere di fronte la soluzione definitiva al problema, l'arma che se puntata su chi prende le decisioni potra' fargli cambiare idea.

Non funziona. Dal punto di vista del Transition manager questo problema e' "eseguire la transizione senza che il cliente vada dalla concorrenza". Se la UE e' l'azienda, NON-UE e' la "concorrenza".

Quello che fa il transition management e' osservare l'offerta della concorrenza e fare in modo che al cliente singolo , e ripeto singolo - perche' qui e' il trucco - convenga di piu' rimanere col nuovo contratto.

Alla singola azienda che si trasferisce in Olanda, Svizzera, Germania, Austria, come sta succedendo in massa, viene comunque offerto DI PIU' di quanto potrebbe offrire l' Italia se anche uscisse dalla UE o dall' Euro. Del resto, che c***o gliene frega ad un imprenditore di avere una moneta svalutata se poi deve sempre avere a che fare con una burocrazia mostruosa ed un fisco assassino?


Tutto quello che hanno da offrire i sostenitori dell' uscita dall' Euro o dalla UE e' di svalutare la moneta. Quello che hanno da offrire i paesi ove emigrare le aziende italiane e' una burocrazia piu' efficiente ed una tassazione minore e piu' semplicee piu' credito dalle banche. La concorrenza, cioe', NON HA un'offerta migliore.
Se anche svalutaste la moneta, sugli imprenditori italiani rimarrebbe la scure del fisco, il cappio della mancanza di credito e il macigno della burocrazia. Forse venderebbe di piu' all'estero, ma di quei soldi non gli rimarrebbe NULLA in tasca. Gli conviene molto di piu' muoversi e tenersi i clienti italiani.


Alla seconda tranche di aziende, che vogliono essere comprate o chiudere, di avere la lira anziche' l'euro non frega niente. Anzi, chi vuole vendere preferirebbe ricevere in cambio euro anziche' lire svalutate, magari per tentare fortuna altrove. E chi vuole chiudere non cerca di sicuro un salto nel vuoto di una imprevedibile conversione e di imprevedibili impatti sulle banche.

Infine, quandi arrivera' la fase della svendita degli immobili, tutti preferiranno vendere in euro piuttosto che vendere in lire svalutate, cioe' svendere a stranieri. E i dipendenti di stato preferiranno essere pagati in Euro piuttosto che far perdere valore di acquisto agli stipendi in lire svalutate.

Come vedete, in tutti e tre i casi la concorrenza non ha un'offerta migliore. Tutte e tre le tranches di italiani preferiranno tenere cosi' le cose e opteranno per l'opzione che viene loro offerta. Chi pianifica di andarsene lo trovera' piu' conveniente che avere una lira svalutata, che non risolve il problema fiscale, o burocratico, o del credito bancario.

Chi poi si trovera' a chiudere o a vendere, o a ridimensionarsi, preferira' sempre il bilancio in euro alle incognite di una lira svalutata che farebbe aumentare i suoi debiti.


Infine, chi si trovera' a vivere vendendo pezzo a pezzo il patrimonio immobiliare e le sue rendite preferira' che le rendite siano in euro e vendere i patrimoni immobiliari avendo in cambio euro.

L'idea della concorrenza, cioe' di uscire, non piacera' a nessuno.

L' Italia e' in pieno processo di transition management. Non avverranno crolli, perche' il transition management e' un insieme di tecniche specializzate nell' EVITARE crolli. Non ci sono stati nel massacro spagnolo, ne' in Grecia, ne' in Irlanda , e non ci saranno in Italia.Chi sogna rivoluzioni e' gia' stato tenuto in considerazione come offerta concorrente, e non e' una grandissima offerta per nessuno.

Grillo dice che si tratta di un dicreto collasso, perche' non conosce il nome dell'operazione, e mi sembra strano e sospetto che non lo conosca nemmeno tale Roberto Orsi, della LSE: si chiama "Transition management".

Forse Casaleggio dovrebbe sapere quanto sofisticate e quanto tecnicamente efficienti siano le tecniche come questa, specialmente se per decine di anni vengono collaudate da aziende con un numero enorme di clienti, come sono banche e telco. Gli incompetenti e i dilettanti capiranno cosa stia succedendo solo alla fine, o quasi.

Colgo l'occasione per rispondere ad una domanda ricorrente che mi viene fatta: " ma se tu SAI che cosa stia succedendo e come andra' a finire, perche' non lotti di piu'? Perche' non fai qualcosa come Grillo?".

La risposta e' semplicissima, anche se dolorosa.

Quando vivevo in Italia, e lavoravo li', tante volte ho cercato di proporre miglioramenti. Ho cercato di fare davvero il consulente, di dire cose che avessero valore.

Ma ogni volta, sedicenti "manager" cui non farei decidere su un pic nic fuori porta bloccavano tutto. E pensavo "ti fai chiamare manager, ma tu non meriti il tuo stipendio".

Quando ero in Italia vedevo ristoranti coi tavoli stipati , sedia contro sedia, pur di non aprire un secondo ristorante nella stessa citta' o pur di non ingrandirsi, e pensavo " ti fai chiamare commerciante, ma non meriti i soldi che guadagni".

Quando ero in Italia e vedevo aziende lavorare in spazi troppo stretti, con attrezzature insufficienti che costringevano i lavoratori a ritmi e modi inumani, pensavo "ti fai chiamare imprenditore, ma non meriti il tuo reddito".

Quando da studente affittavo appartamenti in condizioni impresentabili , da padroni di casa avidi ed evasori, pensavo " tu sarai anche un borghese, ma non meriti quello che hai".

Quando ero in italia e chiamavo un artigiano a casa, e mi facevano dei lavori penosi solo perche' non perdevo giorni a controllarli minuto per minuto, io pensavo "ti fai chiamare artigiano, ma non meriti i soldi che guadagni".

Posso continuare con professionisti, dipendenti pubblici, politici. Ogni volta che ci ho avuto a che fare, ho pensato "tu non meriti il reddito che hai".

Oggi, tutti quei redditi vi verranno tolti.

Il motivo per cui , pur sapendo di essere parte del processo di Transition management, non riesco a battermi, e' che dentro di me c'e' la voce della verita', che mi dice questo:

essi meritano tutto il male che gli succede, e chi non lo merita se ne andra' altrove, a prendere cio' che merita.
Qualcuno vi ha detto che avete avuto un tenore di vita che non potevate permettervi. E' stato gentile. Io penso che avete avuto un tenore di vita che non MERITAVATE.

E non riesco, non riesco davvero a vedere ingiustizia in chi vi toglie un tenore di vita che non avete mai meritato. La vedo come la giusta punizione per chi non ha mai agito in modo da evitarlo, nel modo che avrebbe portato l' Italia fuori dalla merda.

Perche' se la maggior parte degli artigiani, dei dirigenti, dei professionisti, dei borghesi, dei lavoratori, e specialmente dei CITTADINI, avessero fatto bene il proprio dovere, oggi non sareste li'.

Ovviamente c'e' chi non merita questa punizione. Confido molto nel fatto che possa andarsene ed evitarla.

Per gli altri, non provo nessuna pieta': li trovo COLPEVOLI, e quindi meritevoli di una durissima PUNIZIONE.

E no, non vi illudete: "Transition management" significa che non trascinerete a fondo con voi proprio nessuno. Agitare questo spauracchio non serve a niente, e cianciare di solidarieta' europea non nascondera' il fatto che , in ultima analisi, dopo aver spolpato il nord dell' Italia adesso volete spolpare anche il nord dell' Europa.

Non vi illudete, perche' lo sanno benissimo, cosa si nasconde dietro alla "solidarieta".

Ho vissuto sino a 20-25 anni in un'Emilia che aveva poco da invidiare alla Germania. Oggi , sento persone dall' Emilia e mi parlano di una regione nella stessa condizione di quella che 20.25 anni fa era la peggiore zona del meridione del paese: stessi discorsi, stesso andamento pseudo-buono.

Ma quando poi parlo con molti bolognesi e li vedo oggi ridotti a quei piccoli cervellini da buchini di culo, insettini modaioli dalla mente troppo schizzinosa per qualsiasi cosa sia migliore, piu' grande, piu' bella o piu' moderna, non riesco a non pensare che la devastazione del loro tessuto industriale non sia altro che la punizione che meritano.

Parlo col ferrarese moderno e mi trovo di fronte un maiale abbronzato e volgare, accompagnato da una troia colorata che si atteggia a contessa. Parlo colo bolognese moderno e mi trovo un insetto menefreghista e strafottente coperto di monili pederastici, troppo impegnato a sfoggiare un nuovo piumino e una f**a ignorante col labbro salvagoccia.

E tutti mi dicono "da noi - i solito riferito ad una zona di 5-10 km -, ancora la merda non e' arrivata". Capiranno il problema solo quando sara' sul tappeto della porta di casa.

Non riesco a pensare che popolazioni simili meritino tanto, molto, e neanche quanto basta. Cio' che hanno SCELTO di essere li squalifica sulla scala umana a tale punto che non li riconosco nemmeno come tali.

Quelli che si atteggiano a nazionalisti sono cosi' ignoranti da non capire che il loro "nazionalismo" non e' altro che un torneo nazionale di provincialismi.

Che cosa credono di MERITARE?

Non riesco a vedere alcuna ingiustizia. E quindi, nessun motivo per battermi.

Uriel


(1) Trovo divertente che il mondo del management prenda in prestito i concetti dalla magia, perche' di fatto testimonia a maggior ragione come non si tratti di una scienza.
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Messaggioda coniglio » lun mag 27, 2013 12:35 pm

Kinobi ha scritto:
coniglio ha scritto:[youtube]http://www.youtube.com/v/cmZFJLi4_Gw[/youtube]


Fioiii... 3 ore e passa.
Mi fai un riassunto?
E


:lol: :lol: :lol:

lo vedi in una settimana nella mezzoretta della pausa pranzo (o la sera)
...ti avviso: una settimana demmerda!
:lol:
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Messaggioda Kinobi » lun mag 27, 2013 13:20 pm

MarcoS ha scritto:diciamo che non è il riassunto da barnard ma sto post da keinpfusch.net per conto mio permette di dare uno sguardo ad altre sfaccettature della situazione generale. unendo i puntini a me pare tristemente piuttosto reale. commenti?

Transition management.
Scritto da Uriel Fanelli
Vedo che sul blog di Grillo appare la solita previsione apocalittica riguardante il destino dell' Italia, che e' un misto di "dopo di me il sole" e "la fine e' vicina". Chi pensa questo non conosce una specialita' del management, che si chiama "Transition management" , ove la parola Transition ha il divertente significato che ha nei tarocchi la carta della morte.(1)



Nei tarocchi, la carta della morte viene letta come passaggio, transizione, ed e' circa il significato che i manager danno a "Transition manager" quando si tratta di chiudere dei servizi.

Supponiamo di essere una telco, o di essere google, o facebook, insomma qualcuno che ha un servizio cui sono iscritti milioni di utenti. Supponiamo che il servizio sia obsoleto, o che sia diventato antieconomico, o che semplicemente per la morte delle tecnologie su cui si basava sia necessario trasformare il servizio in qualcosa di nuovo e portare gli utenti altrove, oppure chiuderlo.

Chiaramente la nostra azienda sa bene che deve fornire qualche alternativa, altrimenti succedera' che il cliente andra' da qualcun altro spinto da quel servizio, ma poi "qualcun altro" si prendera' la liberta' di offrirgli tutto il resto dell'ecosistema di servizi, e quindi di togliervi il cliente del tutto.

Cosi', entra in gioco il Transition management, una branca del management specializzata nel far morire i servizi , traghettando i clienti verso altri servizi, in modo da non perderli e anzi portarli verso modelli di servizio piu' vantaggiosi.

In definitiva, il Transition manager arriva quando un servizio sta chiudendo, ed evita il "crollo", ovvero la "rivolta degli utenti", evita che nasca rabbia o risentimento verso l'azienda che comunque ti dice " chiudo il servizio che ti piace, non mi interessa la tua opinione, fottiti pure".

Cosi' se google code dice che smettera' di consentire i download del codice e che portera' verso Drive i downloads, sta facendo Transition management: ti spengo un servizio, ma sia chiaro che ti "traghetto" verso un equivalente. Non e' il miglior transition management che io abbia mai visto (integrare code con Drive era una soluzione molto migliore, bastava aggiungere un editor per il codice e la gestione dei progetti in Drive, e poi portare gli utenti di code a Drive )

Al contrario, quando google annuncia che spegnera' News ma non offre nulla, fa pessimo Transition management. Quando una telco vi spegne il contratto e vi porta verso un altro contratto equivalente (o statisticamente tale) vi sta facendo Transition management.

Detto questo, a quale esigenza risponde il transition management? A questa:

Dobbiamo chiudere il servizio/contratto X. Le macchine sono vecchie/il servizio e' obsoleto/non ci guadagnamo piu'.
Ma ci sono milioni di clienti li! Ci rovinera' l'immagine! Ci saranno rivolte! Pestilenze! Cavallette! NON POSSIAMO!
Certo che possiamo. Perche' adesso esiste il Transition Management, e allora li gireremo verso un altro servizio.
Sia lode al titanico Transition manager!

Il transition management e' un tipico problema nato nel mondo telco, ove esistono dispositivi dedicati a gestire la fatturazione di ogni contratto, e questi dispositivi invecchiano e vanno sostituiti, ma spesso il numero di utenti rimasti su un servizio vecchio e' abbastanza alto da non voler essere perduto, ma troppo basso per i costi di esercizio del dispositivo stesso.

Nato nelle telco, si e' esteso al di fuori , ha preso prima piede nelle banche, le quali spesso si trovano nella condizione di chiudere un tipo di conto/contratto e portare i clienti su un altro, e oggi dilaga praticamente ovunque.


Di per se' non e' semplice, perche' occorre fare un sacco di statistiche sull'uso del servizio da parte dei clienti, costi del servizio, spese del cliente, e cosi' via, allo scopo di decidere su quale servizio portare il cliente. Capita spesso che un particolare contratto sim , diciamo che siano rimasti 100.000 utenti ad usarlo e quindi non si paghi piu' , sia splittato in altri 3-4 servizi, a seconda dell'uso che ne fa il cliente.

Adesso, immaginiamo una scena simile, in un gruppo di "tecnocrati" , ovvero di funzionari politici che si riuniscono a decidere come gestire l' Italia nella UE.

L'Italia non ce la fara'. Costa troppo alla UE mantenere i loro vizi, ha troppo debito, e le loro imprese fanno concorrenza alle altre senza portare alcun beneficio se non ai politici italiani, che le spellano di tasse. Va destrutturata e neutralizzata.
Ma l'italia e' la terza economia d'europa! Ci saranno rivolte! Pestilenze! Cavallette! NON POSSIAMO!
Certo che possiamo. Perche' adesso esiste il Transition Management, e allora gireremo i loro settori produttivi in altre nazioni.
Sia lode al titanico Transition manager!
Voi credete che arrivera' un momento detto "del crollo", nel quale tutti dovranno aprire gli occhi e magari ribellarsi. Voi pensate che arrivera' una specie di apocalisse nel momento in cui il tutto diverra' insostenibile e sara' chiaro che le cose si devono spegnere.

No, non funziona cosi'.

Quello che state attraversando e' un classico processo di transizione, nel quale prima verranno portate ad altre nazioni le risorse piu' redditizie, come si fa nelle telco quando si prendono i clienti che fanno piu' traffico e gli si offre un altro contratto migliore contattandoli uno ad uno.

Poi si prenderanno le realta' cosi' cosi', diciamo quelle mediamente redditizie, e le si porta a venire comprate per poi chiuderle dopo aver preso il valore, operazione meno costosa di un trasferimento.

Infine si prendono i clienti in perdita, i clienti-zero come li chiamano i Transition manager, e gli si offre un contratto alternativo, nel quale col loro stesso comportamento da clienti-zero finiranno col pagare di piu'.

Il comportamento del cliente-zero e' specializzato su un contratto. Se io vi do' le telefonate gratis da mezzanotte alle due di notte, e voi chiamate solo da mezzanotte alle due, fate due ore di telefonate al giorno quindi siete dei discreti clienti, ma siete clienti-zero perche' non pagate nulla.

Allo stesso modo, chi oggi vive col pasto gratis verra' messo in condizioni economiche infernali.


Avete cosi' tre fasi della Transizione dell' Italia:

Le realta' che comprano e vendono con reciproco profitto per le altre nazioni europee saranno spinte a spostarsi altrove in Europa. Lo stesso dicasi per la manodopera qualificata.
Le realta' che funzionano ma non sono cosi' redditizie o fanno soldi solo in loco, senza benefici per altri paesi UE, saranno spinte a chiudere spontaneamente o a venire acquistate e poi chiuse.
La rimanente componente parassitale (se preferite le rendite) o comunque inutile viene spinta in condizioni economiche tali da pagare un prezzo enorme in termini economici, ovvero a dover vendere le proprieta' per un tozzo di pane.

Voi direte "ma possiamo uscire dall' Euro" oppure "Possiamo uscire dall' Europa". Forse credete di avere avuto l'intuizione geniale, o di avere di fronte la soluzione definitiva al problema, l'arma che se puntata su chi prende le decisioni potra' fargli cambiare idea.

Non funziona. Dal punto di vista del Transition manager questo problema e' "eseguire la transizione senza che il cliente vada dalla concorrenza". Se la UE e' l'azienda, NON-UE e' la "concorrenza".

Quello che fa il transition management e' osservare l'offerta della concorrenza e fare in modo che al cliente singolo , e ripeto singolo - perche' qui e' il trucco - convenga di piu' rimanere col nuovo contratto.

Alla singola azienda che si trasferisce in Olanda, Svizzera, Germania, Austria, come sta succedendo in massa, viene comunque offerto DI PIU' di quanto potrebbe offrire l' Italia se anche uscisse dalla UE o dall' Euro. Del resto, che c***o gliene frega ad un imprenditore di avere una moneta svalutata se poi deve sempre avere a che fare con una burocrazia mostruosa ed un fisco assassino?


Tutto quello che hanno da offrire i sostenitori dell' uscita dall' Euro o dalla UE e' di svalutare la moneta. Quello che hanno da offrire i paesi ove emigrare le aziende italiane e' una burocrazia piu' efficiente ed una tassazione minore e piu' semplicee piu' credito dalle banche. La concorrenza, cioe', NON HA un'offerta migliore.
Se anche svalutaste la moneta, sugli imprenditori italiani rimarrebbe la scure del fisco, il cappio della mancanza di credito e il macigno della burocrazia. Forse venderebbe di piu' all'estero, ma di quei soldi non gli rimarrebbe NULLA in tasca. Gli conviene molto di piu' muoversi e tenersi i clienti italiani.


Alla seconda tranche di aziende, che vogliono essere comprate o chiudere, di avere la lira anziche' l'euro non frega niente. Anzi, chi vuole vendere preferirebbe ricevere in cambio euro anziche' lire svalutate, magari per tentare fortuna altrove. E chi vuole chiudere non cerca di sicuro un salto nel vuoto di una imprevedibile conversione e di imprevedibili impatti sulle banche.

Infine, quandi arrivera' la fase della svendita degli immobili, tutti preferiranno vendere in euro piuttosto che vendere in lire svalutate, cioe' svendere a stranieri. E i dipendenti di stato preferiranno essere pagati in Euro piuttosto che far perdere valore di acquisto agli stipendi in lire svalutate.

Come vedete, in tutti e tre i casi la concorrenza non ha un'offerta migliore. Tutte e tre le tranches di italiani preferiranno tenere cosi' le cose e opteranno per l'opzione che viene loro offerta. Chi pianifica di andarsene lo trovera' piu' conveniente che avere una lira svalutata, che non risolve il problema fiscale, o burocratico, o del credito bancario.

Chi poi si trovera' a chiudere o a vendere, o a ridimensionarsi, preferira' sempre il bilancio in euro alle incognite di una lira svalutata che farebbe aumentare i suoi debiti.


Infine, chi si trovera' a vivere vendendo pezzo a pezzo il patrimonio immobiliare e le sue rendite preferira' che le rendite siano in euro e vendere i patrimoni immobiliari avendo in cambio euro.

L'idea della concorrenza, cioe' di uscire, non piacera' a nessuno.

L' Italia e' in pieno processo di transition management. Non avverranno crolli, perche' il transition management e' un insieme di tecniche specializzate nell' EVITARE crolli. Non ci sono stati nel massacro spagnolo, ne' in Grecia, ne' in Irlanda , e non ci saranno in Italia.Chi sogna rivoluzioni e' gia' stato tenuto in considerazione come offerta concorrente, e non e' una grandissima offerta per nessuno.

Grillo dice che si tratta di un dicreto collasso, perche' non conosce il nome dell'operazione, e mi sembra strano e sospetto che non lo conosca nemmeno tale Roberto Orsi, della LSE: si chiama "Transition management".

Forse Casaleggio dovrebbe sapere quanto sofisticate e quanto tecnicamente efficienti siano le tecniche come questa, specialmente se per decine di anni vengono collaudate da aziende con un numero enorme di clienti, come sono banche e telco. Gli incompetenti e i dilettanti capiranno cosa stia succedendo solo alla fine, o quasi.

Colgo l'occasione per rispondere ad una domanda ricorrente che mi viene fatta: " ma se tu SAI che cosa stia succedendo e come andra' a finire, perche' non lotti di piu'? Perche' non fai qualcosa come Grillo?".

La risposta e' semplicissima, anche se dolorosa.

Quando vivevo in Italia, e lavoravo li', tante volte ho cercato di proporre miglioramenti. Ho cercato di fare davvero il consulente, di dire cose che avessero valore.

Ma ogni volta, sedicenti "manager" cui non farei decidere su un pic nic fuori porta bloccavano tutto. E pensavo "ti fai chiamare manager, ma tu non meriti il tuo stipendio".

Quando ero in Italia vedevo ristoranti coi tavoli stipati , sedia contro sedia, pur di non aprire un secondo ristorante nella stessa citta' o pur di non ingrandirsi, e pensavo " ti fai chiamare commerciante, ma non meriti i soldi che guadagni".

Quando ero in Italia e vedevo aziende lavorare in spazi troppo stretti, con attrezzature insufficienti che costringevano i lavoratori a ritmi e modi inumani, pensavo "ti fai chiamare imprenditore, ma non meriti il tuo reddito".

Quando da studente affittavo appartamenti in condizioni impresentabili , da padroni di casa avidi ed evasori, pensavo " tu sarai anche un borghese, ma non meriti quello che hai".

Quando ero in italia e chiamavo un artigiano a casa, e mi facevano dei lavori penosi solo perche' non perdevo giorni a controllarli minuto per minuto, io pensavo "ti fai chiamare artigiano, ma non meriti i soldi che guadagni".

Posso continuare con professionisti, dipendenti pubblici, politici. Ogni volta che ci ho avuto a che fare, ho pensato "tu non meriti il reddito che hai".

Oggi, tutti quei redditi vi verranno tolti.

Il motivo per cui , pur sapendo di essere parte del processo di Transition management, non riesco a battermi, e' che dentro di me c'e' la voce della verita', che mi dice questo:

essi meritano tutto il male che gli succede, e chi non lo merita se ne andra' altrove, a prendere cio' che merita.
Qualcuno vi ha detto che avete avuto un tenore di vita che non potevate permettervi. E' stato gentile. Io penso che avete avuto un tenore di vita che non MERITAVATE.

E non riesco, non riesco davvero a vedere ingiustizia in chi vi toglie un tenore di vita che non avete mai meritato. La vedo come la giusta punizione per chi non ha mai agito in modo da evitarlo, nel modo che avrebbe portato l' Italia fuori dalla merda.

Perche' se la maggior parte degli artigiani, dei dirigenti, dei professionisti, dei borghesi, dei lavoratori, e specialmente dei CITTADINI, avessero fatto bene il proprio dovere, oggi non sareste li'.

Ovviamente c'e' chi non merita questa punizione. Confido molto nel fatto che possa andarsene ed evitarla.

Per gli altri, non provo nessuna pieta': li trovo COLPEVOLI, e quindi meritevoli di una durissima PUNIZIONE.

E no, non vi illudete: "Transition management" significa che non trascinerete a fondo con voi proprio nessuno. Agitare questo spauracchio non serve a niente, e cianciare di solidarieta' europea non nascondera' il fatto che , in ultima analisi, dopo aver spolpato il nord dell' Italia adesso volete spolpare anche il nord dell' Europa.

Non vi illudete, perche' lo sanno benissimo, cosa si nasconde dietro alla "solidarieta".

Ho vissuto sino a 20-25 anni in un'Emilia che aveva poco da invidiare alla Germania. Oggi , sento persone dall' Emilia e mi parlano di una regione nella stessa condizione di quella che 20.25 anni fa era la peggiore zona del meridione del paese: stessi discorsi, stesso andamento pseudo-buono.

Ma quando poi parlo con molti bolognesi e li vedo oggi ridotti a quei piccoli cervellini da buchini di culo, insettini modaioli dalla mente troppo schizzinosa per qualsiasi cosa sia migliore, piu' grande, piu' bella o piu' moderna, non riesco a non pensare che la devastazione del loro tessuto industriale non sia altro che la punizione che meritano.

Parlo col ferrarese moderno e mi trovo di fronte un maiale abbronzato e volgare, accompagnato da una troia colorata che si atteggia a contessa. Parlo colo bolognese moderno e mi trovo un insetto menefreghista e strafottente coperto di monili pederastici, troppo impegnato a sfoggiare un nuovo piumino e una f**a ignorante col labbro salvagoccia.

E tutti mi dicono "da noi - i solito riferito ad una zona di 5-10 km -, ancora la merda non e' arrivata". Capiranno il problema solo quando sara' sul tappeto della porta di casa.

Non riesco a pensare che popolazioni simili meritino tanto, molto, e neanche quanto basta. Cio' che hanno SCELTO di essere li squalifica sulla scala umana a tale punto che non li riconosco nemmeno come tali.

Quelli che si atteggiano a nazionalisti sono cosi' ignoranti da non capire che il loro "nazionalismo" non e' altro che un torneo nazionale di provincialismi.

Che cosa credono di MERITARE?

Non riesco a vedere alcuna ingiustizia. E quindi, nessun motivo per battermi.

Uriel


(1) Trovo divertente che il mondo del management prenda in prestito i concetti dalla magia, perche' di fatto testimonia a maggior ragione come non si tratti di una scienza.


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