tacchinosfavillantdgloria ha scritto:le domande che (retoricamente) poni, mi sembrano degli esempi di reductio ad absurdum, sofismi che - absit iniuria - lasciano un po' il tempo che trovano.
Tutt'altro. Se una affermazione generale e assoluta crea degli assurdi vuol dire semplicemente che e' sbagilata. E non mi sembra di aver citato dei casi tanto estremi.
Dire che tutte le specie devono essere messe sullo stesso piano senza se e senza ma e' semplicemente una cagata, infatti va incontro a degli assurdi.
quella dello specismo, dal mio punto di vista, è una delle questioni più importanti del dibattito filosofico contemporaneo. e ricondurre il tutto alla "sensibilità di ognuno" sembrerà molto democratico, ma sostanzialmente è un modo di non affrontare il problema.
Il concetto di "sensibilita'" non lo intendo come "ognuno faccia il c***o che vuole", anche se effettivamente l'ho espresso male.
Quello che voglio dire e' che gli animali sono inferiori nella scala dei valori - perche' penso che chiunque sia d'accordo sul fatto che e' accettabile uccidere un animale per salvare un uomo.
Una volta accettata questa scala di valori, il problema e' definire il valore degli animali - e qui le posizioni sono tante e tutte piu' o meno lecite, quindi degne di discussione. Si passa da chi ritiene lecito uccidere per divertimento, a chi spazza la strada davanti a se' per evitare di pestare un insetto, e in un mare di posizioni del genere la discussione non puo' che diventare complessa e articolata.
Quindi non voglio dire di non affrontare il problema, ma semplicemente di non affrontarlo con gli assoluti (ipocriti) del tipo "tutti sono uguali".