MarcoS, il tuo messaggio e' sostanzialmente pieno di falsita' che comunque credo tu scriva in buona fede.
Il papa, contrariamente a quello che sostieni tu e molti altri (compresi tanti cristiani), e' suscettibile di errore, e' fallibile, e la sua tanto criticata infallibilita' e' dichiarata solo quando parla
ex-cattedra, su questioni di fede. Di conseguenza le sue proposte in materia di morale sono tutte discutibili, sebbene fortemente autorevoli per un cristiano. Questo spiega perche' un cristiano puo' permettersi di criticare il pontefice, anche in virtu' del fatto che egli ha una sua vocazione come la madre, l'operaio o l'imprenditore, e come tale puo' sbagliare cosi' come puo' sbagliare il papa.
Il papa, secondo il pensiero cattolico, e' un canale particolare ma non unico tra il Boss a cui ti riferisci, che secondo la tradizione cattolica non e' solo in alto nei cieli, ma anche nelle profondita' dell'anima, ed i credenti e non-credenti.
Un'altra falsita' che hai scritto riguarda il riferimento al fatto che si usa un solo libro. A differenza di altre chiese cristiane, quella cattolica tiene conto della tradizione, e questo fa si che ci sia una certa evoluzione nel pensiero, nella teologia e nella dottrina.
L'appello all'interno della chiesa di tenere in dovuto conto le parole dei sacerdoti, dei teologi, dei vescovi e del papa, e' assolutamente ragionevole per una marea di motivi auto-evidenti. Evitare una fede fai-da-te che snaturi completamente il messaggio originale, tenendo conto dell'autorevolezza degli
addetti ai lavori. Un po' come succede in qualsiasi disciplina umana. Poi, basta guardare quante sette pullulano in questo mondo per convenire sulla ragionevolezza di questo fatto.
Sull'unico figlio a cui fai riferimento ti sbagli ancora. Il suo esempio e' servito proprio a rimarcare la nostra co-figliolanza. Invitare tutti ad essere figli. Sant'Anastasio oso' persino dire che dio si fece uomo affinche' l'uomo si facesse dio.
Sulla salvezza, la redenzione, eccetera, e' uno dei tanti modi in cui una religione fa riferimento ad un'emancipazione, ad un superamento, ad una trascendenza rispetto ad una certa condizione (materiale, spirituale, ecc).
Ad esempio, si potrebbe chiedere ad un buddista il perche' dell'illuminazione. Cosa significherebbe, che ora brancoliamo nel buio? Ovviamente bisogna fare uno sforzo per andare oltre le parole, e sinceramente dubito che molti lo fanno, preferendo ridicolizzare piuttosto che mostrare un minimo di acume.
In conclusione, lo farai pure per provocare, ma a mio avviso dimostri che le tue apparenti accuse hanno delle ignoranze e superficialita' di fondo. Eppure mi sembra che di cose ne hai letto.
Sulla buona novella, ti avevo gia' scritto qualcosa nell'altro topic, e banalizzare in due righe in questo momento non mi va. Ma credo che tu ed altri, dovrete convenire su una cosa. Fare il tiro al bersaglio e' molto facile. Meno facile e' invece proporre qualcosa che sia piu' coinvolgente e totalizzante rispetto a quello che propone una religione.
Quindi chiedo a te, MarcoS:
Tu credi a qualcosa?
Se si, a cosa credi
Credi in dio?
Se ti appelli a non basarsi solo una scrittura ti chiedo cosa leggi e perche'. Per conoscere la natura umana? Per conoscere te stesso? Per conoscere un dio che forse non esiste?
Grazie per le tue eventuali risposte.
Per finire, concordo con quello che dice Gug. Personalmente a volte mi definisco credente, cristiano o perfino cattolico, ma mi frega poco delle etichette o degli appellativi. Fondamentalmente sono "lorenzo" e pur tenendo conto della collettivita', cerco di seguire la mia coscienza. Punto!
Immagino che molti siano come me, per quello trovo spesso banali, superficiali e fuori luogo queste etichettature generalizzate usate molto spesso.
Ciao
Lorenzo