http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 127324018/
MILANO. "Preferivo finire sul giornale per una storia migliore eh", scherza Mario B., operaio trentunenne, due figli di 12 e 3 anni. È il primo licenziato con il contratto a tempo indeterminato versione "Jobs Act" - questa la denuncia dal sindacalista della Cisl Massimo Albanesi raccolta dal Messaggero Veneto. Dopo soli otto mesi dalla firma della lettera di assunzione. Per paura di ritorsioni ("non è che poi non mi assume più nessuno?") aveva preferito non esporsi. Ma alla fine questo lavoratore della Pigna Envelopes (quella dei bloc-notes) di Tolmezzo, in provincia di Udine, decide di raccontarsi, "dopotutto di cosa dovrei vergognarmi?".
Partiamo dall'inizio: quando e come viene assunto?
"Allora, io facevo il camionista e stavo molto tempo all'estero. Vedevo poco la mia famiglia. Dopo quattro anni di questa vita, decido di provare ad avvicinarmi a casa".
E com'è entrato in contatto con l'azienda?
"Sapevo che cercavano operai e io avevo già fatto esperienza anni fa in una cartiera. Presentai domanda nell'estate del 2014. A inizio 2015 mi chiamano per dirmi "ci siamo, venga lunedì". Ma poi rimandano di qualche settimana, perché aspettavano il varo della nuova riforma del lavoro. Così il 16 marzo ho firmato il contratto".
Era felice?
"Di più, felicissimo. Fabbrica a 200 metri da casa, ci andavo a piedi. Due mesi di prova e poi l'indeterminato. Lo stipendio, facendo anche i turni di notte e con gli assegni familiari, era di 1.400 euro".
Ma non sapeva che il contratto a tutele crescenti prevede la possibilità di un più facile licenziamento?
"No, l'azienda ci aveva sempre detto di stare tranquilli, e che per tre anni stavamo sicuri. Poi non sono un tipo politicizzato, mai fatto uno sciopero in
vita mia, non sono di sinistra. Vedevo Renzi in tv, parlavano tutti di "tutele crescenti"... Ecco sulla mie pelle ho visto che quella dizione è una barzelletta".