x chi ha 10 minuti da perdere….
a Milano , in via Bellagio , zona nord, vicinissima alla stazione FNM della Bovisa vi e’ tutt’ora una
bella casa la cui architettura e alcune sue vicende sembrano uscite dalla sceneggiatura di un film di
Robert Siodmak ( chi non ricorda il suo celebre “ noir” “ La scala a chiocciola “ dove la bella Dorothy Mc Guire………. ) Situata al numero ** e' una casa austera , di reminescenze padronali, abbellita da una tinteggiatura giallo pallida che addolcisce in parte le sue cupi forme. Fu infatti costruita nel 1898 ( la data e’ incisa su un muro interno con il motto tipico dell’ epoca “ Volere e’ Potere “) quale residenza dei proprietari prima e dei vari direttori in seguito del saponificio “ Sirio “ che innalzatosi quasi contemporaneamente proprio di dirimpetto ( dall' altra parte della via ) termino’ invece la sua carriera di opificio abbastanza ingloriosamente alla fine degli anni ‘ 60 del secolo scorso. Del saponificio infatti
non e’ rimasta traccia alcuna , abbattuto una decina di anni fa, dopo anni di abbandono e incuria che pero’ non erano riuscite a cancellare, nell’ area di sua pertinenza ,
i residui effluvi di lontane essenze aromatiche, gusti coloniali ormai dimenticati quali lavanda ,
verbena o altre .Amaro destino il suo che lo ha accomunato del resto a quello di altre ditte della zona e del periodo quali la Montecatini ( via Candiani ) che sorgeva proprio a due passi, la Ceramiche Tenax ( sorgeva in via Colico ), la IVI vernici (gruppo Fiat ) situata dall’ altra parte della ferrovia ,
la Ceretti e Tanfani (gru portuali e funivie ) e la Lepetit ( farmaceutica ), entrambe in via Durando , situate qualche isolato piu’ indietro, ditte nelle quali , negli anni della ricostruzione prima e del boom economico poi, si riversavano
centinaia di persone e delle quali oggi non rimane neanche il ricordo.
Nella nostra bella casa si insedio’ verso il 1930 , quello che oggi verrebbe chiamato “ direttore di produzione” un romagnolo di cui mi e’ noto anche il nome , Ernani Balboni che aveva il compito di dirigere le trecento persone che lavoravano nel saponificio. Come fervente propugnatore
della stirpe italica , come del resto richiedeva espressamente il regime in auge in quei tempi il Balboni aveva esercitato alla perfezione il suo ruolo e anche con l’ ausilio indispensabile
della consorte aveva generato in rapida successione quattro splendide fanciulle una piu’ bella dell’ altra . . Le ragazze erano ovviamente legatissime fra loro . La prima era nata nel 1926 , l' ultima nel 1931. Erano gli anni dei telefoni bianchi, delle Isotta Fraschini , dell’ impero d’ Africa,
dei profumi esotici e il saponificio andava a gonfie vele. Il grande giardino della casa era il l posto segreto delle ragazze , il luogo dei loro giochi e dei loro sogni . Tutto giro’ bene fino al 1938 quando qualcuno si accorse che il Balboni aveva ascendenze ebree. Ma fortunatamente i meriti del partito prevalsero sulle norme razziali . .Almeno per il momento . Verso la fine del 1940 la situazione precipito’ .Erano razionate le materie prime e anche nel saponificio i profumi che prima arrivavano ingenti dalle colonie erano state sostituite dalle miscele autarchiche E nell ‘aria il profumo della lavanda da un pezzo non si sentiva piu’..Con l’ acuirsi della situazione bellica la situazione per il Balboni si fece pesante. Fu incolpato per tutte le deficenze produttive del saponificio e fu messo in disparte. Fu espulso dal partito e perse la direzione della ditta.. Riuscii a non perdere il possesso della casa ove viveva confinato con le figlie, ma all’ alba dell ‘8 settembre 1943 settembre la situazione cambio’ radicalmente. Le operaie del saponificio entrarono in sciopero per reclamare migliori condizioni di lavoro. Una colonna della SS, la LSSAH che gia’ si era distinta a Meina sul
lago Maggiore ( 50 ebrei uccisi e gettati nel lago ) e a Boves ( il paese fu incendiato e 40 civili
uccisi ) riporto’ immediatamente l’ ordine . Chi non riusci a fuggire venne impacchettato e spedito in Germania.
Una rapida indagine effettuata da uno ss-oberfuhrer accerto’ che i Balboni e figlie erano ebreI . Furono arrestati tutti , la notte del 20 settembre 1943 e spedite immediatamente in direzione est. Se riuscirono a sopravvivere al calvario del viaggio furono liquidate una volta giunte a destinazione.
Di loro si e’ persa ogni traccia . Questa storia mi e’ stata raccontata da mio suocero , all’epoca
poco piu’ di un ragazzo e che lavorava anch’egli al saponificio. E’ necessario sapere queste notizie mentre si corre indaffarati per arrivare in tempo all’universita’ o al posto di lavoro ? Necessario sicuramente no. Puo’ essere preferibile . Non tanto per puro nozionismo o per un evento meramente ricorrente ma per la “durezza “ della storia intesa come memoria . E’ il caso di dire : ..povero uomo come potrai non commettere piu’ errori se cancellerai quelle che dei tuoi errori furono le vestigia ?Gli ufficiali delle ss responsabili della deportazione dei protagonisti di questa storia furono il capitano della Gestapo Theodor Seawecke e il maggiore Walter Rauff , gia’ autore e responsabile dello sterminio di centinaia di ebrei in Russia.
Entrambi agirono impunemente a Milano fino all’ aprile 1945 e non furono mai perseguiti per cio che avevano commesso e meno che meno naturalmente per la scomparsa della famiglia Balboni.
La casa di via Bellagio rimarra’ muta testimone di questo piccola grande tragedia.. Del grande giardino di allora non e’ rimasto che una piccola parte .
saluti
gio 16/2