Dalla sua pagina Feisbok.
Questa lettera ci è stata spedita dal padre di un soldato che è stato ucciso nell ' ottobre 2010 in Afghanistan. Il soldato scrisse questa lettera qualche mese prima di morire. Qui a casa, l'abbiamo trovata particolarmente bella. Kate
This letter has been sent us by a father, whose son, a soldier, was killed last year in Afghanistan. The soldier, wrote this letter some months before his death. We found it so beautiful that we wanna make it public. Kate
Corrono giorni in cui identità e valori sembrano superati, soffocati da una realtà che ci nega il tempo x pensare a cosa siamo, da dove veniamo, a cosa apparteniamo.. Questi popoli di terre sventurate, in cui spadroneggia la corruzione, in cui a comandare non sono governanti ma capi clan che ottengono il potere con il sangue, hanno saputo conservare le loro radici dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano. L? essenza del popolo afghano è vivo, le tradizioni si ripetono, possiamo ritenerle sbagliate ma da migliaia di anni sono rimaste immutate. Allora capisci che questo popolo dalle usanze stravaganti ha qualcosa da insegnare a noi civilizzati occidentali. Come ogni giorno partiamo per una pattuglia. Avvicinandoci ai nostri mezzi Lince, prima di uscire, sguardi bassi, gesti scaramantici? Nel mezzo blindato non una parola. Consci che il suolo afghano è cosparso di ordigni artigianali pronti ad esplodere al passaggio delle 6 tonnellate del nostro Lince. Siamo il primo mezzo della colonna, ogni metro potrebbe essere l?ultimo, ma non ci pensi.Arriviamo alle porte del villaggio, veniamo accolti da bambini che da 10 diventano 30, siamo circondati, si portano una mano alla bocca, ormai sappiamo cosa vogliono..hanno fame. Dei loro genitori neanche l?ombra, loro non sono li a caso, tirano un asinello, stracarico di raccolto, stanno lavorando.il più grande avrà al massimo 10anni. Dietro le finestre delle capanne di fango e fieno un adulto ci guarda, dalla barba gli dai 60/70anni poi scopri che ne ha al massimo 30. Le poche donne che non scappano al nostro arrivo indossano il burka integrale, ci saranno 40°all?ombra. Quel poco che abbiamo con noi glielo lasciamo. Ognuno prima di uscire sa che deve riempirsi le tasche. E mica per noi? che non dicano che noi alpini siamo cambiati?Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra: ?Brutta cosa bocia, beato ti che non te la vedarè mai?.? Ed eccomi qua, Valle del Gulistan, Afghanistan Centrale, in testa quello strano copricapo con la penna che per noi alpini è sacra. Se potessi ascoltarmi ti direi: ? Visto nonno, che te te si sbaià!?? Caporal Maggiore Miotto Matteo.