Le modelle, Figura Disegnata ed il professor Francesco Piruca, un artista che sapeva insegnare. Era tanti anni fa, ero un ragazzino di aspetto e di fatto ... mentre ora lo sono solo di fatto.
Gennaio/febbraio 1971
Figura disegnata è la materia che insegnava a dipingere il corpo umano e solo adesso che siamo al terzo anno ci danno le modelle, si vede che prima ci consideravano troppo piccoli per disegnare un nudo o che dovevamo fare sciopero per averle.
Nessuno dei maschi lo da a vedere, ma sono certo che tutti sono in attesa trepidante dell? arrivo delle ragazze che poseranno svestite. A pensarci bene tutti maschi no, credo che Furio abbia solo un interesse artistico per l? evento, ma si vede lontano un chilometro che a lui piacciono gli uomini. Comunque, a parte Furio che non ha di questi problemi, per noi ragazzi l? arrivo delle modelle è avvolto in vere e proprie leggende metropolitane. C? è chi asserisce che posano abitualmente per il professore, due studentesse danesi che in questo modo si pagano l? affitto a Roma; chi invece racconta di vere e proprie professioniste del sesso, che si mettono nude per gli artisti e arrotondano lo stipendio. Tutti concordano che devono essere per forza ben messe, i pittori dipingono sempre belle e giovani donne.
?Buongiorno professò!? Una signora sulla quarantina, alta e magra, si affaccia sulla porta del nostro laboratorio, non è sola, alle sue spalle ce ne un? altra, più bassa di statura e un poco sovrappeso, anch? essa sulla quarantina.
?Prego entrate. Ragazzi vi presento Giovanna e Piera!?
Mi volto verso Massimo, che è al cavalletto a destra al mio.
?E chi sono ?ste due, le bidelle nuove?? Domando.
??O spero, ma c? ho paura de no.? Mi risponde.
?Professò, co? ?sto freddo qui drento me pio ?na pormonite, ?nze potrebbe di? a Assunta de portà? ?na stufetta?? Chiede Piera, preoccupata dell? aria fredda che passa attraverso le grandi finestre con i telai in ferro, vecchie e mal funzionanti.
?Hai ragione, faccio mettere subito una stufa. Intanto andate a preparavi nel laboratorio accanto che è vuoto.?
?Li mortè, sono proprio le modelle.? Mi fa Massimo.
?Non è la bellezza esteriore che fa l? arte, spesso in un corpo non perfetto si nasconde l? ispirazione, il meccanismo che fa scattare l? estro dell? artista ?. e poi, se avessimo avuto due modelle bone, qui era un mulinare di mani destre e i ragazzi non combinavano niente, meglio Piera e Giovanna!? Precisa il professore intendendo al volo le nostre perplessità sull? avvenenza delle due.
Coperte da accappatoi Giovanna e Piera rientrano e il professore le fa accomodare al centro dello stanzone, su un palchetto composto dalle colonne di compensato che utilizziamo come basi per le nature morte.
?Tu mettiti qui ? e tu Giovanna siediti da questa parte.?
Con non curanza teatrale le due signore di mezza età fanno scivolare in terra gli accappatoi e si sistemano sul palchetto, una accanto all? altra, con la stufetta in mezzo.
?Sposta un po la gamba ?. girati da questo lato ? guarda verso l? alto ?. ? Il professore aggiusta la posa delle modelle e poi: ?Bene, così mi pare perfetto! ? A lavoro ragazzi, disegnate ciò che vedete.?
Il professore di figura artistica è abbastanza giovane, avrà una ventina d? anni più di noi. Ha sempre quell? aria svanita tipica degli artisti, indossa vestiti semplici, è piccolo di statura, magro e con una capigliatura lunga, crespa e già un po grigia. Si chiama Piruca, è di origine siciliana e si dice che sia un pittore ben quotato dai critici d? arte.
Passano un paio di ore di tentativi di segni e conseguenti cancellature, il professore gira tra i cavalletti scuotendo la testa. Si ferma a quello alla mia sinistra.
?Paola, così non va bene! Il tuo tratto è rigido, come se avessi timore di tracciarlo, ed invece devi lasciare andare la matita, quasi per conto suo. Le prime volte è probabile che non segua la strada giusta per avere la somiglianza, ma il tuo cervello inizierà a imparare a collegare la visione con la tua versione sul foglio e, un poco alla volta, il disegno diventerà una cosa naturale. Per favore spostati che ti faccio vedere.? Si siede al posto di Paola, prende la sua matita 4B, la poggia sul foglio di carta spolvero e improvvisamente quel bastoncino giallo di legno cavo, con dentro un tubicino lungo e sottile di grafite morbida, prende vita e salpa nel piccolo mare rettangolare di carta.
Osservo affascinato la matita spostarsi agile sul foglio. Non è più l? attrezzo per disegnare, è diventata il sesto dito della mano destra del professore, un? appendice cibernetica collegata al suo sistema nervoso. Si muove agile in armonia con tutto il braccio, curva, traversa, scende, inaspettatamente si ferma, si solleva e si sposta. Poi riprende a camminare con ritmo e sicurezza, quindi diventa pesante e imprime un segno di grafite spesso, subito dopo si alleggerisce fino a quasi non lasciare traccia.
All? inizio del viaggio pareva quasi navigare sul foglio a caso, adesso i vuoti hanno preso forma, i pieni consistenza e si comincia ad individuare il dentro ed il fuori; sta nascendo un disegno. Ecco che come di incanto si riconosce la curva morbida dell? anca, quindi la piega del ventre un po prominente, la gamba muscolosa e un po tozza.
Allo stesso modo degli oggetti che scompaiono per magia dalle mani del prestigiatore, la matita tra le dita del professore magicamente ricrea l? immagine della modella che posa nuda nel mezzo della nostra classe. Il disegno che si sta formando sul cartoncino è la rappresentazione di Piera, catturata dagli occhi, filtrata dalla rete neuronale, trasformata in elettricità e discesa lungo le fibre nervose fino alla mano del professore, che mobile ed elegante sta trasmettendo alla matita un movimento perfetto, quasi infallibile. Un miracolo tutto umano, si chiama arte.
?Ecco, vedi? Devi lasciare libero il polso, muovere la mano e non tenerla rigida. Le capacità ce le hai, devi abituarti a trasmettere l? immagine alla tua mano, trasformare quello che vedi in qualcosa di essenziale ma rappresentativo. Non ti devi preoccupare della somiglianza, adesso impara a ragionare per volumi. Lo so, non è facile, occorre lavorarci sopra e tanto. Nessuno nasce imparato, al massimo dotato.?
Il professore poggia la matita sullo stiratore, si alza dallo sgabello, da un buffetto affettuoso a Paola e passa ad osservare il disegno di un altro studente.
?Anvedi quer marpione de Piruca, je piace Paola.? La voce sussurrata di Massimo mi arriva senza che lui abbia mosso un muscolo della faccia.
?Se bonanotte! ?. ? Rispondo alzando gli occhi al soffitto.