quchibu et al.
Ogni paese ha la sua storia e la sua cultura. Non potete pretendere di vivere in un posto asettico e senza passato. Il nostro ce l'ha ed e' intriso di cultura greco-romana, cristiana, eccetera che vi piaccia o meno.
In Giappone c'e' la cultura della morte al punto che e' l'unico paese in cui le assicurazioni pagano in caso di suicidio. Non solo, chi si toglie volontariamente la vita puo' essere visto con grande rispetto. Ed in fondo io ammiro anche questo tipo di cultura.
Se il peso economico degli incidenti sul sistema sanitario fosse il motivo per cui vengono imposte certe regole, allora perche' lo stesso principio non viene applicato in discipline rischiose come l'alpinismo?
La verita' e' che noi non siamo individui ma anche collettivita', ed in quanto tale, nel bene e nel male, dobbiamo accettare ed essere partecipi sia dei valori che condividiamo sia di quelli che non condividiamo. Uno di questi e' il discorso dell'eutanasia.
Possiamo decidere di vivere in una societa' che ci incoraggia a gettare la spugna o in una societa' che lotta per vivere sino all'ultima fibra. Io mi sforzo di costruire questo secondo tipo di societa', e essere cristiani, buddisti o atei non c'entra proprio niente, ma e' il solito alibi usato da chi non ha argomenti.
La lotta per la vita e' un valore laico!
Il dolore, come la sofferenza, sono molto piu' vicini a tutti rispetto al divorzio ed all'aborto, quindi e' falso affermare che la posizione sull'eutanasia lascia indifferenti la maggior parte delle persone. Il fatto e' che i contorni su questo tema non son ben definiti e non e' facile capire dove sia la linea di confine tra l'autodeterminazione e l'omicidio.
E questo discorso non tiene neanche conto di altre possibili implicazioni, come ad esempio, il commercio degli organi, ecc.
Ciao
Lorenzo