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LA LETTURA
ARRIVA IL CODICE ROMANO
di Stefano Benni
tratto da "La Repubblica" di venerdì 26 maggio 2006
Dan Brown è un profondo conoscitore della società e della cultura
italiana. Ha studiato il Rinascimento italiano a Las Vegas, ha una
collezione di cento gondole veneziane in plastica, e ha visitato il Colosseo
in camper. Ma ora dall'Italia arriva la risposta al suo best-seller: il
Codice Prodi, assai più complicato e misterioso del suo Codice da Vinci.
Anticipiamo la trama: un custode del museo degli Uffizi viene trovato
ucciso, con la gola tagliata. Prima di morire, però, riesce a spogliarsi
nudo, a fare colazione e scrivere sul pavimento col sangue sei cantiche
della Divina Commedia e una lunghissima serie di numeri misteriosi.
L'indagine viene affidata al commissario Borrelli e ai vicecommissari
Montalbano e Al Bano. La Casa delle Libertà grida al regime. Il commissario
Borrelli scopre che i numeri misteriosi riguardano i risultati delle partite
truccate del campionato italiano, cioè quasi tutte. Si reca allora allo
stadio Olimpico di Roma, dove scopre che il custode del campo è stato
assassinato, ma prima di morire ha scritto col sangue, in area di rigore e
in etrusco, due terribili segreti. Il primo è che l'Opus Dei e la Juventus
sono in realtà la stessa organizzazione. Il secondo, ancor più sconvolgente,
è che Gesù di Nazareth era in realtà italiano, figlio di un falegname
emigrato, Peppino, e di sua moglie Maria. Inoltre Gesù aveva un fratello,
Gegè, che dalla Palestina ritornò in Italia, aprì una pizzeria, ed ebbe
sette figli. Il Graal, quindi, si troverebbe a Napoli. Borrelli piomba a
Napoli, dove trova subito il calice del Graal, anzi gliene vengono venduti
ben sedici. Ha il sospetto di essere stato fregato. Ma un templare anonimo
gli spiega che la chiave finale della storia si trova in un dipinto segreto
di Leonardo Da Vinci, "La Mona Lisa siliconata", in cui la celebre modella
ostenta due carnose labbra da vamp. Il quadro si trova alla pizzeria O'Luvro.
Borrelli piomba sul posto, per scoprire come al solito che il pizzaiolo è
stato ucciso, ma prima di morire ha scritto col pomodoro e con i carciofini
un misterioso elenco di nomi.
Il commissario e il suo staff stanno alzati tutta la notte per
decrittare l'elenco con un supercomputer, finché la mattina la donna delle
pulizie spiega loro che i nomi sono quelli dei venticinque ministri e dei
settanta sottosegretari del governo Prodi. Recatosi dal premier, Borrelli
gli racconta tutto, spiegando che il pericolo maggiore è che il dittatore
dell'opposizione, Silvio, notoriamente megalomane e iscritto a logge
segrete, sta già cercando di farsi passare per discendente di Gegè e Gesù.
Ha chiesto per diritto divino l'annullamento dei due ultimi scudetti, delle
elezioni e del processo di Norimberga.
Prodi ascolta pazientemente e poi spiega a Borrelli che in effetti
quella storia è un pasticcio insensato degno di Dan Brown, ma è roba da
niente di fronte al pasticcio che ha di fronte lui, e cioè tenere insieme
una coalizione con ex democristiani, ex giudici, ex socialisti, ex
comunisti, comunisti riformisti, comunisti moderati, comunisti operaisti,
marxisti-evangelisti, gesuiti-giacobini, no global-no party, radicali
filoamericani, radical-carmelitani, interventisti-pacifisti e
laico-cresimandi, ognuno che dice la sua e ognuno con ambizioni da leader.
Ciò detto congeda Borrelli e si mette al lavoro. Qual è il finale? Non lo
sappiamo, ma si prevede grande suspense. Possiamo solo dire che dal libro
verranno tratti un film, un videogioco, un album di figurine, un disco e un
partito politico. Ma soprattutto, col ricavato del Codice Prodi si spera di
colmare la voragine del debito pubblico. Se ogni cittadino italiano ne
compra milleduecento copie, andiamo in pari. Aiutate la cultura e la patria.