da gug » gio apr 20, 2006 18:40 pm
TERRITORIO
I terreni agricoli calano del 12%
Colpa dell'urbanizzazione selvaggia e del dissesto idrogeologico: meno 12%
in soli 10 anni. In Liguria, Valle d'Aosta e Sardegna il calo è superiore
al 30%. Scarseggiano le risorse per la salvaguardia del suolo
Urbanizzazione selvaggia e dissesto idrogeologico hanno creato situazioni
di alto rischio che in dieci anni hanno fatto diminuire di oltre il 12 per
cento la superficie destinata alle colture agricole. Ammonta a quasi due
milioni di ettari coltivabili il calo di superficie agricola rilevato
dall'Istat tra il 1990 e il 2000.
Dieci anni in cui la superficie agricola utilizzabile (Sau) e passata, in
Italia, da poco più di 15 milioni di ettari a 13 milioni e duecentomila
ettari. Tutte le regioni italiane hanno segnato una perdita di superfici ma
la Liguria, la Valle d'Aosta e la Sardegna, sono le regioni in cui il
fenomeno è stato più evidente, facendo registrare un calo, rispettivamente,
del 32,3%, del 26,3% e 24,7%. Meno avvertito il fenomeno in Trentino Alto
Adige (-1,9%), Veneto (-3,2%) e Piemonte (-4,6%). Il calo secondo l'Istat
si sarebbe accentuato nel triennio 2000-2003 di un ulteriore 3%. Lo stato
dei suoli italiani e del nostro territorio, secondo l'Anbi, l'Associazione
Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, impone cospicui e solleciti investimenti
per mettere il Paese in sicurezza idrogeologica, mediante un grande piano
di manutenzione del territorio.
Finora però le risorse messe a disposizione per la salvaguardia
idrogeologica del territorio sono state le cenerentole del nostro bilancio.
Dal 1998 al 2003, sono stati stanziati per la difesa del suolo 1,4 miliardi
di euro per tutti i bacini nazionali, interregionali e regionali, una somma
secondo l'Anbi, insufficiente anche solo per la realizzazione del programma
di manutenzione straordinaria delle opere di bonifica, redatto nel 1998. I
dati del Ministero dell'Ambiente confermano le preoccupazioni: il 68,6% dei
comuni italiani è ad alto rischio idrogeologico, il territorio è in
continua trasformazione attribuibile tra l'altro a fenomeni climatici
estremi e necessita di una costante manutenzione, per la quale non ci sono
le risorse necessarie esponendo il territorio al rischio di eventi
naturali, frane, alluvioni, smottamenti.
(da "La nuova Ecologia" mensile di Legambiente)