da dags1972 » mer set 14, 2005 11:49 am
Genoa: la fatale eresia
Lunedì, 29 agosto @ 18:17:23
Articolo redazione c1siamo.com - Per favore, stracciate quella maledetta legge 180 e abbiate la decenza di riaprire i manicomi. Prendete i quasi quindicimila abbonati del Genoa e scaraventateli
nella più buia delle sue celle, dopodiché abbiate la compiacenza di gettare via le chiavi affinché nessuno si ricordi più di loro.
Il calcio moderno non sarà più in pericolo lontano da quell’oscura malattia che, giorno dopo giorno, contagia dalle cinquanta alle sessanta persone capaci di comprarsi anche due o tre abbonamenti in un colpo solo con la stessa facilità con cui si potrebbe acquistare un chilo di pane; eppure, e ciò ci rasserena, sembra che questa sconosciuta sindrome da sottoscrizione d’abbonamento compulsivo colpisca solo loro, i tifosi genoani.
Vorremmo consigliare agli organi competenti di mettere sotto sequestro lo stadio Luigi Ferraris che, con tutte le sue sinistre leggende, sembra essere il focolaio del terribile morbo che sfocia in esodi di massa anche in campi di periferia. Pare ormai vera la storia che qualcosa di occulto si nasconda nelle viscere del Ferraris, e la leggenda narra di una medaglia di bronzo che il portiere genoano De Prà vinse alle Olimpiadi francesi del 1928; poi, questa venne fatta interrare dal Sindaco di Genova affinché i valori dell’estremo difensore rossoblu venissero simbolicamente trasmessi ai giovani. Ma la verità è che i tifosi genoani sembrano affidarsi ad arcani rituali legati a una Divinità metà aquila e metà leone, meglio conosciuta come Grifone, che, nel loro immaginario, incarnerebbe i principi di forza, combattività , lealtà e del mai essere domi. Ma noi che siamo tifosi del calcio moderno e che applaudiamo i giocatori che si fanno il segno della croce prima di scendere in campo rifiutiamo queste forme d’idolatria e invochiamo l’intervento della Chiesa, affinché, in ragione della sua autonomia, ponga fine a quest’ inaccettabile forma di paganesimo.
E che la Chiesa stessa si assuma la responsabilità di scomunicarli e di vietare l’accesso a qualsiasi luogo sacro così come la giustizia sportiva, in piena autonomia, ha vietato loro di frequentare qualsiasi campo di serie A; e chi se ne importa se questi reietti si appellano ai giudici del Tribunale civile urlando che i loro diritti sono stati calpestati, chi se ne importa se i loro piccoli piangono perché non capiscono perché il loro Genoa giocherà contro il Pizzighettone piuttosto che con il Milan; in fondo, nessuno di noi chiederebbe mai al clochard all’angolo della strada di venire a vivere con noi o di far giocare il suo bambino con la playstation di nostro figlio, o no?
Se, poi, i genoani li sentiremo cantare o sventolare i loro vessilli, pure se la loro squadra ha subito una pesante sconfitta, tiriamo dritti e turiamoci le orecchie ché rischieremmo di perdere solo del tempo a pensare al perché si comportino in maniera così irrazionale. Torniamocene subito a casa a cercare di capire se il fallo su Kakà o su Ibrahimovic fosse davvero rigore; anzi prima infiliamoci le pantofole e guardiamoci la partita con un bel bicchiere tra le mani.
Se,poi, la nostra squadra dovesse perdere imprechiamo contro l’arbitro che non ci ha concesso l’ennesimo rigore dubbio e, cosa più importante, togliamo subito dalla finestra la nostra bandiera ché rischieremmo seriamente di farci prendere in giro. La città imbandierata lasciamola a quei pazzi dei genoani che non sanno neanche più distinguere una serie A da una serie C e che battezzano i loro figli portandoli allo stadio a vedere Genoa – Montevarchi o Genoa – Teramo. E’ per questo che bisogna darsi da fare, per evitare di rischiare che questo nostro calcio moderno venga infettato da quest’eresia che, dopo 112 anni, si affaccia prepotentemente sul nostro mondo di cornetti appena sfornati e di rosee da sfogliare al lunedì mattina; e se la giustizia di codici e codicilli, sottoposti, all’occorrenza, a improvvise e letali modifiche non dovesse bastare, bisognerà ricorrere a poteri sempre più grandi; o, forse, sarebbe stato meglio infliggere ai Padri della Costituzione una punizione del tutto simile a quella di un Girolamo Savonarola o di un Giordano Bruno, e, allora, nessuno avrebbe più osato attentare alla macchina perfetta del nostro calcio con ricorsi e controricorsi del tutto e per tutto illegittimi. Siamo tutti d’accordo che la giustizia sportiva debba avere la sua autonomia perché sarebbe impensabile trascorrere una sola domenica senza il nostro bel calcio fatto di santi e di lustrini, di paladini del gioco pulito e di giustizieri senza macchia e senza paura; sarebbe impensabile trascorrere una domenica in più sulla riva di un lago assieme alle nostre famiglie in attesa di un calcio d’inizio frenato da un intero popolo di pazzi che vivono legati al ricordo di un football oramai morto e sepolto, quel football fatto di porte senza reti e di fango sulla faccia. In fondo, ai genoani abbiamo fatto un gran favore noi giornalisti e voi giudici ché su quei campi di periferia, coperti di polvere e con le tribune in tubi Innocenti, troveranno le loro origini e la racconteranno allo sparuto pubblico di Giulianova o di Sesto San Giovanni la storia che sono loro i “Primi a nascere e gli ultimi a morire”; e forse, ci sarà qualcuno che, ingenuamente, cadrà nella trappola e, chiedendosi da dove sgorghi quel loro folle amore, li applaudirà con i lucciconi agli occhi. Noi, invece, vogliamo gli applausi solo se la nostra squadra sarà capace di vincere il Campionato o di portare a casa l’ambita Champions League, altrimenti che vadano a lavorare! Poi, bestemmieremo il nostro Dio che non ha capito che se quel pallone, invece di picchiare sulla traversa, fosse entrato dentro ci avrebbe regalato una domenica migliore. E affacciati sulla strada consumeremo l'ennesima sigaretta mentre da una radiolina gracchiante si diffonde il canto festoso di quindicimila voci “Genoa, Genoa“. Il dubbio ci assale ché l’ultimo notiziario sportivo aveva annunciato la sconfitta della squadra rossoblu e, ancor prima di chiudere la finestra, dando un’ultima occhiata al sole che tramonta, sussurreremo ” Dio, perché non mi hai fatto come loro?
tanti saluti e buone salite a tutti
Alberto Giacomo Letizia Elena e Daniele
----
Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire
---
Al diavolo il futuro, nel futuro siamo tutti morti