da brookite » lun lug 04, 2005 14:46 pm
Belin, è roba da incazzarsi !
tratto da "Il Secolo XIX"
La polizia parallela voleva diventare un ente pubblico da settemila posti
Ancora clamorosi retroscena nell'inchiesta sul Dssa mentre si attendono gli interrogatori di Saya e Sindoca
Genova Il sogno di grandezza di Gaetano Saya e Riccardo Sindoca era di creare «un ente pubblico da 7mila posti di lavoro con il quale Forza Italia si sarebbe fatta bella» e che avrebbe fatto «gola al presidente del consiglio», «una struttura nella quale entrare per concorso», si legge in un paio di telefonate del direttore del Dipartimento studi strategici antiterrorismo (Dssa), intercettate dalla Digos di Genova. I due erano in trattativa per avere 32 milioni di euro dall'Unione europea. Il sogno per molti degli agenti era raddoppiare lo stipendio da 1.100 euro mensili, con qualche consulenza su una materia intrigante come quella dell'anti terrorismo. Marco Laureti, maresciallo della guardia di finanza di Rieti, lo dice in una telefonata a un amico del 22 ottobre 2004: «Raddoppiare l'assegno mensile in maniera legale come quelli del Sisde e del Simi, facendo delle consulenze, sarebbe buono». Sono i sogni di gloria e di tranquillità economica dei fondatori della «Gladio istituzionalizzata» da una parte e dall'altra dei suoi militanti, contenuti nelle 128 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare con la quale il giudice per le indagini preliminari di Genova ha mandato agli arresti domiciliari Saya e Sindoca e indagato un'altra ventina di persona, civili e appartenenti alle diverse forze di polizia. Un'indagine coordinata dai pm Francesca Nanni e Nicola Piacente, condotta dagli investigatori veri dell'antiterrorismo, quelli della Digos, che lascia trapelare nuovi clamorosi particolari. La polizia "parallela" attivata dai fondatori del nuovo Movimento sociale italiano - Destra nazionale dal marzo del 2004, in parte era già operativa ma in prospettiva sarebbe dovuta diventare «una struttura come la Dia», si legge ancora nei dialoghi intercettati. Lavorava ad accreditarsi verso Stati stranieri e organismi internazionali e, nelle stesso tempo, conduceva le prime indagini nel sottobosco degli ambienti frequentati da immigrati: come un magazzino abbandonato nella periferia di Roma «dove apparenti barboni in bicicletta con il cellulare a un certo punto spariscono»; o come i garage dell'hinterland milanese, frequentati da strani personaggi; che Marco Macci e Marco Campilani, rispettivamente guardia giurata e agente di polizia penitenziaria, vanno a ispezionare di notte o nel giorno di riposo dal lavoro ufficiale. Come si finanziasse l'organizzazione e come venissero pagati i suoi adepti sono gli interrogativi al centro del filone dell'inchiesta al quale gli inquirenti stanno dedicandosi in queste ore. Certo Sindoca era «un serio miliardario che sta a Milano in una villa», dice Gilberto Di Benedetto, uno degli indagati, in un colloquio intercettato. Ma il sospetto è che i suoi soldi non fossero gli unici a confluire nelle tasche del Dssa, in attesa dell'arrivo dei fondi europei, considerando il fine di lungo periodo. Il piano di Sindoca, si legge in una intercettazione del 18 dicembre, era di «attaccare le istituzioni con il Dssa», mentre Giuseppe Scarano lo avrebbe fatto come «sindacato interforze di polizia» e «Mentasti come partito». L'obiettivo era creare una «spaccatura tra carabinieri e polizia». L'elenco degli indagati minaccia di allungarsi e non solo con gli aderenti al Dipartimento, che in questi giorni si stanno alla spicciolata autodenunciando. Saya e Sindoca «non risultano aver mai operato per i servizi segreti». Saya e Gilberto Di Benedetto, uno degli indagati, risulta però che negli anni passati abbiano chiesto più volte di essere assunti come 007 dal Sismi. Invano. Coltivando questi sogni di gloria, Riccardo Sindoca con il tesserino del Dssa riusciva a imbarcarsi per la Sardegna da Linate quando i posti erano già esauriti: «Qualificandomi come membro del Dipartimento. Un funzionario dell'aeroporto mi ha trovato l'imbarco per 60 euro», si legge in un intercettazione. Il funzionario sarebbe rimosso. «Sono vittima dei protagonisti di un film all'italiana, alla Alberto Sordi - attacca Gilberto Di Benedetto, 44 anni, fisioterapista disoccupato, presidente di un'associazione di vittime del mobbing, uno dei primi indagati - Incontrai Saya sul treno, ero senza lavoro e senza un quattrino proprio come ora. Mi raccontò di essere il presidente del nuovo Msi e un agente segreto. Io che sono un appassionato di intelligence lo ascoltai. Mi convinse a rivederlo in stazione, quando due poliziotti vennero a prenderlo chiamandolo comandante. Noi del Dssa abbiamo fatto solo delle grandi cene. Io non sono mai stato un agente infiltrato. Ho una lettera di Licio Gelli, che rispose a una mia richiesta di incontro. Volevo difendermi dagli attacchi del mio datore di lavoro, massone. E ho un amico in Vaticano, nella segreteria dell'attuale Papa. Nulla di più. Sono disgustato, ora ho in mente di rifondare il partito dell'Uomo qualunque». Graziano Cetara 04/07/2005