Tratto da "Andavamo al liceo insieme" (1968/1972)
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Ovviamente il gruppetto degli amici al completo ha aderito alla manifestazione: Vanni, Massimo, Piero, e Agostino.
?Bella prova Robbè, me sei piaciuto!? Dice Massimo intanto che mi da una sdindolata affettuosa.
?C? è rimasto de merda Mao, momenti schiattava de rabbia.? Aggiunge Agostino mentre usciamo fuori dal portone, dove preparativi fervono.
?Che famo mo? Mica annaremo davero ar corteo?? Massimo ha idee ben diverse da quelle della solidarietà con il popolo cecoslovacco.
?Famo un sarto ar baretto, poi ognuno a casa sua, oggi è festa.? Propone Vanni.
?No, io vado con loro, l? idea del corteo me pare giusta, me va de partecipà. E poi me sembra pure giusto, s? ?o loro che m? hanno sarvato da Mao. Oggi quello me metteva due, ?ste disequazioni de secondo grado pe? me so? ?n mistero.?
?Sei er solito cojone! Fa ?n po come te pare, io tajo ?a corda. Chi viè co? me ar bar?? Chiude il discorso Massimo che si avvia verso il cancello del giardino/parcheggio motorini della scuola, dove si ferma interdetto: ?Agostì, che fai, nun vieni??
Già, infatti il suo alter-ego dei giochi non lo ha seguito.
?Anch? io resto.? Conferma Ago. Massimo, che lo conosce meglio di sua madre, osserva attentamente il gruppo dei manifestanti, poi torna con lo sguardo su di lui e si batte la mano sulla fronte come a dire, come non c? ho pensato prima.
?E ?o dovevo ?mmagginà? che restavi ?. mortaccitua! Va beh! Me racconti domani com? è ?nnata.?
Li per li non capisco, poi guardo bene tra gli altri e vedo Iaia.
Agostino ha perso la testa per Iaia e la bracca perseverante, convinto che prima o poi cederà alla sua passione. Se Iaia va alla manifestazione, Agostino pure, non si sa mai che scocchi la scintilla.
Degli amici restiamo solo Agostino ed io, di tutta la prima M c? è l? immancabile Francesco, Eleonora, e Iaia. Dell? intero liceo siamo una cinquantina di studenti, meno di un terzo di quelli che sono usciti per fare il corteo, ma c? era da immaginarselo.
?Un momento di attenzione, ascoltatemi.? Martin ci zittisce per spiegare come procedere.
?Facciamo un corteo per ricordare un martire, uno che si è dato fuoco per la libertà del suo paese, quindi il collettivo ha deciso che non si saranno slogan urlati, la manifestazione dovrà sembrare quasi un corteo funebre, dovete immaginare di portare Jan al cimitero. Niente urla, niente casini e niente botte. Tanto i fascisti ci lasceranno fare, per loro Jan Palach è un nemico del comunismo. Anche per questo facciamo la manifestazione, per comunicare che gli ideali di Jan sono anche i nostri, che il comunismo sovietico non piace neppure a noi. La nostra posizione politica si discosta da quella del P.C., noi l? U.R.S.S. la consideriamo una forma politica reazionaria della controrivoluzione, successiva alla morte di Lenin. Per una volta non avremo problemi neppure con la celere, la manifestazione è autorizzata.? Fa un attimo di pausa, poi indica i tre rotoli di tela bianca appoggiati al muretto e prosegue: ?Questi sono gli striscioni, chi si offre per portali?
?Io!? Risponde Iaia mentre prende uno degli striscioni e inizia a srotolarlo.
?Io! Io! Io pure!? Gli fa eco immediato Agostino, che la raggiunge e prosegue lo srotolamento.
?Dai Robbè, portiamo noi il secondo.? Mi dice Francesco prendendomi alla sprovvista.
?Occhei Francè!? Mi mette un poco a disagio essere il prima fila, ma non posso tirarmi indietro.
Il terzo lo partano due del quarto, tipi tosti. Barbe e capelli lunghi, gins a zampa di elefante, catana a tracolla e una strana sciarpa/foulard con disegni in bianco e nero, dicono si chiami kefiah, un simbolo della lotta palestinese.
Mi sento così convenzionale al loro confronto, sarebbe bello potersi vestire in quel modo, mi sentirei meno ragazzino, più a mio agio, ma a casa non mi permettono certi abbigliamenti alternativi.
Gli striscioni sono delle bande di tessuto bianco lunghe tre metri, scritte con pennello e vernice rossa, con due paletti agli estremi che fanno da struttura e, alla bisogna, da bastoni per difendersi da fascisti o cellerini. Da studenti di un liceo artistico ci si poteva aspettare di meglio, ma il tempo era poco e in qualche modo gli slogan sono efficaci: ?E? l? ora della democratizzazione socialista?; ?Jan è vivo e lotta insieme a noi?; ?Libertà per il popolo cecoslovacco?.
Ci mettiamo in marcia verso Piazza dei Navigatori, proseguiremo su via Cristoforo Colombo e raggiungeremo l? EUR, dove il corteo si scioglierà.
Silenziosi e concentrati marciamo nel mezzo della strada creando i consueti casini al traffico.
?Ma ve volete levà? de mezzo, ?n vedete che state a bloccà? er traffico!?
?Guarda ?sti sfaticati. Annate a scola, che ve bocciano!?
??Na zappa co? ?na vanga, ecco che ce vorrebbe pe? voi.?
Gli automobilisti non capiscono il nostro messaggio, vedono solo l? orologio che corre ed il traffico bloccato. Noi muti proseguiamo a marciare e raggiungiamo la piazza, di fatto bloccandola alla circolazione stradale. Gli automobilisti più nervosi iniziano a passare dalle battute, alle parolacce.
?A brutti stronzi, levateve da li cojoni, qui c? è gente che lavora!?
?Ma poi chi sarebbe ?sto Gian Palac, che c***o me ne frega a me se s? è dato foco. Ve darebbi foco puro a voi, ve darebbi!?
Uno dei più agitati, in colonna dietro a noi, spegne il motore, tira il freno a mano ed esce agitando i pugni in modo minaccioso. Ma noi oggi abbiamo il permesso di manifestare e i vigili urbani ci seguono con una Fiat 127 del comune, lo scalmanato li vede, tira giù un paio di santi ed una madonna e rientra nella sua auto.
In verità sento un po di imbarazzo, una manifestazione del genere non l? avevo mai fatta, mi sembro Buster Keaton in una comica, serio e impassibile mentre intorno accade di tutto.
Ci immettiamo sulla Cristoforo Colombo, i vigili deviano il traffico nelle carreggiate laterali, in modo da non interferire con noi che invece marciamo in quella centrale, i problemi con gli automobilisti praticamente terminano. Proseguiamo nel mezzo della strada e quando incrociamo un semaforo i passanti in attesa del verde ci guardano perplessi, con assoluta incomprensione.
?Ma protestano o altro. Non li ho mai visti così calmi e zitti.?
?Non sanno più che ?nventasse pe? non andà? a scola, ogni scusa è bona.?
?Si stava meglio quando c? era lui!?
Con circa due ore di camminata arriviamo all? obelisco dell? Eur e ci raduniamo al centro della grande piazza rotonda, sistemiamo gli striscioni in modo che siano ben visibili ed aspettiamo un po. Non ostacoliamo più il traffico e la nostra iniziativa e completamente ignorata da automobilisti e passanti. Mi giro intorno e noto che nel tragitto dal liceo a qui siamo quasi dimezzati di numero, c? era da aspettarselo.
Dopo un po i leader del collettivo studentesco decidono di sciogliere la manifestazione e ci salutiamo abbastanza mesti, specie Agostino che si è fatto questi sei chilometri a piedi e non ha concluso nulla con Iaia.
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