
Il respiro affannoso ed io vicino, sempre più vicino. Mi siedo accanto al cuscino, un po di traverso per non toccarlo. La sua fronte è imperlata di sudore, sembra che abbia caldo. Gli occhi sono chiusi, la morfina sta facendo effetto. E? l? ultima dose, il medico ha detto che dopo questa non si sveglierà più, ha finito di soffrire. Ma suda, fatica a lasciare questa vita così presto. La morte sta arrivando e lui si è accorto di avermi abbracciato una sola volta, ormai troppo tardi. Lo osservo, disteso sul letto, sofferente e ormai assente ed ho un irrefrenabile bisogno di toccarlo ancora. Una volta mi ha abbracciato, non ricordo baci. Ormai non può più darmene e decido, lo bacio io. Mi avvicino ancora un po e appoggio le mie labbra sulla sua fronte, le gocce del sudore sono fredde, il calore sta ormai fuggendo, quel calore che è sempre riuscito a darmi, nonostante la cronica carenza di gesti affettuosi.
Papà, sei stato l? uomo più buono della terra, il più intelligente, il più onesto ed idealista, il più saggio, il migliore, hai solo rimandato di giorno in giorno i tuoi abbracci ed io mi sento, ancora oggi, quel ragazzino impaurito che sognava di perdersi tra le tue grandi e forti braccia.
Lunedì 9 aprile 2012