Eiger. Trionfi e tragedie 1932-1938

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Eiger. Trionfi e tragedie 1932-1938

Messaggioda grizzly » mar nov 23, 2010 19:30 pm

Di Rainer Rettner

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«Questo libro racconta l?epopea della nord dell?Eiger dai primi tentativi fino alla sua «conquista». I testi, le testimonianze, gli articoli, i resoconti sono accompagnati da fotografie d?epoca spettacolari e in parte inedite, che rinnovano il fascino della parete nord dell?Eiger».

Casa editrice Il Corbaccio.

Visto in libreria. Da una prima sfogliata mi sembra super. Beh, visto anche l'autore... Sarà un argomento forse "già noto", ma quasi quasi mi faccio un regalo...
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Messaggioda arteriolupin » mar nov 23, 2010 20:12 pm

Voto a favore!!!!
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Messaggioda skwattrinated » sab nov 27, 2010 10:00 am

Grazie dell'indicazione.
Vado e procuro... 8)
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Messaggioda nuvolarossa » sab nov 27, 2010 11:40 am

Dunque se non sbaglio dovrebbe essere circa l'ottantottesimo libro su "trionfi (pochi) e tragedie (tante yummm!)" relative all'Eiger.

Eh sì, se ne sentiva il bisogno
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Messaggioda skwattrinated » sab nov 27, 2010 13:01 pm

nuvolarossa ha scritto:Dunque se non sbaglio dovrebbe essere circa l'ottantottesimo libro su "trionfi (pochi) e tragedie (tante yummm!)" relative all'Eiger.

Eh sì, se ne sentiva il bisogno


Hai ragione. Ma di decenti non ricordo di averne letti molti... :?
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Messaggioda arteriolupin » sab nov 27, 2010 23:26 pm

Ci sono tanti libri dedicati ad argomenti simili..
Un buon compendio, aggiornato, su un'epoca storica ed alpinistica da conoscere, non credo possa far male.

Anche perché, chissà per qual motivo, i libri davvero interessanti spariscono presto e diventano introvabili... La monnezza, invece, non si esaurisce mai e continua a vendere...

Comunque adesso me lo procurerò anche solo per dare contro a nuvolarossa (lo devo fare per contratto ) :lol: :lol: :lol:

Poi - se sarà il caso - ne tesserò le lodi. Altrimenti tacerò.

In ogni caso, benvenuto all'opera.
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Messaggioda simo il 4 CG » dom nov 28, 2010 16:08 pm

ispira anche a me
lo prendo
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Messaggioda nuvolarossa » dom nov 28, 2010 16:18 pm

arteriolupin ha scritto:Ci sono tanti libri dedicati ad argomenti simili..
Un buon compendio, aggiornato, su un'epoca storica ed alpinistica da conoscere, non credo possa far male.

Anche perché, chissà per qual motivo, i libri davvero interessanti spariscono presto e diventano introvabili... La monnezza, invece, non si esaurisce mai e continua a vendere...

Comunque adesso me lo procurerò anche solo per dare contro a nuvolarossa (lo devo fare per contratto ) :lol: :lol: :lol:

Poi - se sarà il caso - ne tesserò le lodi. Altrimenti tacerò.


In ogni caso, benvenuto all'opera.


LOL!

"In ogni caso" credo che si possa dire che di quel periodo storico siano pochi davvero i libri che descrivono l'alpinismo austro-germanico oltre le solite tiritere sull'Eiger

Credo che sarebbe oltremodo interessante conoscere storie e personaggi sconosciuti piuttosto che aggiungere dettagli ad una storia ormai stra-raccontata. Ma dubito che venderebbero quanto un pessimo libro sull'Orco Cattivone, soprattutto a natale. :wink:
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Messaggioda grizzly » dom nov 28, 2010 16:51 pm

Non ho ancora preso il libro... quindi non so dire nel dettaglio.
Ma per quel che mi è parso da una sfogliata non mi sembra una operazione "natalissia", si certo magari l'editore italiano può anche aver ragionato di farlo uscire in tempo. In fondo è una buona occasione. Anzi se qualcuno me lo regalasse... 8) ... :lol:
Poi anche l'autore non credo sia più di tanto interessato all'aspetto notorietà dell'Orco per vendere. Mi sa proprio che è impallato sull'argomento e bon... :lol: e devo dire che mi sembra raggiunga dei risultati che vanno oltre ad una semplice "ripetizione" del noto. Anche solo per l'apporto del materiale fotografico.
Vabbè me lo comprerò... tanto so già che nessuno me lo regalerà... :( ... :roll: ... aspetto però di prenderlo dopo le feste... non si sa mai... :lol:
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Messaggioda lucasignorelli » dom nov 28, 2010 20:39 pm

Allora - (profondo respiro):

Rainer è, nella mia modestissima opinione - non solo il migliore storico dell'alpinismo operante in questo momento sul mercato, ma anche - per dirla tutta - l'unico.

Invece di fare il giornalista che gioca allo storico, oppure l'alpinista che gioca a fare il giornalista, Rainer è uno storico dell'alpinismo a tutto tondo, nel senso positivista e (purtroppo) sempre più raro del termine. Fa ricerche serie, non inventa, non millanta, non gioca a saltare alle conclusioni. Rischierebbe di risultare noioso, ma, proprio perchè è bravissimo, non lo è mai. Fate il confronto con tanta letteratura "storica" dell'alpinismo che esce in Italia e vedrete che si ricade sempre in uno dei due estremi - sì fa cronaca -spazzatura oppure si fanno liste di nomi (oppure, come nel caso di Giorgio Spreafico, si fa ottimo giornalismo di montagna, che però non è la stessa cosa della cronaca storica)

"Eiger" è una storia dei tentativi alla "montagna assassina" per eccellenza che precedettero la salita del 1938. E' anche un'ottima storia del grande alpinismo internazionale degli anni '30, al di fuori (ed è un bene) dell'ottima nazionale in cui è stato finora tenuto da quasi tutti gli autori: la visione internazionale è un altro grosso pregio del lavoro di Rainer. Per avere questa visione "globale" bisogna fare un grosso lavoro sugli archivi e sulle fonti - facendo questo Rainer ha tirato fuori non solo aspetti e angolazioni diverse su quello che sapevano già (la salita del 38, la catastrofe Kurtz-Hinterstoisser, la funambolica avventura di Detassis sulla Nord-Est etc) ma anche un sacco di cose che NON sapevamo già: il tentativo femminile di Loulou Boulaz, quello in solitaria di Hans Haidegger, il numero "alla Cesen" di Karl Zimmerman. Sono curiosità che però danno un senso molto più ampio e complesso della corsa alla "Nordwand" rispetto alla lista di catastrofi che si è normalmente portati ad associare a questa parete.

E' chiaro che il fulcro del tutto è nella tragedia Hinterstoisser e nelle grandi manovre attorno alla salita di Heckmair e soci (con tutto il contorno di sponsorizzazioni politiche). Sulla prima, penso che finalmente emerga tutta l'atrocità dela vicenda, ma anche come tutta la storia avrebbe potuto avere un finale ben diverso per un insieme di fattori tutto sommato non così evidenti (cosa che, sia detto, dal film recente non emerge). Devo dire che nell'insieme chi ne esce meglio sono le guide svizzere, che tutto sommato fecero miracoli per tentare di salvare Kurtz. Comunque è una parte che si legge veramente con il cuore in gola.

Sulla salita del 38, sembrerebbe non esserci più molto da dire, ma Rainer ha veramente preso il toro per le corna, e questa è veramente la storia "politica" della prima salite della Nordwand. Anche se Rainer finisce per dirci che se attorno alla salita c'era una battage politico bestiale, il suo unico e vero artefice evidente (Heickmair) era probabilmente quello che nel gioco politico era meno invischiato. Sia anche detto che da "Eiger" emerge anche quanto importante fosse stata la figura di Hias Rebitsch nella preparazione alla salita, e devo dire che l'impressione finale è che Rebitsch sia stato una specia di "quinto primo salitore" della parete.

C'è poi anche tutto il resto - l'ossessiva presenza dei media, il ruolo ambiguo delle autorità Svizzere, il mondo attorno che stava avvicinandosi a velocità folle all'apocalisse della Seconda Guerra Mondiale, le rivalità e le meschinerie (ma anche il coraggio e la bravura) dei grandi alpinisti dell'epoca... insomma, tutto quello che bisogna sapere sulla corsa alla Nord dell'Eiger.

Ed è per questo - sia detto anche qui per inciso - che sono estremamente orgoglioso di aver collaborato con Rainer alla sua ultimissima fatica (non ancora uscita in Italia) - "I tre ultimi problemi", una storia della corsa alle grandi pareti nord.
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Messaggioda grizzly » lun nov 29, 2010 9:33 am

Urca! Gragias della "disamina"! :P
E poi bbbbbbella la nutisia di questo libro nuovo!
Ma il titolo non è già stato usato??
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Messaggioda lucasignorelli » lun nov 29, 2010 9:46 am

grizzly ha scritto:Urca! Gragias della "disamina"! :P
E poi bbbbbbella la nutisia di questo libro nuovo!
Ma il titolo non è già stato usato??


Il titolo originale è "Wettlauf um die grossen Nordwände" -> La corsa per le grandi pareti nord; sono io che semplifico il titolo.
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Messaggioda simo il 4 CG » lun nov 29, 2010 10:49 am

lucasignorelli ha scritto:
grizzly ha scritto:Urca! Gragias della "disamina"! :P
E poi bbbbbbella la nutisia di questo libro nuovo!
Ma il titolo non è già stato usato??


Il titolo originale è "Wettlauf um die grossen Nordwände" -> La corsa per le grandi pareti nord; sono io che semplifico il titolo.



a quando l'uscita italiana?
ne posso prenotare una copia?
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Messaggioda lucasignorelli » lun nov 29, 2010 11:02 am

simo il 4 CG ha scritto:
lucasignorelli ha scritto:
grizzly ha scritto:Urca! Gragias della "disamina"! :P
E poi bbbbbbella la nutisia di questo libro nuovo!
Ma il titolo non è già stato usato??


Il titolo originale è "Wettlauf um die grossen Nordwände" -> La corsa per le grandi pareti nord; sono io che semplifico il titolo.



a quando l'uscita italiana?
ne posso prenotare una copia?


Sinceramente non ho idea, credo un annetto passerà tutto.
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Messaggioda Enzolino » lun nov 29, 2010 12:40 pm

Luca,
grazie per i tuoi interventi sempre interessanti ... :wink:

Non so se sia a tema, ma le parole di Luca e la presentazione del libro mi interrogano non solo sull'alpinismo del passato, ma sull'alpinismo dei tempi odierni ...
Ogni qual volta leggo i retroscena sociali e politici dell'alpinismo di ieri, penso a quello di oggi ...

Un tempo era la bandiera nazionale a finanziare imprese challenging, come l'Eiger, ed ancor piu', le conquiste himalayane piu' tardi ...
L'alpinismo era un simbolo, un icona della sfida impossibile. Di conseguenza il successo di una scalata avrebbe proiettato un'immagine di potenza nei confronti della nazione di turno che avesse raggiunto la vetta.

I tempi son cambiati.
L'alpinismo e' diventato un alpinismo di massa.
E' difficile stabilire il valore di un impresa. Ora le bandiere ci sono ancora, ma hanno il marchio di fabbrica come stendardo. Anche se, investire in un'impresa verticale, puo' avere probabilmente meno impatto rispetto a cinquant'anni fa.

Forse ci sono alcune nicchie dell'arrampicata che incarnano ancora il simbolo dell'impossibile, del rischio e del Superuomo. Almeno per la massa.
Penso alle free solo ... penso a sponsor come la Sector con Manolo, la Adidas con Alex Huber, o Suunto con Ueli Steck ... per molti in Italia Manolo e' ancora quello che scala a mani nude ...
La permanenza su una grande parate da parte di un solitario avrebbe avuto lo stesso impatto sulla massa o sugli stessi climber?
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Messaggioda arteriolupin » lun nov 29, 2010 13:26 pm

I tempi sono profondamente cambiati.

Le esigenze degli Stati e degli slogan politici anche.

Oggi come oggi il riconoscimento per i valori sportivi è minimo.

Ciò che conta è la "vendibilità" di una impresa sportiva e si quantifica in soldi.

L'immaginario collettivo è profondamente cambiato...
Negli anni '30 e '40, al massimo, si guardavano le tavole della Domenica del Corriere.... Qualche foto. Poi i cinegiornali di regime.

Quanto avveniva a livello sportivo veniva amplificato per il prestigio degli Stati e dei loro governanti.

Vale per la Germania hitleriana, ma anche per l'URSS, seppur a distanza di qualche anno.

Il mondo, però, cambia, ed oggi come oggi arrivare vicino agli ottomila è solo questione di aprire il borsellino, non di capacità.
Le imprese sono tali se sono vendute bene. Altrimenti non si vendono e, stante il silenzio mediatico, non SONO, non ESISTONO.

L'innalzamento del livello di difficoltà è forse il futuro per le ricerche personali degli alpinisti. Per quanto riguarda l'immaginario collettivo l'interesse si manifesta solo con la morbosa spulciatura di foto, documenti e reports sugli incidenti, sui morti e quant'altro...
Ma gli alpinisti non sono più "supereroi" da tempo. Non sono più inguaribili esploratori, persone che vogliono andare a scoprire e conoscere. Sono grandi atleti, minuziosamente preparati fisicamente, che hanno tutto con sé, internet compreso, materiali fantascientifici e che appartengono ad un circuito legato non al raggiungimento dell'exploit, ma allo sfruttamento dello stesso a fini commerciali.

La politica ha lasciato spazio all'economia, nel senso più subdolo del termine.

Quali possano essere le future frontiere o le future linee di demarcazione dell'alpinismo è ancora difficile da dirsi.

Il connubio attuale è tra impresa evidente e vendibilità dello sponsor.
Un tempo era legato alla "potenza" dello Stato che - pur con la presenza degli sponsor - foraggiava le imprese alpinistiche.Adesso i contributi istituzionali rimangono legati, nella loro esiguità, a progetti di altro tipo, alla ricerca (almeno così si dice).
Allo stesso modo l'interesse della stampa, dei periodici e dei media pone l'accento sulla "straordinarietà" di ciò che, a volte per motivi totalmente esterni, avulsi, risulta essere "vendibile".

Un paragone, un parallelo con settant'anni fa, ma anche solo con quarant'anni fa, è a mio avviso ormai improponibile. Sono cambiati gli scenari e l'immaginario collettivo, oltre alle persone.

L'alpinismo e gli sport id montagna progrediranno, andranno avanti, cercando nuove motivazioni e nuove sfide. Se questo continuerà ad essere seguito ed oggetto di attenzione o rispetto da parte delle istituzioni o del mondo economico, è tutto da vedersi.
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Messaggioda nuvolarossa » lun nov 29, 2010 16:28 pm

Il libro è qualitativamente ottimo?
Bene, ma io non esprimevo una opinione sulla sua qualità, non avendolo letto, ma un moto di noia allorchè in vista del natale arriva l'ennesima strenna sulla montagna assassina per eccellenza.

Scommetto che sarà in testa alle classifiche di settore a fine dicembre.

Io, scusate, ma passerò.

Dopo aver letto Il ragno bianco di Harrer, Eiger di Hiebeler, Arrampicare all'inferno di Olsen, Due cordate per una parete di Capra, il libro di Spreafico, mezzo libro dedicato all'Ogre da Simpson, articoli vari su riviste e web etc etc mi viene voglia di leggere su altro.

Senza alcuna polemica, aspetto che Rettner scriva su altri argomenti, lo leggerò con grande interesse, così come leggo con lo stesso interesse le cose che scrivi tu Luca, anche e soprattutto su UKC.

Chiudo con una delle cose più belle che ho mai letto sull'Eiger:

DEDICATO ALL'EIGER
Tutti ti chiamano Orco, ma Claudio non ha mai voluto credere che tu fossi davvero così cattivo.
Si è avvicinato a te in punta di piedi, ti ha osservato, contemplato, scrutato in ogni dettaglio del tuo aspetto all'apparenza così misterioso: desiderava conoscerti davvero, nel profondo, senza lasciarsi influenzare dalle parole altrui, spesso malevole con te.
Claudio era sicuro di poterti essere amico, ma sapeva benissimo che un'amicizia non può nascere così, all'improvviso, dall'oggi al domani, senza solide basi. E ha iniziato a preparare il terreno, scrupolosamente, giorno dopo giorno, senza fretta. Non ti perdeva di vista un attimo: le moderne tecnologie gli permettevano di poterti osservare anche da casa, dallo schermo del computer che, d'accordo con la web-cam puntata sempre su di te, gli svelava, attimo dopo attimo, il tuo umore di ogni giorno. Claudio aspettava pazientemente il momento in cui poter finalmente fare la tua conoscenza. Nell'attesa leggeva le avventure di chi si era già avvicinato a te, studiava le vie di salita, coinvolgeva anche noi a casa. Tutti ormai conoscevamo i tuoi punti-chiave: il Ferro da Stiro, il Nido di Rondine, il Ragno Bianco fino alla Traversata degli Dei. Come non entusiasmarsi di fronte a nomi così belli? Ce n'erano anche altri, è vero, decisamente meno accattivanti: Fessura Difficile, Punto di non Ritorno, Cengia e Fessura Friabile, senza dimenticare il Bivacco della Morte. Ma l'entusiasmo di Claudio aveva il sopravvento sul timore che questi ultimi nomi suscitavano in noi che, con lui, vivevamo la preparazione della salita, e la paura si rifugiava in un angolo nascosto in fondo al cuore.
Un giorno Claudio ha deciso di avvicinarsi a te, ma non era il momento giusto: eri molto imbronciato, avvolto da enormi nubi che nessuno sguardo poteva penetrare. Claudio ha rispettato il tuo malumore, è tornato a casa ed ha ripreso le sue letture, le sue osservazioni, la sua preparazione.
Poi il 19 settembre 2003 il giorno tanto atteso sembrava proprio arrivato: con Beppe, Claudio è partito da Brescia alla volta di Grindelwald. La sera un veloce contatto telefonico per informarci che tutto sembrava perfetto. Per noi è iniziata l'attesa, per lui è iniziato il cammino verso di te, in silenzio, consapevole dell'importante passo che stava per compiere. Uno dopo l'altro i tuoi passaggi sono stati superati in leggerezza, le mani di Claudio ti hanno sfiorato procurandoti sicuramente una piacevole sensazione. E' arrivato in vetta felice, sicuro che ormai poteva considerarti amico. Un veloce sms per tranquillizzarci, qualche ora nel buio della tua notte per ripensare alle stupende sensazioni che tu gli avevi regalato e poi la discesa ed il ritorno a Brescia con un arrivederci nel cuore. Ti sei sentito solo in quel momento? Forse solo più tardi ti sei reso conto di aver lasciato ripartire un grande amico. Avevi sentito dire che ti aveva definito "solare". Solare? Era la prima volta che tale aggettivo veniva usato per te, il famoso Orco! Ti ha fatto piacere, ammettilo, e forse da quel momento è toccato a te di aspettare pazientemente che lui, il tuo grande amico, ritornasse. La tua attesa è durata poco più di un anno. Il 15 gennaio 2005 Claudio è ripartito per Grindelwald. Dal trenino ti scrutava con un dolce sorriso, ancora una volta si è incamminato felice verso di te e stavolta non te lo sei lasciato sfuggire: devi aver pensato che un amico così bisogna tenerselo stretto.
Trattalo bene, per favore, da vero amico, come lui lo è stato con te.

Rita, la sua mamma


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Messaggioda simo il 4 CG » lun nov 29, 2010 16:41 pm

grazie per aver postato questo racconto
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Messaggioda lucasignorelli » lun nov 29, 2010 16:44 pm

nuvolarossa ha scritto: un moto di noia allorchè in vista del natale arriva l'ennesima strenna sulla montagna assassina per eccellenza.


Capisco il moto di noia, ma questo non è una libro su una "montagna assassina" che tutto sommato, vista fuori dal contesto dello stillicidio di tragedie non è poi particolarmente interessante. E'un libro sugli uomini, la società e la storia che sono state attorno all'Eiger in quegli anni. Per questo trovo che valga la pena leggerlo (altrimenti, che libro di storia sarebbe?)

Il bello di "Eiger" è che ci fa ritrovare la complessità dell'alpinismo - sopratutto di quegli anni - e tenta di far capire come l'alpinismo sia sempre figlio del tempo in cui viene praticato; una banalità a sentirla così, ma pur sempre vera.
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Messaggioda gug » ven dic 03, 2010 12:13 pm

lucasignorelli ha scritto:E' chiaro che il fulcro del tutto è nella tragedia Hinterstoisser e nelle grandi manovre attorno alla salita di Heckmair e soci (con tutto il contorno di sponsorizzazioni politiche). Sulla prima, penso che finalmente emerga tutta l'atrocità dela vicenda, ma anche come tutta la storia avrebbe potuto avere un finale ben diverso per un insieme di fattori tutto sommato non così evidenti (cosa che, sia detto, dal film recente non emerge). Devo dire che nell'insieme chi ne esce meglio sono le guide svizzere, che tutto sommato fecero miracoli per tentare di salvare Kurtz. Comunque è una parte che si legge veramente con il cuore in gola.



Ieri ho visto il film, davvero serrato e angosciante, ma lì le guide escono davvero male; sembrano poveri sprovveduti, paurosi e fanno errori di tale banalità da rendersi praticamente responsabili della morte beffarda di Kurtz.
Immaginavo però che non poteva essere andata così: com'è stata la realtà?
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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