da Buzz » mar nov 08, 2005 11:03 am
sono d'accordo
scrissi questo commento al libro (mi ero messo a far recensioni ai libri di montagna che ho letto, sul mio sito... ma poi ho lasciato perdere... )
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Dagli scritti di Bukreev emerge, implicitamente, la sua grandezza di alpinista, ma si stagliano con chiarezza anche le sue qualità di uomo.
La sua determinazione innanzitutto: la volontà feroce di autodisciplinarsi per raggiungere i propri obiettivi. Un tratto questo comune a tutti i grandi, ma che in Bukreev ho trovato con una intensità pari a quella che mi ha colpito nella biografia di Hermann Buhl.
La sua profonda onestà: la linearità e la coerenza nel tempo delle sue scelte infatti non potrebbero esistere senza dei valori morali "forti" anche se profondamenti "umani".
La valutazione dell'alpinista Bukreev non può essere disgiunta dalla conoscenza (minima) dell'uomo.
Nell'epoca post rocky, con la visione dell'atleta russo costruito a tavolino, superman geneticamente modificato privo di umanità, il capro espiatorio di alcuni media americani dopo la tragedia dell'Everest 96 era bello e pronto.
Questo libro, molto più di Everest 96 fa comprendere la logica di quella tragedia, proprio perchè parla di questa solo incidentalmente, mettendo in risalto l'uomo-alpinista Bukreev, le sue scelte, i suoi movimenti e la sua logica a 8000 metri.
Un buon libro.
Un giusto omaggio ad un grandissimo.
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