Un Posto in cielo di Anatolij Bukreev

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Un Posto in cielo di Anatolij Bukreev

Messaggioda pasasò » mar nov 08, 2005 10:58 am

Un bel libro sull'uomo che nell'atto alpinistico trova la conoscenza di se stesso, sulle sue motivazioni e l'elevazione dei propri limiti e il contesto storico in cui è inserito, nello specifico l'alpinismo russo post societico e l'imporsi della mentalità commerciale nella salita degli ottomila.
Il sottotitolo, a ragione, è Diario di un eroe inconsapevole, per me è un veramente bel libro di montagna.
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Messaggioda Buzz » mar nov 08, 2005 11:03 am

sono d'accordo

scrissi questo commento al libro (mi ero messo a far recensioni ai libri di montagna che ho letto, sul mio sito... ma poi ho lasciato perdere... )

:::.
Dagli scritti di Bukreev emerge, implicitamente, la sua grandezza di alpinista, ma si stagliano con chiarezza anche le sue qualità di uomo.
La sua determinazione innanzitutto: la volontà feroce di autodisciplinarsi per raggiungere i propri obiettivi. Un tratto questo comune a tutti i grandi, ma che in Bukreev ho trovato con una intensità pari a quella che mi ha colpito nella biografia di Hermann Buhl.
La sua profonda onestà: la linearità e la coerenza nel tempo delle sue scelte infatti non potrebbero esistere senza dei valori morali "forti" anche se profondamenti "umani".

La valutazione dell'alpinista Bukreev non può essere disgiunta dalla conoscenza (minima) dell'uomo.

Nell'epoca post rocky, con la visione dell'atleta russo costruito a tavolino, superman geneticamente modificato privo di umanità, il capro espiatorio di alcuni media americani dopo la tragedia dell'Everest 96 era bello e pronto.
Questo libro, molto più di Everest 96 fa comprendere la logica di quella tragedia, proprio perchè parla di questa solo incidentalmente, mettendo in risalto l'uomo-alpinista Bukreev, le sue scelte, i suoi movimenti e la sua logica a 8000 metri.
Un buon libro.
Un giusto omaggio ad un grandissimo.
:::
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Messaggioda Pierluigi Vesica » mar nov 08, 2005 11:13 am

Buzz ha scritto:sono d'accordo

scrissi questo commento al libro (mi ero messo a far recensioni ai libri di montagna che ho letto, sul mio sito... ma poi ho lasciato perdere... )

:::.
Dagli scritti di Bukreev emerge, implicitamente, la sua grandezza di alpinista, ma si stagliano con chiarezza anche le sue qualità di uomo.
La sua determinazione innanzitutto: la volontà feroce di autodisciplinarsi per raggiungere i propri obiettivi. Un tratto questo comune a tutti i grandi, ma che in Bukreev ho trovato con una intensità pari a quella che mi ha colpito nella biografia di Hermann Buhl.
La sua profonda onestà: la linearità e la coerenza nel tempo delle sue scelte infatti non potrebbero esistere senza dei valori morali "forti" anche se profondamenti "umani".

La valutazione dell'alpinista Bukreev non può essere disgiunta dalla conoscenza (minima) dell'uomo.

Nell'epoca post rocky, con la visione dell'atleta russo costruito a tavolino, superman geneticamente modificato privo di umanità, il capro espiatorio di alcuni media americani dopo la tragedia dell'Everest 96 era bello e pronto.
Questo libro, molto più di Everest 96 fa comprendere la logica di quella tragedia, proprio perchè parla di questa solo incidentalmente, mettendo in risalto l'uomo-alpinista Bukreev, le sue scelte, i suoi movimenti e la sua logica a 8000 metri.
Un buon libro.
Un giusto omaggio ad un grandissimo.
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Una prosa scarna e forse non accattivante, ma il suo è un atto teso alla documentazione nuda & cruda. Forse al di là dell'alpinismo certe sue disamine sull'ex URSS portano a riflettere in termini globali. Tutto questo perchè prescindendo dalle qualità del "più forte alpinista d'alta quota" emerge un uomo CUM PALLEM.
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Messaggioda Andreino » mar nov 08, 2005 12:05 pm

Ha colpito molto anche me.
Racconta di un mondo veramente a sè stante, da cui Anatolij ha saputo uscire senza mai rinnegarsi, né cambiare, dentro.
Anche il "prestarsi" al mondo delle spedizioni commerciali è stato giustificato e fatto scendendo a qualche compromesso, ma assolutamente mai sostanziale, senza venire meno ai propri ideali.

Un campione carico di modestia, un esempio che sarebbe utilissimo a tanti altri... per esempio, era il primo ad ammettere i suoi limiti tecnici.

E' vero, lo stile della narrazione non è accattivante o particolarmente efficace, ma i contenuti, quelli sì che lasciano il segno.

Consiglio a tutti la lettura.
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