
Mi meraviglia che ancora oggi, dopo svariati studi e ricerche, si tenda ad assimilare il racconto in forma di cronaca dell'ascensione al Mont Ventoux a "relazione" alpinistica.
Persino su un numero di qualche mese de "Lo Scarpone" se ne dava per acquisita la verità storica in un articolo di Vittorio Pacati che forse ricorderete

Anche se è innegabile il valore descrittivo della bella lettera in latino (lingua sempre molto accarezzata dall' "avignonese" e cosmopolita poeta) quale pregevole esempio di racconto naturalistico, lavorato e immaginato con tanta perizia da non creare imbarazzi di verismo, non si tratta come la maggior parte degli studiosi ormai conviene, di una testimonianza di salita a una ragguardevole cima provenzale, ma di un raffinatissimo scritto (in quel virtuosistico latino di cui Petrarca si serviva appunto per la sua prosa migliore

Semmai, ci sarebbe da discutere se oggi valga ancora la pena di scomodare certe "allegorie" per affiancare (sulle riviste di settore e nei discorsi) alpinismo e vicenda umana quando si è "in cerca" (detto da una che, nonostante l'alpinismo, continua a cercare

Variante - Oppure è magari più semplice, a condizione di sapere di star inoltrandosi in un sottobosco urticante, dissertare sull'autenticità, sull'importanza o meno di certe cronache e relazioni contemporanee...
Ciao, magari vi ho annoiato

