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Messaggioda Enzolino » mar mar 04, 2008 13:47 pm

Personalmente anche io non condivido l'etichetta di "egoista" che viene attribuita agli alpinisti.

Anzi, penso che sia egoismo pretendere che gli altri si comportino secondo le nostre aspettative.

Certo e' che anche gli alpinisti vivono in un mondo di relazioni.
La sfida, quindi, non e' quella di smettere di sognare e realizzare i propri sogni, ma fare in modo che questi si armonizzino alle esigenze degli altri.

Il tema della fuga e' complicato.

Io stesso, quand'ero piu' giovine, ero tentato di fuggire, per poi capire che l'avventura non e' altrove, ma nel nostro sguardo ... la natura non e' che un meraviglioso e speciale campo di gioco in cui viverla ... cosi' come il mondo delle relazioni ...

Fuggire dalle relazioni per immergersi nella natura non e' che un modo di fuggire da una parte di noi stessi ...
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Messaggioda piki » mar mar 04, 2008 13:49 pm

Come è bello che sia, ognuno ha il suo sentire e penso che le sfumature siano infinite.
Non era certamente mia intenzione banalizzare il problema.

Anche io ho vissuto sulla mia pelle esperienze brutte, che potevano risultare drammatiche? e sono stata testimone di altre?

Accanto alla difficoltà di conciliare i diversi aspetti della vita, sta certamente quella di unire ed ?incastrare? in maniera armoniosa i frammenti del personale puzzle emotivo e passionale.

Certamente c?è una componente di pericolosità nell?alpinismo, come è vero che l?imponderabile è sopra di noi ma, aggiungerei, lo è in molteplici circostanze e altrettanti aspetti della vita. Senza stare a fare, adesso, esempi o ?gradazioni? che mi sembrerebbero inopportune.
E fa parte del gioco, vero, ma io credo che ognuno di noi possa, almeno in una certa misura, decidere le ?regole di questo gioco? e modificarle, con gli anni, adattandole al mutare della propria sensibilità ed esperienza di vita.
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Messaggioda Drugo Lebowsky » mar mar 04, 2008 13:53 pm

alberto60 ha scritto:L'alpinismo è una attività pericolosa, lo dico perchè l'ho vissuto sulla mia pelle e sui miei affetti.

.... Però so che potrei fare soffrire molte persone, che magari contano su di me. l'imponderabile è sopra di noi , fa parte del gioco.

Quindi un pò egoista, individualista, lo sono .


verissimo.

ma tornando al film (peraltro un buon lavoro come film in se) a me la storia, la trama (non avevo letto e non leggerò el siòr krakauer) mi ha innervosito e mi veniva voglia di uscire a metà proiezione.

io non sono riuscito ad astrarmi, a non immedesimarmi nel fiòl (ed in ciò un bravo al sean penn!) e trovarmi diffronte alla successione di esperienze del ragazzo mi ha fatto girare le balle.
'sto fiol... vabbè l'oltranzismo, l'essere duro&puro, l'idealismo sopra a tutto... tutte peculiarità legate alla giovin età (e beato chi ce l'ha)... ma ... sacramento! ... 'sto qua el xe un MONA!
c***o! l'approccio donchiscottesco è degno di stima... ma fino ad un certo punto!
sto qua ha avuto un approccio alla natura degno di un boyscout nell'accezione più retriva del termine!

se da giovane avessi un approccio tale alla natura, alla pesca ed alla montagna... adesso non sarei qua a sparare minchiate.
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Messaggioda gug » mar mar 04, 2008 14:41 pm

Io la penso come il Drugo: non penso che il ragazzo sia stato egoista, del resto aveva una famiglia da cui si poteva solo fuggire, penso che sia stato un sempliciotto e mi meraviglio che Sean Penn abbia speso 10 anni a portare sullo schermo la storia di un sempliciotto. Ancora di più mi meraviglio che questa storia faccia parlare di un "film che cambia la vita".
Il tema della fuga dalla società è stato portato in maniera impeccabile sullo schermo nei due film che avevo citato, Balla coi Lupi e Corvo Rosso, ma quelle non erano storie di sempliciotti.
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secondo me...

Messaggioda nikibo » mar mar 04, 2008 15:03 pm

E' vero che andare per monti implica un certo rischio, ma non credo che si possa parlare di egoismo, secondo me si tratta solo di fare cio' che ci piace, perchè ci appaga e ci fà stare bene. Non mi sembra giusto rinunciare a fare ciò che desidero, fermo restando che ci tengo a non farmi male e alla massima sicurezza, altrimenti dovrei smettere di girare in auto, moto, bere, fumare, lavorare (mica contemporaneamente eh) ecc. i pericoli ormai sono ovunque, non credo che allora io sia egoista perchè vado in moto, fumo, ecc.
Forse non ho ben capito cosa sia l'egoismo, ma se dovessi vivere in funzione dei desideri e delle opinioni degli altri allora non sarebbe la MIA vita, e poi se rinunciassi a tutte le mie passioni allora sarei certamente una persona peggiore.
Il protagonosta della storia non credo fosse uno sprovveduto, sapeva che avrebbe potuto non tornare indietro, ma ha inseguito i propri sogni.
Come il tizio austriaco (23 anni) che si è fatto il pesce slegato, sa bene che quando scala così rischia la vita, ma lo fa per pura soddisfazione personale, per realizzare i propri sogni, uno con una tale convinzione come potrebbe vivere e relazionarsi agli altri serenamente rinunciando a fare ciò che lo appaga, è un caso estremo ma non mi sento di dargli dell'egoista. Ciao!
Uèla!
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Messaggioda alberto60 » mar mar 04, 2008 16:46 pm

Fare ciò che piace perchè ci appaga...

Infatti... io non rinuncio al mio sano egoismo e faccio quello che mi piace.

Anche perchè se mi comportassi diversamente non sarei io.

Però questo non mi impedisce di riconoscere che fare questa attività toglie molto agli altri , amici, parenti, genitori, moglie. Insomma credo di essere realista e cerco di essere attento cercando di percepire i pericoli che sono insiti nell'ambiente selvaggio, però ripeto c'è sempre qualcosa più grosso di noi .

Tornado a quel ragazzo, era una persona tormentata che cercava qualcosa che neanche lui sapeva cosa e a ragione il Drugo era un povero Mona .Quando si e trovato davanti il fiume in pena ha cercato ugualmente di attraversarlo rischiando di caderci dentro eppure era evidente che la corrente era troppo forte, ect. ect.
Insomma non si può fare un confronto con chi fa la solitaria al Pesce, perchè chi decide di fare una cosa del genere , lo fa con coscenza e si prepara . Poi tutto può succedere però sa di avere un margine.
Il ragazzo invece, era proprio estraneo a quell'ambiente che giorno dopo giorno, la sopraffatto.

Quella natura primordiale che lui andava cercando era diventata ai suoi occhi ostile facendolo sentire solo e spaventato.
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Messaggioda alberto60 » mar mar 04, 2008 17:09 pm

Fare ciò che piace perchè ci appaga...

Infatti... io non rinuncio al mio sano egoismo e faccio quello che mi piace.

Anche perchè se mi comportassi diversamente non sarei io.

Però questo non mi impedisce di riconoscere che fare questa attività toglie molto agli altri , amici, parenti, genitori, moglie. Insomma credo di essere realista e cerco di essere attento cercando di percepire i pericoli che sono insiti nell'ambiente selvaggio, però ripeto c'è sempre qualcosa più grosso di noi .

Tornado a quel ragazzo, era una persona tormentata che cercava qualcosa che neanche lui sapeva cosa e a ragione il Drugo era un povero Mona .Quando si e trovato davanti il fiume in pena ha cercato ugualmente di attraversarlo rischiando di caderci dentro eppure era evidente che la corrente era troppo forte, ect. ect.
Insomma non si può fare un confronto con chi fa la solitaria al Pesce, perchè chi decide di fare una cosa del genere , lo fa con coscenza e si prepara . Poi tutto può succedere però sa di avere un margine.
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Messaggioda alberto60 » mar mar 04, 2008 17:09 pm

Fare ciò che piace perchè ci appaga...

Infatti... io non rinuncio al mio sano egoismo e faccio quello che mi piace.

Anche perchè se mi comportassi diversamente non sarei io.

Però questo non mi impedisce di riconoscere che fare questa attività toglie molto agli altri , amici, parenti, genitori, moglie. Insomma credo di essere realista e cerco di essere attento cercando di percepire i pericoli che sono insiti nell'ambiente selvaggio, però ripeto c'è sempre qualcosa più grosso di noi .

Tornado a quel ragazzo, era una persona tormentata che cercava qualcosa che neanche lui sapeva cosa e a ragione il Drugo era un povero Mona .Quando si e trovato davanti il fiume in pena ha cercato ugualmente di attraversarlo rischiando di caderci dentro eppure era evidente che la corrente era troppo forte, ect. ect.
Insomma non si può fare un confronto con chi fa la solitaria al Pesce, perchè chi decide di fare una cosa del genere , lo fa con coscenza e si prepara . Poi tutto può succedere però sa di avere un margine.
Il ragazzo invece, era proprio estraneo a quell'ambiente che giorno dopo giorno, la sopraffatto.

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Messaggioda gug » mer mar 05, 2008 10:24 am

Alberto, mi sembra che il paragone fra l'egoismo dell'alpinista e l'egoismo del ragazzo della vicenda (che aveva 23 anni e non 17) non regga.
L'egoismo di un alpinista come noi, normalmente si limita a togliere qualche giornata al mese ai rapporti familiari e sociali, la vicenda di questo ragazzo lo ha portato a far perdere le proprie tracce, ben prima di rimetterci le penne, ai genitori, che però erano patologici per come vengono mostrati nel film, ma anche alla sorella e ad eventuali amici.
Siamo su due pianeti diversi e quindi i paragoni sono poco significativi.

La pericolosità dell'alpinismo ha diverse sfumature e, come ho detto tante volte, quello che faccio io come tanti altri non è neanche lontanamente paragonabile a un alpinismo esplorativo o di punta, che forse è l'unico che potrebbe essere paragonato alla scelta di andare da soli in Alaska d'inverno. Probabilmente l'alpinismo che pratichi tu, dato che hai sicuramente un livello e un'esperienza maggiore, si può avvicinare, ma io andando a fare classiche come la Costantini-Apollonio o la Taldo-Nusdeo (giusto per citare i miei obiettivi delle ultime due stagioni) non ho mai pensato di fare un'attività "ad alto rischio" come quelle che ha intrapreso il ragazzo.
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Messaggioda alberto60 » mer mar 05, 2008 11:12 am

gug ha scritto:Alberto, mi sembra che il paragone fra l'egoismo dell'alpinista e l'egoismo del ragazzo della vicenda (che aveva 23 anni e non 17) non regga.
L'egoismo di un alpinista come noi, normalmente si limita a togliere qualche giornata al mese ai rapporti familiari e sociali, la vicenda di questo ragazzo lo ha portato a far perdere le proprie tracce, ben prima di rimetterci le penne, ai genitori, che però erano patologici per come vengono mostrati nel film, ma anche alla sorella e ad eventuali amici.
Siamo su due pianeti diversi e quindi i paragoni sono poco significativi.

La pericolosità dell'alpinismo ha diverse sfumature e, come ho detto tante volte, quello che faccio io come tanti altri non è neanche lontanamente paragonabile a un alpinismo esplorativo o di punta, che forse è l'unico che potrebbe essere paragonato alla scelta di andare da soli in Alaska d'inverno. Probabilmente l'alpinismo che pratichi tu, dato che hai sicuramente un livello e un'esperienza maggiore, si può avvicinare, ma io andando a fare classiche come la Costantini-Apollonio o la Taldo-Nusdeo (giusto per citare i miei obiettivi delle ultime due stagioni) non ho mai pensato di fare un'attività "ad alto rischio" come quelle che ha intrapreso il ragazzo.




Forse mi sono spiegato male.

La scelta del ragazzo non è egoismo direi più una scelta dettata da problemi di rapporto con la propria famiglia ma anche condizionata da una grossa dose di ingenuità che l'ha portato a fare delle scelte sbagliate con risultati tragici.
Non credo proprio che avesse la misura di cosa lo aspettava, di cosa fosse l'Alaska e la percezione di quali fossero i pericoli.

Riguardo alla pericolosità dell'alpinismo è chiaro che quello di punta , quello estremo è un'altro modo. Però ognuno di noi ha dei limiti e quello che per te è facile per me può essere molto impegnativo e anche molto pericoloso.
Ho fatto la Costantini Apollonio nel 1979 avevo 19 anni prima via in Dolomiti e ti garantisco che per me è stata una bella e sudata avventura.

L'avventura come diceva G.C. Grassi spesso è dietro l'angolo di casa.
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Messaggioda Gibolla » gio mar 06, 2008 8:57 am

Tanto di cappello a Mr. Penn. Gran bel film, da NON perdere.

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Messaggioda gug » gio mar 06, 2008 9:36 am

alberto60 ha scritto:Ho fatto la Costantini Apollonio nel 1979 avevo 19 anni prima via in Dolomiti e ti garantisco che per me è stata una bella e sudata avventura.


Però non possiamo fare i superman e atteggiarci a uomini avezzi ai rischi, facendo questo tipo di grandi classiche nelle quali il rischio è davvero ridotto ed è più quello di non passare se non si è all'altezza.
Certo, quando sento i racconti non dico dei top, ma ad esempio di Roberto e delle sue solitarie, allora si che quella è un'attività rischiosa, ma la via classica in montagna la Domenica d'estate, che è l'attività che faccio io e la maggior parte degli appassionati, è completamente un'altra cosa: è rischiosa quanto lo è prendere l'autostrada per tornare a casa la sera. Ma questa è un'altra discussione e magari un altro topic. :wink:
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Messaggioda Max Z. » sab mar 08, 2008 14:26 pm

Piki son d'accordo assolutamente con quello che dici sul fatto di fare alpinismo e anzi condivido credo in buona parte le tue esperienze con famiglia/amici, la mia intenzione non era certo di dire che tutti quelli che fanno alpinismo sono egoisti. E' che qualcuno ha affermato che il film non gli è piaciuto perchè il ragazzo era troppo egoista, critica a mio parere poco sensata, qualcun'altro perchè è troppo ingenuo nel suo modo di agire, insomma quelli che criticano il film è in fin dei conti perchè non gli è piaciuta la storia. Questo secondo me non è importante.
Perchè una storia è una storia, e quando si tratta di una storia vera la qualità dipende da come è raccontata. Secondo me, e a quanto leggo secondo molti di quelli a cui non è piaciuto il film, la storia è raccontata bene.
Se non inteessa la storia allora meglio non andare a vedere il film e basta.
Può piacere di più Braveheart, dove un super figo fa la rivoluzione e batte un esercito più forte finchè con inganno e meschinità viene catturato e mentre lo torturano e ammazzano gridà "libertà!" Ma questa non è storia, è fiction. Non che non mi sia piaciuto il film, ma non mi ha raccontato niente di nuovo rispetto a centinaia di altri.
Di eroi è pieno il cinema. Ma è povera la storia.
Di storie di una certa "intensità" e ben raccontate secondo me un po' meno.
Vabbè mi sto dilungando, è solo per dire che a me piace di più guardare la storia degli "anti-eroi", di quelli che sbagliano, di quelli "reali", ancora di più se nella storia esiste davvero un percorso che porta a qualcosa, forse a riconoscere tramite un'esperienza vera qualcosa che il resto della gente non ha neanche provato a comprendere, e anche se dice "è ovvio che sia così", si ritrova a viverlo passivamente e come una fede a causa del limite che ha posto, di propria volontà, all'esperienza.


PS: Per matto: gli animali non li trova in inverno, li trova in primavera, se parli dell'orso. gli altri credo che non sia tanto difficile vederli in inverno.
PPS: ripeto, gli oscar sono andati a No country for old men, americanata su come si può mostrare un sacco di violenza oggi al cinema ed essere cool.
Ultima modifica di Max Z. il lun mar 10, 2008 19:40 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda pf » mar mar 11, 2008 11:50 am

Ciao Max.
Non ho ancora visto Into the wild, ho letto il ( mediocre) libro da cui è stato tratto. Sono un grande estimatore di Sean Penn e quindi sono certo che il film non mi deluderà, anzi.
Sarà molto difficile, però, che sia un film superiore a "non è un paese per vecchi" ( che è tratto da un libro capolavoro), perchè i Coen, pur non potendo arrivare all'inarrivabile libro, sono comunque riusciti ( prendendo pari pari i dialoghi del libro, solo accorciandoli) a dare molte delle tante chiavi di lettura del film ( per esempio: il colloquio Chigurh-Wells, confessione al prete del male. Pur essendo molto più corto del dialogo del libro, rimane una pagina memorabile. E la frase "se le tue regole ti hanno portato fino a qui, a cosa valgono le tue regole", sarebbe da mettere in molti posti della società, non solo in un carcere o davanti a una fucile).
Non è un paese per vecchi è un film contro la violenza e, nello stesso tempo, un'analisi della società e degli uomini di incredibile profondità ( grazie, mi ripeto, a Mc Carthy, autore del libro). Storie dentro una storia.
Purtroppo, di capolavori del genere ce n'è davvero pochi, nel cinema ( ricordo un paio di film di Eastwood allo stesso livello ).
Fabio

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Messaggioda Max Z. » mar mar 11, 2008 23:29 pm

pf ha scritto:Ciao Max.
Non ho ancora visto Into the wild, ho letto il ( mediocre) libro da cui è stato tratto. Sono un grande estimatore di Sean Penn e quindi sono certo che il film non mi deluderà, anzi.
Sarà molto difficile, però, che sia un film superiore a "non è un paese per vecchi" ( che è tratto da un libro capolavoro), perchè i Coen, pur non potendo arrivare all'inarrivabile libro, sono comunque riusciti ( prendendo pari pari i dialoghi del libro, solo accorciandoli) a dare molte delle tante chiavi di lettura del film ( per esempio: il colloquio Chigurh-Wells, confessione al prete del male. Pur essendo molto più corto del dialogo del libro, rimane una pagina memorabile. E la frase "se le tue regole ti hanno portato fino a qui, a cosa valgono le tue regole", sarebbe da mettere in molti posti della società, non solo in un carcere o davanti a una fucile).
Non è un paese per vecchi è un film contro la violenza e, nello stesso tempo, un'analisi della società e degli uomini di incredibile profondità ( grazie, mi ripeto, a Mc Carthy, autore del libro). Storie dentro una storia.
Purtroppo, di capolavori del genere ce n'è davvero pochi, nel cinema ( ricordo un paio di film di Eastwood allo stesso livello ).


ciao Fabio,
mi dispiace non ho letto il libro, ma proprio a me il film non è riuscito a trasmettere questo messaggio, anzi non mi ha proprio trasmesso granchè. Forse se avessi letto il libro sarebbe stato diverso... trovo che il film sia assolutamente ben girato (ho già visto altro dei fratelli Cohen, e mi è piaciuto) e che gli attori siano molto bravi. Ciononostante, a me il film, anche se mi ha almeno in parte pure divertito, non mi ha trasmesso niente.
La confessione al prete del male, non è un tema a mio parere così nuovo, e questo tipo di visione della società, mi sembra (parere personale, per carità) piuttosto "alla moda" nel cinema americano degli ultimi tempi.
In più, permettimi, il ruolo di Javier Bardem nel film è troppo "psichiatrico" per trasmettere alcunchè. L'intenzione è buona, ma non mi rappresenta il male, mi reppresenta un pazzo. Un qualcuno talmente distaccato dal resto del mondo e della società da non interagirne minimamente, ed è il suo oscar che contesto di più. Una parte per di più molto poco espressiva e non così difficile da interpretare in questo modo da un buon attore. Lo stesso Bardem ha interpretato ruoli ben più difficili (Mar Adentro per esempio...).
Detto questo, alla fine ritengo che i gusti per i film siano un po' come per le vie d'arrampicata: dipendono in parte dalla giornata, dalla predisposizione, e dalla ricettività del momento. :wink:
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Messaggioda pf » mer mar 12, 2008 10:08 am

Ciao Max.

Beh, certamente aver letto il libro mi ha aiutato ( che poi, l'ho letto tre volte. I libri di Mc Carthy li ho letti da due a 4 volte).
I Coen non hanno messo delle frasi chiave che sono nella prima pagina del romanzo, e che avrebbero aiutato a capire perchè Chigurh decide di farsi arrestare, all'inizio, e il suo ruolo. E' vero, non è un simbolo nuovo, ma Mc Carthy lo fa muovere in maniera completamente nuova ( lui aveva inventato il giudice Holden in Meridiano di sangue...), e soprattutto verso il finale le allegorie sono veramente capolavoro ( l'incontro con i due ragazzini, la sua uscita di scena, purtroppo meno ricca che non nel romanzo, e così via). Perfino i mezzi che usa ( la pistola ad aria compressa, grottesca e incredibile invenzione di Mc Carthy. E l'ennesima allegoria con l'uccisione dei vitelli...pazzesca).

Tieni conto che i Coen, rispetto al romanzo, hanno eliminato un personaggio chiave ( una ragazzina ) e soprattutto tagliato i dialoghi e ridotto molto i pensieri dello sceriffo, alcuni dei quali capisaldi del romanzo. D'altronde, fare un film su un libro di Mc Carthy è veramente un'impresa, ci sono storie nelle storie, chissà i mal di testa che hanno avuto, per cercare di rendere bene le parabole, i simboli, le allegorie.

Comunque su una cosa sono d'accordo con te. Il fatto che Chigurh sembri pazzo Nel romanzo gli altri lo definiscono psicopatico, tranne lo sceriffo. L'unico a capire che non è per niente pazzo. Questo nel film bisogna interpretarlo, mentre nel romanzo è esplicitato nella prima pagina. Troppo comodo, fa capire Mc Carthy, relegare al mondo dei pazzi cosa sta ammorbando il mondo. Chigurh è sanissimo, è semplicemente un passo oltre i vari trafficanti, affaristi, banchieri, etc. Rispetta e in qualche modo teme lo sceriffo, non per la sua forza ( lo potrebbe eliminare senza problemi), ma per la sua moralità, e il modo in cui si muove nel mondo. Chigurh si muove per casualità ( le monete...) ad un livello superiore ( per ora) al male del mondo, mentre lo sceriffo segue, da sempre, un percorso. Un percorso ben chiaro nel suo sogno, sempre più difficile nella realtà ( e poi mi sono svegliato...che poi, perchè cacchio hanno tolto la e, nel film. Uff)
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Messaggioda piki » mer mar 12, 2008 11:18 am

E io sono d'accordo con te Max! :wink:
Forse il tema raccontato ha portato a un po' di confusione proprio perché ha appassionato molto..
La storia è quella che è (così come la conosciamo per la ricostruzione di Krakauer e poi la trasposizione di Penn).
Certamente la si può commentare, ognuno di noi attingendo alla propria esperienza.
Altra cosa è "lanciarsi" in una critica specifica del film - regia , recitazione, sceneggiatura, fotografia..
Fermo restando che ci sono gli addetti ai lavori (e che io non sono fra questi :wink:) , a me non è dispiaciuta la regia, anche se qualche appunto da fare lo avrei, né la recitazione. La sceneggiatura, invece, secondo me lascia un po' a desiderare nella cura dei dialoghi, spesso poco articolati, con brevi frasi a effetto, nello stile hollywoodiano che a me piace meno...
Dalla fotografia mi aspettavo di più (ho immaginato panorami più vasti e grandiosi leggendo il libro anni fa, libro che, peraltro, non mi ha convinto più di tanto...).

E' vero, sono belle le storie "reali", di persone che pensano, cercano , sbagliano , percorrono una via, "assaporando" ogni istante del presente, senza aspettare di " viverlo" quand'è passato...

C'è un super figo in Braveheart??? :roll:
Non ricordo chi è, ma allora forse vale la pena vederlo... :wink:
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Messaggioda Max Z. » gio mar 13, 2008 21:01 pm

pf ha scritto:Ciao Max.

Beh, certamente aver letto il libro mi ha aiutato ( che poi, l'ho letto tre volte. I libri di Mc Carthy li ho letti da due a 4 volte).
I Coen non hanno messo delle frasi chiave che sono nella prima pagina del romanzo, e che avrebbero aiutato a capire perchè Chigurh decide di farsi arrestare, all'inizio, e il suo ruolo. E' vero, non è un simbolo nuovo, ma Mc Carthy lo fa muovere in maniera completamente nuova ( lui aveva inventato il giudice Holden in Meridiano di sangue...), e soprattutto verso il finale le allegorie sono veramente capolavoro ( l'incontro con i due ragazzini, la sua uscita di scena, purtroppo meno ricca che non nel romanzo, e così via). Perfino i mezzi che usa ( la pistola ad aria compressa, grottesca e incredibile invenzione di Mc Carthy. E l'ennesima allegoria con l'uccisione dei vitelli...pazzesca).

Tieni conto che i Coen, rispetto al romanzo, hanno eliminato un personaggio chiave ( una ragazzina ) e soprattutto tagliato i dialoghi e ridotto molto i pensieri dello sceriffo, alcuni dei quali capisaldi del romanzo. D'altronde, fare un film su un libro di Mc Carthy è veramente un'impresa, ci sono storie nelle storie, chissà i mal di testa che hanno avuto, per cercare di rendere bene le parabole, i simboli, le allegorie.

Comunque su una cosa sono d'accordo con te. Il fatto che Chigurh sembri pazzo Nel romanzo gli altri lo definiscono psicopatico, tranne lo sceriffo. L'unico a capire che non è per niente pazzo. Questo nel film bisogna interpretarlo, mentre nel romanzo è esplicitato nella prima pagina. Troppo comodo, fa capire Mc Carthy, relegare al mondo dei pazzi cosa sta ammorbando il mondo. Chigurh è sanissimo, è semplicemente un passo oltre i vari trafficanti, affaristi, banchieri, etc. Rispetta e in qualche modo teme lo sceriffo, non per la sua forza ( lo potrebbe eliminare senza problemi), ma per la sua moralità, e il modo in cui si muove nel mondo. Chigurh si muove per casualità ( le monete...) ad un livello superiore ( per ora) al male del mondo, mentre lo sceriffo segue, da sempre, un percorso. Un percorso ben chiaro nel suo sogno, sempre più difficile nella realtà ( e poi mi sono svegliato...che poi, perchè cacchio hanno tolto la e, nel film. Uff)


Ma allora in fin dei conti sei almeno in parte d'accordo con me sul fatto che il film non è poi sto capolavoro...
In effetti una delle cose che non si riesce a capire (almeno io) dal film è da dove esce Chigurh, cioè sembra semplicemente un pazzo che un giorno evade e comincia ad ammazzare tutto quello che si trova tra lui e una valigia di soldi. A questo punto mi hai messo curiosità, mi sa che andrò a cercarmi ili libro. :wink:
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Messaggioda Max Z. » gio mar 13, 2008 21:14 pm

piki ha scritto:E io sono d'accordo con te Max! :wink:


:smt023


....Altra cosa è "lanciarsi" in una critica specifica del film - regia , recitazione, sceneggiatura, fotografia..
Fermo restando che ci sono gli addetti ai lavori (e che io non sono fra questi :wink:)

Neanch'io, per carità! In più è una categoria che ho sempre trovato poco simpatica, spesso schiavi di un noioso intellettualismo che sa di finto....


C'è un super figo in Braveheart??? :roll:
Non ricordo chi è, ma allora forse vale la pena vederlo... :wink: :?

Ma lascia perdere, m'han detto che nun fa manco er 6b lavorato quello...
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Max Z.
 
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into the wild

Messaggioda gobbim » dom mar 16, 2008 15:02 pm

Personalmente in nessuno dei commenti letti mi ritrovo.
Non mi hanno impressionato i magnifici ambienti, non mi ha impressionato la storia (tra l'altro già inventata da Keruak 30 anni fà) ma una cosa molto più importante: la morale del film e cioè una cosa che si riassume nella parola PERDONO.

Nel suo incontro con il vecchietto in cima alla montagna, il vecchietto dice una frase: IL PERDONO E' AMORE e ttutte le volte che farai un gesto d'amore il cielo ti illuminerà. In quel momento si squarcia il cielo, il sole li bacia in volto e loro si mettono a ridere.

Fine del film. Sdraiato nel delirio della morte, abbraccia i suoi genitori, e la sua voce dice: Chissà se anche voi vedete quello che vedo io. (La parola perdono non viene più nominata) MA: lui alza gli occhi fuori dal finestrino e nei suoi ultimi istanti un immenso raggio di sole lo illumina.

Aveva chiesto perdono ai suoi genitori per non averli compresi ed essere fuggito anche da loro, ma sperava anche nel loro perdono verso di lui.
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