342 SULLE GRANDES JORASSES -René Desmaison-

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342 SULLE GRANDES JORASSES -René Desmaison-

Messaggioda pasasò » lun nov 14, 2005 12:28 pm

Vi segnalo questo libro non per la narrazione, nella prima parte a mio avviso troppo descrittiva dell'itinerario, ma per la concezione alpinistica e l'impresa umana veramente eccezionali vissuta sulla nord delle Grandes Jorasses nell'inverno del '71.
Interessante l'interrogativo sulle motivazioni con cui si chiude il libro, e che sinceramente assilla già il lettore nelle pagine precedenti in cui Desmaison racconta, quasi si trovasse su una calda paretina esposta a sud, di bivacchi a -25° e progressioni allucinanti alla ricerca della via di uscita diretta alla parete.
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Messaggioda pasasò » lun nov 14, 2005 12:29 pm

sorry, il titolo corretto è "342 ore sulle Grandes Jorasses".
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Messaggioda Zio Vare » lun nov 14, 2005 12:32 pm

Uno dei primi libri di montagna che ho letto, prestato da mio zio insieme ad alcuni altri di Messner. Ai tempi mi aveva impressionato molto.
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Re: 342 SULLE GRANDES JORASSES -René Desmaison-

Messaggioda Buzz » lun nov 14, 2005 12:35 pm

pasasò ha scritto:Vi segnalo questo libro non per la narrazione, nella prima parte a mio avviso troppo descrittiva dell'itinerario, ma per la concezione alpinistica e l'impresa umana veramente eccezionali vissuta sulla nord delle Grandes Jorasses nell'inverno del '71.
Interessante l'interrogativo sulle motivazioni con cui si chiude il libro, e che sinceramente assilla già il lettore nelle pagine precedenti in cui Desmaison racconta, quasi si trovasse su una calda paretina esposta a sud, di bivacchi a -25° e progressioni allucinanti alla ricerca della via di uscita diretta alla parete.


non si può non aver letto questo libro!!!
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Messaggioda Montre » lun nov 14, 2005 12:41 pm

l'ho letto 3 mesi fa, e devo dire che prima conoscevo ben poco il personaggio, mi si è svelato un mito!

grande! anche percè se l'è sempre cavata.
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Messaggioda pasasò » lun nov 14, 2005 13:09 pm

Con le debite cautele lo si potrebbe mettere in parallelo con "Freney 1961"... imprese ardite che terminano in tragedie, evidente dominio della montagna sulle ambizioni umane, sofferenza che sconfina nel delirio e nella morte e direi anche circuito dei soccorsi non sempre ottimale*.
Cmq che Pelo ritornare in parete e ritentare l'impresa...

*= dalla lettura e dalle mie deboli conoscneze in merito non ho ben inquadrato la figura di Maurice Herzog, sapreste darmi un paio di linee fondamentali?

Merci
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Messaggioda lucasignorelli » mer nov 16, 2005 9:12 am

pasasò ha scritto:Con le debite cautele lo si potrebbe mettere in parallelo con "Freney 1961"... imprese ardite che terminano in tragedie, evidente dominio della montagna sulle ambizioni umane, sofferenza che sconfina nel delirio e nella morte e direi anche circuito dei soccorsi non sempre ottimale*.
Cmq che Pelo ritornare in parete e ritentare l'impresa...

*= dalla lettura e dalle mie deboli conoscneze in merito non ho ben inquadrato la figura di Maurice Herzog, sapreste darmi un paio di linee fondamentali?

Merci


Il parallelo fra "Freney 1961" e "342 ore" non è molto calzante. Si tratta, è vero, di due tragedie che ebbero nelle rispettive epoche molta risonanza, e coinvolsero nomi alpinistici famosi, ma le somiglianze finiscono qui. Il disastro del Freney fu veramente il tipico caso di "Natura 1 - Uomo 0" - al di là dei soliti se e ma, è difficile pensare che, viste le premesse (parete remota e difficile, condizioni meteo totalmente fuori stagione, etc) le cose potessero andare diversamente. E se anche i soccorsi non furono forse gestiti al massimo delle possibilità, è difficile credere che si sarebbe potuto fare qualcosa di risolutivo, visto il meteo e i mezzi di soccorso dell'epoca.

La tragedia del 1971 fu tutta un'altra cosa. Prima di tutto fu immensamente più mediatizzata, con collegamenti televisivi quasi dalle pendici della montagna, telecronache di giornalisti famosi, edizioni straordinarie dei giornali, etc. La polemica che ne seguì tenne banco sui media per quasi un'anno, e certamente cambiò moltissimo il modo con cui venivano percepiti alpinismo e soccorso alpino (di certo cambiò il soccorso alpino francese, che fu discretamente riorganizzato nel 1972)

Inoltre, le cause della tragedia del 1971 sono per la maggior parte da ascrivere agli errori umani, e assai meno alla montagna. In condizioni normali (cioè, se Gousseault fosse stato fisicamente in grado di reggere allo sforzo della salita), sicuramente lui e Desmaison sarebbero usciti in vetta come da copione. Non c'è dubbio che Desmaison avesse in un qualche modo sottovalutato l'impegno di quella via (la cordata francese che fece la terza ripetizione nel 2000 defini la via "extraterrestre"), ma dopo tutto, arrivò a 80 metri dall'uscita, e negli ultimi 200 dovette letteralmente issare Gousseault!

Il problema fu che le tre parti in causa (Desmaison, sua moglie Simone e il soccorso alpino) innescarono un circolo vizioso di cattiva informazione, ripicche, tentennamenti e decisioni sbagliate che Serge finì per pagare con la vita. Certamente c'è moltissimo in quella storia che ancora oggi è assai poco chiaro - anzi, decisamente controverso.

Il libro è stupendo, uno dei più grandi resoconti di un dramma alpinistico mai scritti. Peccato che Vivalda, nella sua infinita "saggezza", non abbia deciso di fare una traduzione completa della nuova edizione francese (che ha molte correzioni e aggiunte), ed invece si sia limitata a fare una specie di versione "Reader's Digest" al fondo di "La Montagna a Mani Nude". Se sapete il francese, cercate di leggere il libro in lingua originale, ne vale la pena!

Quanto a Maurice Herzog - era/è un'alpinista e guida di Chamonix che divenne famoso come capo della spedizione francese sull'Annapurna, che salì per primo insieme a Louis Lachenal nel 1950. Non è mai stato un grandissimo alpinista, e il suo ruolo nella spedizione era un po' quello di "ufficiale di collegamento" fra il CAF e il governo (che sponsorizzavano) e gli alpinisti. A differenza di un Ardito Desio però era sempre in prima linea in montagna, ed in effetti (come Lachenal) pagò la salita con congelamenti ed amputazioni, che misero fine alla sua carriera alpinistica. Si riciclò con successo come politico, diventano prima sindaco di Chamonix (un ruolo che tenne per molti anni) e poi come ministro dello Sport per il governo gollista. In entrambi i ruoli fu assai chiacchierato - è certamente il tipico politico savoiardo, con "le mani in pasta" e con la tendenza ad una gestione un po' personalistica della cosa pubblica (per altro, a Chamonix è ricordato come un ottimo sindaco!). La (pessima) gestione dell'affare Desmaison-Gousseault è stato il suo momento più nero, ma ultimamente è finito di nuovo sotto i riflettori per un libro sulla spedizione dell'Annapurna scritto dall'americano David Roberts, che lo accusa di una serie di manipolazioni, etc (ma devo dire che molto di quello che ho letto nel libro è palesemente falso o distorto, per cui non saprei dire quanto sia valido come documento storico).
Ultima modifica di lucasignorelli il mer nov 16, 2005 14:59 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda pasasò » mer nov 16, 2005 10:10 am

grazie LucaSignorelli per la risposta.
Ciao
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