Visto che non si riusciva a scucire un'opinione da nessuno di "serio", mi sono deciso e ho investito parte dei punti-sconto di Feltrinelli e l'ho comprato.
Visto che io non sono uno "serio", la mia opinione è inficiata dalla mia pipponaggine.
Diciamo che confrontando quello che sapevo già con quanto descritto, direi che il libro non è fatto male.
Ho però riscontrato delle "anomalie" che forse potevano essere curate ed eliminate facendolo leggere a qualche alpinista italiano.
1) c'è qualche svarione di traduzione: p.es. in alcuni passaggi del capitolo dedicato all'orientamento (che viene chiamato "Navigazione"...mah, forse pensavano di stare su una barca o in aereo) il traduttore ha...perso la bussola! Credo che il paragrafo su questo prezioso strumento sia stato tradotto sotto effetto di stupefacenti: non si spiegherebbe in altro modo infatti come mai passando da una riga all'altro il termine "compass" (bussola) viene tradotto a volte come "bussola" e a volte come "compasso"!!! Per chi non sa manco una parola di inglese, risulta quanto meno strano capire che cosa c'entra il compasso quando si deve trovare il nord.
2) Questa è una curiosità mia: nel capitolo dedicato all'arrampicata in artificiale c'è un paragrafo dedicato alle "Grandi pareti". Presumo che sia la traduzione di "Big Wall", ma in italiano si usa questo equivalente o si adotta la dicitura inglese?
3) Una cosa che si nota molto è il punto di vista di chi scrive: è americano! Per questo motivo p.es. nel capitolo "Spedizioni" si parla di "spedizioni in Europa"
4) Il punto 3 diventa fondamentale -e catastrofico!- nell'appendice "Scale di difficoltà".
A parte il fatto che la povera Lynn Hill è stata trasformata in un MASCHIO - "Lynn Hill (accompagnatO da un assicuratore)" e sarebbe bastata una ricerca di mezzo secondo su google per capire che pure se è un tipo tosto, somiglia innegabilmente a una donna, a parte questo dicevo, viene spiegata con dovizia di particolari la scala decimale Yosemite, mentre quella francese si trova solo in una tabella di confronto e anche per la scala UIAA sono spese solo poche parole.
Idem per i gradi di difficoltà dell'artificiale: non corrispondono a quelle che ho trovato in altri libri (A0=usare i chiodi per progressione, A1= 1 staffa...) ma usano una logica tutta loro:
A0=sul posto ci sono delle protezioni fisse
A1=le protezioni sono facili da posizionare e virtualmente in grado di sostenere una caduta.
fino ad arrivare a
A5=le protezioni sono in grado di sopportare solo il peso del corpo dello scalatore. Una caduta da capocordata su un tiro A5 significa un VOLO DI 90 METRI!!!
E ancora
A5+ (solo teorica) = A5 con ancoraggi di cattiva qualità. In caso di caduta lo scalatore PRECIPITA A TERRA!!!
Sul bulder e sul ghiaccio non mi pronuncio perchè non ho termini di paragone.
Una chicca che ho scoperto ieri sera (e mi sono addormentando pensando a come dovesse essere una parete del genere) è nel sistema aggettivale francese (F, PD ecc.). Ho sempre pensato che il limite fosse ED (extremement difficile), al massimo ED+, invece ho scoperto che esiste un "grado" ulteriore: ABO (abominable). Mi piacerebbe vedere la faccia di un alpinista che parte per una via classificata "abominevole"
5) sempre variante del punto 3): la bibliografia è costituita INTERAMENTE da volumi americani o inglesi! Mi sarebbe piaciuto leggere qualche riferimento anche a testi italiani, ma evidentemente si sono limitati a tradurre e stop (o forse non esistono testi italiani?). Idem anche per i cenni di storia dell'alpinismo (messi qua e la nei paragrafi introduttivi), mi è parso di vedere solo nomi di alpinisti anglo-americani. Non è una questione di campanilismo, ovviamente, ma di completezza.
Per il resto, il libro mi è piaciuto parecchio, anche per le descrizioni di attrezzi da arrampicata che non ho mai visto o semplicemente per soddisfare delle curiosità riguardo campi sconosciuti ("come si fa a...?"). Mi pare ovvio che la pratica sia un'altra cosa e che è impossibile imparare l'alpinismo da un libro...però (da pippon, quale sono) credo che ci si possano trovare dei buoni spunti. Poi la pratica (e qualche buon maestro) è naturalmente fondamentale.
Altra osservazione velocissima: come ha scritto bruno, talvolta la banalità e la scontatezza di certi consigli è veramente disarmante
