quchibu ha scritto:è che siamo fatti maluccio
altro che "macchina perfetta"
se fossimo consapevoli, più che ammirazione, il corpo umano dovrebbe suscitare pietà.
(e nel concetto di corpo umano metto anche il complesso processo chimico che porta alla formazione della coscienza di se e alla formulazione di pensieri)
bello spunto qcb e virgy
una cosa che é fatta veramente male é il nostro ego
si impone su tutto quello che facciamo, vuole averla vinta, vuole la sua pallina di cibo e spinge come un pazzo sulla levetta del topo di ghisino, con l'aggravante che per avere la sua soddisfazione ne vuole sempre di piu'.
Nell'arrampicata, specialmente se si inizia da grandicelli come ho fatto io, c'é una prima fase (che puo' durare anche una vita e in tal caso oh sommo privilegio) dove sembra di volare, si riscopre l'equilibrio, il gesto, l'astrazione, l'annullamento dei pensieri..... se ci si pensa meglio si riesce in maniera inconsapevole ad estromettere il proprio io dall'azione, si risvegliano automatismi, se ne imparano altri, quasi come se un bagaglio genetico dimenticato venisse improvvisamente fuori dopo secoli di sonno
dopo un po' il nostro ego comincia a notare che si prgredisce e che da' una soddisfazione enorme mettersi un grado piu' difficile dietro le spalle. a questo punto in genere gli lasciamo via libera, gli offriamo sul piatto d'argento questo dono divino che é l'arte della scalata e l'ego comincia a triturare gradi su gradi, progetti su progetti....
poi arriva un momento in cui per tutti i motivi che elencavate prima, per altri ancora, perché giove si é incazzato....... dove il nostro ego non riceve piu' tanto quanto vorrebbe (questo lasso di tempo dipende da noi e da quanto positivo e ricco di energie sia quello,che ci sta intorno), hai voglia a spingere sulla levetta ma la pallina di cibo non arriva piu' e qui comincia il bombardamento psicologico a cui ci sottoponiamo fatto di frustrazioni, piccoli drammi domenicali

, mancanza di voglia di socializzare, il famoso calo di motivazione
passa il tempo, passa l'attenzione morbosa, il nostro ego si rivolge ad altro oppure piu' saggiamente cominciamo a dargli meno importanza e ad ascoltarlo di meno ed ecco che la voglia ritorna, il gesto ridiventa padrone, il contatto con la roccia riprende il sopravvento.....
in montagna la comunione con la natura, il fascino dell'esplorazione, il surplus di vita che ci circonda, l'annullamento nella fatica, sono fattori talmente esuberanti che anche il nostro ego almeno durante l'arco della giornata se ne sta buono, annichilito da tanta bellezza,
ma quando se ne sta a casa al calduccio riprende il sopravvento "e se facessi questa cresta che é piu' dura, l'anno prossimo la Nord del Pizzopuzzo etc..." tutti super alpinisti fino a quando non si arriva al punto di partire
lasciar cadere il proprio io...... mi pare un po' difficile, manco sono sicuro di volerlo fare, eppure qualcosa mi dice che non sarebbe male....
ciao
....no, non ora, non qui, questa pingue immane frana....