giorgio travaglia ha scritto:Quest estate sulla rinomatissima-ripetutissima ''Piccola Micheluzzi'' al Ciavazes alla sosta dopo il passaggio chiave il chiodo di sosta muoveva cosi tanto che avrei potuto tirarlo fuori a mano: tre colpi anno sistemato tutto.
Sul tiro successivo una bellissima placca di quarto grado è coronata di alcuni chiodi di protezione: il primo un universale Simond messo dietro ad una bella lama solida peccato che l'anello che toccava contro alla lama di roccia non permettessa alla lama di penetrare fino in fondo e facesse muovere sensibilmente il chiodo anche sollecitandolo con due dita: qualche colpo al bordo della lama ha permesso al chiodo di penetrare fino in fondo e rendero praticamente inamovibile.
non so se vi rendete conto... siamo testimoni di un fatto epocale...
com'è che il giorgetto si è messo a ribattere i chiodi invece di portarseli a casa???
in merito all'etica e tutto quanto:
credo che l'etica nei confronti della comunità alpinistica e dell'arrampicata riguardi solo i primi salitori: come salgono e come relazionano agli altri la prima salita.
Chi ripete una via può semplicemente darsi un'etica personale, forse è meglio chiamarla coerenza. Decido di darmi delle regole e se non le rispetto sarò più o meno soddisfatto. Posso assumermi dei rischi più o meno grandi, devo esserne consapevole, punto.
La "eticità" della ripetizione resta un fatto personale.
Detto questo, mi piace l'idea di ripetere una salita in condizioni più possibile simili a quelle originali, mi piace aggiungere meno protezioni possibili, mi piace anche evitare un avvicinamento troppo addomesticato.
Se poi volessi essere radicale dovrei usare pedule e canapi, ma sono soddisfatto anche così, quindi uso il vibram e la corda elastica.
Mi piace anche non andare al supermercato e non comprare cibi pronti.
Se poi volessi essere radicale dovrei accendere il fuoco coi legnetti e raccogliere bacche e radici, ma mi accontento comprare il latte dal contadino e il formaggio in malga.
Tutto sta alle regole che ci si vuole dare, per essere in pace con se stessi.
Ah...
Mi piace portare il martello perchè
1)se sbaglio strada (il che mi capita spesso) trovo etico mettere un chiodo, e stupido non poterlo mettere
2)se il chiodo di sosta balla trovo etico ribatterlo.
Trovo non etico aggiungere protezioni e lasciarle. Non mi piace molto una via dove le protezioni si sono stratificate negli anni, stravolgendo le condizioni della prima salita.
Tutto sta a una regola personale e all'onestà con se stessi, se si parla di ripetizioni.
COMUNQUE: se il vecchietto aveva 50 anni circa, mica era Preuss! Pensateci un po', più o meno la generazione di motti e guerini

, anzi più giovane.
Un vecchio vecchio parte per la lotta con l'alpe armato di martello e artiglieria pesante, per vincere la parete e conquistare la vetta. Il 50enne del racconto mi sembra semplicemente uno che si dà una certa regola, magari un po' radicale, ma basata proprio sul misurarsi con se stessi (e non con l'Alpe).
Facciamo così: se mi lego con il vecchio lui faccia quello che vuole, io mi porto il martello. Credo che non avrà niente in contrario, ognuno rispetterà la propria etica e alla sera, al rifugio, ci potremo bere una grappa al mugo e fare una gara di seghe mentali...
