Un'altra bella classifica: il 6a piu facile.

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda savsav » lun ott 29, 2007 20:19 pm

giudirel ha scritto: ... Nuova Dimensione fu una delle prime salite di settimo grado in Italia (una sparata penso... ma meglio star zitti)


Il Pilastro di Mezzo fu' uno delle prime salite di ottavo grado in Italia... 8)



OT...
Ricordo un tuo bellissimo articolo sulle prime visite Italiane a Grimsel...purtroppo non posseggo piu' quel vecchio numero di Alp...(1985?)...non sarebbe male se tu lo postassi qui' sul Forum...sia mai che lo leggano quelli di Alp e vedano come si scriveva "prima"..
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Messaggioda ste_manto » lun ott 29, 2007 20:44 pm

lorenz76 ha scritto:Finale Falesia della Luna: Castor 6a
sarà perché mi è riuscito a vista... :lol:


è il primo tiro che è più facile lavorato che a vista :lol: :lol:

secondo me l'hai solo ben interpretato, 6a paragonabili ce ne sono a bizzeffe..... magari non a finale :P
"A Cogne non importa a che ora ti alzi e attacchi....avrai sempre qualcuno davanti....!!" - le picche devo andar giù quattro dita..... ma delle mie però!
(citazioni del mio collega sindaco....)
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Messaggioda yinyang » mar ott 30, 2007 18:17 pm

"se è facile non è 6a"
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Messaggioda paolo s4 » mar ott 30, 2007 21:12 pm

yinyang ha scritto:"se è facile non è 6a"

questa non è farina del suo sacco, nè!? :mrgreen:

Lo scrisse "cuorpiccino", intervenendo in uno dei miei primi topic... "banfare è reato" :lol: :lol:
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Messaggioda savsav » mar ott 30, 2007 21:20 pm

paolo s4 ha scritto:
yinyang ha scritto:"se è facile non è 6a"

questa non è farina del suo sacco, nè!? :mrgreen:

Lo scrisse "cuorpiccino", intervenendo in uno dei miei primi topic... "banfare è reato" :lol: :lol:


Questo è il mio ultimo intervento, qui.

Dal mio punto di vista, queste lotte intestine, tutte queste provocazioni, non fanno il bene dell'arrampicata. Per nulla.

Chi sente il bisogno viscerale di insultare, di fare rissa, lo faccia "face to face", senza utilizzare le pareti come valvola di sfogo alle proprie frustrazioni.

Le montagne non sono di nessuno. Sono da conservare, per chi ci sarà domani e magari sarà più forte e meno pirla di noi.

Buone scalate a tutti.

:lol: :wink:
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Messaggioda paolo s4 » mar ott 30, 2007 21:36 pm

:roll: :roll: :roll:

sav, *qui* inteso topic di chiodature, etica, trad e compagnia briscola.

mica ho detto: taglio i ponti con il forum.

certo, sono meno presente... una volta lo preferivo :?
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Messaggioda savsav » mar ott 30, 2007 23:21 pm

paolo s4 ha scritto::roll: :roll: :roll:

sav, *qui* inteso topic di chiodature, etica, trad e compagnia briscola.

mica ho detto: taglio i ponti con il forum.



Sorry.... :oops:
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Messaggioda paolo s4 » mer ott 31, 2007 0:26 am

savsav ha scritto:Sorry.... :oops:


:mrgreen:



















:wink:
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Messaggioda yinyang » mer ott 31, 2007 10:28 am

paolo s4 ha scritto:
yinyang ha scritto:"se è facile non è 6a"

questa non è farina del suo sacco, nè!? :mrgreen:

Lo scrisse "cuorpiccino", intervenendo in uno dei miei primi topic... "banfare è reato" :lol: :lol:


eh ma infatti ho riportato un virgolettato :D
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Messaggioda cinetica » mer ott 31, 2007 11:19 am

yinyang ha scritto:"se è facile non è 6a"


Allora ho sbagliato .. dovevo intitolare "il 6a meno difficile" ....
:(
Solo che su sto forum sembrate tutti fighi che viaggiano sul VII+ :evil:
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Messaggioda giudirel » mer ott 31, 2007 11:53 am

savsav ha scritto:Ricordo un tuo bellissimo articolo sulle prime visite Italiane a Grimsel...purtroppo non posseggo piu' quel vecchio numero di Alp...(1985?)...non sarebbe male se tu lo postassi qui' sul Forum...sia mai che lo leggano quelli di Alp e vedano come si scriveva "prima"..
Ciao.


Non ce l'ho... e neppure saprei come fare a ritrovarlo... però piacerebbe anche a me vedere che cavolo scrivevo...
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.
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Messaggioda ErniBrown » mer ott 31, 2007 12:09 pm

cinetica ha scritto:
yinyang ha scritto:"se è facile non è 6a"


Allora ho sbagliato .. dovevo intitolare "il 6a meno difficile" ....
:(
Solo che su sto forum sembrate tutti fighi che viaggiano sul VII+ :evil:


VII+ come avvicinamento, poi IX come riscaldamento!

:D :D
...un po' più in là...
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Messaggioda Omselvadegh » mer ott 31, 2007 13:45 pm

6a della Falesiadel tramonto....ma dai non schrziamo 8)
SE NON TI PIACE INCASTRARE CHE c***o VIVI A FARE?
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Messaggioda berni » mer ott 31, 2007 13:46 pm

giudirel ha scritto:
savsav ha scritto:Ricordo un tuo bellissimo articolo sulle prime visite Italiane a Grimsel...purtroppo non posseggo piu' quel vecchio numero di Alp...(1985?)...non sarebbe male se tu lo postassi qui' sul Forum...sia mai che lo leggano quelli di Alp e vedano come si scriveva "prima"..
Ciao.


Non ce l'ho... e neppure saprei come fare a ritrovarlo... però piacerebbe anche a me vedere che cavolo scrivevo...


Bellissimo davvero, lo rileggo ancora di tanto in tanto, una bella avventura che mi ha fatto sognare Grimsel per anni; e si prorpio un modo di scrivere che invoglia a partire anche per il solo gusto di chi legge di vivere anch'egli quell'avventura...

Per chi mai ne volesse le fotocopie....! :wink:
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Messaggioda BB » mer ott 31, 2007 14:22 pm

consiglio baumei....non ricordo il nome ma sono poche vie e c'è un 6a+ che sembrava un 5b, tra l'altro chiodato vicinissimo.....lo consiglio a tutti i principianti!
:D
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Messaggioda giudirel » mer ott 31, 2007 14:47 pm

berni ha scritto:Bellissimo davvero, lo rileggo ancora di tanto in tanto, una bella avventura che mi ha fatto sognare Grimsel per anni; e si prorpio un modo di scrivere che invoglia a partire anche per il solo gusto di chi legge di vivere anch'egli quell'avventura...


La formidabile coda del ghiro!
Lei è troppo buono... lei... 8O 8O
Così vuoi dire che sono uno dei responsabili del casino che c'è all'Eldorado?
Mi piacerebbe sapere se quacuno ricorda la bellissima caricatura di Woytila con la scritta even the pope smoke the dope che c'era nel falansterio dove si dormiva di straforo...
In quell'articolo il si parlava di ...etta the alien che è noto per essere uno degli arrampicatori di carattere più pessimo del mondo... delle tette delle bionde... dello switzedutch e del dormisette...
Rimasi un po' male perchè non usarono le mie foto ma quelle di Mario Verin... che certamente erano migliori... ma in cui... inzomma... non si vedevano i cavalieri che fecero l'impresa!
Pensa che un po' dopo ne scrissi un altro con il resoconto delle nostre prime (bastonananti) esperienze al Wenden (Il lupo e la spada)... ma non fu considerato interessante. Nessuno ne sapeva veramente niente.

berni ha scritto:Per chi mai ne volesse le fotocopie....!


Se trovassi la maniera di spedirmele scannerizzate te ne sarei davvero molto grato!
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Messaggioda berni » mer ott 31, 2007 14:53 pm

giudirel ha scritto:
berni ha scritto:Bellissimo davvero, lo rileggo ancora di tanto in tanto, una bella avventura che mi ha fatto sognare Grimsel per anni; e si prorpio un modo di scrivere che invoglia a partire anche per il solo gusto di chi legge di vivere anch'egli quell'avventura...


La formidabile coda del ghiro!
Lei è troppo buono... lei... 8O 8O
Così vuoi dire che sono uno dei responsabili del casino che c'è all'Eldorado?
Mi piacerebbe sapere se quacuno ricorda la bellissima caricatura di Woytila con la scritta even the pope smoke the dope che c'era nel falansterio dove si dormiva di straforo...
In quell'articolo il si parlava di ...etta the alien che è noto per essere uno degli arrampicatori di carattere più pessimo del mondo... delle tette delle bionde... dello switzedutch e del dormisette...
Rimasi un po' male perchè non usarono le mie foto ma quelle di Mario Verin... che certamente erano migliori... ma in cui... inzomma... non si vedevano i cavalieri che fecero l'impresa!
Pensa che un po' dopo ne scrissi un altro con il resoconto delle nostre prime (bastonananti) esperienze al Wenden (Il lupo e la spada)... ma non fu considerato interessante. Nessuno ne sapeva veramente niente.

berni ha scritto:Per chi mai ne volesse le fotocopie....!


Se trovassi la maniera di spedirmele scannerizzate te ne sarei davvero molto grato!


Mandami per MP la tua mail e ti invio il tutto in settimana prossima...comunuqe si a leggerlo mi faccio ancora delle grasse risate!
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Messaggioda Drugo Lebowsky » mer ott 31, 2007 20:34 pm

berni ha scritto:...comunuqe si a leggerlo mi faccio ancora delle grasse risate!


"oh! piccipucci" "cippicippi" "puffipuffi"...:smt057

cheppaio di vecchie checche...:twisted:
BLEAH!!!:?

ostrega de un pèegrin de un tirchio!

... a 'sto punto daghe a tuti 'sto ostia de articolo del siluriano! NO??? :smt011


lo non leggo mai le riviste di alpinismo, no, non guardo neppure le figure: mi fanno star male! Considerate le mie possibilità, se lo facessi mi farei venire in mente quelli che avendo la moglie racchia si guardano" Penthouse" e soffrono... soffrono...
Ebbene, tanto più una regola è sana, tanto più l'uomo tende ad infrangerla! Una bella sera mi trovai così, a casa di un amico di quelli abbonati a tutto, a sbirciare appunto lussuose e patinate riviste inglesi e americane di alpinismo e a confrontare, con una punta di tristezza, i fisici da dio greco degli arrampicatori in fotografia con la mia incipiente pancetta pelosa e le mie braccine tisicuzze.
Stavo già pensando di consolarmi con una buona viennetta, o, che so, un limoncino (prelibato ghiaccioletto al limone che non manca mai a casa dell'abbonato a tutto) quando mi cadde l'occhio su alcune fotografie incredibili: mostravano una cordata impegnata su placche meravigliose, color oro brunito, a un altezza sorprendente dal fondovalle! Le didascalie parlavano genericamente della" zona del Grirnselpass" e niente più.
« Guarda che bello! - strillai eccitato - guarda che roba! ». E corsi dall'amico a mostrargli la mia scoperta. Il verme (tutti così i capitalisti) non smise neanche per un istante di spalettare avido la sua viennetta (seconda fetta) e elencò tranquillo una lista di impegni, viaggi, riunioni briefing e sfinimenti per le successive 18 settimane che escludevano e precludevano qualsiasi ipotesi di sua partecipazione a qualsivoglia spedizione.
Ora, bisogna sapere che il suddetto" abbonato a tutto" è una fra le mie poche conoscenze che già ai tempi gloriosi di questi avvenimenti disponeva di un'autovettura degna di tale nome e proprio per questo la sua defezione appariva particolarmente grave.
Come spesso accade la salvezza venne dalla classe operaia, e altri amici di diversa estrazione sociale si dichiararono disposti a tradire la casareccia VaI di Mello per andare a "strisciare" sulle placche d'oltralpe.
La prima strategica mossa fu la raccolta di informazioni: telefonai al "Capo" (noto alpinista del Nord Italia) che mi concesse, dopo avermi fatto lavare le mani due volte, di sfogliare la sua mostruosa collezione di bollettini e riviste. Finalmente scovai una pubblicazione, ovviamente redatta nella per me incomprensibile lingua alemanna, su cui rutilavano gli schemi tecnici delle vie di Handegg. Vittoria! Previo deposito del documento di identità e di una congrua cauzione di valuta pregiata, ottenni persino l'inusuale privilegio di poter fare alcune fotocopie.
Forte di tale prezioso documento preparai febbrilmente la partenza e, il pomeriggio del venerdì, dopo essermi strategicamente defilato dal lavoro, mi trovai con gli amici monzesi a caricare le nostre fetide masserizie sulla mia gloriosa (riposi in pace) Fiat 850 color grigio topo.
Il resoconto degli strabilianti avvenimenti che seguirono viene fatto al tempo presente; spero che il lettore mi saprà perdonare questo piccolo artificio retorico, ma, diversamente, non riuscirei ad esprimere in pieno l'epicità e la tensione emotiva di quei memorabili giorni.

IL PAESE DELLE PLACCHE
I Inizia l'interminabile viaggio, che richiede una fortuna in carburante e quasi 200 litri d'acqua per rabboccare il radiatore della sbanfante carriola, provata da una quarantina di chilometri di salita percorsi in prima marcia. A tarda notte, ma sani e salvi, siamo a destinazione.
La mattina dopo, all'alba, ruminiamo la nostra colazione mentre i nostri sguardi percorrono, non senza apprensione, le placche di Handegg. Ansia ed eccitazione ci serrano la gola e i preparativi, pur frenetici, sono interrotti da un formidabile numero di "ultime sigarette". Consumate le residue scuse e deposti gli indugi ci incamminiamo baldanzosamente per l'aspro sentiero. I primi tiri, non difficili ma già stupendi, filano lisci e le nostre creste, di veri galletti, cominciano a rialzarsi. La visione del primo tiro duro è una vera doccia fredda: liscio e ripido in modo sconcertante, offre come unico saldo appiglio per la mente pochi e scanditi spit. Parto titubante e dopo una lotta furiosa e molti cigolii, raggiungo, letteralmente raso al suolo, la sosta. La relazione parla chiaro: questo tiro è "solo" VI+, più in alto le difficoltà si alzano anche di un grado! Comincio a chiedermi come andrà a finire.
Siamo ancora molto ingenui e non abbiamo capito che bisogna aspettare che le placche di Handegg prendano il sole (sono esposte ad ovest), infatti pochi gradi di differenza e l'umidità della notte alzano tantissimo le difficoltà.
Nonostante la prima" paga" proseguiamo speranzosi e, ben presto raggiunta dai raggi dell'astro dorato, la parete comincia a sorriderci. Non senza qualche patema, superato un caratteristico gradino verticale per una fessura abbastanza feroce, ci spingiamo per le. stupende placche di Siebenschlafer, costellate da enormi marmitte dei giganti, fino alla cengia erbosa che, per dirla alla Guerini, costituisce il "termine materiale della via". Sul 15° tiro ho la gioia di riconoscere il posto ritratto nella foto che tanto mi era piaciuta a casa dell'''abbonato a tutto".
Ora, bisogna sapere che Siebenschlafer vuol dire, più o meno "dormisette", che è il nome che i nostri camerati d'oltralpe danno al ghiro. lo invece, che ho fatto le scuole grosse e conosco le lingue, disserto dottamente sulla mirabolante ipotesi che si tratti della traduzione tedesca del termine" Motorhead" che, come è noto, si riferisce a quella parte del motore delle macchine dei poveri che quando brucia son guai e soldoni da pagare. Due baldi e biondi giovani teutoni, che incontriamo lungo la discesa, da me interpellati al fine di fugare ogni dubbio sulla mia brillante teoria, chiariscono invece l'increscioso equivoco e, gesticolando con enfasi quasi partenopea, ci assicurano che "Motorhead" è da tutt'altra parte e precisamente in un "sehr shone-pellisimo" posto che si chiama Eldorado al quale si arriva cosi e cosà, ecc, ecc. Ricevuta poi la formale assicurazione che « Meno tificile che Siebenschlafer» decidiamo all'unanimità di andare a vedere. Tale decisione è da me accolta con intimo gaudio, perché consente di scampare, senza perdere la faccia, il temutissimo appuntamento, previsto in origine per l'indomani, con l'arcigna Boulder highway, che non pare disposta a concedere i suoi favori se non in cambio di un probabile tributo di sangue.
La mattina del giorno dopo, reduci da un bestiale bivacco preceduto a sua volta da una meritatissima ciucca, caracolliamo per gli interminabili saliscendi del sentiero che, costeggiando uno stranissimo fiordo dalle acque grigioverdi, porta al promesso" Dome de l'Eldorado".
Nel giungervi capisco come i due vispi fratelli Remy abbiano partorito questo bel nome: è davvero alla fine di un lungo cammino che si incontra il prezioso scrigno di placche dorate, esattamente dove il grande ghiacciaio si adagia, ormai stanco, nelle lattigmose acque del lago.
Che gioia immensa deve essere stata per i forti fratelli svizzeri questa scoperta, il subitaneo rendersi conto che la natura stava loro regalando un così bel giocattolone, che nessuno prima aveva saputo vedere e percorre. Per farla breve i due hanno davvero spadroneggiato, aprendo tutto o quasi, dal basso e sforacchiando con parsimonia, da veri fuoriclasse, facendo compiere all'arrampicata per aderenza un vero e proprio passo in avanti, estetico e tecnico al tempo stesso.
Fortunatamente però esiste un santo protettore dei brocchi, e l'invenzione della gomma spagnola ha tirato giù dall'Olimpo le vie dell'Eldorado e le ha messe alla portata di noi miserabili schiavi della gravità.
Saliamo Motorhead, prontamente ribattezzata con il casareccio appellativo di "Muturett" a cui far seguire un onomatopeico spernacchiamento, ad imitazione del bolsissimo Gilera 125 che ci scarrozzò nel bel tempo che fu.
L'arrampicata è un delirio di gioia, sole ed entusiasmo, le difficoltà (cosa rara) non ci pesano e riusciamo a sentirei molto bravi. Dopo il passaggio chiave, placato "lo spirto guerrier ch'entro mi rugge", cedo volentieri il comando e concludo la via da vero poltrone, godendomi la pregevole scollatura di una bionda svizzerotta che ci tallona. Cerco di spiegarle che «Macaroni... tutti machi!», ma lei non appare convinta, anche se sorride divertita e con lei il sole di una stupenda giornata di settembre.
In cima, sfilandoci con legittima soddisfazione gli stivaletti malesi, godiamo a lungo dello spettacolo incredibile del mare di ghiaccio dell'Unteraargletsher e del lontano, feroce e seghettato Lauteraarhom. Dall'alto dei suoi 4000 metri ci squadra un po' seccato: forse non avrebbe mai immaginato di essere snobbato per quel ridicolo cocuzzolino granitico lì in basso, nell'angolo del suo gran mantello gelato. Forse ha ragione lui, il montagnone, ma per oggi noi ci siamo proprio divertiti e, tutti d'accordo, ci ripromettiamo di tornare ancora a far visita all'amico Eldorado.
lo sono tornato tante volte, con altri amici, spesso con la mia ragazza, e sempre ho speso bene la mia giornata e son ripartito soddisfatto e con tanta voglia di tornare e tornare ancora.
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Messaggioda savsav » mer ott 31, 2007 21:44 pm

Drugo Lebowsky ha scritto:
berni ha scritto:...comunuqe si a leggerlo mi faccio ancora delle grasse risate!


"oh! piccipucci" "cippicippi" "puffipuffi"...:smt057

cheppaio di vecchie checche...:twisted:
BLEAH!!!:?

ostrega de un pèegrin de un tirchio!

... a 'sto punto daghe a tuti 'sto ostia de articolo del siluriano! NO??? :smt011


lo non leggo mai le riviste di alpinismo, no, non guardo neppure le figure: mi fanno star male! Considerate le mie possibilità, se lo facessi mi farei venire in mente quelli che avendo la moglie racchia si guardano" Penthouse" e soffrono... soffrono...
Ebbene, tanto più una regola è sana, tanto più l'uomo tende ad infrangerla! Una bella sera mi trovai così, a casa di un amico di quelli abbonati a tutto, a sbirciare appunto lussuose e patinate riviste inglesi e americane di alpinismo e a confrontare, con una punta di tristezza, i fisici da dio greco degli arrampicatori in fotografia con la mia incipiente pancetta pelosa e le mie braccine tisicuzze.
Stavo già pensando di consolarmi con una buona viennetta, o, che so, un limoncino (prelibato ghiaccioletto al limone che non manca mai a casa dell'abbonato a tutto) quando mi cadde l'occhio su alcune fotografie incredibili: mostravano una cordata impegnata su placche meravigliose, color oro brunito, a un altezza sorprendente dal fondovalle! Le didascalie parlavano genericamente della" zona del Grirnselpass" e niente più.
« Guarda che bello! - strillai eccitato - guarda che roba! ». E corsi dall'amico a mostrargli la mia scoperta. Il verme (tutti così i capitalisti) non smise neanche per un istante di spalettare avido la sua viennetta (seconda fetta) e elencò tranquillo una lista di impegni, viaggi, riunioni briefing e sfinimenti per le successive 18 settimane che escludevano e precludevano qualsiasi ipotesi di sua partecipazione a qualsivoglia spedizione.
Ora, bisogna sapere che il suddetto" abbonato a tutto" è una fra le mie poche conoscenze che già ai tempi gloriosi di questi avvenimenti disponeva di un'autovettura degna di tale nome e proprio per questo la sua defezione appariva particolarmente grave.
Come spesso accade la salvezza venne dalla classe operaia, e altri amici di diversa estrazione sociale si dichiararono disposti a tradire la casareccia VaI di Mello per andare a "strisciare" sulle placche d'oltralpe.
La prima strategica mossa fu la raccolta di informazioni: telefonai al "Capo" (noto alpinista del Nord Italia) che mi concesse, dopo avermi fatto lavare le mani due volte, di sfogliare la sua mostruosa collezione di bollettini e riviste. Finalmente scovai una pubblicazione, ovviamente redatta nella per me incomprensibile lingua alemanna, su cui rutilavano gli schemi tecnici delle vie di Handegg. Vittoria! Previo deposito del documento di identità e di una congrua cauzione di valuta pregiata, ottenni persino l'inusuale privilegio di poter fare alcune fotocopie.
Forte di tale prezioso documento preparai febbrilmente la partenza e, il pomeriggio del venerdì, dopo essermi strategicamente defilato dal lavoro, mi trovai con gli amici monzesi a caricare le nostre fetide masserizie sulla mia gloriosa (riposi in pace) Fiat 850 color grigio topo.
Il resoconto degli strabilianti avvenimenti che seguirono viene fatto al tempo presente; spero che il lettore mi saprà perdonare questo piccolo artificio retorico, ma, diversamente, non riuscirei ad esprimere in pieno l'epicità e la tensione emotiva di quei memorabili giorni.

IL PAESE DELLE PLACCHE
I Inizia l'interminabile viaggio, che richiede una fortuna in carburante e quasi 200 litri d'acqua per rabboccare il radiatore della sbanfante carriola, provata da una quarantina di chilometri di salita percorsi in prima marcia. A tarda notte, ma sani e salvi, siamo a destinazione.
La mattina dopo, all'alba, ruminiamo la nostra colazione mentre i nostri sguardi percorrono, non senza apprensione, le placche di Handegg. Ansia ed eccitazione ci serrano la gola e i preparativi, pur frenetici, sono interrotti da un formidabile numero di "ultime sigarette". Consumate le residue scuse e deposti gli indugi ci incamminiamo baldanzosamente per l'aspro sentiero. I primi tiri, non difficili ma già stupendi, filano lisci e le nostre creste, di veri galletti, cominciano a rialzarsi. La visione del primo tiro duro è una vera doccia fredda: liscio e ripido in modo sconcertante, offre come unico saldo appiglio per la mente pochi e scanditi spit. Parto titubante e dopo una lotta furiosa e molti cigolii, raggiungo, letteralmente raso al suolo, la sosta. La relazione parla chiaro: questo tiro è "solo" VI+, più in alto le difficoltà si alzano anche di un grado! Comincio a chiedermi come andrà a finire.
Siamo ancora molto ingenui e non abbiamo capito che bisogna aspettare che le placche di Handegg prendano il sole (sono esposte ad ovest), infatti pochi gradi di differenza e l'umidità della notte alzano tantissimo le difficoltà.
Nonostante la prima" paga" proseguiamo speranzosi e, ben presto raggiunta dai raggi dell'astro dorato, la parete comincia a sorriderci. Non senza qualche patema, superato un caratteristico gradino verticale per una fessura abbastanza feroce, ci spingiamo per le. stupende placche di Siebenschlafer, costellate da enormi marmitte dei giganti, fino alla cengia erbosa che, per dirla alla Guerini, costituisce il "termine materiale della via". Sul 15° tiro ho la gioia di riconoscere il posto ritratto nella foto che tanto mi era piaciuta a casa dell'''abbonato a tutto".
Ora, bisogna sapere che Siebenschlafer vuol dire, più o meno "dormisette", che è il nome che i nostri camerati d'oltralpe danno al ghiro. lo invece, che ho fatto le scuole grosse e conosco le lingue, disserto dottamente sulla mirabolante ipotesi che si tratti della traduzione tedesca del termine" Motorhead" che, come è noto, si riferisce a quella parte del motore delle macchine dei poveri che quando brucia son guai e soldoni da pagare. Due baldi e biondi giovani teutoni, che incontriamo lungo la discesa, da me interpellati al fine di fugare ogni dubbio sulla mia brillante teoria, chiariscono invece l'increscioso equivoco e, gesticolando con enfasi quasi partenopea, ci assicurano che "Motorhead" è da tutt'altra parte e precisamente in un "sehr shone-pellisimo" posto che si chiama Eldorado al quale si arriva cosi e cosà, ecc, ecc. Ricevuta poi la formale assicurazione che « Meno tificile che Siebenschlafer» decidiamo all'unanimità di andare a vedere. Tale decisione è da me accolta con intimo gaudio, perché consente di scampare, senza perdere la faccia, il temutissimo appuntamento, previsto in origine per l'indomani, con l'arcigna Boulder highway, che non pare disposta a concedere i suoi favori se non in cambio di un probabile tributo di sangue.
La mattina del giorno dopo, reduci da un bestiale bivacco preceduto a sua volta da una meritatissima ciucca, caracolliamo per gli interminabili saliscendi del sentiero che, costeggiando uno stranissimo fiordo dalle acque grigioverdi, porta al promesso" Dome de l'Eldorado".
Nel giungervi capisco come i due vispi fratelli Remy abbiano partorito questo bel nome: è davvero alla fine di un lungo cammino che si incontra il prezioso scrigno di placche dorate, esattamente dove il grande ghiacciaio si adagia, ormai stanco, nelle lattigmose acque del lago.
Che gioia immensa deve essere stata per i forti fratelli svizzeri questa scoperta, il subitaneo rendersi conto che la natura stava loro regalando un così bel giocattolone, che nessuno prima aveva saputo vedere e percorre. Per farla breve i due hanno davvero spadroneggiato, aprendo tutto o quasi, dal basso e sforacchiando con parsimonia, da veri fuoriclasse, facendo compiere all'arrampicata per aderenza un vero e proprio passo in avanti, estetico e tecnico al tempo stesso.
Fortunatamente però esiste un santo protettore dei brocchi, e l'invenzione della gomma spagnola ha tirato giù dall'Olimpo le vie dell'Eldorado e le ha messe alla portata di noi miserabili schiavi della gravità.
Saliamo Motorhead, prontamente ribattezzata con il casareccio appellativo di "Muturett" a cui far seguire un onomatopeico spernacchiamento, ad imitazione del bolsissimo Gilera 125 che ci scarrozzò nel bel tempo che fu.
L'arrampicata è un delirio di gioia, sole ed entusiasmo, le difficoltà (cosa rara) non ci pesano e riusciamo a sentirei molto bravi. Dopo il passaggio chiave, placato "lo spirto guerrier ch'entro mi rugge", cedo volentieri il comando e concludo la via da vero poltrone, godendomi la pregevole scollatura di una bionda svizzerotta che ci tallona. Cerco di spiegarle che «Macaroni... tutti machi!», ma lei non appare convinta, anche se sorride divertita e con lei il sole di una stupenda giornata di settembre.
In cima, sfilandoci con legittima soddisfazione gli stivaletti malesi, godiamo a lungo dello spettacolo incredibile del mare di ghiaccio dell'Unteraargletsher e del lontano, feroce e seghettato Lauteraarhom. Dall'alto dei suoi 4000 metri ci squadra un po' seccato: forse non avrebbe mai immaginato di essere snobbato per quel ridicolo cocuzzolino granitico lì in basso, nell'angolo del suo gran mantello gelato. Forse ha ragione lui, il montagnone, ma per oggi noi ci siamo proprio divertiti e, tutti d'accordo, ci ripromettiamo di tornare ancora a far visita all'amico Eldorado.
lo sono tornato tante volte, con altri amici, spesso con la mia ragazza, e sempre ho speso bene la mia giornata e son ripartito soddisfatto e con tanta voglia di tornare e tornare ancora.

BRAVO DRUGO!!!! :lol: :lol:
In verita' quell'articolo io l'avevo ancora! 8)
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Messaggioda savsav » mer ott 31, 2007 21:47 pm

Omselvadegh ha scritto:6a della Falesiadel tramonto....ma dai non schrziamo 8)


D'accordissimo...
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