Simone76 ha scritto:
Mentre leggevo il tuo racconto mi è veunta una domanda: come siete poi usciti dalla via?
dunque, sono fermo appeso all'imbrago. Marco dalla sosta non ha visto nulla, ha solo sentito le urla, come mi dirà più tardi prima di paura e poi di dolore.
Mi faccio calare ancora un metro per potermi rimettere in piedi e raggiungere un grosso masso dove finalmente mi siedo e , tra un lamento e l'altro, cerco di rassicurare il mio compagno e faccio una conta dei danni. Il gomito e la mano sinistra sanguinano e ho un forte dolore al fondoschiena. Sono piuttosto confuso, non riesco a ragionare perfettamente. Non so quanto tempo sono rimasto così, credo una buona mezz'ora. Penso per un momento all'elicottero e provo ad acendere il cellulare ma non prende. Quindi mi concentro su come uscire da lì.
Devo recuperare il mio compagno, faccio una sosta e finalmente mi raggiunge. Cerchiamo di essere pratici e veloci, per quanto possibile, le nuvole nere sono ancora intorno a noi.
Di scendere in doppia non se ne parla: 300 mt di doppie sarebbero uno strazio.
Ergo si sale. Marco, pur aggravato del peso della situazione, è molto rassicurante e mentre arrampica continua a parlarmi. I primi movimenti mi provocano giramenti di testa e conati di vomito, penso per lo shock. Poi passano e mi sembra di stare meglio, anche il dolore si calma un po'.
Superiamo abbastanza velocemente i due tiri che ci separano dalla vetta e qui finalmente mi rilasso. La paura se ne va e me la sento di scendere a piedi, il sentiero è agevole e in un ora e mezza siamo all'auto.
Marco e Ros (ancora grazie per le medicazioni) vogliono accompagnarmi all'ospedale. Riesco a convincerli che non c'è ne bisogno e che ci sarei andato da solo, tanto per sicurezza prima di andare a casa, mi dico.
invece....
"ho delle brutte notizie per lei" mi dice il medico del pronto. "La devo ricoverare, frattura delle vertebre lombari.....".
Il resto lo sapete