Caruso

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda santa_agnese » mer gen 26, 2005 17:04 pm

....riguardo agli istruttori....devo dedurre che in base alla mia frequentazione delle falesie, la scuola di jolly è quella che ha dato i frutti maggiori (arrampicatori e gradi) a seguire gli atri (strano,ciclope, nescatelli) tra gli arrampicatori più forti (quelli che fanno l'8a) non mi pare ci siano allievi "carusiani".....questo non vi fa pensare?
....dimenticavo!... e della scuola aquilana....chiedete a luca parisse se ha usato mai il metodo caruso (per chi non lo conosce è quello che mette in riga tutti nelle gare di bulder)
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Messaggioda bradipo » mer gen 26, 2005 17:25 pm

santa_agnese ha scritto:....riguardo agli istruttori....devo dedurre che in base alla mia frequentazione delle falesie, la scuola di jolly è quella che ha dato i frutti maggiori (arrampicatori e gradi) a seguire gli atri (strano,ciclope, nescatelli) tra gli arrampicatori più forti (quelli che fanno l'8a) non mi pare ci siano allievi "carusiani".....questo non vi fa pensare?
....dimenticavo!... e della scuola aquilana....chiedete a luca parisse se ha usato mai il metodo caruso (per chi non lo conosce è quello che mette in riga tutti nelle gare di bulder)


Guarda che Caruso non ha una palestra. Fa dei corsi al max a 10 persone e non tutti gli anni. Quindi è chiaro che da jolly essendoci un ottimo afflusso di persone disposte a spomparsi in estenuanti allenamenti ci sia più probabilità di tirare fuori campioni. Come è chiaro che colui molto allenato vada su gradi alti (comunque bisogna vedere come ci va!). Erri De luca ad esempio ha proprio iniziato con Caruso lo sapevi? Ma per arrivare all'8a si è dovuto allenare (mi sembra proprio da Jolly). Ma se lo vedi su un 4° di placca....non sembra proprio che ha iniziato con caruso. Ma c'è gente che si fa i 7a/b a vista e non prova i 7c lavorandoli aspetta di farli a vista, che hanno fatto il corso con paolo e proseguono sotto quel modo di vedere l'arrampicata. E allora tanto di cappello!
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Messaggioda Maurizio » mer gen 26, 2005 18:29 pm

bradipo ha scritto:Ma nell'istintività c'è sempre un elaborato mentale velocissimo, un ripescaggio di sensazioni già provate. Io credo che chiunque arrampichi soprattutto in montagna si affidi a delle regole base e la propria istintività se la tenga per situazioni più sicure. E infatti Maurizio sicuramente è arrivato in alto, ma sicuramente ci è arrivato soprattutto perchè dei fondamentali se li è dati, con il tempo e l'esperienza. E non credo che si discostino così molto da quelli del metodo caruso. Purtroppo si pensa a tale metodo come a posizioni coercitive da assumere; io sono del parere che bisogna provare per capire e anche uno forte potrebbe risolvere in maniera più umana passaggi complicati.


Ciò che dici offre spunti di discussione assai interessanti e generalmente trascurati. L'istintività...sono andato a ripescare una conversazione privata con Manolo, spero non se ne abbia a male se la riporto:

"Non ricordo esattamente ma diceva più o meno che l'istintività sopratutto
nella creazione della gestualità è qualcosa che nasce con noi o in nessuna
altra parte. E' qualcosa di inaccessibile per molti poichè viene dal profondo
"caos"dell'irrazionale ma per altri ( ammesso che ci sia il coraggio di
farlo) è il luogo di nascita della ricerca istintiva dove si nascondono
miliardi di informazioni prepotentemente creative che quando emergono
sconvolgono con la loro semplicità tutto il razionale immaginabile.
Questo per dire che per quanto si alleni il corpo attraverso la
"ripetitività" riusciremo al massimo a ricreare un "orticello " ordinato
dove senza pensare troppo sapremo sempre l'ordine delle cose ma mai e poi mai riusciremo a riempire quell immenso luogo dove può pescare
l'istintività che nasce in alcuni di noi.. Credo che la passione e
l'allenamento possano portare lontanissimo ma il talento è qualcosa di
assolutamente diverso.
E.... sì, è sempre molto pericoloso non usare il cervello per scalare ma
quando tutto il resto è molto più intelligente bisogna arrendersi......"

Questo solo per aggiungere altra carne al fuoco...

E poi devo dirvi che domenica ho fatto arrampicare mia figlia di 9 anni che, fino ad ora, si divertiva più a salire sugli alberi e a fare pendoli paurosi più che a scalare. Premetto che non le ho mai spiegato nulla a tavolino. Ebbene, seriamente, su una via di placca ho notato le seguenti cose:

1. metteva i piedi più o meno nei posti giusti, senza che glielo dicessi

2. inizialmente tendeva a metterli di lato

3. incredibilmente aveva il senso del percorso, cioè sceglieva i punti più facili dove passare

4. Non aveva la minima idea di come utilizzare un appiglio rovescio

5. Non ha presentato nessun segno di paura finchè a lato non c'è stato un piccolo strapiombo, che le precludeva la possibilità di poggiare il piede destro. In pratica era spaventata da una morfologia non regolare della parete.

Ho notato in genere che a parità di difficoltà i bambini (i principianti) riescono dove c'è una morfologia della roccia che permette di individuare subito le prese. Questo vuol dire che in generale temono le placche più lisce, anche se inclinate, e le sezioni strapiombanti (questo per ovvi motivi). Da queste considerazioni deduco che dovrebbe essere più didattico fare i primi passi su placche inclinate senza appoggi netti, ed aumentare progressivamente l'inclinazione e le variabili, forse proprio quello che dice Caruso.

ciao

Maurizio :wink:
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Messaggioda biemme » mer gen 26, 2005 18:56 pm

MarcoS ha scritto:..........il "metodo" con relativi fondamentali è effettivamente molto utile per dare un'impostazione corretta ai PRINCIPIANTI (e talvolta può far pensare anche ad alcuni un po' più esperti) e in qualche modo abbrevia parte dei tempi di apprendimento INIZIALE dell'arrampicata.
Ovvio comunque, come già detto, che non basta da solo a far si che uno impari ad arrampicare fluido e sciolto e ovunque, per questo ci vuole, come dicevi, tempo, dedizione, fatica...e per rendersene conto basta anche vedere, sempre come dicevi, su cosa e come arrampicano molti fanatici del "tutto e subito" che si trovano in giro.


Maurizio ha scritto:............Ho notato in genere che a parità di difficoltà i bambini (i principianti) riescono dove c'è una morfologia della roccia che permette di individuare subito le prese. Questo vuol dire che in generale temono le placche più lisce, anche se inclinate, e le sezioni strapiombanti (questo per ovvi motivi). Da queste considerazioni deduco che dovrebbe essere più didattico fare i primi passi su placche inclinate senza appoggi netti, ed aumentare progressivamente l'inclinazione e le variabili, forse proprio quello che dice Caruso...


secondo me, con questi due assunti, che condivido in pieno, questo topic potrebbe chiudersi qui (al posto di quel forse, io metterei esattamente)
ciao a tutti
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Messaggioda pietrodp » mer gen 26, 2005 19:09 pm

Maurizio ha scritto:
Manolo ha scritto:.. Credo che la passione e
l'allenamento possano portare lontanissimo ma il talento è qualcosa di
assolutamente diverso.
.


Ecco, appunto, ma parla Zanolla, Manolo, il MAGO!
Per i mortali, l'allenamento, lo studio, l'apprendimento del gesto sono imprescindibili, soprattutto nelle prime fasi (oddiono, basta con la fasi!).

Se mi avessero lasciato al mio istinto, adesso sarei appeso con la lingua e con la parte interna dei gomiti ad un 3c di strapiombo, e di li' non mi schioderei.

Perche' invece.. :oops:
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Messaggioda Fokozzone » mer gen 26, 2005 19:19 pm

Citare manolo, cioè un fuoriclasse, per dire che l' istintività è fonte di buona arrampicata è un po' parziale.
Chiediamo a Fokozzone cosa ha attinto dalla sua istintività e quanto tempo ha perso ripetendo errori marchiani. Accidenti, con un corso avrebbe abbreviato parecchio il suo tirocinio. Sotto questo aspetto vedo l' indubbia utilità di un metodo.
E' altrettanto vero che i principii, lo spirito, del metodo devono diventare istintivi per poter arrampicare con disinvoltura. Non l' applicazione pedissequa del movimento codificato, ma l' esecuzione istintiva del movimento personalizzato. Mi pare che le due cose convivano perfettamente e rappresentino due stadi dell' evoluzione arrampicatoria.
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Messaggioda Maurizio » mer gen 26, 2005 19:23 pm

pietrodp ha scritto:
Maurizio ha scritto:
Manolo ha scritto:.. Credo che la passione e
l'allenamento possano portare lontanissimo ma il talento è qualcosa di
assolutamente diverso.
.


Ecco, appunto, ma parla Zanolla, Manolo, il MAGO!
Per i mortali, l'allenamento, lo studio, l'apprendimento del gesto sono imprescindibili, soprattutto nelle prime fasi (oddiono, basta con la fasi!).

Se mi avessero lasciato al mio istinto, adesso sarei appeso con la lingua e con la parte interna dei gomiti ad un 3c di strapiombo, e di li' non mi schioderei.

Perche' invece.. :oops:


ma va che non è così Pietro! Su questa cosa del talento si potrebbe aprire un altro topic e discorrere per mesi. Io credo, sparo lì, che nessuno sappia cosa è il talento esattamente. Chi ti dice che una persona che riesce bene, finanche un campione, abbia talento? :D :roll: :wink:

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Messaggioda Maurizio » mer gen 26, 2005 19:28 pm

Fokozzone ha scritto:Citare manolo, cioè un fuoriclasse, per dire che l' istintività è fonte di buona arrampicata è un po' parziale.
Chiediamo a Fokozzone cosa ha attinto dalla sua istintività e quanto tempo ha perso ripetendo errori marchiani. Accidenti, con un corso avrebbe abbreviato parecchio il suo tirocinio. Sotto questo aspetto vedo l' indubbia utilità di un metodo.
E' altrettanto vero che i principii, lo spirito, del metodo devono diventare istintivi per poter arrampicare con disinvoltura. Non l' applicazione pedissequa del movimento codificato, ma l' esecuzione istintiva del movimento personalizzato. Mi pare che le due cose convivano perfettamente e rappresentino due stadi dell' evoluzione arrampicatoria.
Fok


Ciao Fok, cito manolo non perchè mi gongoli a farlo, ma perchè non c'è molta gente in giro che parla di queste cose...se mi è sfuggita chiedo venia! Ma perchè bisogna sempre trincerarsi dietro il fatto che i fuoriclasse riescono per legge divina? Credete che loro non abbiano sbattuto il muso nelle mille difficoltà della disciplina, esattamente come noi? Nessuno parla degli insuccessi, ma questi ci sono per tutti, anche per i presunti unti dal signore con il fantomatico talento... :wink:

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Messaggioda pietrodp » mer gen 26, 2005 19:41 pm

Maurizio ha scritto:
pietrodp ha scritto:
Maurizio ha scritto:
Manolo ha scritto:.. Credo che la passione e
l'allenamento possano portare lontanissimo ma il talento è qualcosa di
assolutamente diverso.
.


Ecco, appunto, ma parla Zanolla, Manolo, il MAGO!
Per i mortali, l'allenamento, lo studio, l'apprendimento del gesto sono imprescindibili, soprattutto nelle prime fasi (oddiono, basta con la fasi!).

Se mi avessero lasciato al mio istinto, adesso sarei appeso con la lingua e con la parte interna dei gomiti ad un 3c di strapiombo, e di li' non mi schioderei.

Perche' invece.. :oops:


ma va che non è così Pietro! Su questa cosa del talento si potrebbe aprire un altro topic e discorrere per mesi. Io credo, sparo lì, che nessuno sappia cosa è il talento esattamente. Chi ti dice che una persona che riesce bene, finanche un campione, abbia talento? :D :roll: :wink:

Maurizio


La questione e' interessantissima e, probabilmente, inestricabile.
Bisognerebbe perlomeno partire da una definizione univoca di talento il che, concordo, e' pressocche' utopico.

Cosi', su due piedi, non ti so dire quindi cos'e' il talento, ma so indicarti a spanne che Baggio ne era piu' provvisto di Maldini (che pure ha giocato piu' di tutti in nazionale e credo anche che abbia vinto piu' trofei), Mc Enroe ne aveva piu' di Lendl (che pure ha vinto piu' di lui e lo batteva quasi regolarmente), Tomba piu' di Hermann Maier (che pero' ha fatto incetta di coppe del mondo)... e potrei ovviamente continuare.
Quindi si', ti do ragione, ci sono campioni (perche' Maldini, Lendl, Maier in senso sportivo indubbiamente lo sono) molto meno provvisti di "talento" -qualunque cosa esso sia- di altri, e che pure per volonta', abnegazione, costanza, continuo miglioramento tecnico etc. etc. sono arrivati ad equiparare o addirittura sopravanzare i colleghi piu' talentuosi.
Boh, forse c'e' "talento" (indubbiamente c'e' predisposizione) anche nell'allenarsi al miglioramento, ma comunque se a tutti i campioni sopracitati non fossero state impartite le basi dei loro sport attraverso l'insegnamento (e la successiva pratica costante) delle tecniche piu' efficaci, probabilmente non sarebbero arrivati dove sono arrivati.
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Messaggioda drstein » gio gen 27, 2005 2:57 am

Maurizio ha scritto:Questo per dire che per quanto si alleni il corpo attraverso la
"ripetitività" riusciremo al massimo a ricreare un "orticello " ordinato
dove senza pensare troppo sapremo sempre l'ordine delle cose ma mai e poi mai riusciremo a riempire quell immenso luogo dove può pescare
l'istintività che nasce in alcuni di noi.. Credo che la passione e
l'allenamento possano portare lontanissimo ma il talento è qualcosa di
assolutamente diverso.
E.... sì, è sempre molto pericoloso non usare il cervello per scalare ma
quando tutto il resto è molto più intelligente bisogna arrendersi......"


Talento.. non so darne una definizione precisa.. ma il discorso dell'orticello ordinato e del luogo dell'istintività in un certo senso è anche più generale. Non credo di essere dotato di talento, ho anche iniziato a fare sport tardi e questo si vede in tante cose, a partire dalla mia mancanza di coordinazione; lavoro e passione, tanta, mi hanno permesso di recuperare un po', ma appunto si è trattato di creare un orticello con pochi movimenti ma fatti bene, per poi allargarlo sempre più, e ce n'è da riempire una vita. Questo per dire che il mio bagaglio di gestualità me lo sono dovuto creare (in parte insegnato, in parte da solo) e ad esso faccio ormai riferimento a livello istintivo; come dice Fok "non l'applicazione pedissequa del movimento codificato, ma l'esecuzione istintiva del movimento personalizzato": ma non si trattava appunto di qualcosa che era già in me, bensì di qualcosa che ho interiorizzato arrampicando tanto..
Però persino a me capita, non spesso ma capita, di tirare fuori qualcosa da questo fantomatico luogo dell'istintività, che nulla ha a che fare con le cose che posso aver interiorizzato. Forse la differenza tra un comune mortale e uno dotato di "talento" sta nel quanto è grande questo bagaglio sconosciuto, o nel quanto si è connessi ad esso, o disposti ad esserlo?
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Messaggioda bradipo » gio gen 27, 2005 10:32 am

Maurizio ha scritto:
bradipo ha scritto:Ma nell'istintività c'è sempre un elaborato mentale velocissimo, un ripescaggio di sensazioni già provate. Io credo che chiunque arrampichi soprattutto in montagna si affidi a delle regole base e la propria istintività se la tenga per situazioni più sicure. E infatti Maurizio sicuramente è arrivato in alto, ma sicuramente ci è arrivato soprattutto perchè dei fondamentali se li è dati, con il tempo e l'esperienza. E non credo che si discostino così molto da quelli del metodo caruso. Purtroppo si pensa a tale metodo come a posizioni coercitive da assumere; io sono del parere che bisogna provare per capire e anche uno forte potrebbe risolvere in maniera più umana passaggi complicati.


Ciò che dici offre spunti di discussione assai interessanti e generalmente trascurati. L'istintività...sono andato a ripescare una conversazione privata con Manolo, spero non se ne abbia a male se la riporto:

"Non ricordo esattamente ma diceva più o meno che l'istintività sopratutto
nella creazione della gestualità è qualcosa che nasce con noi o in nessuna
altra parte. E' qualcosa di inaccessibile per molti poichè viene dal profondo
"caos"dell'irrazionale ma per altri ( ammesso che ci sia il coraggio di
farlo) è il luogo di nascita della ricerca istintiva dove si nascondono
miliardi di informazioni prepotentemente creative che quando emergono
sconvolgono con la loro semplicità tutto il razionale immaginabile.
Questo per dire che per quanto si alleni il corpo attraverso la
"ripetitività" riusciremo al massimo a ricreare un "orticello " ordinato
dove senza pensare troppo sapremo sempre l'ordine delle cose ma mai e poi mai riusciremo a riempire quell immenso luogo dove può pescare
l'istintività che nasce in alcuni di noi.. Credo che la passione e
l'allenamento possano portare lontanissimo ma il talento è qualcosa di
assolutamente diverso.
E.... sì, è sempre molto pericoloso non usare il cervello per scalare ma
quando tutto il resto è molto più intelligente bisogna arrendersi......"
Maurizio :wink:


Ma non credi che tu (come Manolo) abbiate già raggiunto (e da tempo!!!)un orticello ordinato e che proprio su questo orticello abbiate sviluppato di conseguenza la vostra istintività? Avere delle solide basi NON significa limitarsi e chiaramente questo è affidato alla propria individualità! Sull'esempio di tua figlia devi pensare pure che esistono altri "figli" (anche di 30 anni) che salgono la prima volta su una placca e si bloccano. Che facciamo gli diciamo segui il tuo istinto? Proprio tu che vieni da una realtà aalpinistica e che quindi punta soprattutto ad un modo di procedere "sicuro", se porti qualcuno ad arrampicare per la prima volta e questo fa un casino su cosa punti? Ed inoltre, tanto per aggiungere carne al fuoco, il metodo caruso punta non solo sulle posizioni chiamiamole base, ma punta molto sul movimento del corpo e quindi come passare da una posizione base ad un altra: tu e Manolo sicuramente fate la stessa cosa solo che non l'avete codificata, lo fate diciamo in maniera istintiva; avete il senso delle pause, della dinamicità del passaggio, dell'equilibrio etc. Caruso lo ha solo codificato e sviscerato grazie alla sua esperienza nelle arti marziali e nel concetto base dello spostamento del peso. Che poi un arrampicatore si limiti ad applicare con estrema razionalità tutto ciò che dice il metodo senza lasciarsi andare è problema suo. E' vero che Caruso ha fatto ordine e creato così un metodo, ma non dice assolutamente di essere razionali! Mi sono trovato proprio sabato scorso a fare dei movimenti che con il metodo apparentemente non centravano nulla, ma li ho fatti solo grazie al metodo perchè ho migliorato molto la spinta sugli arti inferiori, e quindi ho applicato il metodo nel suo fine globale.
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Messaggioda Buzz » gio gen 27, 2005 11:51 am

Scusate,
ma in tutte le attività sportive esistono tre componenti di base...

quella tecnica, ovvero come fare in modo che il gesto conduca allo scopo che si vuole raggiungere possibilimente in modo il più economico possibile;

quella atletica, ovvero come fare in modo che il gesto tecnico possa essere compiuto alla perfezione, con la potenza necessaria e per il numero di volte necessario;

quella mentale, ovvero come fare in modo che quanto sopra venga espresso al meglio al momento giusto

Scomporre il tutto nei minimi particolari può sembrare un approccio riduzionista che si scontra con l'istintualità, ma scomporre, correggere, ricomporre, e "consegnare" alla mente il controllo su una serie di movimente interiorizzati alla fine ritorna ad essere un approccio olistico.
Nel quale l'istintualità ha comunque modo di esprimersi.

Ciò è semplicemente scontato in qualsiasi attività sportiva evoluta.
E' una scorciatoia. Non è l'unica strada, ma è un modo per far tesoro dell'esperienza altrui e non dover ripercorrere sempre di nuovo tutte le possibili strade della conoscenza.

Caruso ha semplicemente sistematizzato la sua esperienza di arrampicatore compendiandola con la sua esperienza nella pratica delle discipline orientali, che non sono solo ed esclusivamente "corpo"... e l'ha presentata.
Di questo gliene deve essere dato atto.
Il suo metodo potrebbe non essere il migliore per insegnare ad arrampicare, ma fin tanto che resterà l'unico, sarà il Metodo.

Poi, sicuramente, ognuno nel suo piccolo ha il suo metodo.
Io per esempio ho il mio che sembra non condurre proprio a nulla :-D

Si può sicuramente essere grandi talenti senza aer seguito alcun metodo.

Prendiamo l'esempio del calcio.
Il calcio è uno degl sport più praticati al mondo, e ha migliaia di praticanti.
Pensate un momento se i bambini che giocano al calcio invece arrampicassero...
a che servirebbe il metodo?

Nelle scuole calcio insegnano si i fondamentali, ma insegnano soprattutto tattica di squadra, mestiere... il tocco di palla o ce l'hai o non te lo da nessuno....

sei portato... semplicemnte...

pensate alla mente che deve calcolare in un istante con quanta forza colpire il pallone e quindi elaborare il dato del peso del pallone, della forza applicata, dell'angolo d'impatto, del giro da dare per farlo arrivare esattamente dove deve a 30 40 metri di distanza

quante pagine di equazioni sarebbero necessarie per quei calcoli?

alcuni riescono a farli meglio di altri... quei calcoli...
maradona era un autistico del pallone?

il "talento" abita in questa zona qui...
nel cervello e nelle sue capacità di coordinare il corpo ...

non ne sappiamo molto per fortuna,
altrimenti non esisterebbero i fuoriclasse ma tanti campioni da laboratorio.
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Messaggioda cuorpiccino » gio gen 27, 2005 12:11 pm

Dal Monte diceva che per essere ai massimi ivelli in uno sport occorrono tre cose:
la testa (che fà il 90%)
una struttura che ti supporti (varie federazioni)
i genitori giusti.

Dicendo i genitori giusti, intendeva la parte genetica (DNA) giusta.

Ora, la parte genetica, è la base per lo sviluppo della forza fisica (nel senso che se non sei geneticamente dotato, ti infortuni negli allenamenti) ma anche per quelle componenti un po' "oscure" della coordinazione o, parola in voga, della "propriocezione".

Se è vero che Maradona aveva un grosso talento in termini di coordinazione, è anche ovvio che Nesta (o baresi) hanno talento da qualche altra parte, pur non essendo minimamente in grado di giocare la palla come Maradona.

Così, banalmente, in arrampicata il DNA fà il "talento". Manolo ce l'ha "nei piedi", Core nelle dita....e così via.

Se ti infortuni negli allenamenti, tutto il talento di coordinazione sarà comunque limitato dalla cronica mancanza di forza.

Se sei un "tronco" tutta la tua forza si disperderà in un azione poco efficace.

Gli atleti al top, ovviamente, possiedono entrambe le doti.

Il talento è nel DNA


Un saluto dall'arrotino che passa fuori dalla finestra........ :lol:
Il più grande alpinista è quello che si diverte di più
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Messaggioda gug » lun gen 31, 2005 19:17 pm

......
Ultima modifica di gug il lun gen 31, 2005 19:19 pm, modificato 2 volte in totale.
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda gug » lun gen 31, 2005 19:17 pm

pietrodp ha scritto:Cosi', su due piedi, non ti so dire quindi cos'e' il talento, ma so indicarti a spanne che Baggio ne era piu' provvisto di Maldini (che pure ha giocato piu' di tutti in nazionale e credo anche che abbia vinto piu' trofei), Mc Enroe ne aveva piu' di Lendl (che pure ha vinto piu' di lui e lo batteva quasi regolarmente)....


8O 8O 8O ...un grande tifoso di Mc Enroe come sono stato io non può non puntualizzare che Mc ha vinto sicuramente di più di Lendl (7 titoli del Grande Slam, più Master vari) è stato al numero 1 per più tempo e non veniva battuto quasi regolarmente, anzi...
semmai a fine carriera.... :wink:
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda Feo » lun gen 31, 2005 19:36 pm

gug ha scritto:
pietrodp ha scritto:Cosi', su due piedi, non ti so dire quindi cos'e' il talento, ma so indicarti a spanne che Baggio ne era piu' provvisto di Maldini (che pure ha giocato piu' di tutti in nazionale e credo anche che abbia vinto piu' trofei), Mc Enroe ne aveva piu' di Lendl (che pure ha vinto piu' di lui e lo batteva quasi regolarmente)....


8O 8O 8O ...un grande tifoso di Mc Enroe come sono stato io non può non puntualizzare che Mc ha vinto sicuramente di più di Lendl (7 titoli del Grande Slam, più Master vari) è stato al numero 1 per più tempo e non veniva battuto quasi regolarmente, anzi...
semmai a fine carriera.... :wink:

On pò OT:
LENDL: No. 1 player in world 4 times (1985-87,89); has won both French and U.S. Opens 3 times and Australian twice; owns 94 career tournament wins.


8 prove dello slam e 94 tornei contro 7 e 77 rispettivamente... :twisted:
(ammetto che non sono tanto "contemporanei" :D )
Feo c'è! ... o ci fa?
Uwaga! Dziś nie spałem!
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Messaggioda gug » mar feb 01, 2005 10:00 am

Feo ha scritto:
gug ha scritto:
pietrodp ha scritto:Cosi', su due piedi, non ti so dire quindi cos'e' il talento, ma so indicarti a spanne che Baggio ne era piu' provvisto di Maldini (che pure ha giocato piu' di tutti in nazionale e credo anche che abbia vinto piu' trofei), Mc Enroe ne aveva piu' di Lendl (che pure ha vinto piu' di lui e lo batteva quasi regolarmente)....


8O 8O 8O ...un grande tifoso di Mc Enroe come sono stato io non può non puntualizzare che Mc ha vinto sicuramente di più di Lendl (7 titoli del Grande Slam, più Master vari) è stato al numero 1 per più tempo e non veniva battuto quasi regolarmente, anzi...
semmai a fine carriera.... :wink:

On pò OT:
LENDL: No. 1 player in world 4 times (1985-87,89); has won both French and U.S. Opens 3 times and Australian twice; owns 94 career tournament wins.


8 prove dello slam e 94 tornei contro 7 e 77 rispettivamente... :twisted:
(ammetto che non sono tanto "contemporanei" :D )



...si, ma 2 titoli agli Australian Open non valgono i 3 Wimbledon che ha vinto Mc (lui non ci andava neanche in Australia perchè quella volta non valeva molto), ne il modo in cui ha vinto (e perso) quelle finali e quelle dei Master, e cioè con quelle fantastiche finali contro Borg e Connors. Poi non ho citato le coppe Davis....va be' andiamo troppo OT.... :wink: :D ....e poi io in questo caso sono troppo tifoso di parte.... :wink:
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Messaggioda Buzz » mar feb 01, 2005 12:07 pm

gug ha scritto:
Feo ha scritto:
gug ha scritto:
pietrodp ha scritto:Cosi', su due piedi, non ti so dire quindi cos'e' il talento, ma so indicarti a spanne che Baggio ne era piu' provvisto di Maldini (che pure ha giocato piu' di tutti in nazionale e credo anche che abbia vinto piu' trofei), Mc Enroe ne aveva piu' di Lendl (che pure ha vinto piu' di lui e lo batteva quasi regolarmente)....


8O 8O 8O ...un grande tifoso di Mc Enroe come sono stato io non può non puntualizzare che Mc ha vinto sicuramente di più di Lendl (7 titoli del Grande Slam, più Master vari) è stato al numero 1 per più tempo e non veniva battuto quasi regolarmente, anzi...
semmai a fine carriera.... :wink:

On pò OT:
LENDL: No. 1 player in world 4 times (1985-87,89); has won both French and U.S. Opens 3 times and Australian twice; owns 94 career tournament wins.


8 prove dello slam e 94 tornei contro 7 e 77 rispettivamente... :twisted:
(ammetto che non sono tanto "contemporanei" :D )



...si, ma 2 titoli agli Australian Open non valgono i 3 Wimbledon che ha vinto Mc (lui non ci andava neanche in Australia perchè quella volta non valeva molto), ne il modo in cui ha vinto (e perso) quelle finali e quelle dei Master, e cioè con quelle fantastiche finali contro Borg e Connors. Poi non ho citato le coppe Davis....va be' andiamo troppo OT.... :wink: :D ....e poi io in questo caso sono troppo tifoso di parte.... :wink:


Io amavo Ivan Lendl perchè fu un campione che seppe costruirsi. Non aveva il puro talento di un McEnroe ma una enorme capacità di lavorare.
Quando riuscì anche a rinforzare la testa, che tanti incontri gli aveva fatto perdere, divenne il numero uno mondiale e lo restò a lungo.
La sua determinazione e la capacità di lottare punto per punto, anche fosse stato sullo 0-2 0-5 ne ha fatto un grande assoluto.

Anche se per questo fu "odiato" da molti... "la classica macchina dell'est costruita in laboratorio" ... ma non era così. Lendl si costruì da solo e quando ormai viveva in occidente.
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Messaggioda cuorpiccino » mar feb 01, 2005 12:37 pm

Nexus6 ha scritto:
gug ha scritto:
Feo ha scritto:
gug ha scritto:
pietrodp ha scritto:Cosi', su due piedi, non ti so dire quindi cos'e' il talento, ma so indicarti a spanne che Baggio ne era piu' provvisto di Maldini (che pure ha giocato piu' di tutti in nazionale e credo anche che abbia vinto piu' trofei), Mc Enroe ne aveva piu' di Lendl (che pure ha vinto piu' di lui e lo batteva quasi regolarmente)....


8O 8O 8O ...un grande tifoso di Mc Enroe come sono stato io non può non puntualizzare che Mc ha vinto sicuramente di più di Lendl (7 titoli del Grande Slam, più Master vari) è stato al numero 1 per più tempo e non veniva battuto quasi regolarmente, anzi...
semmai a fine carriera.... :wink:

On pò OT:
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8 prove dello slam e 94 tornei contro 7 e 77 rispettivamente... :twisted:
(ammetto che non sono tanto "contemporanei" :D )



...si, ma 2 titoli agli Australian Open non valgono i 3 Wimbledon che ha vinto Mc (lui non ci andava neanche in Australia perchè quella volta non valeva molto), ne il modo in cui ha vinto (e perso) quelle finali e quelle dei Master, e cioè con quelle fantastiche finali contro Borg e Connors. Poi non ho citato le coppe Davis....va be' andiamo troppo OT.... :wink: :D ....e poi io in questo caso sono troppo tifoso di parte.... :wink:


Io amavo Ivan Lendl perchè fu un campione che seppe costruirsi. Non aveva il puro talento di un McEnroe ma una enorme capacità di lavorare.
Quando riuscì anche a rinforzare la testa, che tanti incontri gli aveva fatto perdere, divenne il numero uno mondiale e lo restò a lungo.
La sua determinazione e la capacità di lottare punto per punto, anche fosse stato sullo 0-2 0-5 ne ha fatto un grande assoluto.

Anche se per questo fu "odiato" da molti... "la classica macchina dell'est costruita in laboratorio" ... ma non era così. Lendl si costruì da solo e quando ormai viveva in occidente.

Tacchino freddo :lol:
Grande McEnroe

E Chang quando sbeffeggiò Lendl battendo dal basso :wink:
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Messaggioda marinoroma » mar feb 01, 2005 13:08 pm

tacchino freddo era edberg :!:
....no, non ora, non qui, questa pingue immane frana....
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