Maurizio ha scritto:Mah, guardate, io non ho intenzione di disotterrare vecchie polemiche. Però io, come tanti altri arrampicatori ben più bravi e talentuosi di me, siamo stati degli autodidatti. Abbiamo cioè imparato senza neanche la minima idea di cosa fossero e siano i fondamentali. Caruso ha fatto una importante ricerca in questo senso, onore al merito, ma come dite voi stessi è poi difficile passare dal razionale all'istintivo e questo passaggio rischia di bloccarti. Io sono notoriamente per un approccio diverso, il che non vuol dire che all'allievo non devi dire niente e lasciarlo con i suoi problemi. Ma trovo che scomporre il tutto in movimenti fondamentali crei troppa confusione nel principiante. Arrampicare deve essere e deve diventare una cosa istintiva non una cosa razionale. Non credo che nessun arrampicatore di alto livello o di esperienza "pensi" alla posizione in cui si deve mettere per superare un passaggio o affrontare una determinata situazione.
Poi io non mi occupo di allenamento nè di insegnamento, dunque queste sono solo mie convinzioni maturate col tempo.
ciao
Maurizio
E' un po' come sciare, se perdi tempo a ragionare su come devi spostare il peso per girare, piegamento, distensione, cambia la marcia e tira il freno a mano, fai la strambata...cazzi la gomena Fantozziiiii!!!
Insomma, non vai da nessuna parte.
E forse l'arrampicata è più complessa degli altri sport.
Ma l'utilità del "metodo caruso" è che schematizza (per chi sa arrampicare) alcune posizioni e sequenze da far interiorizzare agli allievi.
Antonella arrampica da oltre 20 anni e si diverte ad arrampicare e a stare all'aperto. Nescatelli e il ciclope, in media, se non realizzano o non provano qualche progetto o tiro duro si rompono le palle.
E questa cosa si riflette sul loro modo di insegnare.