vi invito a leggere il seguente articolo
http://www.planetmountain.com/News/show ... eyid=37000
concordo in toto con Maurizio; ne approfitto per ringraziarlo di tutto il lavoro che ha fatto (e sta facendo) circa le sue preziose guide sull'arrampicata nel Gran Paradiso.
Lo ringrazio anche per gli articoli che scrive sul discorso trad climbing:
anch'io penso che la roccia vada rispettata così come l'etica dei primi salitori;
spero che sempre più alpinisti, climbers, falesisti,..... possano far loro una filosofia di rispetto della "storia" delle pareti; spero che il clean climbing si diffonda sempre più e i climbers scalino con un "friend" in più all'imbrago; non sono contro le falesie, anzi....ma credo che ogni luogo e ogni roccia "parlino" e facciano capire se è saggio o meno spittare.
cito un tratto dell'articolo di Maurizio
Considero infatti la Valle dell?Orco come uno dei pochi posti in Italia, dove poter arrampicare le fessure senza spit, con le protezioni naturali, evitando persino di portarsi il martello. E questo non la vedo come una limitazione, un?anomalia nell?era dell?arrampicata sicura, che non farà mai diventare Orco come Arco (oddio che cacofonia orribile!). Sono convinto al contrario che sia un valore aggiunto. In Valle dell?Orco si può, e si dovrà ancora poter fare, un certo tipo di arrampicata, identificabile col nome di clean climbing (che molti oggi chiamano semplicemente trad).
Per questo mi piace ora pensare alla Valle come ad una Riserva Indiana (già Motti e Galante avevano attinto a piene mani alla simbologia del popolo pellerossa nel dare i nomi alle vie), dove mantenere un certo tipo di cultura, evitando che vada ad estinguersi, diviene un preciso dovere di tutti, anche di chi preferisce l?arrampicata sicura su spit... Il rispetto delle minoranze non è forse indice di civiltà?
Nella realtà, come ha scritto molto bene Andrea Giorda in un precedente articolo pubblicato su questo sito, le cose non sono così rose e fiori. In Orco si spittano le fessure, si scavano le prese, si ?rivisitano? le classiche ritracciandole e trasformandole in vie ?plaisir? con ingaggio quasi zero... Ciò è avvenuto negli ultimi anni e avviene ancora... Fa anche sorridere leggere, sempre su planetmountain, che gli inglesi Tom Randall e amici vengono in Orco perchè percepiscono un qualcosa che altrove non c?è...
Però non è tutto perso, c?è una nuova generazione che sta crescendo conscia dell?importanza di salvare questo tipo di scalata. Ragazzi che sanno scalare con nut e friend, che trovano ancora piacere a chiudere un 6a interamente da proteggere, quando sanno bene che in falesia potrebbero aggiudicarsi un 7b forse con meno fatica. E che quando arrivano in cima sfoderano un sorriso più che mai eloquente: anche loro, come me, hanno probabilmente un ?orco nel cuore?. E? anche per questo che questa frenetica stagione di clean climbing, passata tra Yosemite, Galles e Orco (che alla fine mi ha procurato anche una brutta tendinite al gomito), nemmeno ?inquinata? da qualche ?tradizionale? spit piantato sulle placche più ostiche, la dedico a questi ragazzi del futuro... la new orco generation.
buone scalate...