Etica II

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda scheggia » dom ott 14, 2007 12:41 pm

spit sì :?

spit no :?

spit dipende :D
Difronte
Alla
Vita
Insegue
Delle
Emozioni

i limiti sono solo nella nostra testa
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Messaggioda Roberto » dom ott 14, 2007 13:00 pm

Spit ni 8)
"LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE"
L' unico modo per essere liberi è essere colti (J. Martì)
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Messaggioda SCOTT » dom ott 14, 2007 13:19 pm

:smt017 ...mi pigghiate puu gulo??? :roll:

:P Scott.
a nin pos piò!!!
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Messaggioda VYGER » mar ott 16, 2007 8:39 am

Questione tecnica di alto profilo filosofico.

Definizione spannometrica formale di etica: "Sistema di regole relativo all'agire; orientata da valori".
Sempre dal punto di vista formale, deriva da una visione della totalità (oltremondo, se vi si crede, mondo, uomini, cose) e orienta tecniche e pratiche.

Ai principi della riflessione filosofica (Grecia VI sec. a. C.) prevaleva l'interesse per l'ontologia (una rappresentazione univoca della totalità); solo nei secoli seguenti la riflessione su che cosa è il mondo si è unita alla riflessione su che cosa è bene o è male (Socrate, Platone, Aristotele); una prima parziale fase di sfiducia circa la possibilità di dare una descrizione della totalità si ha in periodo ellenistico (la Grecia scompare come soggetto politico); la fase è accompagnata da riflessioni etiche "minimaliste" (stoici, epicurei); il pensiero sull'essere risorge col neoplatonismo e ancora più forte nel periodo della scolastica (fino al 1200 d.C.); poi c'è il progressivo crollo della fiducia slla possibilità di dare una descrizione univoca della totalità per diversi fattori: tutte le possibilità logiche sono state esplorate, molte di queste rivelandosi valide ma reciprocamente contraddittorie; apertura dell'Europa ad altri mondi ("l'altro è un selvaggio, non è nemmeno uomo, ma la pensa diversamente da me; e quindi il mio pensiero quanto vale?"), passaggio dal modello tolemaico al modello copernicano nella descrizione del sistema solare (l'uomo non è più al centro dell'universo; l'uomo ci mette del suo nella descrizione della totalità).
Crollando la fiducia nella possibilità di sapere che cos'è il mondo, diventa difficile esprimere un'etica "oggettiva".
Ontologia ed etica iniziano ad apparire sempre più soggettive, creazione di un io: gli idealisti tentano di salvare baracca e burattini ipotizzando che la totalità sia un soggetto assoluto che si auto-crea in un processo di primitiva uscita da sé e di progressiva riappropriazione di sé; i primi esistenzialisti (Kierkegaard, ma soprattutto Nietszche) sbeffeggiano questo vano tentativo. Nice arriva a sostenere che l'etica è solo la legge imposta dalla maggioranza ai forti, per tenerli a bada.
La riflessione filosofica del XX sec. tenta di dare fondamento alle etiche in vario modo: alcuni con un ritorno a una descrizione univoca della totalità, altri facendosi carico di quanto affermato da Nice nel celebre aforisma della morte di Dio (Gaia Scienza): "Non c'è più alto, né basso; stiamo vagando in un infinito nulla..."; altri negando la possibilità di una qualunque etica; altri puntando a trovare invarianti nell'insieme costituito da quell'indistricabile intreccio tra sé e il mondo che costituisce la totalità e derivandone da queste una definizione di ciò che è bene o male; altri puntando a creare etiche intersoggettive (più persone si accordano rispetto a ciò che è bene e ciò che è male); altri affidandosi a ciò che, purtroppo, è davvero condiviso da tutti gli uomini, al di là dei valori: le cose (da qui il grande potere del modello liberista nel mondo).

Da: Vyger, Banale storia dell'etica in 5 minuti, Brescia, Ed. ddt, 2007, p. 1.

Insomma, è come la storia spit-non spit, ma discussa per millenni da profondi ponzatori imparruccati... :roll:

Augh, ho parlato.
Passo e chiudo...
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Messaggioda Bear » mer ott 17, 2007 19:05 pm

8O 8O 8O
Devi farti visitare!!!
Oppure non bere prima di metterti alla guida della tastiera.
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Messaggioda gug » mer ott 17, 2007 21:17 pm

Secondo me il problema del giudizio di un'ascensione alpinistica non sta nei fix, nei chiodi, o nei dadi che si usano e il metro non dovrebbe basarsi su questi particolari, che poi se non si rapportano col tipo di roccia non vogliono dire nulla di assoluto.

L'essenza dell'Alpinismo è quella di entrare in un terreno ignoto senza la certezza di riuscire ad attraversarlo e neanche quella di non farsi male nel percorso: quanto più ciò è vero, tanto maggiore sarà il valore alpinistico. L'Etica consiste, secondo me, nello stabilire le regole di questo gioco secondo un giusto compromesso fra il suicidio e lo spazio necessario perchè questa sfida sia ingaggiante. Questa concezione ha come conseguenza che per consentire l?evoluzione dell?Alpinismo tali regole, avendo lo scopo di mantenere l?equilibrio fra opposte esigenze, debbano cambiare nel tempo se cambiano alcuni dei parametri in gioco.
Allora, a mio modo di vedere, se si applica questo criterio si riuscirà forse meglio a fare paragoni e a decidere i vari compromessi che sono necessari per non suicidarsi.

Se si affronta una via con lo stile di Larcher, e lo si rispetta fino in fondo, non si avrà mai la certezza di passare e in ciò si è in pieno nella filosofia dell'Alpinismo che ho citato sopra. Se invece non si utilizzano spit, ma si cercano le linee proteggibili, di nuovo non si è certi del risultato. Allora credo che la vera differenza fra questi due stili la faccia moltissimo il terreno di salita: uno stile o l'altro, o tutte le varianti intermedie, sino ad arrivare all'artificiale moderna, sono intrinsecamente legati alla parete che si sale.

E tutto ciò non dipende dal numero di spit o dalla loro media aritmetica.
Invece ciò che ci porta decisamente fuori dal campo dell'Alpinismo per entrare direttamente in quello della carpenteria è la tecnica di forare in A0, dato che in quel modo si è sempre certi di passare, anche a costo di fatica fisica: in definitiva il punto cruciale non è "spit si- spit no", ma la miscela di elementi oggettivi e soggettivi che entrano in gioco nell'apertura di una via nuova e che bisogna giudicare nella globalità.
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda VYGER » gio ott 18, 2007 8:33 am

Bear ha scritto:Oppure non bere prima di metterti alla guida della tastiera.


In vino veritas... :lol:
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