Questione tecnica di alto profilo filosofico.
Definizione spannometrica formale di etica: "Sistema di regole relativo all'agire; orientata da valori".
Sempre dal punto di vista formale, deriva da una visione della totalità (oltremondo, se vi si crede, mondo, uomini, cose) e orienta tecniche e pratiche.
Ai principi della riflessione filosofica (Grecia VI sec. a. C.) prevaleva l'interesse per l'ontologia (una rappresentazione univoca della totalità); solo nei secoli seguenti la riflessione su che cosa è il mondo si è unita alla riflessione su che cosa è bene o è male (Socrate, Platone, Aristotele); una prima parziale fase di sfiducia circa la possibilità di dare una descrizione della totalità si ha in periodo ellenistico (la Grecia scompare come soggetto politico); la fase è accompagnata da riflessioni etiche "minimaliste" (stoici, epicurei); il pensiero sull'essere risorge col neoplatonismo e ancora più forte nel periodo della scolastica (fino al 1200 d.C.); poi c'è il progressivo crollo della fiducia slla possibilità di dare una descrizione univoca della totalità per diversi fattori: tutte le possibilità logiche sono state esplorate, molte di queste rivelandosi valide ma reciprocamente contraddittorie; apertura dell'Europa ad altri mondi ("l'altro è un selvaggio, non è nemmeno uomo, ma la pensa diversamente da me; e quindi il mio pensiero quanto vale?"), passaggio dal modello tolemaico al modello copernicano nella descrizione del sistema solare (l'uomo non è più al centro dell'universo; l'uomo ci mette del suo nella descrizione della totalità).
Crollando la fiducia nella possibilità di sapere che cos'è il mondo, diventa difficile esprimere un'etica "oggettiva".
Ontologia ed etica iniziano ad apparire sempre più soggettive, creazione di un io: gli idealisti tentano di salvare baracca e burattini ipotizzando che la totalità sia un soggetto assoluto che si auto-crea in un processo di primitiva uscita da sé e di progressiva riappropriazione di sé; i primi esistenzialisti (Kierkegaard, ma soprattutto Nietszche) sbeffeggiano questo vano tentativo. Nice arriva a sostenere che l'etica è solo la legge imposta dalla maggioranza ai forti, per tenerli a bada.
La riflessione filosofica del XX sec. tenta di dare fondamento alle etiche in vario modo: alcuni con un ritorno a una descrizione univoca della totalità, altri facendosi carico di quanto affermato da Nice nel celebre aforisma della morte di Dio (Gaia Scienza): "Non c'è più alto, né basso; stiamo vagando in un infinito nulla..."; altri negando la possibilità di una qualunque etica; altri puntando a trovare invarianti nell'insieme costituito da quell'indistricabile intreccio tra sé e il mondo che costituisce la totalità e derivandone da queste una definizione di ciò che è bene o male; altri puntando a creare etiche intersoggettive (più persone si accordano rispetto a ciò che è bene e ciò che è male); altri affidandosi a ciò che, purtroppo, è davvero condiviso da tutti gli uomini, al di là dei valori: le cose (da qui il grande potere del modello liberista nel mondo).
Da: Vyger, Banale storia dell'etica in 5 minuti, Brescia, Ed. ddt, 2007, p. 1.
Insomma, è come la storia spit-non spit, ma discussa per millenni da profondi ponzatori imparruccati...
Augh, ho parlato.
Passo e chiudo...
Non cesseremo di esplorare - E alla fine dell'esplorazione - Saremo al punto di partenza - Sapremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot