Lettera aperta al caro Messner

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Lettera aperta al caro Messner

Messaggioda n!z4th » sab gen 10, 2009 13:38 pm

Caro Messner,

spesso sei solito criticare i numerosi alpinisti che ogni anno affrontano, con pretese e ambizioni più o meno ingenti, i vari monti del globo. Siano essi le piccole -ma grandiose- Alpi, o siano essi i grandi giganti andino-himalayani.
Le critiche per lo più si rifanno a quella che tu ami chiamare -e son d'accordo- commercializzazione dell' Alpinismo. Farsi trainare da un commando di sherpa fin sul tetto del mondo non è alpinismo. Ne siamo tutti convinti. Anche affrontare grossi colossi con una guida sa di commercializzazione. Tuttavia ogni qualvolta si compie una tragedia, la colpa è, in fin della fiera, sempre riconducibile a questa maledetta commercializzazione dell'alpinismo. La montagna è periolosa, bisogna conoscerla, bisogna essere esperti, bisogna essere allenati.... E visto che so bene che tu mai leggerai queste mie presuntuose righe, mi concedo il lusso -tra l'altro vergognoso- di sinettizzare la lettera, evitando inutili giri di parole e eufemismi che annoierebbero solo i veri lettori. Una cosa alla buona insomma. Ecco, in tutta sincerità questo tuo sparare a zero su qualsivoglia scalatore mediocre che si cimenta in un impresa un po' mi lascia amareggiato. Perchè io mi identifico in quel qualsivoglia scalatore mediocre. E per tale non intendo chissà quale imbranato della domenica (ti ricordo il lusso che mi son concesso a usare un basso retaggio) bensì uno che abbia -aimhè- la montagna come prepotente hobby e non -riaimhè- come lavoro. Non nascondo come io mi stia rifacendo alla recente notizia degli italiani sull'aconcagua. Ma anche se in quello stralcio di articolo che letto le tue parole erano state pronunciate magari tempo prima in riferimento a qualche altra tragedia e che il cronosta -per sua fittizia licenza- ha riportato come attuali, la sostanza del mio discorso non cambia. Insomma, chi bisogna essere per frequentare la montagna? Per forza alpinisti di fama mondiali, conosciuti e affermati? per forza guide alpine (ma denigri poi coloro che vi si affidano) ? Facendo così, non te ne accorgi, ricadi inevitabilmente nella tanto criticata commercializzazione dell'alpinismo, dove solo chi è conosciuto vale. La montagna viene privata del suo lato umano, di colui che a buon diritto ci va perchè gli piace. La montagna è per chi ci trae profitto. Ripeto, posso anche darti ragione sulla tragedia appena consumata. Magari erano minimamente allenati e illusi di far chissà cosa. (Le notizie lette parlavano di gente decisamente allenata, ma gli autori riportano chissà quali notizie...e poi non è questa la sede per discuterne). Ma in generale, chi può andarci su in montagna? Se sul Rosa, nelle mie estati dovesse succedermi qualcosa? Sentirmi dare dell'incapace, del sempliciotto, dell' incauto non mi sta bene. Potevo esserci io tra quei quattro. Non li vedevo molto lontano da me.
E siccome so che non leggerai mai, mi permetto di ricordarti un tasto dolente. Conscio proprio che ciò non ti arrecherà alcun dolore. Un po' uno spunto per i miei amici del forum. Sembra da bastardo toccare un tasto così, ma è per me e per gli altri, non per te. Non lo farei mai per davvero un gesto tanto meschino. Ecco lo faccio, Nanga Parbat. Fatto. Con questo mi scuso e attendo gentile risposta.
Scusa la presunzione.

Un alpinista mediocre.
Michele
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Messaggioda erricoilfico » sab gen 10, 2009 14:54 pm

quando ieri ho letto sul Corriere il trafiletto con l'intervento di Messner non sono rimasto troppo stupito...e ho pensato "ecco il solito superuomo che spara a zero su tutti gli alpinisti comuni mortali".
Non si può non apprezzarlo come alpinista, ma come persona proprio non mi piace per niente...
ciao
Certo sono uno stronzo egocentrico, ma avere un ossessione non è una cosa facile da condividere con qualcuno... (M. Twight)
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » sab gen 10, 2009 17:34 pm

avendo letto qualche libro di messner, beh, anch'io ne ho tratto l'impressione che lui divida il mondo in due categorie: chi ha il coraggio, il talento e la determinazione di affrontare certe prove "estreme", e gli "uomini comuni" che fanno una vita da travet e tutti i giorni devono prendere l'autobus per andare a sgobbare dietro una scrivania. può non piacere, ma mi sembra che questa visione non sia estranea ad altri grandi dell'alpinismo, vedi bonatti.

aggiungo una piccola considerazione personale: io non mi considero un climber - sono sufficentemente cosciente dei miei limiti per evitare di farmi ridere dietro - ma da quando, qualche tempo fa, ho iniziato a frequentare un po' palestre e falesie, ho avuto l'impressione che certa gente non ti considerasse nemmeno se non facevi un certo grado (a meno che tu non fossi una bella gnocca, naturalmente... :mrgreen: ). e' sempre stupido generalizzare, ma - absit iniuria verbis - a me sembra che un po' di puzzetta sotto il naso sia abbastanza diffusa nell'ambiente.

salud

TSdG
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Messaggioda valli » sab gen 10, 2009 18:40 pm

Non posso che condividere il pensiero di Michele; in effetti in più di qualche occasione per Sua Maestà Herr Messner chi è un alpinista "comune" per lui non è degno di metter piede sugli alti monti...ora credo che ciascuno in cuor e mente sua sappia che ci sono dei limiti e quali essi sono.. a volte è vero qualcuno va un pò oltre, a volte però si concretizzano delle circostanze tutte insieme che portano a incidenti imprevisti... ecco, forse si dovrebbe tener conto di queste cose prima di generalizzare. In ogni caso credo che chi come noi "mediocri" ama la montagna sappia anche dire no e voltare le spalle per scendere se il caso lo richiede... quindi la conclusione è quella che Messner è sicuramente da rispettare come alpinista ma come persona... ho le mie riserve. Grazie del tuo intervento Mik, mi sembra giusto parlare anche di queste cose... :wink:
.....torna sempre sui tuoi passi, non farti sviare dai consigli di un alpinista sconosciuto....
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Re: Lettera aperta al caro Messner

Messaggioda sergio-ex63-ora36 » sab gen 10, 2009 19:08 pm

n!z4th ha scritto:Caro Messner,

spesso sei solito criticare i numerosi alpinisti che ogni anno affrontano, con pretese e ambizioni più o meno ingenti, i vari monti del globo. Siano essi le piccole -ma grandiose- Alpi, o siano essi i grandi giganti andino-himalayani.
Le critiche per lo più si rifanno a quella che tu ami chiamare -e son d'accordo- commercializzazione dell' Alpinismo. Farsi trainare da un commando di sherpa fin sul tetto del mondo non è alpinismo. Ne siamo tutti convinti. Anche affrontare grossi colossi con una guida sa di commercializzazione. Tuttavia ogni qualvolta si compie una tragedia, la colpa è, in fin della fiera, sempre riconducibile a questa maledetta commercializzazione dell'alpinismo. La montagna è periolosa, bisogna conoscerla, bisogna essere esperti, bisogna essere allenati.... E visto che so bene che tu mai leggerai queste mie presuntuose righe, mi concedo il lusso -tra l'altro vergognoso- di sinettizzare la lettera, evitando inutili giri di parole e eufemismi che annoierebbero solo i veri lettori. Una cosa alla buona insomma. Ecco, in tutta sincerità questo tuo sparare a zero su qualsivoglia scalatore mediocre che si cimenta in un impresa un po' mi lascia amareggiato. Perchè io mi identifico in quel qualsivoglia scalatore mediocre. E per tale non intendo chissà quale imbranato della domenica (ti ricordo il lusso che mi son concesso a usare un basso retaggio) bensì uno che abbia -aimhè- la montagna come prepotente hobby e non -riaimhè- come lavoro. Non nascondo come io mi stia rifacendo alla recente notizia degli italiani sull'aconcagua. Ma anche se in quello stralcio di articolo che letto le tue parole erano state pronunciate magari tempo prima in riferimento a qualche altra tragedia e che il cronosta -per sua fittizia licenza- ha riportato come attuali, la sostanza del mio discorso non cambia. Insomma, chi bisogna essere per frequentare la montagna? Per forza alpinisti di fama mondiali, conosciuti e affermati? per forza guide alpine (ma denigri poi coloro che vi si affidano) ? Facendo così, non te ne accorgi, ricadi inevitabilmente nella tanto criticata commercializzazione dell'alpinismo, dove solo chi è conosciuto vale. La montagna viene privata del suo lato umano, di colui che a buon diritto ci va perchè gli piace. La montagna è per chi ci trae profitto. Ripeto, posso anche darti ragione sulla tragedia appena consumata. Magari erano minimamente allenati e illusi di far chissà cosa. (Le notizie lette parlavano di gente decisamente allenata, ma gli autori riportano chissà quali notizie...e poi non è questa la sede per discuterne). Ma in generale, chi può andarci su in montagna? Se sul Rosa, nelle mie estati dovesse succedermi qualcosa? Sentirmi dare dell'incapace, del sempliciotto, dell' incauto non mi sta bene. Potevo esserci io tra quei quattro. Non li vedevo molto lontano da me.
E siccome so che non leggerai mai, mi permetto di ricordarti un tasto dolente. Conscio proprio che ciò non ti arrecherà alcun dolore. Un po' uno spunto per i miei amici del forum. Sembra da bastardo toccare un tasto così, ma è per me e per gli altri, non per te. Non lo farei mai per davvero un gesto tanto meschino. Ecco lo faccio, Nanga Parbat. Fatto. Con questo mi scuso e attendo gentile risposta.
Scusa la presunzione.

Un alpinista mediocre.


tira il fiato e rilassati...

lui giudica i mediocri per sentito dire tu idem lui...ci hai parlato lo conosci?

il suo discorso è ben più articolato e non ce l'ha con i "mediocri" ce l'ha con chi va con poca passione ma tanta presunzione...

quelli dell'aconcagua per es. hanno venduto quella salita come una prima femminile (c'è un articolo del giorno in merito ...)http://www.inmilano.com/notizie/spedizione-alpinismo-femminile-aconcagua
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Messaggioda lamontagnadiluce » sab gen 10, 2009 19:38 pm

"Loro avevano una nostra guida locale patentata e sicuramente esperta dell'Aconcagua - spiega Marcello Cominetti uno dei titolari dell'agenzia, anche lui alpinista - ma che ha accompagnato la terza donna del gruppo che ha scelto di tornare indietro, Antonella Targa, al campo base prima dell'ascesa della vetta. Gli altri quattro hanno invece scelto di proseguire con il loro amico argentino".

Quello che non torna è che il gruppo abbia proseguito senza la guida....
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Messaggioda tatone » sab gen 10, 2009 23:08 pm

lamontagnadiluce ha scritto:
Quello che non torna è che il gruppo abbia proseguito senza la guida....


torna, torna
siamo alle solite dell'alpinismo extraeuropeo "commerciale"
investi tanti soldi e quando sei lì dici: "con tutto quello che ho speso col cavolo che abbandono"
purtroppo è la triste realtà: non si ha il coraggio di rinunciare
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Messaggioda Picchio » dom gen 11, 2009 21:37 pm

Sono d'accordo con tatone e sono convinto che Messner abbia ragione. Di solito quando ci sono incidenti di questo tipo c'è sempre qualcosa che non torna.
"Ma che dici ,allora perchè non vietare i ciclisti i motociclisti gli automobbilisti gli ecsursionisti i camioni e più ne più ne metta , col quelli l'ambulanza viene pure e la paghi pure"
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Messaggioda Omselvadegh » dom gen 11, 2009 21:40 pm

l'unica cosa che riconosco al Mesnner è la mentalità aperta che lo ha portato a credere nell'apertura della Scala Welzenbach verso l'alto.

punto.
SE NON TI PIACE INCASTRARE CHE c***o VIVI A FARE?
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Messaggioda Siloga66 » lun gen 12, 2009 10:21 am

Io credo che Messner non si esprima tanto per fare. Ha ragione.
Passano le mode ma in Germania la moda dei calzini con i sandali passerà mai.
Ma i tedeschi son fighi lo stesso.
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Messaggioda arteriolupin » lun gen 12, 2009 11:11 am

Michele...

Non ti do contro per partito preso. Ma, scusami, credo che la Tua lettera abbia bisogno di qualche ripensamento prima di essere pubblicata ed inviata.

Non ho alcuna intenzione di difendere l'On. Messner: lo fa abbondantemente da solo.
Non intendo nemmeno legarmi al coro di chi scrive che, se alpinisticamente è un grande, umanamanete non lo è. Non posso dire nulla, non conoscendolo a livello umano.

Posso, tuttavia, sottolineare come Messner abbia segnato una periodo dell'alpinismo, assieme a persone forse meno citate, ma non meno significative, come uno dei miei miti, Alessandro Gogna.

Il punto sta nella capacità di saper vendere emonetizzare il proprio prodotto. In questo Messner è stato ed è un maestro indiscusso.

Gli va riconosciuta la capacità di saper fare anche cultura di montagna e non solo alpinismo o ricerca dell'exploit sportivo-alpinistico.

So benissimo potremmo parlare di persone che hanno fatto exploit maggiori, come Casarotto, Kukuczka ed altri che non sto a citare...

Ma Messner è stato anche un grosso "pubblicista" della montagna, non solo un "accademico".

E qui faccio una piccola postilla: gli "accademici" sono quelli che, portando all'estremo la specializzazione, spesso persono di vista la "pubblicizzazione" di quanto ottenuto e, quindi, non riescono a rendere fruibili o "note" le proprie scoperte od i propri obiettivi raggiunti.

Tu tratti Messner - e ne sei libero, per carità - come una sorta di quasi cinico che non perde l'occasione per stare zitto e che tratta gli altri da incapaci. Una sorta di Marchese del Grillo... Al posto dell'accento romano, un bell'accento altoatesino che dice "Io sono io und foi non siete un kazzen..."

No. La problematica è differente: Messner sono anni che perora la causa di un alpinismo cosciente, che chiede la preparazone fisica, mentale e culturale per un certo tipo di "avventure".
Quello che fanno vedere in tv, quello che ti fanno leggere sui giornali è solo la punta dell?ceberg di quanto Messner ribadisce da anni. Il problema è che i giornalisti - telelvisivi o di carta stampata - sono alla ricerca di trenta parole, tre frasi, tanto per poter scrivere "Messner ha detto che...".

Ma, prima di dire "che", Messner per anni si è scagliato contro la faciloneria... Messner non auspica assolutamente - lo dico sulla base di quanto da lui scritto e da lui ribadito in sede di interviste lunghe e completa, non di quattro righe - che la montagna si asolo per pochi eletti: Messner non desidera semplicemente che chiunque, senza preparazione, vedendo qualcuno salire sull'Everest, pensi che ci si possa arrivare sulla base di una preparazione raffazzonata e messa su alla bell'e meglio in pochi giorni...

Messner is scaglia anche contro quei professionisti della Montagna che, per far denaro (cosa peraltrolegittima), acconsentono ad "accontentare il cliente" ed organizzare spedizioni che, in molti casi, hanno esito tragico.

Non voglio nemmeno chiamare in causa il lutto dell'Aconcagua: a quanto mi consta i ragazzi non erano sprovveduti e Marcello Cominetti è un professionista serio.
Messner si è spesso scagliato contro vere e proprie gite aziendali che - col tempo - stanno diventando una sorta di costante nelle zone himalayane e in egenerale sulle montagne più alte dei vari continenti...
Comitive intere di alpinisti dell'ultima ora, purché disposti a lasciare ingenti somme di denaro nelle tasche degli organizzatori e dei paesi ospitanti.

Messner, che capisce come lo sviluppo del turismo e l'interesse per la cultura della montagna possa anche fare economia, sa benissimo che il tutto va incentivato. Ma chiede che questo incentivo sia cosciente e coscienzioso, fatto con la testa e non solo con l'occhio al portafoglio. Ed in questo gli posos solo dare ragione.

Applica - mutatis mutandis - quanto detto per l'Himalaya o le Ande a quanto avviene nelle nostre montagne e vedrai che il discorso fila, eccome...
Quanti sono i casi in cui Guide o Associazioni fameliche accettano di parancare su per qualche via un gruppo di clienti che definire sprovveduti è poco?
Una marea...
Ne sono prova le code di persone sul Bianco, sul Cervino (dove addirittura pare che le guide stazionino da un tratto all'altro della normale, "passandosi" i clienti così come i manovali si passano i mattoni per costruire un muro) o sulle ferrate dolomitiche e non solo...

Non mi pare che Messner chieda a tutti questi di non andare a gustare la montagna: chiede di non prendere sottogamba le "avventure" e di gustare la stessa sulla base delle proprie capacità...

Quando Messner dice che una salita himalayana va preparata aprla di sé (come è giusto che sia) e ricorda come abbia cominciato illo tempore a fa re cors ain montagna, oppure a salire all'inverosimile la Nord dell'Ortles per prepararsi all'Himalaya...

Messner è un egocentrico, come lo siamo tutti...

parla di sé mettendo sul piatto la propria esperienza.

Può piacere, non piacere, essere indifferente...

Ma è così e come tale di offre al lettore ed al pubblico.

Del suo lato umano, ribadisco, non conoscendolo non dico nulla.

A te, Michele, invece, con tutto affetto, faccio un piccolo appunto...

Non apprezzo la tua citazione del Nanga Parbat.
In quell'occasione ha Messner ha perso il suo compagno di cordata e suo fratello... Un qualcosa che lo ha rincorso per anni ed anni e del quale ha fatto fatica a parlare. Ha venduto anche quello, dici? Può essere...
ma non mi piace quel paragone... Non regge.

Messner è un essere umano, con pregi e difetti. Ne possiamo discutere. Ma, almeno, ha lasciato e lascia molto per iscritto, sulla cui base si può discutere.
Non va visto come Dio in terra. Va visto come uno che mette a disposizione le proprie esperienze. Se, poi, dice qualche cazzata o si comporta in modo discutibile, è giusto discuterne o contraddirlo, così come lui contraddisse, negli anni '70, il povero Casara.

Ma non confondendo il lato umano, personale, con un dibattito in cui lui porta solo il proprio contributo che, in quanto tale, è SEMPRE, come per tutti, opinabile.

Caro Michele, io, fossi in Te, ripenserei la lettera e la manderei, poi, al Castello di Juval. Non credo che non la leggerà.

Anzi, credo che leggerà più volentieri questa Tua lettera dellla monografia a Lui recentemente dedicatagli...

Con stima

Luca
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Messaggioda cinetica » lun gen 12, 2009 11:33 am

quoto arterio,

i giudizi affrettati non mi piacciono mai
bisogna saper contestualizzare e leggere tra le righe
"Forse essere vivi è proprio questo:andare alla ricerca degli istanti che muoiono". Muriel Barbery dall'Eleganza del Riccio
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Messaggioda pasasò » lun gen 12, 2009 12:19 pm

[img]So%20benissimo%20potremmo%20parlare%20di%20persone%20che%20hanno%20fatto%20exploit%20maggiori,%20come%20Casarotto,%20Kukuczka%20ed%20altri%20che%20non%20sto%20a%20citare...[/img]
...
Casarotto... non so se l'hai citato a caso o meno ma inconsciamento il leggerlo mi ha portato alla mente le parole di Messner sulla morte di Casarotto e sul Csarotto membro della sua spedizione del 1979 mi sembra, in cui il Re degli 8000, quelli "vendibili", visto che gli 8000 veri sono almeno una quarantina sparava abbastanza a zero su uno che tutto era fuorchè impreparato e inadatto per certi imprese.

Chiusa parentesi. In merito alla lettera che hai scritto voglio andare oltre: a me piacerebbe che tutti, tu che rispondi ma anche il Messner che citi uscissero dagli schemi valutativi di matrice umana entrando se fosse possibile nell'ottica superiore delle montagne. Il che mi porta a dire, superomismo romantico a parte, che certe tragedie (quella targata Messner sul nanga Parbat o quella di Unterkircker recentemete successa) sanciscono materialmente, se qualcuno non se ne fosse accorto prima, che noi sapiens siamo polvere sul piatto della bilancia rispetto alla grandezza della natura. Non è un approccio panteistico fine a se stesso bensì la constatazione dell'evidenza che ha ben poco valore parlare di "pericoli soggettivi", per definizione difficilmente quantificabili soprattutto basandosi su conoscenze giornalistiche delle persone e delle situazioni, quando si affrontano salite ad alta quota. Più corretto mi sembra sia il postulare che, dati determinati obiettivi, l'alpinismo diventa una pratica che incorpora una quantità di pericoli oggettivi per cui chi lo affronta si assume a priori e coscientemente la possibilità di andare incontro a morte. Morte, e qui doso una certa retorica, che per chi la affronta non può che essere ricerca sotto altre spoglie di flusso vitale, in contrapposizione forse con altri tipi di esistenze magari "impiegatizie" di cui si parlava in un post sopra che comunque non potrei mai giudicare.

Signori, il gioco alpinistico per me è questo, la posta in palio è alta, io le passioni altrui non intendo giudicarle.
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Messaggioda arteriolupin » lun gen 12, 2009 12:39 pm

pasasò ha scritto:
Casarotto... non so se l'hai citato a caso o meno ...

No, Pasasò, non cito mai nulla per caso ogni parola è ponderata. Mi possono sfuggire orrori di battitura... Quello sì... Ma non nel pensare alle parole da usare o alle citazioni da inserire tra le righe. Il fatto che tu lo abbia notato è una riprova della bontà dell ami ascelta... Vuol dire che si capisce...

Chiusa parentesi. In merito alla lettera che hai scritto voglio andare oltre: a me piacerebbe che tutti, tu che rispondi ma anche il Messner che citi uscissero dagli schemi valutativi di matrice umana entrando se fosse possibile nell'ottica superiore delle montagne.

Impresa titanica e forse impossibile, almeno dal mio punto di vista. Pur amando il superomismo, ri-cito Nietzsche e rispondo di essere "umano, troppo umano" e, necessariamente, che la mia visione, per quanto la mi amente aneli all'alto, sarà capace di considerazioni solo umane... La mia ottiva valutativa, pertanto, sarà sempre e comunque condizionata dal mio essere un piccolo essere "umano".

Il che mi porta a dire, superomismo romantico a parte, che certe tragedie (quella targata Messner sul nanga Parbat o quella di Unterkircker recentemete successa) sanciscono materialmente, se qualcuno non se ne fosse accorto prima, che noi sapiens siamo polvere sul piatto della bilancia rispetto alla grandezza della natura. Non è un approccio panteistico fine a se stesso bensì la constatazione dell'evidenza che ha ben poco valore parlare di "pericoli soggettivi", per definizione difficilmente quantificabili soprattutto basandosi su conoscenze giornalistiche delle persone e delle situazioni, quando si affrontano salite ad alta quota. Più corretto mi sembra sia il postulare che, dati determinati obiettivi, l'alpinismo diventa una pratica che incorpora una quantità di pericoli oggettivi per cui chi lo affronta si assume a priori e coscientemente la possibilità di andare incontro a morte. Morte, e qui doso una certa retorica, che per chi la affronta non può che essere ricerca sotto altre spoglie di flusso vitale, in contrapposizione forse con altri tipi di esistenze magari "impiegatizie" di cui si parlava in un post sopra che comunque non potrei mai giudicare.

Signori, il gioco alpinistico per me è questo, la posta in palio è alta, io le passioni altrui non intendo giudicarle.


E' un tuo pensiero e, come tale, lo rispetto e non lo tococ minimamente. Non posso nemmeno dire di essere d'accordo o no. Io ho un approccio al gioco alpinistico molto più timoroso... Conscio del pericolo insito nel gioco alpinistico, faccio in modo di limitarmi a "imprese" alla mia portata, per le quali la componente di rischio sia ridotta al minimo.
Questo non vuol dire che secondo me tutti dovrebbero seguire il mio esempio...
Allo stesso modo, ritengo che l'esperienza degli alpinisti che ci hanno preceduto possa essere un buon viatico per chi intende "consocere" (nel senso più ampio del termine) sempre più. Andare a cercare di provare sensazioni sempre maggiori è insito nella sete di conoscenza dell'uomo e dell'alpinista. Semmai, sarebbe da porre la questione a chi decide di andare a provare esperienze vicine all'estremo senza averne piena coscienza...
Credo che Messner si scalgi contro questa categoria...

Per quanto apprezzi il tuo approccio, però, non posso non notare una sorta di fatalismo che, pur comprensibile, viene a cozzare contro la razionalità pratica della pur limitata ragione di cui disponiamo...
Se la mia ragione mi impone di evitare il fatalismo per rendere in qualche modo "sicura" l'avventura, so anche che quella stessa "ragione" è incommensurabilmente più piccola di quel tutto che sono Natura e Montagna...
E' per quello che ritengo doveroso un continuo confronto, un soppesare di continuo ragione e "inconoscibile" prima di andare nel viaggio della conoscenza... Ma sono certo che anche ci non c'è più, nella maggior parte, questo confronto lo aveva fatto. Questo, però, non mi lenisce il dispiacere nel vedere persone che ci lasciano durante il più bello dei viaggi di conoscenza (dal punto di vista di chi ama la montagna).

Il tuo è un intervento filosofico, notevole, ma dal mio punto di vista un tantino fatalistico e più che panteista... Ma lo rispetto e lo apprezzo perché tuo.

E ti ringrazio per aver dato un "la" ulteriore ad un dibattito che mai avrà una fine o una parola definitiva, proprio perché tanti siamo e tanti e tutti differenti sono gli approcci e le filosofie legate ai modi di vivere questa passione.

Buone Montagne
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Messaggioda grip » lun gen 12, 2009 12:45 pm

Ciao Michele,


ho girato la tua lettera 8)

speriamo si iscriva al forum :twisted:


http://www.messnermountainmuseum.de


















































scherzo! 8)
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Messaggioda giorgiolx » lun gen 12, 2009 13:08 pm

Omselvadegh ha scritto:l'unica cosa che riconosco al Mesnner è la mentalità aperta che lo ha portato a credere nell'apertura della Scala Welzenbach verso l'alto.

punto.


insomma...non ha fatto solo quello
vado a uccidere il frigorifero che mi sta fissando

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Messaggioda giorgiolx » lun gen 12, 2009 13:09 pm

grip ha scritto:...

simpaticissimo...
scherzone dell'anno
vado a uccidere il frigorifero che mi sta fissando

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Messaggioda n!z4th » lun gen 12, 2009 13:28 pm

Caro arterio,

ho aspettato che avessi un buon momento di tempo libero per rispondere. A te e agli altri. Il topic ha preso decisamente più spessore di quello che pensassi, anzi, ha preso pure pieghe che esulano il duscorso iniziale.
Rimango più nel concreto.Non perchè non abbia voglia di discorrere sul lato filosofico della montagna 8O ma perchè, in tuttà sicnerità, non mi sento in grado. Prima anche di entrare nel vero senso del discorso, ci tengo a precisare che quelle righe, così intitolate, non hanno la minima pretesa di entrare nel castello del Nostro. Erano rivolte a voi, e come tali scritte di pugno, senza rilettura e tra l'altro con un animo, in quel momento, un po' ribollente. in questa lettura va pure interpretata la conclusione. Atto meschino all'apparenza (se si crede che quelle righe vengano lette dal destinatario) ma in realtà spunto di riflessione che vi ho violentemente schiaffato in faccia.Senza troppi giri di parole. E, infatti, scrivevo: E visto che so bene che tu mai leggerai queste mie presuntuose righe, mi concedo il lusso -tra l'altro vergognoso- di sinettizzare la lettera, evitando inutili giri di parole e eufemismi che annoierebbero solo i veri lettori. Una cosa alla buona insomma. E ribadirei pure che è stata scritta di getto. per lo stesso fine, avrei potuto citare il più recente karl; Il mio gesto era insomma finalizzato a portare in luce una mia idea/convinzione piuttosto che pugnalare brutalmente Messner. Detto questo - cosa che più avevo a cuore precisare di cui però immaginavo le reazioni - proseguo sul discorso iniziale.
Stimo Messner come alpinista e come selfmade man. Mi astengo -nel senso che non ho materiale per farlo- dal giudicarlo come uomo. Le persone nemmeno dopo anni che le frequenti saltuariamente capisci come sono in realtà. Figuriamoci a leggere solo libri o sentirli in conferenze. E per di più pure riguardo l'ostinata lotta contro l'alpinismo commerciale lo appoggio in toto. Ora, apurato che spesso e volentieri i giornalisti riportano solo le frasi topiche estrapolandole dal discorso generale, mi chiedo -prima di continuare col discorso- : l'ultima spedizione sull'aconcagua, era di stampo commerciale? Nel senso che gli alpinisti erano veramente preparati o solo a parole? Si sa se c'è stato la solita immagine dell'alpinista che vuole continuare a tutti i costi perchè ha pagato? E' brutto analizzare così una tragedia, ma i casi sono due 1)o Messner ha detto proprio quelle parole in occasione di questa vicenda, e allora vorrei sapere come sono andate le cose 2)o erano state dette in un altro discorso (e son condivisibili) e allora la colpa ricade sui poveri giornalisti che mi scrivono pure che la vittima era tutt'altra di quella definitivamente comunicata.

Messner si è spesso scagliato contro vere e proprie gite aziendali che - col tempo - stanno diventando una sorta di costante nelle zone himalayane e in egenerale sulle montagne più alte dei vari continenti...


Se è così come dici allora reputo da idioti fare sti vergognosi collage quali quelli letti sul quotidiano.

E scusate ancora per l'ambiguità/inadeguatezza iniziale.
Me ne son reso conto.

michele.
Michele
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Messaggioda agh » lun gen 12, 2009 14:08 pm

Siloga66 ha scritto:Io credo che Messner non si esprima tanto per fare. Ha ragione.


ragazzi, giù il cappello davanti ad uno come messner. Non solo come alpinista ma anche come uomo: ha fatto nella vita quello che ha voluto. Vi pare poco? Vivere di avventura e di incertezze, mentre la maggioranza di noi si accontenta del posto fisso...
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Messaggioda n!z4th » lun gen 12, 2009 14:11 pm

Vivere di avventura e di incertezze, mentre la maggioranza di noi si accontenta del posto fisso...


L'hai espressa male ma chai ragggione 8) 8)
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