Mi ha lasciato a bocca aperta.
Recensione de "Il limite della Vita" di Reinhold Messner - ed. Zanichelli
Cosa succede nella mente di un alpinista quando compie un volo mortale? Nessuno è mai tornato indietro dall'al di là per raccontarcelo. Cadute mortali da grandi altezze, avvengono anche nei lavori edili e nell'industria in genere, non solo in alpinismo. Questi decessi portano con sé il grande segreto del pre-morte, di quelle modificazioni percettive, dovute ad alterazioni biochimiche a livello di Sistema Nervoso Centrale, che intervengono quando una persona ha la certezza di starsi inevitabilmente approssimando alla morte.
Reinhold Messner ha - in questo libro - interpellato medici e psicologi, nel tentativo di svelare in parte il grande mistero. Libro sempre attuale nonostante sia stato scritto vent'anni fa, "Il limite della vita" raccoglie anche una lunga casistica di pre-morte, raccontati da alpinisti sopravvissuti a voli dall'esito che solo la fortuna non ha reso mortali. "Casi clinici" raccontati con la precisione dell'esame medico.
Dall'analisi dei vissuti, emerge che il volo "non controllato", con alte probabilità di morte, induce in chi lo vive una dilatazione della dimensione spaziotemporale, a causa dell'effetto di "rassegnazione" che la morte - ormai vissuta come certa in chi vola - produce a livello psichico. La rassegnazione, in condizioni di volo non controllato, scatena una reazione biochimica nel Sistema Nervoso Centrale, chiamando in causa le endorfine, producendo durante il volo una sensazione di grande, infinito piacere; reazione che la natura ha predisposto per alleviare il dolore imminente della morte. Ciò non accade in palestra: in condizione di volo "controllato" - anzi - l'alpinista ha paura, perché - sapendo di non morire - non beneficia della rassegnazione, unica condizione psichica favorevole allo scatenamento biochimico delle endorfine. Unica consolazione che si può trarre da questo magnifico libro, è che, chi muore in parete, muore in maniera molto piacevole.
