Perchè le Dolomiti si tingono di rosa - una bella storia

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Perchè le Dolomiti si tingono di rosa - una bella storia

Messaggioda morph » ven mar 04, 2005 11:19 am

Ciao, ieri sera in tv ho sentito questa leggenda sul perchè le Dolomiti al tramonto si tingono di rosa. Eccola... :-)

Qualcuno conosce altre belle storie?

---------
La leggenda di re Laurino

Laurino era il re dei nani e aveva il suo regno sulle montagne delle Dolomiti.
Di lui si innamorò nascostamente la valchiria Sittlieb, che era al suo servizio come cavaliere e per lui creò nel suo giardino il più bel roseto che mai si fosse visto.
Ma Laurino si era innamorato di Simile, una fanciulla nobile, così bella, che per darla in sposa il padre indisse un torneo, al quale re Laurino fu escluso perché era un nano.
Laurino non potendo rinunciare alla donna che tanto amava, indossò il cappello dell'invisibilità e la rapì. La condusse nel suo castello e la rinchiuse nel bellissimo roseto colmandola di attenzioni.

Sittlieb saputa l'intenzione di Laurino di sposare un'altra donna, fuggì col cuore infranto e si recò da una maga per farsi fare un sortilegio e poter diventare come un uomo, ma la magia prevedeva che non sarebbe mai più potuta tornare nel giardino da lei creato o avrebbe perso la vita.

Mentre Similde era prigioniera nel roseto di Laurino, Hartwig, il cavaliere che l'aveva protetta nel bosco una volta che lei si era persa e che di lei era innamorato, partì alla volta del giardino per liberarla. Al suo ingresso trovò delle ninfe che gli dissero che solo un bambino o un giullare sarebbero potuti entrare nel giardino e si aspettavano da lui un canto. Il giardino, infatti, era circondato da un sottile filo di seta, e chiunque l'avesse sfiorato, avrebbe fatto accorrere tutta la guardia di re Laurino. Egli declamò la poesia per Similde e gli fu detto il vero motivo per il quale era stata rapita.

Non essendo in grado di fare nulla per lei, decise di tornare dal suo padrone e raccontare la verità, che Similde sarebbe stata liberata, qualora a Laurino fosse stato dato modo di partecipare al torneo con l'imparzialità che si doveva ai cavalieri.

Nel frattempo Sittlieb era entrata a far parte della corte di Re Teodorico come guerriero del re. La magia e il fatto che ella non si non toglieva mai l'elmo le permisero di non essere riconosciuta come la valchiria che aveva lavorato per il re dei Nani.

Il Conte, padre di Similde, sdegnato, non aveva comunque voluto accettare la partecipazione di Laurino al torneo, e Hartwig si vide costretto a chiedere l'aiuto di Re Teodorico per liberare Simile. Teodorico accettò, considerando una facile l'impresa di penetrare nel regno dei nani per liberare la fanciulla, pur sapendo che Laurino era in possesso di arti magiche, quali una cintura che gli dava la forza di dodici uomini, una corazza impenetrabile e il cappello che lo rendeva invisibile, grazie al quale aveva appunto rapito la fanciulla.

La via d'accesso per i monti del Rosengarten era nota per essere inaccessibile, ma il cavaliere con l'elmo disse di esserci già stato. Re Teodorico decise che sarebbe stato lui a guidarli, e lo obbligò anche quando il cavaliere si mostrò contrario predicendo la propria morte.
Giunti al roseto, Teodorico, tagliò il filo di seta che lo circondava, e subito gli apparve davanti re Laurino in persona che iniziò con lui un duello cruento.
Re Laurino si fece invisibile e si avvantaggiò, ma Re Teodorico riuscì ad afferrarlo, e togliendoli cintura, cappuccio e armi, lo sottomise.

Liberata Similde, ella disse che re Laurino era di nobile animo e che l'aveva trattata sempre con cura e amore. Chiese così a Re Teodorico di noti umiliarlo oltre e di lasciarlo andare. Questi allora tese la mano a Laurino e gli offrì la pace. Fu organizzato un grande banchetto nel salone nella cavità delle montagne.
Ma dopo la mezzanotte, quando tutti erano andati a dormire, un minatore svegliò Laurino, perché un cavaliere del re Teodorico si aggirava per il roseto con l'intento di penetrare nelle montagne con intenti malvagi.
Subito i nani lo fronteggiarono, ma i rumori destarono Re Teodorico che pensò ad un tranello e fece brandire ai suoi le armi. Laurino pensò allora ad un'intesa tra Teodorico e il cavaliere contrario alla pace e quindi si riaprirono le ostilità.

Ancora una volta gli uomini di re Teodorico avevano avuto la meglio, ma il cavaliere con l'elmo pretendeva la libertà di re Laurino arrivando a sfidare lo stesso re Teodorico a duello. Ferito, gli venne tolto l'elmo e si scoprì che era una donna, la valchiria Sittlieb, che rimasta fedele a re Laurino stava morendo a causa del sortilegio.
Nel frattempo Hartwig aveva portato al sicuro Similde, promettendole di difenderla per sempre, proposta che Similde accettò e visse così il resto della sua vita felice accanto al cavaliere che l'aveva salvata.
Terminò così la guerra nel roseto e re Laurino fu condotto prigioniero da re Teodorico.

Dopo un lungo periodo Laurino riuscì però a liberarsi e a tornare alle sue montagne ove, colto da profonda tristezza, e non trovando più i suoi, fece pietrificare il roseto intero e pronunciò una formula magica in forza della quale le rose non potevano essere più viste né di giorno, né di notte. Ma dimenticò il crepuscolo, perciò da allora ad ogni tramonto, riappaiono tutte le rose tingendo di un meraviglioso rosa l'intera montagna, chiamata appunto Rosengarten.
E' questa l'"Enrosadira": il momento magico del giardino delle rose.
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Re: Perchè le Dolomiti si tingono di rosa - una bella storia

Messaggioda Earon » ven mar 04, 2005 12:59 pm

morph ha scritto:Ciao, ieri sera in tv ho sentito questa leggenda sul perchè le Dolomiti al tramonto si tingono di rosa. Eccola... :-)

Qualcuno conosce altre belle storie?

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La leggenda di re Laurino

Laurino era il re dei nani e aveva il suo regno sulle montagne delle Dolomiti.
Di lui si innamorò nascostamente la valchiria Sittlieb, che era al suo servizio come cavaliere e per lui creò nel suo giardino il più bel roseto che mai si fosse visto.
Ma Laurino si era innamorato di Simile, una fanciulla nobile, così bella, che per darla in sposa il padre indisse un torneo, al quale re Laurino fu escluso perché era un nano.
Laurino non potendo rinunciare alla donna che tanto amava, indossò il cappello dell'invisibilità e la rapì. La condusse nel suo castello e la rinchiuse nel bellissimo roseto colmandola di attenzioni.

Sittlieb saputa l'intenzione di Laurino di sposare un'altra donna, fuggì col cuore infranto e si recò da una maga per farsi fare un sortilegio e poter diventare come un uomo, ma la magia prevedeva che non sarebbe mai più potuta tornare nel giardino da lei creato o avrebbe perso la vita.

Mentre Similde era prigioniera nel roseto di Laurino, Hartwig, il cavaliere che l'aveva protetta nel bosco una volta che lei si era persa e che di lei era innamorato, partì alla volta del giardino per liberarla. Al suo ingresso trovò delle ninfe che gli dissero che solo un bambino o un giullare sarebbero potuti entrare nel giardino e si aspettavano da lui un canto. Il giardino, infatti, era circondato da un sottile filo di seta, e chiunque l'avesse sfiorato, avrebbe fatto accorrere tutta la guardia di re Laurino. Egli declamò la poesia per Similde e gli fu detto il vero motivo per il quale era stata rapita.

Non essendo in grado di fare nulla per lei, decise di tornare dal suo padrone e raccontare la verità, che Similde sarebbe stata liberata, qualora a Laurino fosse stato dato modo di partecipare al torneo con l'imparzialità che si doveva ai cavalieri.

Nel frattempo Sittlieb era entrata a far parte della corte di Re Teodorico come guerriero del re. La magia e il fatto che ella non si non toglieva mai l'elmo le permisero di non essere riconosciuta come la valchiria che aveva lavorato per il re dei Nani.

Il Conte, padre di Similde, sdegnato, non aveva comunque voluto accettare la partecipazione di Laurino al torneo, e Hartwig si vide costretto a chiedere l'aiuto di Re Teodorico per liberare Simile. Teodorico accettò, considerando una facile l'impresa di penetrare nel regno dei nani per liberare la fanciulla, pur sapendo che Laurino era in possesso di arti magiche, quali una cintura che gli dava la forza di dodici uomini, una corazza impenetrabile e il cappello che lo rendeva invisibile, grazie al quale aveva appunto rapito la fanciulla.

La via d'accesso per i monti del Rosengarten era nota per essere inaccessibile, ma il cavaliere con l'elmo disse di esserci già stato. Re Teodorico decise che sarebbe stato lui a guidarli, e lo obbligò anche quando il cavaliere si mostrò contrario predicendo la propria morte.
Giunti al roseto, Teodorico, tagliò il filo di seta che lo circondava, e subito gli apparve davanti re Laurino in persona che iniziò con lui un duello cruento.
Re Laurino si fece invisibile e si avvantaggiò, ma Re Teodorico riuscì ad afferrarlo, e togliendoli cintura, cappuccio e armi, lo sottomise.

Liberata Similde, ella disse che re Laurino era di nobile animo e che l'aveva trattata sempre con cura e amore. Chiese così a Re Teodorico di noti umiliarlo oltre e di lasciarlo andare. Questi allora tese la mano a Laurino e gli offrì la pace. Fu organizzato un grande banchetto nel salone nella cavità delle montagne.
Ma dopo la mezzanotte, quando tutti erano andati a dormire, un minatore svegliò Laurino, perché un cavaliere del re Teodorico si aggirava per il roseto con l'intento di penetrare nelle montagne con intenti malvagi.
Subito i nani lo fronteggiarono, ma i rumori destarono Re Teodorico che pensò ad un tranello e fece brandire ai suoi le armi. Laurino pensò allora ad un'intesa tra Teodorico e il cavaliere contrario alla pace e quindi si riaprirono le ostilità.

Ancora una volta gli uomini di re Teodorico avevano avuto la meglio, ma il cavaliere con l'elmo pretendeva la libertà di re Laurino arrivando a sfidare lo stesso re Teodorico a duello. Ferito, gli venne tolto l'elmo e si scoprì che era una donna, la valchiria Sittlieb, che rimasta fedele a re Laurino stava morendo a causa del sortilegio.
Nel frattempo Hartwig aveva portato al sicuro Similde, promettendole di difenderla per sempre, proposta che Similde accettò e visse così il resto della sua vita felice accanto al cavaliere che l'aveva salvata.
Terminò così la guerra nel roseto e re Laurino fu condotto prigioniero da re Teodorico.

Dopo un lungo periodo Laurino riuscì però a liberarsi e a tornare alle sue montagne ove, colto da profonda tristezza, e non trovando più i suoi, fece pietrificare il roseto intero e pronunciò una formula magica in forza della quale le rose non potevano essere più viste né di giorno, né di notte. Ma dimenticò il crepuscolo, perciò da allora ad ogni tramonto, riappaiono tutte le rose tingendo di un meraviglioso rosa l'intera montagna, chiamata appunto Rosengarten.
E' questa l'"Enrosadira": il momento magico del giardino delle rose.


l'avevo letta sul mio libro di geologia delle superiori... "Dolomiti, montagne di coralli", c'era anche un pararafo co 'sta leggenda, che comunque è abbastanza diffusa dappertutto....
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Messaggioda Siloga66 » sab mar 05, 2005 15:46 pm

A noi che abitiamo in dolomiti questa storiella ce la raccontano in tenera età.
Passano le mode ma in Germania la moda dei calzini con i sandali passerà mai.
Ma i tedeschi son fighi lo stesso.
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Re: Perchè le Dolomiti si tingono di rosa - una bella storia

Messaggioda flicker » sab mar 05, 2005 20:20 pm

morph ha scritto:Ciao, ieri sera in tv ho sentito questa leggenda sul perchè le Dolomiti al tramonto si tingono di rosa. Eccola... :-)

Qualcuno conosce altre belle storie?

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La leggenda di re Laurino

Laurino era il re dei nani e aveva il suo regno sulle montagne delle Dolomiti.
Di lui si innamorò nascostamente la valchiria Sittlieb, che era al suo servizio come cavaliere e per lui creò nel suo giardino il più bel roseto che mai si fosse visto.
Ma Laurino si era innamorato di Simile, una fanciulla nobile, così bella, che per darla in sposa il padre indisse un torneo, al quale re Laurino fu escluso perché era un nano.
Laurino non potendo rinunciare alla donna che tanto amava, indossò il cappello dell'invisibilità e la rapì. La condusse nel suo castello e la rinchiuse nel bellissimo roseto colmandola di attenzioni.

Sittlieb saputa l'intenzione di Laurino di sposare un'altra donna, fuggì col cuore infranto e si recò da una maga per farsi fare un sortilegio e poter diventare come un uomo, ma la magia prevedeva che non sarebbe mai più potuta tornare nel giardino da lei creato o avrebbe perso la vita.

Mentre Similde era prigioniera nel roseto di Laurino, Hartwig, il cavaliere che l'aveva protetta nel bosco una volta che lei si era persa e che di lei era innamorato, partì alla volta del giardino per liberarla. Al suo ingresso trovò delle ninfe che gli dissero che solo un bambino o un giullare sarebbero potuti entrare nel giardino e si aspettavano da lui un canto. Il giardino, infatti, era circondato da un sottile filo di seta, e chiunque l'avesse sfiorato, avrebbe fatto accorrere tutta la guardia di re Laurino. Egli declamò la poesia per Similde e gli fu detto il vero motivo per il quale era stata rapita.

Non essendo in grado di fare nulla per lei, decise di tornare dal suo padrone e raccontare la verità, che Similde sarebbe stata liberata, qualora a Laurino fosse stato dato modo di partecipare al torneo con l'imparzialità che si doveva ai cavalieri.

Nel frattempo Sittlieb era entrata a far parte della corte di Re Teodorico come guerriero del re. La magia e il fatto che ella non si non toglieva mai l'elmo le permisero di non essere riconosciuta come la valchiria che aveva lavorato per il re dei Nani.

Il Conte, padre di Similde, sdegnato, non aveva comunque voluto accettare la partecipazione di Laurino al torneo, e Hartwig si vide costretto a chiedere l'aiuto di Re Teodorico per liberare Simile. Teodorico accettò, considerando una facile l'impresa di penetrare nel regno dei nani per liberare la fanciulla, pur sapendo che Laurino era in possesso di arti magiche, quali una cintura che gli dava la forza di dodici uomini, una corazza impenetrabile e il cappello che lo rendeva invisibile, grazie al quale aveva appunto rapito la fanciulla.

La via d'accesso per i monti del Rosengarten era nota per essere inaccessibile, ma il cavaliere con l'elmo disse di esserci già stato. Re Teodorico decise che sarebbe stato lui a guidarli, e lo obbligò anche quando il cavaliere si mostrò contrario predicendo la propria morte.
Giunti al roseto, Teodorico, tagliò il filo di seta che lo circondava, e subito gli apparve davanti re Laurino in persona che iniziò con lui un duello cruento.
Re Laurino si fece invisibile e si avvantaggiò, ma Re Teodorico riuscì ad afferrarlo, e togliendoli cintura, cappuccio e armi, lo sottomise.

Liberata Similde, ella disse che re Laurino era di nobile animo e che l'aveva trattata sempre con cura e amore. Chiese così a Re Teodorico di noti umiliarlo oltre e di lasciarlo andare. Questi allora tese la mano a Laurino e gli offrì la pace. Fu organizzato un grande banchetto nel salone nella cavità delle montagne.
Ma dopo la mezzanotte, quando tutti erano andati a dormire, un minatore svegliò Laurino, perché un cavaliere del re Teodorico si aggirava per il roseto con l'intento di penetrare nelle montagne con intenti malvagi.
Subito i nani lo fronteggiarono, ma i rumori destarono Re Teodorico che pensò ad un tranello e fece brandire ai suoi le armi. Laurino pensò allora ad un'intesa tra Teodorico e il cavaliere contrario alla pace e quindi si riaprirono le ostilità.

Ancora una volta gli uomini di re Teodorico avevano avuto la meglio, ma il cavaliere con l'elmo pretendeva la libertà di re Laurino arrivando a sfidare lo stesso re Teodorico a duello. Ferito, gli venne tolto l'elmo e si scoprì che era una donna, la valchiria Sittlieb, che rimasta fedele a re Laurino stava morendo a causa del sortilegio.
Nel frattempo Hartwig aveva portato al sicuro Similde, promettendole di difenderla per sempre, proposta che Similde accettò e visse così il resto della sua vita felice accanto al cavaliere che l'aveva salvata.
Terminò così la guerra nel roseto e re Laurino fu condotto prigioniero da re Teodorico.

Dopo un lungo periodo Laurino riuscì però a liberarsi e a tornare alle sue montagne ove, colto da profonda tristezza, e non trovando più i suoi, fece pietrificare il roseto intero e pronunciò una formula magica in forza della quale le rose non potevano essere più viste né di giorno, né di notte. Ma dimenticò il crepuscolo, perciò da allora ad ogni tramonto, riappaiono tutte le rose tingendo di un meraviglioso rosa l'intera montagna, chiamata appunto Rosengarten.
E' questa l'"Enrosadira": il momento magico del giardino delle rose.



ti consiglio di Carlo Felice Wolf:

I Monti Pallidi e

L'anima delle Dolomiti

l'editore di entrambi è Cappelli, ma forse sono già fuori catalgo essendo libri editi verso la fine anni '60.

comunque buona caccia
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Messaggioda morph » lun mar 07, 2005 11:19 am

Grazie, li cercherò :-)
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Messaggioda Alberto65 » gio mar 10, 2005 11:28 am

Questi libri si dovrebbero trovare in una ristampa che è stata fatta alcuni anni fa. Ad esempio mi pare di averli visti da Feltrinelli a Padova e sicuramente in alcune librerie in montagna (ad es. Canazei).

Io , comunque, custodisco gelosamente la prima stampa de "i Monti Pallidi", ormai ingiallita e fragile, ma sempre piena di fascino.

Sono tutte leggende bellissime che mi hanno affascinato fin da piccolo, anche perchè vogliono dare una spiegazione leggendaria ad eventi naturali reali come l'enrosandira, il pallore delle dolomiti rispetto a tutte le altre montagne o gli strani effetti che fa il vento quando ci si trovi a camminare dalle parti del passo di Ombretta: sembra quasi un canto di fanciulla (leggasi Conturina) che dice più o meno così (vado a memoria):

Son de sas e non me meve
Son na crepa en Marmoleda
Son na fia arbandoneda.......
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