Riprendo questo topic perché per alcuni mesi ho messo in pratica la tecnica di cui abbiamo parlato. In pratica ho cercato di cambiare spesso falesia e ogni volta di trovare vie che erano leggermente oltre il mio limite a vista e quindi avevo la possibilità di chiuderle in 3 o 4 giri, e ho cercato di farci almeno due giri in ogni uscita. Finora però non ero ancora riuscito a chiuderne una, anche perché non avevo mai fatto più di tre giri e per di più in uscite non consecutive. Però ho continuato a seguire il metodo fino a oggi.
La scorsa settimana sono tornato in due di queste falesie in cui avevo cominciato a provare due di queste vie e inaspettatamente le ho chiuse abbastanza agevolmente.
La cosa che mi ha stupito è stata la
sensazione di facilità con cui ho arrampicato su queste due vie su cui nei giri precedenti avevo faticato anche senza riuscire a chiuderle.
E' la prima volta che mi accade, perché quando mi ero dedicato al lavorato veloce avevo fatto i tentativi di seguito, magari spalmati in due o tre uscite, mentre questa volta sono tornato su vie che avevo provato diversi mesi fa, dato che nel frattempo avevo girato altre falesie. Quindi avevo un ricordo non preciso e comunque di una sensazione di difficoltà e questa volta invece ero molto sciolto. Dall'altra parte, invece, è una sensazione che nelle vie a vista al limite o nel superlavorato non si prova perché in entrambi i casi si è comunque al limite e ci si deve sforzare per riuscire.
Penso quindi che questo sia l'aspetto di cui parlava l'articolo di Jolly: con questo metodo effettivamente si raggiunge una maggiore scioltezza e conseguentemente una maggiore sicurezza.
Quindi viva le ripetizioni veloci!
