Inserisco un barno molto bello su questo tema, tratto da uno dei libri più belli sulla montagna e sull'arrampicata: "Arrampicare era il massimo" di Franco Giovannini.
Tutte le volte che mi immergevo in quella atmosfera magica, quando capivo che ero vicino alla perfezione perchè vedevo e sentivo con gli occhi dell'anima, avvertivo impellente la voglia di trattenere quelle sensazioni e di fotografare quelle immagini per poterle conservare per sempre. Volevo arricchire la mia collezione con quei tesori sottili, diventare ricco e accumulare un patrimonio di bellezza da spendere più tardi, in città o da vecchio. Forse gran parte della frenesia che mi spingeva a correre, ad arrampicare come un matto o a realizzare imprese di ogni tipo, altro non era che il desiderio di possedere ricordi ed emozioni: ero insomma un capitalista di valori astratti, che rincorrevo con la stessa cupidigia di quelli che cercano l'oro