Spit omofobici

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda miss_jekyll » mer giu 06, 2007 16:04 pm

da un paio di giorni c'è una domanda sulla quale mi arrovello... una domanda che nasce da casini miei personali che nulla hanno a che vedere con l'arrampicata e che però in qualche modo, marginalmente ne sfiora alcuni aspetti... La domanda riguarda il Coraggio e la Paura... Coppia beffarda e pericolosa, con rapporti ambigui che spesso diventano un Triangolo, con la comparsa dell'incoscienza, dell'orgoglio, della codardia... mah, è un gran casino...

Ecco, io ho un gran rispetto per quelle persone che corteggiano la montagna sottovoce, riuscendo a conquistarne le vette con le sole proprie forze, attrezzando la via, curando ogni passaggio... ma cos'è che fa si che io, su un passaggio un po' più duro 10 metri sopra l'ultima protezione e con il vuoto sotto al culo mi paralizzi e un altro no? perché in me il pensiero che quella protezione potrebbe non essere sufficiente e un'eventuale caduta potrebbe essere l'ultima, o comunque avere conseguenze serie, mi blocca, mentre altri vanno avanti e anzi vanno a cercare proprio quello, quel limite, quell'adrenalina che fa sentire vivi (dicono...)... Perché io devo combattere per conquistare ogni centimentro verso il prossimo appiglio (con il cuore che pompa nelle orecchie) mentre un altro lancia senza sapere verso cosa sta lanciando?
E' vero, la falesia e la montagna non c'azzeccano proprio... la montagna è fatta di testa e quella non ce l'ho. Ma mi piacerebbe. Forse la conquisterò.
Forse riuscirò a mandare a cagare qualcuno anche a rischio di beccarmi un cazzotto.. o forse no... ma da dove passa questa via mi chiedo, che fa diventare Coraggiosi?
... il mio sen due diverse anime serra, e questa vuolsi separar da quella...
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Messaggioda Dolmen » mer giu 06, 2007 16:07 pm

AlbertAgort ha scritto:
al ha scritto:
La domanda è: perchè allora fai un'altra gita?


hai presente la cocaina? si sa che ci si può far male eppure si continua, ma a differenza della cocaina non cè la volontà di smettere, perchè un altra gita serve all animo come poche altre cose. Vi è mai capitato di ricordare un passaggio particolare in roccia (ci sul 3° chi sul 7°) e trovare strano che siano già passati diversi mesi? Sono momenti intensi, un momento di difficoltà, un momento di risoluzione, l'arrivo sulla cima, una visuale sorprendente, che rimangono nella mente a lungo.


Si ma secondo quello che hai scritto prima sul rischio tu non dovresti ricordare nulla visto che si rischia sempre un po' a fare questo sport...
Pienamente in accordo per quanto riguarda le immense sensazioni che ci percorrono nello scalare una parete e giungere in cima immersi nel più umile dei silenzi, quello delle rocce che ci sopportano e sostengono...
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Messaggioda il.bruno » mer giu 06, 2007 16:09 pm

Dolmen ha scritto:Si ma secondo quello che hai scritto prima sul rischio tu non dovresti ricordare nulla visto che si rischia sempre un po' a fare questo sport...

si vede che non ti è mai capitato ad esempio di esserti accorto di aver fatto qualche cazzata
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Messaggioda AlbertAgort » mer giu 06, 2007 16:10 pm

miss_jekyll ha scritto:
Perché io devo combattere per conquistare ogni centimentro verso il prossimo appiglio (con il cuore che pompa nelle orecchie) mentre un altro lancia senza sapere verso cosa sta lanciando?

" Coraggiosi? "


mettiamolo tra virgolette. Il rapporto con la vita è diverso per ognuno di noi. La sfera del rischio accettabile è diversa
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Messaggioda AlbertAgort » mer giu 06, 2007 16:12 pm

il.bruno ha scritto:
Dolmen ha scritto:Si ma secondo quello che hai scritto prima sul rischio tu non dovresti ricordare nulla visto che si rischia sempre un po' a fare questo sport...

si vede che non ti è mai capitato ad esempio di esserti accorto di aver fatto qualche cazzata


infatti, le cazzate sono le cose che io ricordi di più. anche se non sono bei ricordi (però sono utili)
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Messaggioda Dolmen » mer giu 06, 2007 16:16 pm

miss_jekyll ha scritto:da un paio di giorni c'è una domanda sulla quale mi arrovello... una domanda che nasce da casini miei personali che nulla hanno a che vedere con l'arrampicata e che però in qualche modo, marginalmente ne sfiora alcuni aspetti... La domanda riguarda il Coraggio e la Paura... Coppia beffarda e pericolosa, con rapporti ambigui che spesso diventano un Triangolo, con la comparsa dell'incoscienza, dell'orgoglio, della codardia... mah, è un gran casino...

Ecco, io ho un gran rispetto per quelle persone che corteggiano la montagna sottovoce, riuscendo a conquistarne le vette con le sole proprie forze, attrezzando la via, curando ogni passaggio... ma cos'è che fa si che io, su un passaggio un po' più duro 10 metri sopra l'ultima protezione e con il vuoto sotto al culo mi paralizzi e un altro no? perché in me il pensiero che quella protezione potrebbe non essere sufficiente e un'eventuale caduta potrebbe essere l'ultima, o comunque avere conseguenze serie, mi blocca, mentre altri vanno avanti e anzi vanno a cercare proprio quello, quel limite, quell'adrenalina che fa sentire vivi (dicono...)... Perché io devo combattere per conquistare ogni centimentro verso il prossimo appiglio (con il cuore che pompa nelle orecchie) mentre un altro lancia senza sapere verso cosa sta lanciando?
E' vero, la falesia e la montagna non c'azzeccano proprio... la montagna è fatta di testa e quella non ce l'ho. Ma mi piacerebbe. Forse la conquisterò.
Forse riuscirò a mandare a cagare qualcuno anche a rischio di beccarmi un cazzotto.. o forse no... ma da dove passa questa via mi chiedo, che fa diventare Coraggiosi?


Gran bel dilemma...personalmente la serenità nel fare passaggi delicati con l'ultima protezione piuttosto distante non l'ho ancora acquisita ma le sensazioni che provo durante una salita mi fanno andare avanti anche quando mi assalgono i dubbi sulle mie capacità di alpinista, che sono davvero scarse, è quel senso di essere parte di un tutto, quel sentire la roccia e il suo odore che mi spingono a rischiare.
Attenzione a non nascondersi dietro un dito, nel nostro sport i rischi ci sono e possono essere anche molto alti ma la passione che ci spinge è e deve essere forte...

Perchè tentare un 8000 quando sai già che c'è la possibilità di non tornare?

P.S.: l'unica cosa di cui è gelosa, e non poco, mia moglie è la montagna, dice che non si sente in grado di competere con lei....lascio a voi le interpretazioni... :)
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Messaggioda n!z4th » mer giu 06, 2007 16:17 pm

La differenza caro marcov non la fa lo spit, il chiodo, la clessidra, il fix, il nut o il friend.
La differenza la fa quanto è sicura la protezione, o meglio, quanto noi reputiamo sicura l'ultima protezione. E' tutto un fattore psicologico.


Che poi ci sia come luogo comune che gli spit tengano più di un nut...bè quello è un altro discorso... :twisted: :twisted: :twisted: :twisted: :twisted: :twisted:
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Messaggioda Dolmen » mer giu 06, 2007 16:19 pm

il.bruno ha scritto:
Dolmen ha scritto:Si ma secondo quello che hai scritto prima sul rischio tu non dovresti ricordare nulla visto che si rischia sempre un po' a fare questo sport...

si vede che non ti è mai capitato ad esempio di esserti accorto di aver fatto qualche cazzata


No no io di cazzate ne ho fatte tante e me le ricordo, per fortuna...

Le cazzate servono per non essere ripetute...
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Messaggioda n!z4th » mer giu 06, 2007 16:19 pm

miss_jekyll ha scritto:da un paio di giorni c'è una domanda sulla quale mi arrovello... una domanda che nasce da casini miei personali che nulla hanno a che vedere con l'arrampicata e che però in qualche modo, marginalmente ne sfiora alcuni aspetti... La domanda riguarda il Coraggio e la Paura... Coppia beffarda e pericolosa, con rapporti ambigui che spesso diventano un Triangolo, con la comparsa dell'incoscienza, dell'orgoglio, della codardia... mah, è un gran casino...

Ecco, io ho un gran rispetto per quelle persone che corteggiano la montagna sottovoce, riuscendo a conquistarne le vette con le sole proprie forze, attrezzando la via, curando ogni passaggio... ma cos'è che fa si che io, su un passaggio un po' più duro 10 metri sopra l'ultima protezione e con il vuoto sotto al culo mi paralizzi e un altro no? perché in me il pensiero che quella protezione potrebbe non essere sufficiente e un'eventuale caduta potrebbe essere l'ultima, o comunque avere conseguenze serie, mi blocca, mentre altri vanno avanti e anzi vanno a cercare proprio quello, quel limite, quell'adrenalina che fa sentire vivi (dicono...)... Perché io devo combattere per conquistare ogni centimentro verso il prossimo appiglio (con il cuore che pompa nelle orecchie) mentre un altro lancia senza sapere verso cosa sta lanciando?
E' vero, la falesia e la montagna non c'azzeccano proprio... la montagna è fatta di testa e quella non ce l'ho. Ma mi piacerebbe. Forse la conquisterò.
Forse riuscirò a mandare a cagare qualcuno anche a rischio di beccarmi un cazzotto.. o forse no... ma da dove passa questa via mi chiedo, che fa diventare Coraggiosi?


Sarò un amterialista ma per me fa molto anche l'allenamento. L'allenamento psicologico...se vuoi ne parliamo in privato perchè qui ci sono orecchie pronte a contestare tutto ciò che dico... :twisted:
E poi magari è la scusa buona per provarci un po'... :twisted: :twisted: :twisted:
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Messaggioda marcov » mer giu 06, 2007 16:22 pm

il.bruno ha scritto:come altra differenza, almeno tra spit (o chiodi già in posto) e friend (o clessidre) c'è anche che i primi fanno da "segnavia", i secondi no.


Tanti luoghi comuni, come al solito. Su una fessura che prosegue diritta e perfetta per 60 metri completamente schiodata, posso mettere un fiend ogni due metri che sarà a prova di bomba, e non ho problemi di "segnavia". Posso attrezzare una sosta quando sono stanco, posso fare un resting, un A0 su un nut in qualsiasi momento, e cosi' via.
Su una placca liscia dove c'è come segnavia uno spit ogni sette-otto metri ci sono buone probabilità che se non domino la difficoltà mi perda, esca fuori via e cada giu' con conseguenze non felici.

Non ci sono spit O chiodi, ci sono protezioni buone o meno buone, fitte o rade.... ci sono vie facili da trovare e difficili da trovare, protette bene o protette male.... in maniera completamente indipendente dal tipo di protezione usato.
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Messaggioda marcov » mer giu 06, 2007 16:23 pm

n!z4th ha scritto:La differenza caro marcov non la fa lo spit, il chiodo, la clessidra, il fix, il nut o il friend.
La differenza la fa quanto è sicura la protezione, o meglio, quanto noi reputiamo sicura l'ultima protezione. E' tutto un fattore psicologico.


Che poi ci sia come luogo comune che gli spit tengano più di un nut...bè quello è un altro discorso... :twisted: :twisted: :twisted: :twisted: :twisted: :twisted:


eh io che ho detto? E' quello che ripeto dall'inizio del topic :roll: :roll: :roll:

'mmazza quanto siete duri :lol:
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Messaggioda marcov » mer giu 06, 2007 16:26 pm

miss_jekyll ha scritto:da un paio di giorni c'è una domanda sulla quale mi arrovello... . ma cos'è che fa si che io, su un passaggio un po' più duro 10 metri sopra l'ultima protezione e con il vuoto sotto al culo mi paralizzi e un altro no?


Non è poi cosi' complicato come sembra; la differenza è nell'allenamento. Quello che non ha paura è piu' allenato; non ha paura perchè dieci metri sopra la protezione i suoi braccini non sono acciaiati, le gambe non tremano, il corpo è rilassato, e quindi la mente piu' concentrata; lui domina la difficoltà, e quindi non ha paura.
A meno che non cerchi guai.
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Messaggioda il.bruno » mer giu 06, 2007 16:43 pm

marcov ha scritto:
il.bruno ha scritto:come altra differenza, almeno tra spit (o chiodi già in posto) e friend (o clessidre) c'è anche che i primi fanno da "segnavia", i secondi no.


Tanti luoghi comuni, come al solito. Su una fessura che prosegue diritta e perfetta per 60 metri completamente schiodata, posso mettere un fiend ogni due metri che sarà a prova di bomba, e non ho problemi di "segnavia". Posso attrezzare una sosta quando sono stanco, posso fare un resting, un A0 su un nut in qualsiasi momento, e cosi' via.
Su una placca liscia dove c'è come segnavia uno spit ogni sette-otto metri ci sono buone probabilità che se non domino la difficoltà mi perda, esca fuori via e cada giu' con conseguenze non felici.

facciamo un altro caso particolare: metti che ad un certo punto devi uscire dalla fessura suddetta per andare a prendere un altro passaggio che sta di lato, se non c'è niente devi capire tu dove, se sai che ci sono spit ogni tot sai di dover cercare quelli (o quanto meno di poterli trovare).
su una placca liscia senza spit (posto che uno ci salga...) hai ancora più probabilità di perderti e di cadere facendoti male.

Non ci sono spit O chiodi, ci sono protezioni buone o meno buone, fitte o rade.... ci sono vie facili da trovare e difficili da trovare, protette bene o protette male.... in maniera completamente indipendente dal tipo di protezione usato.

come detto sopra, l'orientamento non mi pare indipendente:
una clessidra in via è uguale a una clessidra fuori dalla via;
una placca con spit in via è diversa da una placca senza spit fuori dalla via.
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Messaggioda MacOnions » mer giu 06, 2007 16:47 pm

n!z4th ha scritto:Che poi ci sia come luogo comune che gli spit tengano più di un nut...bè quello è un altro discorso... :twisted: :twisted: :twisted: :twisted: :twisted: :twisted:


Beh insomma, definirlo un luogo comune mi sembra eccessivo.



missJekill ha scritto:ma da dove passa questa via mi chiedo, che fa diventare Coraggiosi?


Boh?, tra l'altro non è un obiettivo permanente cmq ... alle volte la testa c'è, altre volte non si riesce neppure a partire, almeno per la mia esperienza.
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Messaggioda marcov » gio giu 07, 2007 11:26 am

chheeeeee? Ho visto bene? La foto di Dolmen, l'eroe dell'arrampicata da rischio di morte, chiodi marci e dieci metri sotto, appeso ad una corda su una paretina da mortadellari, piena di spitssss?

Non puo' essere lui, non puo'.....
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Messaggioda Dolmen » gio giu 07, 2007 11:59 am

marcov ha scritto:chheeeeee? Ho visto bene? La foto di Dolmen, l'eroe dell'arrampicata da rischio di morte, chiodi marci e dieci metri sotto, appeso ad una corda su una paretina da mortadellari, piena di spitssss?

Non puo' essere lui, non puo'.....


e ti dirò di più non ero neanche con la corda dal basso...che cavolo mica colpa mia se le uniche foto che mi hanno fatto mi ritraggono in momenti vergognosi...pensa ero in una banalissima falesia... va bè ma per passare un paio d'ore tanto per fare...mica ho tutta l'esperienza che avete voi navigati.... :oops: :oops: :oops: :oops: :oops:
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Messaggioda marco* » gio giu 07, 2007 20:44 pm

Dolmen ha scritto:a me piace pensare che un po' eroi lo siamo, certo le protezioni che mettiamo se messe bene tengono, il mio socio ha fatto un volo di 15 metri su un friend messo da lui e si è solo rotto entrambe i piedi per la botta sulla parete ma il friend è rimasto li e ho dovuto calarlo da li fino alla sosta 35 metri più giù sempre su quel friend e senza che lui potesse appoggiare i piedi!!! :)


non per puntualizzare...ma tu giri in montagna con corde da 80 metri? :lol: :wink: :wink:

ciao marco :wink:
marco*
 
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Messaggioda al » ven giu 08, 2007 10:24 am

La via che fa diventare coraggiosi.

Domanda bella e insieme poetica.

Sicuramente non è spittata.

Come diceva Don Abbondio:
"il coraggio se uno non c'è lo ha, nessuno glielo può dare"
al
 
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Messaggioda miss_jekyll » ven giu 08, 2007 11:34 am

al ha scritto:Come diceva Don Abbondio:
"il coraggio se uno non c'è lo ha, nessuno glielo può dare"



non sono d'accordo... credo si possa crescere, maturare, conquistare, o almeno combattere...
... il mio sen due diverse anime serra, e questa vuolsi separar da quella...
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Messaggioda al » ven giu 08, 2007 12:00 pm

miss_jekyll ha scritto:
al ha scritto:Come diceva Don Abbondio:
"il coraggio se uno non c'è lo ha, nessuno glielo può dare"


non sono d'accordo... credo si possa crescere, maturare, conquistare, o almeno combattere...



Il coraggio è una disposizione del carattere che consiste nel piacere per l'ignoto.
al
 
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