gug ha scritto:Kluge ha scritto:Quindi le attivita' delle scuole del CAI sono protette dalla legge quanto quelle delle guide.
L'eventuale concorrenza tra corsi CAI e corsi di guide non e' un problema, anzi puo' essere un incentivo a migliorarsi.
Ciò non toglie che questa concorrenza comincia ad esistere perchè le Guide si stanno dedicando sempre più alla attività didattica e non solo all'accompagnamento.
Bravo Gug. Il problema che hai centrato è
IL problema.
Cari LM e Kluge. Non posso che essere totalmente in accordo con quello che scrivete. E' evidente. Almeno per uno che è attivamente impegnato nelle scuole del sodalizio. Io lo sono stato pesantemente, ora meno, molto meno. E' chiaramente ovvio che le scuole insegnano l'autonomia, e non potranno mai essere l'alternativa.
Ma.
Perchè ci sta un ma pesante.
Gug dice bene, anzi, benissimo.
Le Guide Alpine hanno cambiato regime e marcia.
E lo hanno fatto in conseguenza dei tempi (storici, intendo).
Sono professionisti.
E hanno ragione. Su tutto.
Loro, se vogliono, insegnano, se vogliono, portano. Insegnare e portare, lo sapete meglio di me, sono cose differenti. Ma loro, a titolo, possono fare quello che vogliono. E meglio, molto meglio di noi. Sono strutturati per farlo.
Ed il CAI, che non lo è, per emulazione, cerca di dare un tono alle sue scuole.
Più professionalità, ci vuole. (e lo leggo scritto preciso nelle tue parole:
l'eventuale concorrenza tra corsi CAI e corsi di guide non e' un problema, anzi puo' essere un incentivo a migliorarsi.
E via: corsi di formazione istruttori di un mese, corsi regionali di due settimane. Impegni a nastro. Riunioni. Prove. Articoli. Web. Incontri di aggiornamento. Gite propedeutiche.
E questo, a casa mia, significa solo una cosa: costi in enorme aumento, dal punto di vista gestionale, e, dal punto di vista del sentimento, significa *pianificazione della passione*, ovvero come te la azzero in due lezioni.
Perchè, vero, concordate, mi pare, sul fatto che noi si faccia *per passione*, no?
E per sopperire ai costi, le scuole non possono che avvicinarsi ad una ottica più, come dire, commerciale? Facendo più corsi. Più corsi, più corsi. E se non fai i corsi, è un dramma.
E, non nascondiamoci, per cortesia: in questi corsi, il più delle volte non si fa altro che fare *mero accompagnamento*. La statistica della nostra scuola, grossetta, temo più grossetta della tua, Lima, è che su 25 allievi di qualsiasi corso, quelli che continuano nell'ottica del CAI, ovvero in automia, sono il 10%. Che significa 2.5 allievi (tra le altre cose, di questi 2.5 in genere 1 diventa aiuto istruttore dopo un paio di anni...).
Gli altri 20 e rotti te li ritrovi tra i coglioni l'anno dopo, a fare il corso avanzato, il corso de taglio e cucito, il corso de snowboard, il corso de fondo-escursionismo, il corso de ping-pong. Al CAI.
I corsi del CAI costano un c***o. Con 250 euro ti fai 4 finesettimana perfettamente accompagnato. Con 250 euro la guida alpina ti allaccia le scarpette una volta.
Dove sta il punto debole?
Il punto debole è in questo confronto che migliora entrambe. Che non ha senso.
Non ha senso, Kluge, che io sia appassionato di medicina, ma non medico, e per equipararmi ai medici, mi dia da fare per fare finta di esserlo. Non lo sarò mai, a meno che intraprenda quella strada.
I volontari medici non esistono.
Esistono, semmai, i medici volontari. Che decidono di mettere il loro professionismo a servizio di tutti, gratuitamente.
Secondo me non ha più senso il volontariato fatto in questo modo. Ovvero il volontariato che si confronta con il professionista, per emularlo ed avvicinarsi alla sua professione.
Non ha senso.
Ho assistito a teribbili riunioni nella mia scuola, nella scuola regionale, in scuola centrale, di gente abbruttita e preoccupata del fatto che si fanno pochi corsi, ci sono pochi allievi ai corsi delle sezioni, ci sono pochi allievi ai corsi regionali di alpinismo, ci sono pochi allievi ai corsi nazionali di alpinismo. Che bisogna impegnarsi di più. Che bisogna fare di più. Le riunioni della scuola centrale sono le più tristi alle quali io abbia mai partecipato.
Ti chiedo: dramma de che?
IL dramma è che per far finta di essere professionisti, si è piallata la parte *spontanea e genuina* del volontariato.
Se non fai i corsi, perchè nessuno te li chiede, te ne vai a scalare per i fatti tuoi.
Se ci sono persone che vogliono fare i corsi, gli insegni le due cose che servono a costoro per provare a muoversi sicuri in qualche parte sui monti.
Se però per fare due corsi ti devi dotare di struttura mastodontica totalmente volontaria, con costi inaccettabili per la gestione e sopravvivenza, inaccettabili a meno di farli gravare sugli stessi componenti attivi di tali corsi (leggi istruttori) vuol dire che qualcosa NON funziona.
E, di conseguenza, il mio stupido pensiero ha prodotto quanto segue:
se posso fare il volontario per passione, il cui scopo è comunicare la mia passione, lo faccio spontaneamente nella struttura più spontanea e volontaria del mondo
se devo fare il volontario per *mantenere* il volontariato e non la mia passione, a discapito, inoltre, di una struttura di professionisti, oggi esistente, oggi funzionante più che mai, in questo changed world, a me non mi frega più nulla, nè di manterere *professionale* il volontariato, fine a se stesso, nè di pestare i piedi a persone che ci portano a casa il pane.
Ecco perchè il mio pensiero è stupido. Perchè è un pensiero di rassegnata passione.
Buone tacche a tutti.
