Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda Enzolino » mar gen 10, 2006 15:28 pm

paolo75 ha scritto:Allora vorrei rilanciare: siamo etrni insoddisfatti, delusi, scontenti? voglio dire, chi è sereno e in pace con la vita, ha bisogno di metterla a repentaglio per poterla meglio apprezzare? chi è soddisfatto della realtà in cui si trova, sente la necessità di sfuggirla, per cercare altrove la propria felicità?

Purtroppo non ho mai letto "I falliti" di Moti, e spero di colmare al più presto questa lacuna, ma mi è sembrato di capire che egli tratti, nell'articolo, questi argomenti.
Mi sbaglio? Chi l'ha letto può dire se è così?
Personalmente non mi ritengo ne' eternamente insoddisfatto, ne' deluso, ne' scontento. La felicita' sono in questo momento presente mentre scrivo davanti al computer e lo sara' probabilmente tra dieci minuti in laboratorio. L'avventura non e' solo nelle montagne o nelle cascate ma nella vita ... anche e soprattutto quella quotidiana ...
Che senso ha cercare il rischio e l'esposizione in montagna se poi non ci si mette in gioco nel quotidiano?

Ovviamente l'insoddisfazione temporanea fa parte della nostra umanita', e quando abbiamo fame mangiamo, quando abbiamo sete beviamo, e quando abbiamo bisogno di verticalita' andiamo a scalare ... ma son sicuro che se scalassi tutti i giorni avrei nostalgia del mio lavoro ...
Forse che abbiamo bisogno di una corrispondenza tra la verticalita' interiore e quella esteriore ...
Forse che il nostro bisogno atavico della scimmia di arrampicare si esprime attraverso la montagna ...
Forse che l'esposizione induce stati di coscienza che, liberando endorfine, ci producono piacere ...
Forse ... forse ... forse ...

Il discorso che fa Motti sui Falliti mi sembra che riguardi coloro che si rifugiano esclusivamente nell'alpinismo incapaci di relazionarsi e realizzarsi altrimenti. Che magari ognuno e' in qualche misura un po' fallito, nel proprio campo, lo e' ... chissa' ...

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda Zio Vare » mar gen 10, 2006 16:17 pm

Arrampicare e andare in montagna perchè sono un fallito nella vita?
Sarebbe una ulteriore motivazione per deprimermi di più.
Preferisco pensarla in un altro modo anche se forse suona meno romantico.
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Messaggioda paolo75 » mar gen 10, 2006 16:25 pm

Zio Vare ha scritto:Arrampicare e andare in montagna perchè sono un fallito nella vita?
Sarebbe una ulteriore motivazione per deprimermi di più.
Preferisco pensarla in un altro modo anche se forse suona meno romantico.



Bè, effettivamente detta così fa proprio brutto!
Ma non intendevo dire che bisogna essere dei falliti, ma al limite insoddisfatti, mai contenti o pienamente appagati di quello che si ha.
E non significa avere poco, si può avere tutto ed essere ancora insoddisfatti, essere ancora alla ricerca di altro.
Una volta, non ricordo dove, ho letto che un alpinista, raggiunta la vetta, non si gode la conquista appena ottenuta, ma pensa subito a quella che non ha ancora raggiunto.
Poveri fatti, povere cose, non ci sono, esistono solo interpretazioni. (Nietzsche)
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Messaggioda Zio Vare » mar gen 10, 2006 16:40 pm

paolo75 ha scritto:Ma non intendevo dire che bisogna essere dei falliti, ma al limite insoddisfatti, mai contenti o pienamente appagati di quello che si ha.

La voglia di fare sempre qualcosa di più, di nuovo, di diverso, è una pulsione che ho nella vita di tutti i giorni. La montagna fa parte della vita come tutto il resto. Come il mare, come la lettura, come tante altre piccole passioni che ho. Non vedo la montagna come una fuga dall'insoddisfazione e dall'oppressione della quotidianità Alla fine ciascuno vede la montagna in modo diverso a seconda di come vive la propria vita.
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Messaggioda Enzolino » mar gen 10, 2006 16:47 pm

paolo75 ha scritto:Bè, effettivamente detta così fa proprio brutto!
Ma non intendevo dire che bisogna essere dei falliti, ma al limite insoddisfatti, mai contenti o pienamente appagati di quello che si ha.
E non significa avere poco, si può avere tutto ed essere ancora insoddisfatti, essere ancora alla ricerca di altro.
Una volta, non ricordo dove, ho letto che un alpinista, raggiunta la vetta, non si gode la conquista appena ottenuta, ma pensa subito a quella che non ha ancora raggiunto.
Bisogna vedere in quale prospettiva si inende la parola "insoddisfazione" ...
Si puo' essere felici ed insoddisfatti allo stesso tempo ...
L'insoddisfazione produce una tensione verso il superamento di uno status consolidato ...
E' il mito di Ulisse che, insoddisfatto di rilassarsi nella sua Itaca, riparte per superare le Colonne d'Ercole ...
E' la curiosita' del cucciolo che vuole uscire dalla tana ed esplorare il mondo ...
E' la tensione del volatile che migra attraverso i continenti seguendo un istinto che sicuramente non si potra' spiegare ...

C'e' chi ama stare con la birra davanti alla partita di calcio in televisione e chi penzolare nel vuoto appeso senza corda a qualche falange delle dita ... e magari quest'ultimo, dopo qualche, ora amera' sdraiarsi sul divano gustandosi la birra, godendosi la partita ed il ricordo di quell'esperienza ...

Credo che pero' stereotipizzare l'alpinista o il climber non habbia molto senso ... in fondo le sue stesse tensioni ed insoddisfazioni sono vissute in tante altre discipline ...

Ciao :wink:

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Messaggioda Zio Vare » mar gen 10, 2006 16:48 pm

Enzolino ha scritto:Credo che pero' stereotipizzare l'alpinista o il climber non habbia molto senso ... in fondo le sue stesse tensioni ed insoddisfazioni sono vissute in tante altre discipline ...

condivido appieno.
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Messaggioda Daffi » mar gen 10, 2006 17:09 pm

Negli ultimi 2 giorni, mi è capitato di chiedermi "ma perche' lo faccio?" in due diverse occasioni: domenica, mentre arrampicavo sul pizzo Boga, con il freddo, cielo grigio, mani insensibili... e poi ieri, quando mancavano 15 minuti alla fine della lezione di kendo, mentre prendevo (tante) e davo (poche) botte...

La risposta che mi sono data ieri sera, è che poi mi sento "centrata", senza ansie o preoccupazioni, semplicemente soddisfatta... non so pero' se è solo l'effetto delle endorfine e della stanchezza, o se c'e' qualcosa di piu'...
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Messaggioda climb73 » mar gen 10, 2006 17:13 pm

Daffi ha scritto: o se c'e' qualcosa di piu'...


...le botte? :wink: :lol:
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Messaggioda andreag » mar gen 10, 2006 17:18 pm

Zio Vare ha scritto:
Enzolino ha scritto:Credo che pero' stereotipizzare l'alpinista o il climber non habbia molto senso ... in fondo le sue stesse tensioni ed insoddisfazioni sono vissute in tante altre discipline ...

condivido appieno.


...argomento interessante che richiederebbe tempo (che non ho) per essere sviluppato...

cmq non sono tanto daccordo con voi due, dico solo che l'alpinista rientra perfettamente nella tipologia dei "sensations seekers" , personaggi studiati dalla moderna psicologia cognitiva....
...e secondo me a ragione, qualcosa di strambo noi alpinisti (o presunti tali) ce l'abbiamo...
:wink: :wink:

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Messaggioda Drugo Lebowsky » mar gen 10, 2006 17:22 pm

andreag ha scritto:... qualcosa di strambo noi alpinisti (o presunti tali) ce l'abbiamo...


PARLA PER TE, SACRAMENTO!!!

io sono N O R M A L I S S I M O !!!


:lol: :lol: :lol:
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Messaggioda andreag » mar gen 10, 2006 17:24 pm

Drugo Lebowsky ha scritto:
andreag ha scritto:... qualcosa di strambo noi alpinisti (o presunti tali) ce l'abbiamo...


PARLA PER TE, SACRAMENTO!!!

io sono N O R M A L I S S I M O !!!


:lol: :lol: :lol:


ga' parlà queo giusto!!!!!

:lol: :lol: :lol: :lol:

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Messaggioda Daffi » mar gen 10, 2006 17:26 pm

climb73 ha scritto:
Daffi ha scritto: o se c'e' qualcosa di piu'...


...le botte? :wink: :lol:


Nel senso che le botte in testa mi fanno ormai sragionare :roll: :wink: ?
Potrebbe anche essere :P !!
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Messaggioda Zio Vare » mar gen 10, 2006 17:29 pm

andreag ha scritto:cmq non sono tanto daccordo con voi due, dico solo che l'alpinista rientra perfettamente nella tipologia dei "sensations seekers" , personaggi studiati dalla moderna psicologia cognitiva....
...e secondo me a ragione, qualcosa di strambo noi alpinisti (o presunti tali) ce l'abbiamo...

io credo che apneisti ed altri praticanti di discipline un po' "particolari" trovino in mare, nei torrenti, nelle forre, sui ghiacciai, le sensazioni che noi crediamo uniche della montagna alpinistica.
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Messaggioda andreag » mar gen 10, 2006 17:33 pm

Zio Vare ha scritto:
andreag ha scritto:cmq non sono tanto daccordo con voi due, dico solo che l'alpinista rientra perfettamente nella tipologia dei "sensations seekers" , personaggi studiati dalla moderna psicologia cognitiva....
...e secondo me a ragione, qualcosa di strambo noi alpinisti (o presunti tali) ce l'abbiamo...

io credo che apneisti ed altri praticanti di discipline un po' "particolari" trovino in mare, nei torrenti, nelle forre, sui ghiacciai, le sensazioni che noi crediamo uniche della montagna alpinistica.


ah be', se il senso era questo allora posso anche essere d'accordo....

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Messaggioda climb73 » mar gen 10, 2006 17:34 pm

Daffi ha scritto:
climb73 ha scritto:
Daffi ha scritto: o se c'e' qualcosa di piu'...


...le botte? :wink: :lol:


Nel senso che le botte in testa mi fanno ormai sragionare :roll: :wink: ?
Potrebbe anche essere :P !!

No. Le botte in testa ci riportano a brevi istanti di lucidità!
Poi... di nuovo alpinisti! :mrgreen: :lol:
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Messaggioda Enzolino » mar gen 10, 2006 17:34 pm

Daffi ha scritto:La risposta che mi sono data ieri sera, è che poi mi sento "centrata", senza ansie o preoccupazioni, semplicemente soddisfatta... non so pero' se è solo l'effetto delle endorfine e della stanchezza, o se c'e' qualcosa di piu'...
Bella parola ... "sentirsi centrati" ... un tempo a me capitava quasi esclusivamente con l'arrampicata, ora mi capita in tante altre cose ... e quando arrampico troppo ho bisogno di "centrarmi" con della sana lettura o altre attivita' ...

Andreag ha scritto:cmq non sono tanto daccordo con voi due, dico solo che l'alpinista rientra perfettamente nella tipologia dei "sensations seekers" , personaggi studiati dalla moderna psicologia cognitiva....
...e secondo me a ragione, qualcosa di strambo noi alpinisti (o presunti tali) ce l'abbiamo...
Certo, in questo rientrano anche i paracadutisti, gli acrobati ... insomma tutti gli sport estremi ... quindi lo stereotipo inizia ad allargarsi. E che dire dei climbers che non si muovono oltre lo spit ascellare? Sono anche loro "thrill seekers"?
Lo stereotipo inizia quindi a deformarsi a seconda delle varie personalita', e quindi cessa di essere tale ...

Ricordo di aver letto che la ricerca di sensazioni "estreme" abbia origine dallo stesso meccanismo che ci induce a cercare la novita'. Al di sotto di una certa soglia di stimoli tende a manifestarsi il sonno, al di sopra si prova un senso di piacere ... ognuno ha una soglia diversa e probabilmente quella degli alpinisti e' al di sopra della media, ma magari ci puo' essere il tizio che preferisce il Base jumping o la discesa con gli sci o la mountain bike ... tutti "sensations seekers" ma in direzioni diverse ...

Vorrei ricordare anche che secondo certi psicanalisti gli alpinisti esprimono, attraverso la loro attivita', un inconscio desiderio di morte ... quando a me pare proprio il contrario ... essi esprimono un forte desiderio di vita ...

Ciao :wink:

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Messaggioda paolo75 » mar gen 10, 2006 17:51 pm

L'ultima cosa che hai scritto mi sembra molto interessante, mi piacerebbe saperne di più.

Prima dicevi, giustamente, che è inutile ricercare lo stereotipo del climber, e che le stesse tensioni si provano in altre discipline: penso che sia vero, solo se si considerano le discipline in cui c'è un'effettiva esposizione a rischio di morte. Allora le contraddizioni sono le stesse, il discorso può essere esteso ad altre categorie, ma sostanzialmente non cambia. Invece il paragone con chi gioca a calcetto, per esempio, non credo avrebbe molto senso: le sue emozioni sono altrettanto legittime di quelle che proviamo noi, ma comunque si tratta di un'altra cosa.
E nemmeno vale il paragone con l'istinto animale, con la curiosità del cucciolo: credo che siamo l'unica specie i cui membri vadano volontariamente a correre dei rischi mortali, e non per istinto (io almeno non ci credo) o per uno scopo concreto e utile al proseguimento della specie.
Piuttosto quello con Ulisse: il sacrificare la propria vita per una pulsione interiore che spinga verso la conoscienza e il sapere. Anche chi sale le montagne, spesso, è in cerca di una conoscenza, magari interiore.

In effetti, se è una spinta al progredire, l'insoddisfazione può assumere una valenza positiva, ma resta sempre la misura di una mancanza, e quindi intrinsecamente negativa.
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Messaggioda Enzolino » mar gen 10, 2006 18:24 pm

Io credo che tutti questi interrogativi coinvolgano diversi livelli ...
Quello biologico che, selezionando la ricerca di novita' per tanti motivi (territoriale, sessuale, nutritivo, ecc), ci induce a superare la nostra zona di sicurezza entro un certo compromesso, cosi' come accade ai cuccioli o ad animali sufficientemente evoluti ... l'ho notato col mio gatto ad esempio, che non solo si e' spinto nel giardino dei vicino ma si diverte a fare l'equilibrista tra i rami del rampicante ...
Il piano biologico potrebbe essere il substrato per livelli piu' "profondi" ...
Io, ad esempio, ho sempre amato il rischio e l'estremo (relativo) ... chiedevo ai miei genitori di andare a quelle roccette lontane dalla riva, ma dovevo farlo di nascosto, mi tuffavo di nascosto da rocce sui dieci metri, in speleologia mi piaceva cacciarmi nei guai, in bici mi piaceva andare al massimo ... e poi ho conosciuto l'arrampicata, che ha incanalato meglio delle altre discipline la mia voglia di mettermi in gioco ... in questo senso quello dell'alpinista puo' essere uno stereotipo, nel senso che e' uno dei tanti canali in cui si esprime la nostra voglia di avventura. Ma condivido l'osservazione di Andrea.

Ogni giorno esperiamo diversi stati di coscienza: il sonno, la veglia, il sogno, il dormiveglia, l'attrazione per qualcosa, ecc. Il rischio suscita degli stati di coscienza particolari a cui non siamo abituati e quindi contribuisce a conoscerci meglio. Ma in ognuno questi stati si innescano in maniera diversa a seconda delle persone. Mia madre si terrorizzerebbe solo all'idea di rimanere appesa nel vuoto con una corda, mentre per altri la cosa sarebbe semplicemente noiosa. Al contrario io troverei estremamente noioso recitare il rosario come fa lei. Solo per fare degli esempi.

Quello che ci puo' essere in comune tra il calcetto, l'alpinismo, la recita del rosario, l'apnea o il kendo consiste nel fatto che ci si puo' immergere totalmente in qualcosa che ci piace. Poi, ovviamente, quando la posta in gioco e' la vita, questo coinvolgimento puo' essere molto maggiore. Ed ecco la nostra nostalgia e verticalita'-dipendenza.

Ma comunque sia, ritengo che l'alpinista rientri nella normale diversita' della tipologia umana.
Per quanto riguarda l'insoddisfazione come mancanza ... beh ... noi siamo intrinsecamente dipendenti e mancanti. Non solo dal cibo e dall'acqua, ma anche da stimoli ed esperienze che ci realizzino ... e' proprio questa dipendenza/insoddisfazione che ci rende cosi' umani ...

A domani :wink:

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Messaggioda mrt 88 » mar gen 10, 2006 19:09 pm

Zio Vare ha scritto:il canto delle Sirene dell'Odissea ha una certa similitudine.



"Aleggia su quella montagna il richiamo del silenzio che è proprio delle grandi vette.
Un canto di sirena che mi attira mio malgrado."
"Tentazione e dubbio convivono fianco a fianco nella tua testa. Sai che non dovrebbe andare così."
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Messaggioda Malnat » mar gen 10, 2006 19:19 pm

SEMPLICEMENTE PERCHE' SIAMO MATTI!

E intendo proprio tutti è indifferente quale passione o quale disciplina ci accomuni, ma secondo me svegliarsi prima dll'alba un sabato qualunque dopo una setimana di lavoro è pura pazzia! Eppuro continuo e continuerò a farlo... c'è qualcosa che mi sfugge ma non riesco a smettere!!!


Ciaooooo
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