ciao,
si era già lungamente discusso ad aprile scorso di questa vicenda sul topic:
http://www.forum.planetmountain.com/phpBB2/viewtopic.php?t=11556&postdays=0&postorder=asc&highlight=sentenza+fasi&start=0
già in quell?occasione ebbi modo di osservare quanto segue :
????Il nocciolo della questione (e su questo non sono d?accordo con davide60) non è necessariamente la gratuità o meno dell?accompagnamento o del corso che si organizza (che comunque nel caso di specie non dava adito a dubbi), bensì la necessità di ricondurre l?esercizio dell?insegnamento di quelle attività alpinistico-arrampicatorie che si svolgono in ambienti naturali a rischio, sotto la tutela di una legge dello stato (che così garantisce i fruitori e nel contempo garantisce e responsabilizza automaticamente formatori, formatori dei formatori, ecc.) : in italia, tale tutela è conferita in via esclusiva, come esercizio professionale (e cioè, dietro pagamento), a guide alpine e accompagnatori di media montagna, a seconda del tipo di terreno, e come esercizio non professionale, al CAI, che è l?unica associazione alpinistica la cui attività specifica è regolata da una legge dello stato, non a caso riconosciuta e richiamata anche dalla legge delle guide alpine. Qui, piuttosto, si apre un altro capitolo dolente, e cioè un?illegalità diffusa (sinora tollerata, ma dopo questa sentenza non penso ancora per molto) di quelle associazioni e cooperative che organizzano e tengono corsi di arrampicata & affini, perseguendo, ma anche se non perseguendo fini di lucro : tra queste ci entrano a pieno titolo l?UISP - limitatamente alle attività della Lega Montagna -, la FASI, la FIAR ed un pulviscolo di associazioni dai fini più o meno filantropici, che organizzano corsi di alpinismo, arrampicata, ghiaccio, cascate, torrentismo e tutte quelle attività che hanno quale terreno di gioco l?ambiente montano. E visto nell?ottica di rischi e responsabilità, quanto detto sinora non vale solo se la falesia è a due ore dal fondo valle lungo un sentiero attrezzato o da attrezzare, ma potrebbe essere esteso anche ad una falesia naturale di 30 m in riva al mare, se non sappiamo cosa c?è al di sopra e ci portiamo allievi senza casco, così come per l?organizzazione di un corso dove, in caso di incidente ad un allievo, è necessario che gli istruttori possiedano capacità e qualifiche tali da poter intervenire senza conseguenze materiali, ma soprattutto legali
Ecco perché la FASI e le associazioni affiliate, se hanno una possibilità di poter esercitare una qualche attività, questo possono farlo rigorosamente ed esclusivamente all?interno di strutture indoor?..e certificate !..?sarà forse per questo che daneri se la prende tanto ? sarà forse per questo che i "fasiani" stanno cercando di censire e omologare, per poterle ?indoorizzare?, tutte le falesie naturali d?italia ? io penso proprio di sì???
Ripensando a quel mio intervento e leggendo ora la chiara e circostanziata lettera aperta di roberto capucciati, ribadisco che dell?intera vicenda, la prima cosa che salta all?occhio, come lo stesso roberto stigmatizza, è l?illegalità del regolamento di una federazione sportiva, quale la FASI, e l?irresponsabilità di chi (il CONI ?) quel regolamento l?ha approvato!
la seconda cosa che mi viene subito in mente, logica conseguenza della prima, è che TUTTE le altre società/associazioni/cooperative che operano in italia, prima tra tutte la UISP-Montagna e le sue affiliate (e con la sola eccezione del CAI per il quale la materia è regolata da una legge dello stato), sono dotate di regolamenti e statuti praticamente illegali, laddove prevedano o consentano l?esercizio di attività che per legge sono esclusiva prerogativa di professionisti iscritti in un apposito albo, quali le guide o gli accompagnatori media montagna.
A
roberto capucciati posso esprimere solo la mia totale solidarietà, visto che la sua unica colpa sembrerebbe quella di aver osservato fedelmente i dettami del regolamento della federazione sportiva per la quale in quel frangente stava operando. Sottolineo, tra l?altro, che non rientrava di certo tra i suoi doveri quello di documentarsi se quel regolamento fosse o meno in conflitto con altre leggi dello stato (responsabilità di cui era investito qualcun altro che sinora, a quanto ho capito, se l?è cavata a buon mercato). Per questi motivi, fossi in lui, sarei fiducioso del secondo grado di giudizio, per il quale gli faccio TANTI AUGURI.
Trovo piuttosto di bassissimo profilo il comportamento di quelle
guide alpine di milano, sempre che sia vero e dimostrabile associare la posizione di quella ?allieva-talpa? al fatto che sia stata mandata apposta per quello scopo (che sarebbe veramente deprimente e meschino). Trovo invece più che giusto che le guide alpine italiane salvaguardino la propria identità e professione inviando, come hanno fatto e stanno facendo, lettere di diffida a coloro che in italia esercitano queste attività in modo abusivo : è un modo per informare chi oggi sta agendo in buona fede, diffidandolo dal perseverare, pena la denuncia per esercizio abusivo.
Trovo decisamente vergognoso il comportamento della
FASI : e qui c?è poco da dire, perché la fasi e i suoi vertici si devono solo vergognare per come, pur consapevoli di aver redatto un regolamento ?contra legem?, hanno gestito questa situazione, in cui sono rimasti coinvolti due loro istruttori, in modo scandaloso e per giunta li hanno abbandonati a sé stessi nonostante stessero svolgendo con passione, quasi sicuramente in buona fede, un?attività che prima di loro hanno svolto centinaia di altri istruttori (e che ancora oggi qualcuno continua a fare)
Saluti a tutti
biemme