Gian Piero Motti

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Re: Gian Piero Motti

Messaggioda pisolo » mer dic 10, 2014 14:54 pm

valassina95 ha scritto:Intervento a mio avviso molto interessante


Spiro è il Fallito per eccellenza
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda giudirel » mer dic 10, 2014 14:56 pm

pisolo ha scritto:Siamo sicuri che ci sia un senso? Voglio dire, non è che andare in montagna, se ci guardiamo allo specchio con onestà, non ha proprio alcun senso?
Per quel che ho capito io di Motti e dei suoi scritti, il fallito era colui che cercava di dare un senso alla sua vita attraverso la montagna.


Essì. Più o meno ci siamo. E soprattutto non fa un passo fuori dal rassicurante recinto del suo ambiente associativamente provinciale. Egli è il cajano.

pisolo ha scritto:fallito è chi si fa i selfie o le foto in diretta (al più in leggera differita) da mettere su facebook,


Ora mi tokka a sfidarti a duello. :D :D :D :D :D :D
Ma ti rendi conto?
Come potrei resistere ala tentazione bellizzimo come sono?
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda pisolo » mer dic 10, 2014 15:03 pm

Hai vinto tu :wink:
Ma con due dita contemporaneamente sei capace? Non è mica da tutti :lol:
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda Vigorone » mer dic 10, 2014 16:06 pm

giudirel ha scritto:
Vigorone ha scritto:
giudirel ha scritto:Vi ricordate


Era roba dilla' vero? Mi fai un sunto (o un link, cheèmeglio)?? :D :D


Sunto (dal vangelo secondo Rampik):


Tenchiu'.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda Vigorone » mer dic 10, 2014 16:34 pm

giudirel ha scritto:
pisolo ha scritto:Siamo sicuri che ci sia un senso? Voglio dire, non è che andare in montagna, se ci guardiamo allo specchio con onestà, non ha proprio alcun senso?
Per quel che ho capito io di Motti e dei suoi scritti, il fallito era colui che cercava di dare un senso alla sua vita attraverso la montagna.


Essì. Più o meno ci siamo. E soprattutto non fa un passo fuori dal rassicurante recinto del suo ambiente associativamente provinciale. Egli è il cajano.

pisolo ha scritto:fallito è chi si fa i selfie o le foto in diretta (al più in leggera differita) da mettere su facebook,


Ora mi tokka a sfidarti a duello. :D :D :D :D :D :D
Ma ti rendi conto?
Come potrei resistere ala tentazione bellizzimo come sono?
Sempre lo faccio!


Comunque il selfie con le dita nel naso ha sempre un suo perche'.
Scusate lo svacco, torniamo OT che l'argomento e' succoso.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda VECCHIO » mer dic 10, 2014 16:43 pm

Payns ha scritto:....................... L'unica cosa che non posso fornirti è la tessera CAI. Buttata e mai più rinnovata dal 1983. :mrgreen:


Oh, questa è una bella notizia, bravo !!!
Ora che so questo magari possiamo cambiare visione reciproca e diventare amici.
Ti mando un MP così magari se vengo dalle tue parti ci conosciamo.
ciao
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda Payns » mer dic 10, 2014 16:50 pm

VECCHIO ha scritto:
Payns ha scritto:....................... L'unica cosa che non posso fornirti è la tessera CAI. Buttata e mai più rinnovata dal 1983. :mrgreen:


Oh, questa è una bella notizia, bravo !!!
Ora che so questo magari possiamo cambiare visione reciproca e diventare amici.
Ti mando un MP così magari se vengo dalle tue parti ci conosciamo.
ciao


Io non sono mai stato tuo nemico.... 8)
Per conoscersi come detto mai avuto problemi....
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda Payns » mer dic 10, 2014 17:31 pm

Sono incasinato con il lavoro ma ricevute le notifiche e letto degli interventi decisamente interessanti e contrastanti fra di loro non sono riuscito a resistere. Alcune parti condivisibili, altre meno ma certamente interessanti.
Il mio pensiero.
Il mio pensiero ha una premessa. Riporto quanto ho scritto nel Blog di Gogna a proposito di Motti.
Io sono del 1962. Ero impregnato dagli scritti di Motti. Anzi intossicato. Ogni volta che in edicola compravo l’ultimo numero della RdM sfogliavo velocemente per vedere se c’erano suoi scritti.
Non l’avevo mai conosciuto di persona e mi ero immaginato una persona se non scontrosa, perlomeno ombrosa e chiusa nei suoi pensieri. Ogni volta che lo leggevo il pensiero andava allo scritto di Gobetti e alle poche, scarne e reticenti parole di Giancarlo Grassi che lasciavano solo intuire la vicenda in Val Grande.
Poi nel 1981 in Sbarua trainandomi dietro un riluttante compagno ero diretto alla Motti-Grassi, al tempo una via-mito. Non volevo cammellarmi il canale fra il Cinquetti e il Rivero e risalivo velocemente la normale del settore centrale senza rinviare nulla in quanto una ragazza e un ragazzo salivano molto lentamente da secondi. In sosta il primo di cordata mi chiede: “Dove vai con tutta quella roba?”
In effetti ero stracarico all’eccesso di chiodi, nut, staffe ed altri ammennicoli…
Tronfio come solo un ragazzino di 19 anni può essere gli rispondo che ero diretto alla Motti-Grassi.
Alla risposta: “Ah, bella via…” mi giro ed è lui. Gian Piero Motti.
Quel giorno la Motti Grassi non fu salita. Rimanemmo all’uscita della normale per oltre due ore a chiacchierare e parlare. Non solo, ma anche di salite. Gian Piero ascoltava con reale interesse i miei sogni di ragazzino. Il ricordo è di una persona sagace, allegra disposta ad ascoltare e a scherzare con un ragazzino.
Il suo suicidio, forte di questo ricordo, rimane per me uno dei momenti più misteriosi della vita.
Sui forum, dopo un iniziale “payns” scelto per motivi goliardici, il mio nick è sempre stato “Antiche Sere” scelto consapevolmente.


Può darsi come dice Vecchio, che Motti fosse pieno d'alterigia. Come è anche quasi certo che nella realtà non fosse particolarmente amato dall'ambiente torinese. E' un fatto risaputo che il legame sopratutto cognitivo fra Motti e Grassi si spezzò in maniera irrimediabile.. Ma schedare ed uniformare una personalità come quella di Motti su singoli episodi è riduttivo. Quasi certamente il vero Motti non è quello freddo e altezzoso di Vecchio e nemmeno quello espansivo, solare e sorridente che ho incontrato io.
Di certo e il post di Gogna sul suo blog lo inquadra con una certa esattezza, la personalità di Motti era decisamente complessa ma sopratutto la sua capacità intellettuale decisamente superiore.
Il suo scritto più conosciuto, i fallliti, pochi hanno compreso quello che è in realtà, un messaggio di speranza ed un avvertimento a non trasformare un attività ludica e citando L. Terray "inutile", nell'unico scopo di una vita.

Un grande merito di Motti è di essere stato un grande innovatore in un ambiente ingessato come quello alpinistico degli anni 70. Sue sono le traduzioni dall'inglese degli articoli più innovatori e dirompenti comparsi sulla RdM che infatti con lui raggiungerà livelli qualitativi impensabili. Insomma pensateci. Le riviste del Cai pubblicavano gite sociali, la preghiera dell'alpino e qualche logorroico intervento di qualche presidente sezionale e lui traduceva e pubblicava articoli come quelli di Tasker o sull'uso degli stupefacenti in Yosemite.

Non era un teorico, o perlomeno un astratto. Lui per prima era stato un alpinista di razza, ma sopratutto un rocciatore di qualità finissima. Aveva il know how e interpretava lucidamente i cambiamenti. Motti per capirci non è "l'inventore" del Nuovo Mattino. Non inventa nulla ma comprende, anticipa e teorizza dei cambiamenti che saranno fondamentali.
Il Nuovo Mattino nasce a Torino, in Piemonte non per una supposta superiorità degli arrampicatori occidentali ma per una fortunata congiunzione di avvenimenti. Un gruppo di giovani cazzoni, anche un po' antipatici ma molto molto forti inseriti in un contesto tradizionalista e ingessato come quello alpinistico torinese. Motti fu il catalizzatore e l'interprete di questo cambiamento.
Ognuno di noi, che sia giovane o vecchio, forte o meno forte si porta dietro una piccola eredità di questo.
Il Motti che piace a me non è però il Motti dei falliti o del nuovo mattimo. E non mi identifico nemmeno nel Motti di arrampicare a Caprie, che è nella realtà un'invettiva che non mi piacque allora e non mi piace adesso. Il Motti in cui mi identifico ancora oggi è quello delle Antiche Sere. In un alpinismo in cui il valore non è dato dalla singola impresa ma dalla nostra capacità di interpretare le sensazioni e i nostri desideri.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda pablo75 » mer dic 10, 2014 17:42 pm

Payns ha scritto:Sono incasinato con il lavoro ma ricevute le notifiche e letto degli interventi decisamente interessanti e contrastanti fra di loro non sono riuscito a resistere. Alcune parti condivisibili, altre meno ma certamente interessanti.
Il mio pensiero.
Il mio pensiero ha una premessa. Riporto quanto ho scritto nel Blog di Gogna a proposito di Motti.
Io sono del 1962. Ero impregnato dagli scritti di Motti. Anzi intossicato. Ogni volta che in edicola compravo l’ultimo numero della RdM sfogliavo velocemente per vedere se c’erano suoi scritti.
Non l’avevo mai conosciuto di persona e mi ero immaginato una persona se non scontrosa, perlomeno ombrosa e chiusa nei suoi pensieri. Ogni volta che lo leggevo il pensiero andava allo scritto di Gobetti e alle poche, scarne e reticenti parole di Giancarlo Grassi che lasciavano solo intuire la vicenda in Val Grande.
Poi nel 1981 in Sbarua trainandomi dietro un riluttante compagno ero diretto alla Motti-Grassi, al tempo una via-mito. Non volevo cammellarmi il canale fra il Cinquetti e il Rivero e risalivo velocemente la normale del settore centrale senza rinviare nulla in quanto una ragazza e un ragazzo salivano molto lentamente da secondi. In sosta il primo di cordata mi chiede: “Dove vai con tutta quella roba?”
In effetti ero stracarico all’eccesso di chiodi, nut, staffe ed altri ammennicoli…
Tronfio come solo un ragazzino di 19 anni può essere gli rispondo che ero diretto alla Motti-Grassi.
Alla risposta: “Ah, bella via…” mi giro ed è lui. Gian Piero Motti.
Quel giorno la Motti Grassi non fu salita. Rimanemmo all’uscita della normale per oltre due ore a chiacchierare e parlare. Non solo, ma anche di salite. Gian Piero ascoltava con reale interesse i miei sogni di ragazzino. Il ricordo è di una persona sagace, allegra disposta ad ascoltare e a scherzare con un ragazzino.
Il suo suicidio, forte di questo ricordo, rimane per me uno dei momenti più misteriosi della vita.
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Può darsi come dice Vecchio, che Motti fosse pieno d'alterigia. Come è anche quasi certo che nella realtà non fosse particolarmente amato dall'ambiente torinese. E' un fatto risaputo che il legame sopratutto cognitivo fra Motti e Grassi si spezzò in maniera irrimediabile.. Ma schedare ed uniformare una personalità come quella di Motti su singoli episodi è riduttivo. Quasi certamente il vero Motti non è quello freddo e altezzoso di Vecchio e nemmeno quello espansivo, solare e sorridente che ho incontrato io.
Di certo e il post di Gogna sul suo blog lo inquadra con una certa esattezza, la personalità di Motti era decisamente complessa ma sopratutto la sua capacità intellettuale decisamente superiore.
Il suo scritto più conosciuto, i fallliti, pochi hanno compreso quello che è in realtà, un messaggio di speranza ed un avvertimento a non trasformare un attività ludica e citando L. Terray "inutile", nell'unico scopo di una vita.

Un grande merito di Motti è di essere stato un grande innovatore in un ambiente ingessato come quello alpinistico degli anni 70. Sue sono le traduzioni dall'inglese degli articoli più innovatori e dirompenti comparsi sulla RdM che infatti con lui raggiungerà livelli qualitativi impensabili. Insomma pensateci. Le riviste del Cai pubblicavano gite sociali, la preghiera dell'alpino e qualche logorroico intervento di qualche presidente sezionale e lui traduceva e pubblicava articoli come quelli di Tasker o sull'uso degli stupefacenti in Yosemite.

Non era un teorico, o perlomeno un astratto. Lui per prima era stato un alpinista di razza, ma sopratutto un rocciatore di qualità finissima. Aveva il know how e interpretava lucidamente i cambiamenti. Motti per capirci non è "l'inventore" del Nuovo Mattino. Non inventa nulla ma comprende, anticipa e teorizza dei cambiamenti che saranno fondamentali.
Il Nuovo Mattino nasce a Torino, in Piemonte non per una supposta superiorità degli arrampicatori occidentali ma per una fortunata congiunzione di avvenimenti. Un gruppo di giovani cazzoni, anche un po' antipatici ma molto molto forti inseriti in un contesto tradizionalista e ingessato come quello alpinistico torinese. Motti fu il catalizzatore e l'interprete di questo cambiamento.
Ognuno di noi, che sia giovane o vecchio, forte o meno forte si porta dietro una piccola eredità di questo.
Il Motti che piace a me non è però il Motti dei falliti o del nuovo mattimo. E non mi identifico nemmeno nel Motti di arrampicare a Caprie, che è nella realtà un'invettiva che non mi piacque allora e non mi piace adesso. Il Motti in cui mi identifico ancora oggi è quello delle Antiche Sere. In un alpinismo in cui il valore non è dato dalla singola impresa ma dalla nostra capacità di interpretare le sensazioni e i nostri desideri.


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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda VECCHIO » mer dic 10, 2014 17:44 pm

alpinismo: direi l'uomo messo a nudo dalla natura sempre, nudo mentre vede la propria piccolezza e limitatezza, però talvolta scopre qualcosa di nuovo

per le altre cose si resta vestiti, al massimo ci si spoglia :D

Un pensiero di adesso.
Forse Motti si è ucciso perchè aveva visto la decadenza dell'alpinismo italiano e se ne sentiva un poco responsabile?
Non era riuscito a superare le sue analisi generando alternative, non era riuscito a proporre delle alternative nuove, aveva cercato di portare qui da noi idee "straniere" senza "adattarle" alla nostra cultura ?
Alpinisticamente si può dire che tutto il suo bellissimo discorso sia stato alpinisticamente sterile ?
O, come mi sembra di aver capito da Vyger, era un figlio molto intelligente e colto dei suoi tempi che non è riuscito a "creare" qualcosa di nuovo ?
Igor aveva appena fatto il pesce (nel '81) !
Teorie, fantasie le mie, ma se non fantastico non riesco a capire chi è l'uomo.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda scairanner » mer dic 10, 2014 18:07 pm

VECCHIO ha scritto:alpinismo: direi l'uomo messo a nudo dalla natura sempre, nudo mentre vede la propria piccolezza e limitatezza, però talvolta scopre qualcosa di nuovo

per le altre cose si resta vestiti, al massimo ci si spoglia :D

Un pensiero di adesso.
Forse Motti si è ucciso perchè aveva visto la decadenza dell'alpinismo italiano e se ne sentiva un poco responsabile?
Non era riuscito a superare le sue analisi generando alternative, non era riuscito a proporre delle alternative nuove, aveva cercato di portare qui da noi idee "straniere" senza "adattarle" alla nostra cultura ?
Alpinisticamente si può dire che tutto il suo bellissimo discorso sia stato alpinisticamente sterile ?
O, come mi sembra di aver capito da Vyger, era un figlio molto intelligente e colto dei suoi tempi che non è riuscito a "creare" qualcosa di nuovo ?
Igor aveva appena fatto il pesce (nel '81) !
Teorie, fantasie le mie, ma se non fantastico non riesco a capire chi è l'uomo.


Un mio caro amico si è tolto la vita senza dare alcun segno di instabilità, facendo programmi fino al giorno prima, e con figli piccoli.
Per favore lasciamo perdere inutili disquisizioni sul perchè e per come, non portano da nessuna parte.
Poi se vuoi continuare... salterò il post, problemi miei
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda pisolo » mer dic 10, 2014 18:23 pm

VECCHIO ha scritto:Forse Motti si è ucciso perchè aveva visto la decadenza dell'alpinismo italiano e se ne sentiva un poco responsabile?


Vedi vecchio, se io sono ossessionato dai manga porno e mi invitano ad un convegno letterario su Pirandello, non posso dire che Pirandello fosse ossessionato dai manga porno. Quella è una mia ossessione, non un ossessione di Pirandello. Non posso costruire un discorso sulle ossessioni di un altro partendo dalle mie. Sappiamo quanto tu ci tenga al futuro dell'alpinismo italiano ma qui, forse, si parla d'altro :o
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda giudirel » mer dic 10, 2014 18:29 pm

VECCHIO ha scritto:Forse Motti si è ucciso perchè aveva visto la decadenza dell'alpinismo italiano e se ne sentiva un poco responsabile?


Eddaje.
Ma ti pare che uno intelligente o anche solo normale si preoccupa dell'alpinismo italiano piuttosto che di quello ungaro finnico?
O dell'alpinismo tout court?
Di un inutile giochetto per sociopatici e narcisisti che non sposta una virgola del mondo?
E ti pare che si sente responsabile?
Responsabile de che?
Dei pipponi a due mani che si fanno gli alpinisti?
Maddai.
Siamo seri.
Ho sempre pensato che sei uno che ci fa ma questa volta mi spaventi... sembri uno che ci crede alle enormità che dice... :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda Drugo Lebowsky » mer dic 10, 2014 23:24 pm

Payns ha scritto:Il suo scritto più conosciuto, i fallliti, pochi hanno compreso quello che è in realtà, un messaggio di speranza ed un avvertimento a non trasformare un attività ludica e citando L. Terray "inutile", nell'unico scopo di una vita.


ecco
finalmente
era ora
mi ero ripromesso di tacere ed evitare puttanate ed ovvietà
ma Payns, forse se a alcuni interlocutori questo fosse chiaro (e bastasse... ovvero, non si sentisse il bisogno di "arricchire" l'altrui pensiero di riletture personali) forse avremmo perso alcune delle poche ppg interessanti dell'ultimo anno, ma anche evitato alcuni scambi di idee di opinabile gusto.

ecco

daltronde...
payns è morbido
vecchio è talmente giovane da apparire vecchio insaid
il tacchino è ohmmm
scairunner è carnico insaid
pisolo dorme finchè non lo scantano
giudirel è solo stronso insaid
ecc... eccc..
si, beh... io sono figo e basta (modestamente)

però
concedetemelo
quando si parla delle idee di tizio o caio, credo sia corretto discutere su quelle punto, decontestualizzandole dalla conoscenza personale dell'individuo
altrimenti si finirebbe per dire che la teoria della relatività ... si, beh, mah... perchè mioccuggino conosceva quello che l'ha scritta e per lui era un puttaniere...
oppure che il drugo non sa distinguere un abete da un peyote perchè tanto spara solo puttanate (vero! ... ma almeno so distinguere un pino da una cara piccola, pianta grassa :mrgreen: ).

boh...
so che , tornando al mio preambolo, questa è una banalità
però un po' è quello che avete (anche) fatto per un bel po' di pgg... eh.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda sergio-ex63-ora36 » gio dic 11, 2014 0:48 am

pisolo ha scritto:...
io parlavo di separare l'alpinismo dalla Vita, l'alpinista dalla Persona. A me non è che mi importi molto di dove sono state aperte le vie, in mezzo ai ghiacci o su una pila di rocce in bilico, non sta lì il valore, ma come le approcci e perché, e quale lezione ne trai. Le motivazioni di Cassin che sale la Walker sono tristemente prevedibili (e anche lì son convinto che più di un paio di tiri decenti non ci sono, il resto è una fetecchia, ma "il nome è tutto"), quelli di Motti che si ritrova su un prato dopo il Nanchez e coglie determinate cose sono, a mio parere, di gran lunga più intriganti :idea:
...


a forza di separare della "Vita" rischia di restar poco...un po' di sana armonia con tutto ben amalgamato, quella è la mia meta...

e guardando da fuori, alla fine, a sensazione, mi da l'impressione di una "Vita" più "gustata" ed equilibrata quella di Cassin... :roll:

(a prescindere dal suicidio anche se non è facile e neanche rispettoso farlo in realtà... :? )
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda A.D.V. » gio dic 11, 2014 1:40 am

Io frequento l' università a Trieste; credo sia conosciuta a tutti la passione per la montagna che anima la città.

Credo di non essermi mai sentito così solo (in quanto a "compagnia arrampicatoria") come è successo a TS.
Mi capita ancora spesso di incontrare/vedere da lontano gente agghindata come se si stessero preparando per il Cerro Torre: gente che gira con il discensore attaccato allo zaino in università, o con scarponi da trekking alti in centro, corredati sempre dal fedele "aquilotto" o qualche altro logo "tennico" sulla giacca.

Al di là del fatto che chiunque è libero di vestirsi come gli pare e piace, io credo che tra i "Falliti" e certi "frustrati" (perché ci ho parlato /arrampicato anche)di oggi la differenza sia davvero poca.
La chiusura mentale dei frustrati non è data da chissà che tipo di handicap.

Semplicemente hanno deciso che esiste UN certo tipo di alpinismo: esso può' manifestarsi in attività diverse tra loro, ma comunque incarna certi valori che non possono sostituiti o messi in discussione. La vetta per esempio; loro "vedono" solo quella non per chissà che motivi parafascisti o superomisti-nietzscheiani, ma perché ormai pochissima gente "cazzeggia" in montagna.
Ognuno arriva già al lunedì che riflette su che via andare a fare il sabato o la domenica; e di nuovo tornano gli antichi retaggi "cajani" e tipicamente padani della mega macchinata del weekend per santificare il rito , che in realtà si traduce in una specie di sveltina; si va e si timbra il cartellino, fine.
Si compra l' "uniforme" e si scarica la frustrazione (appunto...) di non poter fare una "spedizione" tutti i giorni facendosi seghe mentali sul vestiario, sulla' attrezzature, sulle vie di provincia o non di provincia.

Io ormai su Motti non ho molto da dire; c'è chi ha detto cose interessantissime e chi invece si diverte a mettere tutto in un unico calderone, facendo una gran confusione inutile.
Penso solo che Motti è riuscito a dire cose nuove perché ha avuto (l' invidiabile) fortuna di vivere la montagna con ritmi, approcci e aspirazioni radicalmente diversi rispetto ad un folto segmento della popolazione arrampicatoria che invece, forse per motivi economici (il tempo, si sa, è denaro), o per motivi strettamente geografici (perché proprio non le vedono da casa loro- e sarò ingenuo io ma questo per me un po' conta) non riuscirà mai a vedere la montagna come uno spazio aperto e libero.
Dove si può' anche sbagliare la via, perdersi, andare a funghi, arrampicarsi sui sassi (adesso sembra normale, ma a pensarci adesso, 30 anni fa...), trombare(chi più ne ha più ne metta).

Pensare che c'è chi si fa carico (o scarica sugli altri) di fantomatiche turbe sulla "crisi" dell' alpinismo fa riflettere: l' alpinismo lo si uccide programmando tutto, categorizzando tutto e tutti, etichettando ogni cosa.
Ultima modifica di A.D.V. il gio dic 11, 2014 12:14 pm, modificato 5 volte in totale.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda A.D.V. » gio dic 11, 2014 1:50 am

doppione, scusatemi...
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda il Duca » gio dic 11, 2014 9:07 am

sergio-ex63-ora36 ha scritto: a forza di separare della "Vita" rischia di restar poco...un po' di sana armonia con tutto ben amalgamato, quella è la mia meta...

e guardando da fuori, alla fine, a sensazione, mi da l'impressione di una "Vita" più "gustata" ed equilibrata quella di Cassin...


Concordo
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda Vigorone » gio dic 11, 2014 10:30 am

pisolo ha scritto:
VECCHIO ha scritto:Forse Motti si è ucciso perchè aveva visto la decadenza dell'alpinismo italiano e se ne sentiva un poco responsabile?


Vedi vecchio, se io sono ossessionato dai manga porno e mi invitano ad un convegno letterario su Pirandello, non posso dire che Pirandello fosse ossessionato dai manga porno. Quella è una mia ossessione, non un ossessione di Pirandello. Non posso costruire un discorso sulle ossessioni di un altro partendo dalle mie. Sappiamo quanto tu ci tenga al futuro dell'alpinismo italiano ma qui, forse, si parla d'altro :o


Grazie pisolo, hai detto in maniera fine quello che stavo per dire io in modo piu' sintetico.
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Re: Gian Piero Motti

Messaggioda pisolo » gio dic 11, 2014 11:01 am

sergio-ex63-ora36 ha scritto:
pisolo ha scritto:...
io parlavo di separare l'alpinismo dalla Vita, l'alpinista dalla Persona. A me non è che mi importi molto di dove sono state aperte le vie, in mezzo ai ghiacci o su una pila di rocce in bilico, non sta lì il valore, ma come le approcci e perché, e quale lezione ne trai. Le motivazioni di Cassin che sale la Walker sono tristemente prevedibili (e anche lì son convinto che più di un paio di tiri decenti non ci sono, il resto è una fetecchia, ma "il nome è tutto"), quelli di Motti che si ritrova su un prato dopo il Nanchez e coglie determinate cose sono, a mio parere, di gran lunga più intriganti :idea:
...


a forza di separare della "Vita" rischia di restar poco...un po' di sana armonia con tutto ben amalgamato, quella è la mia meta...

e guardando da fuori, alla fine, a sensazione, mi da l'impressione di una "Vita" più "gustata" ed equilibrata quella di Cassin... :roll:

(a prescindere dal suicidio anche se non è facile e neanche rispettoso farlo in realtà... :? )


Non ci siamo capiti
A me interessa eccome capire il vissuto di una persona per capire anche le sue idee
Quando parlo di separazione tra vita e alpinismo intendo quella particolare operazione psicologica che il "fallito" mette in atto, cioé vivere la vita in funzione dell'alpinismo
Son due cose diverse
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