Via d' arrampicata

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Via d' arrampicata

Messaggioda alfa69 » gio ott 11, 2012 7:57 am

Salve a tutti,
da assoluto principiante vorrei porvi un mio dubbio:
da primo faccio una via già spittata, se oltre ai rinvii integro con delle protezioni tipo clessidre, friend ecc.. "vale" lo stesso? ... in questo modo abbasso il grado della via? Devo rinviare solo e unicamente sugli spit giá esistenti?

Grazie
:D
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Messaggioda LucaB » gio ott 11, 2012 8:27 am

Scherzi? E' vietatissimo.
L'etica cecoslovacca presuppone che la scelta del numero e della posizione delle protezioni fisse sia un diritto insindacabile del primo salitore e quindi aggiungere qualcosa oltre al materiale già in posto è una gravissima offesa, una mancanza di rispetto verso chi ci ha preceduto. Non solo, ma le protezioni vanno moschettonate solamente quando sono all'altezza dell'imbrago, altrimenti non vale. Se le moschettoni quando le hai sopra la testa, è come se quel passaggio lo facessi da secondo di cordata.
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Messaggioda cinghialino » gio ott 11, 2012 8:47 am

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Tornare sani, tornare amici, arrivare in cima. In questo preciso ordine.
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Messaggioda VinciFR » gio ott 11, 2012 10:22 am

concordo con cinghialino! :wink:

Credo che a fare una via il bello sia scoprire la montagna, la roccia, l'ambiente, divertendosi e riportando a casa la pelle! Lascia stare ste segate mentali..
"Non ho abbastanza talento per correre e sorridere allo stesso tempo" cit. E.Zatopek
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Messaggioda Jester73 » gio ott 11, 2012 11:20 am

Mah... Ho posto più o meno lo stesso quesito qui: http://www.forum.planetmountain.com/php ... hp?t=48719
(inteso come arrampicare con aiuti/facilitazioni).
Secondo me (e qui rispondo ad Alfa69), bisogna salire secondo le 'regole'... Non ha senso utilizzare altri ancoraggi oltre a quelli già presenti: si perde un pò il senso sportivo della cosa.
Salire per salire che senso ha? Non servirebbe la preparazione, l' allenamento e tutto quello che ci sta dietro e che rende bello l'arrampicata. Per intenderci... Se mi porto la scala da pompiere e arrivo in catena, ho passato una bella giornata in montagna a contatto con la roccia e ho riportato a casa la pelle, ma... :?: :?: :?:
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Messaggioda peppino » gio ott 11, 2012 11:40 am

ma per certo che puoi anzi devi integrare. l obiettivo dovrebbe essere acquisire la.padronanza delle protezioni clean.
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Messaggioda bustomail » gio ott 11, 2012 11:56 am

Chiedi a Sandrino80!
Questa dilemma e' pane per i suoi denti, lui ti sapra' indicare la via giusta da seguire!

"la risposta e' dentro di te, ma e' quella sbagliata, ed e' per questo che c'e' sandrino80"
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Messaggioda Jester73 » gio ott 11, 2012 11:58 am

Negli anni '70 nasceva sulle rocce del Frankenjura per mano di un gruppetto di arrampicatori della zona guidati da Kurt Albert il movimento del Rotpunkt che negli anni seguenti influenzera' lo sviluppo dell'arrampicata sportiva nel mondo intero. Le regole erano tanto semplici quanto minime. Il gioco era quello di salire un itinerario usando solo appigli e appoggi per progressione, ed i chiodi per sola protezione; invero nei primi tempi si saliva con uno stile Alles Frei (AF) che permetteva il riposo sulla corda (Resting) tra una sequenza e la successiva e cosi' percorsa una via era detta In Libera. Il passo successivo, seguendo una tendenza derivante dallo Yosemite fu quella di eliminare le fermate sulla corda e di salire quindi la via senza soluzione di continuita'. Kurt inizio' a dipingere un punto rosso alla base degli itinerari che lui e i suoi amici riuscivano a percorrere in questo stile ed in breve il Rotpunkt (Punto Rosso)
divenne lo standard con il quale si misuravano gli arrampicatori di ogni nazione.
Regole semplici per un gioco chiaro, per un'interpretazione sportiva delle performance in falesia che fosse la medesima ovunque.
Gli arrampicatori, pero', alla luce di quasi trent'anni di arrampicata sportiva non hanno saputo dare una prova di maturita' nel mantenere intatte queste regole iniziali e col tempo le regole del movimento del Rotpunkt sono state in alcune specialita' completamente reinterpretate in maniera piu' soft e le valutazioni delle performance distorte.
E' il caso dell' arrampicata a vista, da molti climber considerata l'espressione massima della Rotpunkt. Anche qui poche regole semplici: l'arrampicatore sale un itinerario senza preventiva conoscenza dello stesso, senza aver visto altri arrampicatori sullo stesso e senza essersi fatto spiegare le sequenze chiave della via. Sino alla meta' degli anni '80 esisteva una regola ancora piu' rigida, l'itinerario doveva anche essere "moschettonato" dallo stesso climber che cosi' saliva con il suo bel gonnellino di rinvii, una difficolta' aggiuntiva. L'avvento delle gare modifico', o meglio diede il pretesto ai climber meno coraggiosi (nel senso del leale confronto), di modificare questa regola; nelle competizioni per ragioni di tempo (il leva-metti dei rinvii significava tempi morti per gli spettatori) i rinvii erano gia' in parete e cosi' alcuni "visto che in gara si faceva" importarono l'abitudine anche in falesia, dapprima facendosi pre-moschettonare la via da un amico compiacente. La pratica facilitava di sicuro la Rotpunkt e la via cosi' percorsa sia a vista che a tentativi venne per un periodo battezzata "Pinkpoint" (punto rosa), ma ben presto tutti si dimenticarono delle sfumature di colore ed il rosso pieno inglobo' anche questa variante sul tema.
E si ando' oltre: spesso era lo stesso climber che voleva provare la via a calarsi sulla stessa pre-moschettonando i punti e quasi sempre dando una sbirciatina qua e la' per capire dove fossero gli appigli risolutori.
Successivamente sempre le gare e l'esigenza di spettacolarizzazione delle stesse diedero un altro colpo alle regole. Nel proporre sequenze e tratti di parete di difficile interpretazione, i tracciatori di itinerari di competizione si trovarono di fronte alla spiacevole situazione che nessuno, o pochi, degli atleti capissero la sequenza, cadendo tutti allo stesso punto a danno dello show; apparvero cosi' le prime strisciate di magnesite per indicare agli atleti la giusta direzione per trovare gli appigli. Ed ancora una volta ecco che anche in falesia ci si fa lo sconto, scegliendo solo itinerari pesantemente imbiancati di magnesite o ancor meglio con generose strisce dirette alle prese chiave.
Niente in confronto a cio' che si verifica da qualche tempo, questa volta su derivazione della pratica del boulder, l'ultima operazione di marketing nel mondo dell'arrampicata.
E' infatti pratica comune sui blocchi di segnare con strisce per le mani e punti per i piedi con la magnesite ogni appiglio e appoggio per eliminare ogni possibilita' di calo di memoria nel ricordarsi l'esatta collocazione di quei due-tre movimenti che compongono "il problema". Una pratica che leva molto alla fantasia ed e' orrendamente antiestetica. Il ridicolo e' che questa tracciatura millimetrica viene ora riportata in falesia: adorabili rifinitori si calano su un itinerario e dalla prima all'ultima presa (ed appoggio) ecco una strisciatina o un puntino di magnesite, insomma non resta che numerare il tutto cosi' diventa ancora piu' semplice (ed e' gia' capitato!!!). Ma non crediate questo sia prerogativa solo degli itinerari piu' impegnativi, tutt'altro, percorsi "guidati" appaiono persino su vie come Vasconi a Boragni o la Miguel al Cucco, certo su quelle vie gli appigli sono troppi e generano confusione...
Il Punto Bianco cancella la possibilita' per un arrampicatore ancora nostalgicamente legato alle regole del Punto Rosso di provare realmente ad interpretare una via a vista, essendo oramai impossibile fare a meno di non notare i segni indicativi che cosi' impediscono a tutti una salita non guidata.
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Messaggioda LucaB » gio ott 11, 2012 12:29 pm

Visto il tenore degli ultimi interventi volevo intervenire ancora per riportare il topic nella sua dimensione e allo stesso tempo lanciare un sasso nello stagno, al costo di sembrare uno sborone, per sentire cosa ne pensa la gente.
Nel caso non si fosse capito, il mio primo intervento era volutamente sarcastico nei confronti di una questione che come altri hanno sottolineato, ritenevo più una sega mentale. Mi scuso nei confronti di chi ha aperto il post, che evidentemente è ancora agli inizi e si pone legittimamente delle questioni. Vorrei inoltre evitare di avere sulla coscienza l'infortunio di un principiante. E' scontato che su terreno alpinistico uno si deve proteggere.
Allo stesso tempo, e al di la di ogni considerazione etica, io personalmente trovo svantaggioso, da un punto di vista formativo, ed al limite anche pericoloso, propagandare l'idea (come qualcuno ha scritto) che con la padronanza dell'utilizzo delle protezioni mobili si sia in una botte di ferro. Secondo me la sicurezza principale in arrampicata, su qualsiasi tipo di terreno, viene dalla consapevolezza delle nostre capacità e dalla corretta gestione dello stress e delle emozioni. Se mi abituo a proteggermi ogni mezzo metro anche su una determinata tipologia di vie (quelle sportive totalmente spittate) dove in teoria il materiale in posto è già di per se sufficiente a scongiurare il rischio di un serio infortunio, come reagirò quando questo non sarà possibile?
Poi uno può in tutta libertà scegliere di percorrere itinerari che non lo mettano mai in questa condizione, ma la montagna altrettanto legittimamente può decidere di presentarti un imprevisto.
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Messaggioda AlbertAgort » gio ott 11, 2012 12:32 pm

Piu che a sandrino io chiederei a rutto. è esperto di vie da integrare. con l occasione vorrei sottolineare che sono a 3999 messaggi
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Messaggioda Drugo Lebowsky » gio ott 11, 2012 12:43 pm

già

che se almeno ci fosse una muga ti saresti già fatto aventi tu! 8) :lol:
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Messaggioda peppino » gio ott 11, 2012 12:53 pm

si. l'importante è evitare improvvisazioni. andare con amici esperti. oppure seguire un buon corso
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Messaggioda alfa69 » gio ott 11, 2012 13:01 pm

peppino ha scritto:si. l'importante è evitare improvvisazioni. andare con amici esperti. oppure seguire un buon corso



Ma cosí quando si fa esperienza ?
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Messaggioda peppino » gio ott 11, 2012 13:18 pm

ma quale è la via spittata che dici?
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Messaggioda alfa69 » gio ott 11, 2012 13:25 pm

peppino ha scritto:ma quale è la via spittata che dici?


Miii...una qualunque...magari trovo il successivo spit un bel po distante e uso una clessidra, cordino , rinvio
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Messaggioda peppino » gio ott 11, 2012 13:27 pm

monotiro in falesia ? calcare ? 5 grado?
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Messaggioda alfa69 » gio ott 11, 2012 13:29 pm

peppino ha scritto:monotiro in falesia ? calcare ? 5 grado?

..tempo nuvoloso, dormito poco, non ti hanno pagato ancora lo stipendio....
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Messaggioda alfa69 » gio ott 11, 2012 13:43 pm

LucaB ha scritto:Scherzi? E' vietatissimo.
Non solo, ma le protezioni vanno moschettonate solamente quando sono all'altezza dell'imbrago, altrimenti non vale. Se le moschettoni quando le hai sopra la testa, è come se quel passaggio lo facessi da secondo di cordata.


Questa m' era sfuggita...mi sa tanto di cagata...
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Messaggioda LucaB » gio ott 11, 2012 13:48 pm

Ovviamente come scrivevo prima il mio intervento era sarcastico, e me ne scuso.
Comunque ti posso assicurare che l'etica dell'Elbsandsteingebirge (Sassonia) e Cesky Raj in Boemia è così. Non puoi piantare altri chiodi oltre a quelli che già ci sono, nuts e friend sono vietati perchè rovinano la roccia, al massimo puoi usare i nodi di cordino incastrati nelle fessure, e il chiodo va moschettonato quando è all'altezza dell'imbrago, non a braccio teso, altrimenti la via viene considerata "da secondo" perchè hai fatto un passaggio con la corda davanti.
Credimi.
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Messaggioda peppino » gio ott 11, 2012 13:48 pm

tutto dipende dal tipo di terreno in cui.ti muovi dai tuoi obiettivi w dal tuo grado di preparazione.
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