Premetto che NON conosco i malcapitati, ho solo saputo della loro difficoltà.
Ho solo una vaga idea di chi possa essere uno di loro, ammesso siano soci del CAI di Varese...
Al buio e in difficoltà in montagna, trattati a pesci in faccia al rifugio
Ecco la disavventura capitata a tre alpinisti varesini lo scorso agosto sulle Alpi Giulie
Egregio direttore,
Metti una bella giornata di sole, tre amici con la passione della montagna ed una splendida valle, la Val Bruna.
Mettici anche una bella salita sullo Jöf Fuart, sulla Cima di Rio Freddo ed aggiungici che, per problemi di localizzazione dell?uscita dalla parete (le solite facili roccette) si debba ridiscendere la via in doppia con quattro chiodi e qualche cordino quando ormai è buio?
Quasi due ore di rientro su di un brutto sentiero molto sdrucciolevole, segnato dai temporali e l?arrivo tanto agognato al rifugio sotto le grandiose pareti calcaree.
Sono appena passate le 23, siamo sfiancati e assetati, ma contenti d?esserci tolti dagli impicci quella parete.
In effetti, la via l?avevamo chiusa alle 15.30, ma non c?è stato verso di trovare il ?canale appoggiato? che in un paio di tiri avrebbe dovuto portarci sulla Cima di Rio Freddo.
Un interminabile ravanamento sulla Cengia degli Dei alla ricerca di una scappatoia e, all?imbrunire, la decisione delle doppie.
A due doppie dalla base abbiamo avuto uno scambio telefonico con il rifugio spiegando l?accaduto e rassicurando che stavamo bene, non eravamo a giocare e perder tempo ma abbiamo avuto un inconveniente superato poi autonomamente come ogni alpinista dovrebbe saper fare?
Al rifugio ci attende un gruppetto di persone. Non facciamo a tempo a posare lo zaino che siamo accolti con parole che suonano più o meno così:
?Vergognatevi! Non avete rispetto per le persone che si devono alzare alle sei del mattino!?, ? questo è un rifugio e c?è gente che lavora e che è stata ad aspettarvi fino adesso!?
La contentezza di aver portato a casa la pelle senza graffi, ci finisce negli scarponi, mentre un socio onorario, che si vanta di essere un giornalista professionista, ci invita ad andare al mare la prossima volta e continua con la storia del rispetto verso i gestori?
I gestori si fanno sempre più pressanti e, all?unanimità decidiamo di scendere al buio fino a valle. Dopo avergli lasciato 40 euro per il disturbo scendiamo a dormire vicino alla macchina con un?aria mista d?incredulità e d?amarezza.
Alla nostra uscita, la porta del rifugio, un rifugio CAI, è chiusa a chiave?
Qualcuno è in grado di spiegarci quale errore abbiamo commesso?
Magari se avessimo avuto un incidente saremmo passati per eroi?
Credo che al Pellarini non metterò mai più piede, ma continuerò a frequentare i veri rifugi, dove ti accolgono in ogni momento e dove c?è sempre un po? di minestrone riscaldato e dei sorrisi per chi ha avuto qualche problema, risolto senza danni e senza disturbare nessuno ma che soprattutto, hanno sempre la PORTA APERTA.
Andrea, Fabrizio e Silvio - Soci CAI
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