Così è stato per me ieri. L'idea di attacare da solo, senza corda, è salita dentro me dal profondo, e non potevo farci nulla, non potevo dirle di no, è lei che mi ha guidato fino alla base. Io il braccio, lei la mente.
La cosa più difficile è stata partire.
Arrivo alla base...guardo la via...la riguardo...metto il casco...bevo qualcosa...poi le scarpe..."la puoi fare, l'hai già fatta, è facile, c'est facile, facile"..."chissà questi cosa pensano...un ragazzo tutto solo...non vorrà mica...?"..."posso sempre tornare giù se non me la sento"...
Parto. mano...mano...piede...piede...ancora mano...sposto il peso sulla gamba...quella tacca...sì....toh, un manettone...uff...ecco il muretto...ok...lo puoi fare...uno...due movimenti...ecco...sei su...fin qui è andata...sosta...ed io...sosto

E così via, per 200 metri fino alla fine.
E' incredibile come, man mano che sali, ti senti più sicuro, più convinto che quello che stai facendo sia quello che va fatto, anche se contro ogni logica...
Non hai legami di corda con nessuno, nessuno a cui dire:"blocca"..."molla tutto"..."vieni pure!"...solo tu: tu e la roccia, un passo dopo l'altro, arrampicare, solo arrampicare, salire, verso l'alto...l'unica cosa che conta...tutto il resto? superfluo...
Anche per me, ieri, arrampicare era il massimo.
P.S. Senza nessuna presunzione, la via era facile (IV penso, forse un passo di V, ma sono ancora in dubbio su questo), spittata, quindi difficoltà a seguire la via zero. Neanche così solitaria, con le varie cordate di francesi presenti in zona, oltre agli escursionisti diretti al rifugio Elena.
Perciò non è assolutamente qualcosa di cui vantarsi, soltanto, volevo rendervi partecipi della mia gioia ieri. Quando arrivi alla fine ti senti quasi un dio (


Credo di essermi addentrato ancora più nel profondo nella mente di chi compie grandi salite da solo (anche se questa, ribadisco, non è una grande salita!).