sergio-ex63-ora36 ha scritto:se io percorro una strada pubblica, sono in un centro abitato o su una pista battuta non mi devo preoccupare dei pericoli oggettivi: qualcuno sarà responsabile della mia sicurezza ed eventualmente mi vieterà di andarci...
in Trentino ogni comune con problemi di valanghe nomina una commissione valanghe fatta di esperti a sua scelta che fungono da consulenti del sindaco...
e quì ha ragione genk e ogni tanto qualche strada viene chiusa...
il problema nasce quando qualche sindaco si lancia in restrizioni che riguardano il territorio in generale non le infrastrutture e/o gli impianti...
e quì genk e quei sindaci non hanno, per conto mio ma anche di parecchie associazioni fra cui i collegi delle guide alpine il cai ecc.,
più ragione...quì un bollettino valanghe mi informerà, eventualmente sconsiglierà ma poi ogni persona maggiorenne e vaccinata deve scegliere cosa fare della propria vita...

Sergio, secondo me il problema non sta in questi termini.
Qui si sta parlando di sci alpinismo e sci fuori pista, quindi non entro nel merito delle strade e della viabilità in generale.
In paesi più "normali" come la Francia se sciando fuori pista all'interno di un comprensorio di piste battute provoco una valanga la responsabilità non è mia MA DEL GESTORE DELLE PISTE che deve garantire la sicurezza delle aree in cui insistono gli impianti e le piste. Quindi spesso dopo le grandi nevicate in località come Les Trois Vallèe ed altre l'apertura degli impianti è ritardata perchè in quota stanno facendo scaricare i pendii in modo che non ci siano pericoli.
Chi scia fuori pista non viene visto come un criminale che attenta la vita dei pistaioli, ma come un normale utente del territorio, e quindi tutelato.
Certo, questo costa. Ma il costo è ampiamente ripagato dalla frequentazione delle località.
In itaGlia invece i gestori se ne fottono, scaricando la responsabilità sull'amministrazione comunale, la quale attraverso ordinanze del tutto prive di valore cerca di deresponsabilizzarsi vietando indiscriminatamente la pratica in questione.
Peggio ancora per lo sci alpinismo, dove eventualmente chi si mette nei guai lo fa a suo rischio e pericolo.
Che facciamo allora, vietiamo tutte le attività potenzialmente pericolose? Domani un sindaco potrebbe vietare l'arrampicata o l'alpinismo nel suo territorio. E' già successo, ce ne rendiamo conto???
A differenza di quanto dice qualche buontempone lo stato NON ha il dovere di proteggere i suoi abitanti da sè stessi. Ognuno fa quello che vuole vivaddio, almeno fino a quando questo atteggiamento su(p)ino ci porterà a leggi che ci impediranno di praticare la montagna fuori dai sentieri E.
E non mi si parli dei soccorsi. Il soccorso alpino nasce su basi volontarie. Chi lo fa sa che potrebbe rischiare la vita andando a prendere qualcuno che si è messo nei casini. Per cui se non ne ha voglia o ha da ridire se ne stia a casa. Piuttosto facciano pagare i costi al soccorso se risulta la palese imprudenza e/o incompetenza.