Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda *MEMO* » sab gen 14, 2006 22:08 pm

comunque sono come la torre di pisa un po' tiro a destra. Penso ce comunque non ci sia niente di male :D Basta , siamo OT e qui si parla di cose serie non di politichella
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Messaggioda paolo75 » sab gen 14, 2006 22:31 pm

E noto con piacere che nessuno ha pensato, almeno per un momento, che io potessi effettivamente essere un alpinista serio! :evil: :evil: :evil:














:lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Roberto » sab gen 14, 2006 22:32 pm

paolo75 ha scritto:E noto con piacere che nessuno ha pensato, almeno per un momento, che io potessi effettivamente essere un alpinista serio! :evil: :evil: :evil:

:lol: :lol: :lol:
Io l'ho pensato, ma poi mi sono reso conto che era una cazzata 8)
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Messaggioda yinyang » lun gen 16, 2006 11:08 am

clod ha scritto:
yinyang ha scritto: quest'anno farò il mio primo 7a 8)


Ma il 6c+ l'hai già fatto?


se è per questo non ho ancora fatto ne un 6b+ ne un 6c :lol:
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Messaggioda Roberto » lun gen 16, 2006 11:19 am

yinyang ha scritto:
clod ha scritto:
yinyang ha scritto: quest'anno farò il mio primo 7a 8)


Ma il 6c+ l'hai già fatto?


se è per questo non ho ancora fatto ne un 6b+ ne un 6c :lol:
Importante è che sai che puoi farli :wink: :wink:
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Messaggioda Enzolino » mer gen 18, 2006 16:49 pm

...a precipizio negli abissi: le pulsazioni rallentano, il corpo svanisce, ogni sensazione galleggia dentro nuove forme. Resta soltanto l'anima.

Determinazione assoluta, impegno totale, concentrazione estrema. Una sfida fisica e mentale ma anche, e soprattutto, l'emozione, della profondità, la ricerca del Grande Blu, il piacere di fondersi con il mare, la gioia dell'armonia cosmica. Tutto questo è l'apnea, che in Umberto Pellizzari, protagonista assoluto della storia recente dell'apnea agonistica, trova il suo interprete più rappresentativo.
[...] una straordinaria riflessione sulla continua e insopprimibile esigenza dell'uomo di superare i limiti imposti dalla natura, di sperimentare nuove sensazioni, di immergersi sempre più in se stesso, alla ricerca di una libertà che non conosce barriere ...

Apnea e alpinismo ... due mondi cosi' diversi? :wink:
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Messaggioda gug » mer gen 18, 2006 19:14 pm

Roberto ha scritto:
Enzolino ha scritto:
Roberto ha scritto:Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.
Invece per me le emozioni sono belle prima, durante e dopo la scalata. A volte la strizza me la godo, cosi' come i momenti in cui salgo a molti metri dalla protezione, contemplo il paesaggio mentre assicuro un'amico, soffro la disidratazione ... godo anche le notti fredde, schifose e bagnate, perche' so che non potranno durare un'eternita' e, anche nel disagio, rimangono comunque momenti speciali ...

Ciao :wink:

Lorenzo
Masochista? :wink:
No scherzo, capisco il tuo atteggiamento, ma per me è così finchè ho un minimo di certezza, se sento che il chiodo lontano è uno "stimolo", ma nella realtà dei fatti, so che non potrò mai cadere.
Però mi accade di trovarmi in situazioni particolari, in ambienti severi ed anche se tutto sembra sotto controllo, una vocetta mi ricorda che non posso sbagliare e non tutto dipende da me. Allora capisco che la mia è una sfida, che troppe volte mi sono messo in gioco e che le probabilità di un accidente aumentano ogni volta.
A questo punto non mi diverto più, sento che il mio posto è un altro, che ho dei doveri verso altri, che invece sacrifico a questa mia passione insana ed innata per l'alpinismo.
Poi torno a casa e Giuggi, da bambina qual'è, mi chiede serafica: "Ti sei divertito papà?", ed io non so che dirgli, perché non mi sono affatto divertito, anche se mi sento totalmente soddisfatto della salita, seppur mai appagato.


Sono assolutamente d'accordo con questo e penso che lo hai espresso benissimo quì e ancora di più sul bell'articolo sull'Appennino.
Fare salite impegnative in montagna non ha niente a che fare col divertimento e molto col mettersi alla prova.
Anche in altri sport è così, come nell'esempio dell'apnea, ma in Alpinismo queste sensazioni non sono riservate ai top, perchè esistono degli obiettivi concreti che sono le vie, che hanno una loro identità ben definita e costituiscono dei limiti che ognuno di noi può scegliere.
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Messaggioda Roberto » mer gen 18, 2006 19:49 pm

gug ha scritto:
Roberto ha scritto:
Enzolino ha scritto:
Roberto ha scritto:Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.
Invece per me le emozioni sono belle prima, durante e dopo la scalata. A volte la strizza me la godo, cosi' come i momenti in cui salgo a molti metri dalla protezione, contemplo il paesaggio mentre assicuro un'amico, soffro la disidratazione ... godo anche le notti fredde, schifose e bagnate, perche' so che non potranno durare un'eternita' e, anche nel disagio, rimangono comunque momenti speciali ...

Ciao :wink:

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No scherzo, capisco il tuo atteggiamento, ma per me è così finchè ho un minimo di certezza, se sento che il chiodo lontano è uno "stimolo", ma nella realtà dei fatti, so che non potrò mai cadere.
Però mi accade di trovarmi in situazioni particolari, in ambienti severi ed anche se tutto sembra sotto controllo, una vocetta mi ricorda che non posso sbagliare e non tutto dipende da me. Allora capisco che la mia è una sfida, che troppe volte mi sono messo in gioco e che le probabilità di un accidente aumentano ogni volta.
A questo punto non mi diverto più, sento che il mio posto è un altro, che ho dei doveri verso altri, che invece sacrifico a questa mia passione insana ed innata per l'alpinismo.
Poi torno a casa e Giuggi, da bambina qual'è, mi chiede serafica: "Ti sei divertito papà?", ed io non so che dirgli, perché non mi sono affatto divertito, anche se mi sento totalmente soddisfatto della salita, seppur mai appagato.


Sono assolutamente d'accordo con questo e penso che lo hai espresso benissimo quì e ancora di più sul bell'articolo sull'Appennino.
Fare salite impegnative in montagna non ha niente a che fare col divertimento e molto col mettersi alla prova.
Anche in altri sport è così, come nell'esempio dell'apnea, ma in Alpinismo queste sensazioni non sono riservate ai top, perchè esistono degli obiettivi concreti che sono le vie, che hanno una loro identità ben definita e costituiscono dei limiti che ognuno di noi può scegliere.
Uno dei lati belli dell'alpinismo è appunto questa sua prerogativa di far sentire "il limite" ad chiunque lo pratichi, a patto di saper restare nei limiti del propio, senza esagerare ma anche senza restare troppo sotto le proprie capacità. Insomma, un rinnovato mettersi in gioco in modo calcolato.
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Messaggioda Enzolino » mer gen 18, 2006 20:08 pm

Roberto ha scritto:Uno dei lati belli dell'alpinismo è appunto questa sua prerogativa di far sentire "il limite" ad chiunque lo pratichi, a patto di saper restare nei limiti del propio, senza esagerare ma anche senza restare troppo sotto le proprie capacità. Insomma, un rinnovato mettersi in gioco in modo calcolato.
Credo che questo discorso si possa applicare a tutte le discipline. La percezione del "limite" , il suo superamento, eccetera sono atteggiamenti mentali che si possono realizzare ovunque. Mi viene in mente il Giappone dove, persino il giardinaggio, la cerimonia del te', la composizione dei fiori, le piccole sculture coi pezzi di carta, possono essere trasformate in arte, in tirocinio per la coscienza per conoscere meglio se stessi.
Persino stare seduti, sospendere il pensiero, contemplare, essere una sola cosa con quello che ci circonda puo' essere una sfida.
Nell'alpinismo la componente rischio pero' intensifica, moltiplica quello che si puo' sperimentare in altre discipline.

Ciao :wink:

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Messaggioda Roberto » mer gen 18, 2006 20:40 pm

Enzolino ha scritto:
Roberto ha scritto:Uno dei lati belli dell'alpinismo è appunto questa sua prerogativa di far sentire "il limite" ad chiunque lo pratichi, a patto di saper restare nei limiti del propio, senza esagerare ma anche senza restare troppo sotto le proprie capacità. Insomma, un rinnovato mettersi in gioco in modo calcolato.
Credo che questo discorso si possa applicare a tutte le discipline. La percezione del "limite" , il suo superamento, eccetera sono atteggiamenti mentali che si possono realizzare ovunque. Mi viene in mente il Giappone dove, persino il giardinaggio, la cerimonia del te', la composizione dei fiori, le piccole sculture coi pezzi di carta, possono essere trasformate in arte, in tirocinio per la coscienza per conoscere meglio se stessi.
Persino stare seduti, sospendere il pensiero, contemplare, essere una sola cosa con quello che ci circonda puo' essere una sfida.
Nell'alpinismo la componente rischio pero' intensifica, moltiplica quello che si puo' sperimentare in altre discipline.

Ciao :wink:

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Non credo che il giardinaggio giapponese possa dare le stesse emozioni dell'alpinismo :wink:
E' nel discorso, se ci divertiamo o meno, che nasce questa mia riflessione sul "senso del limite" nell'alpinismo.
Ovvio che anche tante altre attività portano a cercare il limite, ma "l'ingaggio" di una via al "proprio" limite, con tutti i rischi e coinvolgimenti emotivi connessi, è un'esperienza decisamente più forte.
Ultima modifica di Roberto il mer gen 18, 2006 23:29 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Enzolino » mer gen 18, 2006 23:11 pm

Roberto ha scritto: Non credo che il giardinaggio giapponese possa dare le stesse emozioni dell'alpinismo :wink:
E' nel discorso se ci divertiamo o meno, che nasce questa mia riflessione sul "senso del limite" dell'alpinismo. Ovvio che anche tante altre attività portano a cercare il limite, ma "l'ingaggio" di una via al "propio" limite, con tutti i rischi e coinvolgimenti emotivi connessi, è un'esperienza decisamente più forte.
Il mio era un riferimento alla ricerca del limite ...
... c'e' una storiella su un maestro di cerimonia del te' che, sfidato a duello dal samurai, non aveva altra possibilita' se non affrontare la morte con lo stesso distacco e devozione con cui affrontava la cerimonia ... alla fine il samurai fu cosi' impressionato dal suo contegno, che rinuncio' al duello ...
Con questo voglio dire che molto delle emozioni che proviamo dipendono da come ci coinvolgiamo e mettiamo in gioco in quello che facciamo, a prescindere. Il rischio, il limite, l'avventura ed il mettersi in gioco non sono solo dell'alpinismo. C'e' anche chi, l'alpinismo lo vive in maniera blanda, non avventurosa e totalizzante.
Insomma, in generale sono d'accordo con te, ma non nell'assolutizzare l'alpinismo ad unica fonte di "conoscenza del limite", "emozioni", eccetera ...

Ciao :wink:

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Messaggioda Roberto » mer gen 18, 2006 23:33 pm

Enzolino ha scritto:
Roberto ha scritto: Non credo che il giardinaggio giapponese possa dare le stesse emozioni dell'alpinismo :wink:
E' nel discorso se ci divertiamo o meno, che nasce questa mia riflessione sul "senso del limite" dell'alpinismo. Ovvio che anche tante altre attività portano a cercare il limite, ma "l'ingaggio" di una via al "propio" limite, con tutti i rischi e coinvolgimenti emotivi connessi, è un'esperienza decisamente più forte.
Il mio era un riferimento alla ricerca del limite ...
... c'e' una storiella su un maestro di cerimonia del te' che, sfidato a duello dal samurai, non aveva altra possibilita' se non affrontare la morte con lo stesso distacco e devozione con cui affrontava la cerimonia ... alla fine il samurai fu cosi' impressionato dal suo contegno, che rinuncio' al duello ...
Con questo voglio dire che molto delle emozioni che proviamo dipendono da come ci coinvolgiamo e mettiamo in gioco in quello che facciamo, a prescindere. Il rischio, il limite, l'avventura ed il mettersi in gioco non sono solo dell'alpinismo. C'e' anche chi, l'alpinismo lo vive in maniera blanda, non avventurosa e totalizzante.
Insomma, in generale sono d'accordo con te, ma non nell'assolutizzare l'alpinismo ad unica fonte di "conoscenza del limite", "emozioni", eccetera ...
Ciao :wink:
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Concordo, l'alpinismo non ha l'esclusiva, ma è l'oggetto della nostra discussine.
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Messaggioda Trespass » lun feb 13, 2006 22:30 pm

Ho appena finito di leggere "scalate nelle alpi" di Edward Whymper, il famoso vincitore del Cervino. Devo dire che il libro mi è piaciuto e me lo sono divorato.
Vorrei postare qui alcune sue parole che mi sembrano in tema:


"Per noi, che abbiamo l’abitudine di scalare montagne, sappiamo quale superiorità abbiano sulla forza brutale, il pensiero riflesso e la perseveranza. Sappiamo che ogni altezza raggiunta, ogni passo compiuto, sono risultati di sforzi pazienti e difficili, che il desiderio non potrebbe sostituire l’azione; riconosciamo i vantaggi della reciproca assistenza; molte difficoltà sorgeranno, molti ostacoli dovranno essere superati o evitati; ma per noi volere è potere; torniamo alle nostre quotidiane occupazioni più forti e meglio armati per la lotta della vita e per affrontare gli ostacoli del cammino dell’esistenza; siamo resi forti e sereni dal ricordo di doveri compiuti e di vittorie riportate su altri campi di battaglia...



...Ma nonostante la loro opposta natura, una specie di rapporto collega il piacere in la pena. Colui che vuol percorrere le montagne deve attendersi rudi fatiche, ma la fatica da la forza, non soltanto la forza muscolare ma la forza morale; risveglia tutte le facoltà, e dalla forza nasce il piacere.
Spesso ancora avviene di udire la domanda: “Ma il piacere equivale alla pena?”. In verità ci è impossibile stimare il nostro piacere come si misura il vino, come si pesa il pane; non è per questo meno reale. Quand’anche potessi cancellare dalla mia mente ogni ricordo, dirò ancora che le mie scalate nelle Alpi mi hanno ripagato delle pene, poiché esse mi hanno dato due delle cose che sono tra le migliori che l’uomo possa possedere quaggiù: la salute e l’amicizia...



...Riandando con la memoria su tutte queste cose, dico, infine: “Compite ascensioni, se volete, ma ricordatevi che il coraggio e la forza non valgono nulla senza la prudenza, che un attimo di negligenza può distruggere la felicità di tutta una vita. Non fate nulla precipitosamente, abbiate cura di ognuno dei vostri passi e, all’inizio di una gita, pensate sempre a quella che può esserne la fine”."
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Messaggioda paolo75 » lun mar 20, 2006 17:30 pm

Rispolvero questo topic per inserire una frase di Mark Twight che secondo me è perfettamente in tema.
Tra l'altro, leggendola, sono trasalito, perchè pochi giorni fa avevo provato e scritto le stesse sensazioni, sul fatto che solo una volta a casa certe cose che facciamo ci sembrano belle, quando si fissano nella nostra memoria come rivestite di una patina di idealità, quando la sofferenza provata, non essendo più attuale, smette di avere effetto, e nel ricordo emerge la parte di piacere, che fino a quel momento era rimasta in secondo piano.

"L'arrampicata alpina è tosta. Lassù la paura è più intensa di quella provocata da qualunque esperienza tu possa provare quaggiù. Non c'è proprio nienet di bello. E' una c***o di guerra. A suo modo, si tratta di una battaglia gloriosa, ma la bellezza è riservata al suolo, alle cartoline, e alla prosa scintillante scritta molto tempo dopo i fatti."
(M. Twight, Confessioni di un serial climber, ed. it. p. 209)


P.S.: a scanso di equivoci, non intendevo in nessun modo stabilire un paragone tra me e il Mark, chiunque abbia pensato il contrario è in malafede. :roll: :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Cervino » lun mar 20, 2006 19:46 pm

Non so se se è in tema , ma per me e mio marito (dopo trent'anni di montagna insieme) questa frase di Bonatti riflette il nostro pensiero.
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