da Roberto » ven nov 13, 2009 13:49 pm
Quando l' ho conosciuto sono restato colpito dalla sua modestia.
Non avendolo mai visto di persona non sapevo che faccia avesse e li, poco distante c' era questo ragazzo in ginz e scarponcini da treking, con uno zainetto sulle spalle e la faccia di uno che andava in montagna. Mi sembrava di vedere me, non nel senso alpinistico, in quello delle persone senza convenevoli, dirette, un po timide al primo approccio. Mi piaceva quel tipo.
Poi ci hanno presentato e non ho avuto la stessa sensazione che ho sentito con altri incontri di topclimber, quasi sempre, anche se non si atteggiano, senti il peso della loro superiorità, capisci che tu sei un dilettante allo sbaraglio, mentre loro fanno cose che non mi posso neppure sognare. Li vedi belli e muscolosi, che stringono la mano con il vigore di che sa che fa il 9A o il K2 in stile alpino. Lui no, era uno dei nostri, uno che andava in montagna per il piacere di farlo, solo a margine era uno dei migliori himalaysti di sempre.
Poi il filmato della sua spedizione per una nuova via sull' invilata parete nord del Gasherbrum II, un, impresa eccezionale, una via da "Piolet-d' or". Capivo dalle immagini di che si trattava, non certo dalla quasi indifferente, ermetica e rilassata oraoria di Karl.
Purtroppo l' alpinismo estremo ti prende fino al punto di tornare e rilanciare sempre più in alto, come catturati da un' enfasi, un bisogno di rinnovare le fantastiche emozioni date dalla riuscita o la voglia di riprovare nel caso della rinuncia. La necessità di setirsi messi alla prova, capire il proprio limite, conoscere se stessi fino in fondo. Sentire la propria vulnerabilità e cercare di governare il rischio capendo che ti metti in gioco sul serio, consapevolmente.
"LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE"
L' unico modo per essere liberi è essere colti (J. Martì)