da Fokozzone » gio mar 15, 2007 11:17 am
da alberto60 » gio mar 15, 2007 12:52 pm
da Enzolino » gio mar 15, 2007 13:05 pm
Io invece voglio dare dignita' e valore a questa motivazione.Fokozzone ha scritto: 3)per ricerca del rischio stesso, usando l' adrenalina come compensazione delle proprie frustrazioni quotidiane.
da savsav » gio mar 15, 2007 13:09 pm
alberto60 ha scritto:
Però l'alpinismo senza rischio , un rischio calcolato , non è alpinismo.
Inoltre non bisogna intendere il rischio solo nel senso di farsi male di rimetterci la pelle. Ma anche di non riuscire a salire un itinerario cioè mettere in conto la rinuncia . Non dare per scontato il risultato, la vittoria a tutti i costi.
Se non siamo prepararti, allenati a sufficienza , se non troviamo il percorso, possiamo sempre rinunciare per poi ritornare.
Se invece tutto è preconfezionato che gusto c'è ? solo quello della gestualità?
Ma allora non è alpinismo.
da Roberto » gio mar 15, 2007 13:11 pm
da quilodicoequilonego » gio mar 15, 2007 14:19 pm
da Roberto » gio mar 15, 2007 15:28 pm
Diciamo un sospiro di sollievoquilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo
da alberto60 » gio mar 15, 2007 15:46 pm
Roberto ha scritto:Diciamo un sospiro di sollievoquilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo
da germana » gio mar 15, 2007 16:03 pm
Fokozzone ha scritto:Prendendo spunto dal topic sull 'incidente in medale con tre morti, volevo porre l' interrogativo che sottintendevo nel mio intervento.
Posto che quando si affronta una via con rischi ambientali non si può avere il controllo completo della situazione (anche senza errori ci pensa la montagna a presentare il conto dell' imprevisto), perché andare a farla?
Accennerei a tre ipotesi (provate per esperienza)
1) per necessità: ad esempio all' avicinarsi di un temporale si prende una via di fuga sbrigativa su terreno infido . Si accetta un rischio per scongiurarne uno maggiore.
2)per ricerca dell' ambiente vergine, del confronto con le proprie capacità creative, per ricerca dei luoghi lontani dalle folle.
3)per ricerca del rischio stesso, usando l' adrenalina come compensazione delle proprie frustrazioni quotidiane.
Dando per scontato che il punto 1 è ragionevole e che il punto 3 richiede l' intervento dello psicologo, vorrei approfondire il punto 2. Le motivazioni del punto 2 mi sembrano positive, ma soggette comunque a ulteriore valutazione. Infatti credo che sia possibile trovare ambienti vergini, pareti poco frequentate e linee da aprire anche senza infilarsi in un tunnel di rischi oggettivi troppo alti. Non vedo bravura nel passare su un tratto marcio che può franare da un momento all' altro, o su un seracco incrinato o nel risalire un canalone valangoso che ha già mietuto vittime solo nell' attraversarlo. Non mi sento di chiamare avventura positiva mettersi nelle condizioni di non poter far nulla per evitare la disgrazia e guardare se l' ambiente mi risparmia, come se si trattasse non di me ma di una barchetta di plastica nelle rapide...
Per questo avevo detto che i rischi sono soprattutto una questione di scelta: di scelta del terreno.
da Roberto » gio mar 15, 2007 16:03 pm
Infatti la più grande soddisfazione alpinistica che ho avuto è stata una salita su roccia pessima, dove il rischio era evidente, tangibile.alberto60 ha scritto:Roberto ha scritto:Diciamo un sospiro di sollievoquilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo
Un sospiro di sollievo.
Ma poi sone le rognazze che ti rimangono in mente di cui ti piace parlare, che ti lasciano qualcosa dentro, non le vie plasir.
da germana » gio mar 15, 2007 16:05 pm
Roberto ha scritto:Infatti la più grande soddisfazione alpinistica che ho avuto è stata una salita su roccia pessima, dove il rischio era evidente, tangibile.
Certo, la soddisfazione è sempre dopo, se ripenso a certi momenti della scalata mi viene un brivido e di sicuro non ci tornerei (e poi perché dovrei, la via l' ho fatta), ma la sensazione che abbiamo avuto all' usita, fuori dalle difficoltà e dal rischio, resta indimenticabile.
Non era esultanza, felicità, era solo consapevolezza di avercela fatta, di essere stati capaci di affrontare una parete del genere, il poter dire "io sono stato capace!"
Non è ricerca del rischio e basta, è alpinismo!
da Roberto » gio mar 15, 2007 16:06 pm
germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli![]()
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da savsav » gio mar 15, 2007 16:09 pm
Roberto ha scritto:Infatti la più grande soddisfazione alpinistica che ho avuto è stata una salita su roccia pessima, dove il rischio era evidente, tangibile.alberto60 ha scritto:Roberto ha scritto:Diciamo un sospiro di sollievoquilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo
Un sospiro di sollievo.
Ma poi sone le rognazze che ti rimangono in mente di cui ti piace parlare, che ti lasciano qualcosa dentro, non le vie plasir.
Certo, la soddisfazione è sempre dopo, se ripenso a certi momenti della scalata mi viene un brivido e di sicuro non ci tornerei (e poi perché dovrei, la via l' ho fatta), ma la sensazione che abbiamo avuto all' usita, fuori dalle difficoltà e dal rischio, resta indimenticabile.
Non era esultanza, felicità, era solo consapevolezza di avercela fatta, di essere stati capaci di affrontare una parete del genere, il poter dire "io sono stato capace!"
Non è ricerca del rischio e basta, è alpinismo!
da quilodicoequilonego » gio mar 15, 2007 16:30 pm
da alberto60 » gio mar 15, 2007 16:30 pm
Roberto ha scritto:germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli![]()
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da Roberto » gio mar 15, 2007 16:34 pm
Oltre 2000 metri di vera avventura.alberto60 ha scritto:Roberto ha scritto:germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli![]()
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L'Eiger dell' Appennino.
da alberto60 » gio mar 15, 2007 16:37 pm
Roberto ha scritto:Oltre 2000 metri di vera avventura.alberto60 ha scritto:Roberto ha scritto:germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli![]()
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L'Eiger dell' Appennino.
da germana » gio mar 15, 2007 16:47 pm
alberto60 ha scritto:Roberto ha scritto:Oltre 2000 metri di vera avventura.alberto60 ha scritto:Roberto ha scritto:germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli![]()
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L'Eiger dell' Appennino.
Roberto mi devi dare la relazione della classica e della tua via sulla nord del Camicia perchè prima o poi ci vorrei andare.
da germana » gio mar 15, 2007 16:48 pm
quilodicoequilonego ha scritto:ci sono vie bellissime, che se fossero sicure, non avrebbero motivo di esistere
da quilodicoequilonego » gio mar 15, 2007 17:19 pm
germana ha scritto:quilodicoequilonego ha scritto:ci sono vie bellissime, che se fossero sicure, non avrebbero motivo di esistere
Questo mi sembra eccessivo.
Se fossero sicure sarebbero qualcosa di completamente diverso da ciò che sono
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