Motivazioni per affrontare il rischio

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Motivazioni per affrontare il rischio

Messaggioda Fokozzone » gio mar 15, 2007 11:17 am

Prendendo spunto dal topic sull 'incidente in medale con tre morti, volevo porre l' interrogativo che sottintendevo nel mio intervento.
Posto che quando si affronta una via con rischi ambientali non si può avere il controllo completo della situazione (anche senza errori ci pensa la montagna a presentare il conto dell' imprevisto), perché andare a farla?
Accennerei a tre ipotesi (provate per esperienza)
1) per necessità: ad esempio all' avicinarsi di un temporale si prende una via di fuga sbrigativa su terreno infido . Si accetta un rischio per scongiurarne uno maggiore.

2)per ricerca dell' ambiente vergine, del confronto con le proprie capacità creative, per ricerca dei luoghi lontani dalle folle.

3)per ricerca del rischio stesso, usando l' adrenalina come compensazione delle proprie frustrazioni quotidiane.

Dando per scontato che il punto 1 è ragionevole e che il punto 3 richiede l' intervento dello psicologo, vorrei approfondire il punto 2. Le motivazioni del punto 2 mi sembrano positive, ma soggette comunque a ulteriore valutazione. Infatti credo che sia possibile trovare ambienti vergini, pareti poco frequentate e linee da aprire anche senza infilarsi in un tunnel di rischi oggettivi troppo alti. Non vedo bravura nel passare su un tratto marcio che può franare da un momento all' altro, o su un seracco incrinato o nel risalire un canalone valangoso che ha già mietuto vittime solo nell' attraversarlo. Non mi sento di chiamare avventura positiva mettersi nelle condizioni di non poter far nulla per evitare la disgrazia e guardare se l' ambiente mi risparmia, come se si trattasse non di me ma di una barchetta di plastica nelle rapide...
Per questo avevo detto che i rischi sono soprattutto una questione di scelta: di scelta del terreno.
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Messaggioda alberto60 » gio mar 15, 2007 12:52 pm

Il rischio fine a se stesso non lo condivido . Non andrei mai a fare un seracco sapendo che può cadermi adosso da un momento all'altro senza che io ci possa fare nulla.

Però l'alpinismo senza rischio , un rischio calcalato , non è alpinismo.

Inoltre non bisogna intendere il rischio solo nel senso di farsi male di rimetterci la pelle. Ma anche di non riuscire a salire un itinerario cioè mettere in conto la rinuncia . Non dare per scontato il risultato, la vittoria a tutti i costi.

Se non siamo prepararti, allenati a sufficienza , se non troviamo il percorso, possiamo sempre rinunciare per poi ritornare.

Se invece tutto è preconfezionato che gusto c'è ? solo quello della gestualità?

Ma allora non è alpinismo.
alberto60
 
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Re: Motivazioni per affrontare il rischio

Messaggioda Enzolino » gio mar 15, 2007 13:05 pm

Fokozzone ha scritto: 3)per ricerca del rischio stesso, usando l' adrenalina come compensazione delle proprie frustrazioni quotidiane.
Io invece voglio dare dignita' e valore a questa motivazione.

Il rischio non ha solo matrici adrenaliniche, ma anche mentali, psicologiche ed addirittura mistico-spirituali.

Non so se avete mai letto dei "thrill-seekers", dello stato di "flow", che riguardano l'aspetto mentale-psicologico.

E poi c'e' quell'aspetto che riguarda la ricerca interiore e spirituale che utilizza l'estremo, e quindi il rischio, come mezzo di autoconoscenza o di conoscenza del trascendente ...

Mi viene in mente lo "stato di nudita'" di cui parla quell'alpinista polacco a proposito dello stile alpino ...

Oppure una frase letta da qualche parte ... "il limite dell'uomo e' la possibilita' di dio" ...

Insomma, il rischio e l'estremo sono una grossa opportunita' non solo per godere l'adrenalina, ma anche per apprendere e conoscere meglio se stessi, e quindi gli altri ...

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda savsav » gio mar 15, 2007 13:09 pm

alberto60 ha scritto:
Però l'alpinismo senza rischio , un rischio calcolato , non è alpinismo.

Inoltre non bisogna intendere il rischio solo nel senso di farsi male di rimetterci la pelle. Ma anche di non riuscire a salire un itinerario cioè mettere in conto la rinuncia . Non dare per scontato il risultato, la vittoria a tutti i costi.

Se non siamo prepararti, allenati a sufficienza , se non troviamo il percorso, possiamo sempre rinunciare per poi ritornare.

Se invece tutto è preconfezionato che gusto c'è ? solo quello della gestualità?

Ma allora non è alpinismo.


QUOTO.
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Messaggioda Roberto » gio mar 15, 2007 13:11 pm

Il punto tre, sulla ricerca voluta del rischio è forse un po semplicistico.
Spesso ci si imbarca in avventure rischiose di suo a causa del terreno infido per una serie di motivi e non solo per la ricerca del rischio fine a se stesso.
A me è capitato di andare in posti pericolosi, evitati da molti, ma lo stesso molto affascinanti, con il carisma dell' avventura tipico dell' alpinismo. Certo, il fatto che quella parete fosse pericolosa accresceva questo "carisma alpinistico", ma il fascino di certe scalate non è riducibile solo al rischio. Entrano in gioco le dimensioni, la storia, i precedenti alpinistici, la sfida, una linea ideale che si è intuita .... tutte cose tipiche dell' avventura alpinistica.
Poi c'è il rischio oggettivo, la pericolosità, ma come uno si avventura su vie dure, dove l' obbligatorio in libera ti costringe a non cadere se non vuoi farti seriemente male, oppure dove l' artificiale è rischiosissimo .... così uno scala una parete dove una parte dell' ingaggio è data dalla qualità della roccia o dal seracco sospeso.
Gli alpinisti sono animali strani, non è facile, se non impossibile, spiegarne le motivazioni.
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Messaggioda quilodicoequilonego » gio mar 15, 2007 14:19 pm

non sono uno che va' a cercare il friabile o rogne simili

ma non c'è niente che mi dia così soddisfazione come cavarmela nelle rognazze, quando arrivi in cima è un orgasmo :D
enzo
Avè rot le bale, basta spit 'n Dolomiti, tanto i cavan tuti...
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Messaggioda Roberto » gio mar 15, 2007 15:28 pm

quilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo :D
Diciamo un sospiro di sollievo 8)
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Messaggioda alberto60 » gio mar 15, 2007 15:46 pm

Roberto ha scritto:
quilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo :D
Diciamo un sospiro di sollievo 8)


Un sospiro di sollievo.

Ma poi sone le rognazze che ti rimangono in mente di cui ti piace parlare, che ti lasciano qualcosa dentro, non le vie plasir.
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Re: Motivazioni per affrontare il rischio

Messaggioda germana » gio mar 15, 2007 16:03 pm

Fokozzone ha scritto:Prendendo spunto dal topic sull 'incidente in medale con tre morti, volevo porre l' interrogativo che sottintendevo nel mio intervento.
Posto che quando si affronta una via con rischi ambientali non si può avere il controllo completo della situazione (anche senza errori ci pensa la montagna a presentare il conto dell' imprevisto), perché andare a farla?
Accennerei a tre ipotesi (provate per esperienza)
1) per necessità: ad esempio all' avicinarsi di un temporale si prende una via di fuga sbrigativa su terreno infido . Si accetta un rischio per scongiurarne uno maggiore.

2)per ricerca dell' ambiente vergine, del confronto con le proprie capacità creative, per ricerca dei luoghi lontani dalle folle.

3)per ricerca del rischio stesso, usando l' adrenalina come compensazione delle proprie frustrazioni quotidiane.

Dando per scontato che il punto 1 è ragionevole e che il punto 3 richiede l' intervento dello psicologo, vorrei approfondire il punto 2. Le motivazioni del punto 2 mi sembrano positive, ma soggette comunque a ulteriore valutazione. Infatti credo che sia possibile trovare ambienti vergini, pareti poco frequentate e linee da aprire anche senza infilarsi in un tunnel di rischi oggettivi troppo alti. Non vedo bravura nel passare su un tratto marcio che può franare da un momento all' altro, o su un seracco incrinato o nel risalire un canalone valangoso che ha già mietuto vittime solo nell' attraversarlo. Non mi sento di chiamare avventura positiva mettersi nelle condizioni di non poter far nulla per evitare la disgrazia e guardare se l' ambiente mi risparmia, come se si trattasse non di me ma di una barchetta di plastica nelle rapide...
Per questo avevo detto che i rischi sono soprattutto una questione di scelta: di scelta del terreno.


Il punto 2 sono almeno tre punti differenti :D
Il che la dice lunga sulla complessità delle motivazioni dell'alpinismo e simili :roll:
Del resto sono decenni che se ne discute :?
E c'è anche da dire che per ciascuno di noi è probabile che le diverse motivazioni abbiano un peso diverso :D

Allora, ora dovrei enunciare le mie... in un topic?!?
Vi assicuro che non ci riesco!!!!

Se cerco di sintetizzare cosa certe esperienze mi hanno lasciato... cado inevitabilmente nel banale.

Conoscere i miei limiti... superare questi limiti e migliorarli... saper restare calma ed efficiente in situazioni complesse... vivere qualcosa di non scontato (di cui non conosco a priori il risultato) in un ambiente naturale che mi affascina... mettere in gioco qualcosa in più per averne in cambio qualcosa in più...

Ho scritto racconti, per cercare di trasmettere queste sensazioni.
E ancora non basta.

Ho l'impressione che non si possa prescindere dall'esperienza diretta... che per capire a fondo sia necessario provare... proprio come non è possibile descrivere le emozioni che ci regala un brano musicale (e non è detto che a tutti possa regalare emozioni :? )
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Messaggioda Roberto » gio mar 15, 2007 16:03 pm

alberto60 ha scritto:
Roberto ha scritto:
quilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo :D
Diciamo un sospiro di sollievo 8)


Un sospiro di sollievo.

Ma poi sone le rognazze che ti rimangono in mente di cui ti piace parlare, che ti lasciano qualcosa dentro, non le vie plasir.
Infatti la più grande soddisfazione alpinistica che ho avuto è stata una salita su roccia pessima, dove il rischio era evidente, tangibile.
Certo, la soddisfazione è sempre dopo, se ripenso a certi momenti della scalata mi viene un brivido e di sicuro non ci tornerei (e poi perché dovrei, la via l' ho fatta), ma la sensazione che abbiamo avuto all' usita, fuori dalle difficoltà e dal rischio, resta indimenticabile.
Non era esultanza, felicità, era solo consapevolezza di avercela fatta, di essere stati capaci di affrontare una parete del genere, il poter dire "io sono stato capace!"
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Messaggioda germana » gio mar 15, 2007 16:05 pm

Roberto ha scritto:Infatti la più grande soddisfazione alpinistica che ho avuto è stata una salita su roccia pessima, dove il rischio era evidente, tangibile.
Certo, la soddisfazione è sempre dopo, se ripenso a certi momenti della scalata mi viene un brivido e di sicuro non ci tornerei (e poi perché dovrei, la via l' ho fatta), ma la sensazione che abbiamo avuto all' usita, fuori dalle difficoltà e dal rischio, resta indimenticabile.
Non era esultanza, felicità, era solo consapevolezza di avercela fatta, di essere stati capaci di affrontare una parete del genere, il poter dire "io sono stato capace!"
Non è ricerca del rischio e basta, è alpinismo!


Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli :wink: :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Roberto » gio mar 15, 2007 16:06 pm

germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli :wink: :lol: :lol: :lol:
:wink:
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Messaggioda savsav » gio mar 15, 2007 16:09 pm

Roberto ha scritto:
alberto60 ha scritto:
Roberto ha scritto:
quilodicoequilonego ha scritto:... quando arrivi in cima è un orgasmo :D
Diciamo un sospiro di sollievo 8)


Un sospiro di sollievo.

Ma poi sone le rognazze che ti rimangono in mente di cui ti piace parlare, che ti lasciano qualcosa dentro, non le vie plasir.
Infatti la più grande soddisfazione alpinistica che ho avuto è stata una salita su roccia pessima, dove il rischio era evidente, tangibile.
Certo, la soddisfazione è sempre dopo, se ripenso a certi momenti della scalata mi viene un brivido e di sicuro non ci tornerei (e poi perché dovrei, la via l' ho fatta), ma la sensazione che abbiamo avuto all' usita, fuori dalle difficoltà e dal rischio, resta indimenticabile.
Non era esultanza, felicità, era solo consapevolezza di avercela fatta, di essere stati capaci di affrontare una parete del genere, il poter dire "io sono stato capace!"
Non è ricerca del rischio e basta, è alpinismo!


Complessato :twisted:
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Messaggioda quilodicoequilonego » gio mar 15, 2007 16:30 pm

ci sono vie bellissime, che se fossero sicure, non avrebbero motivo di esistere
Ultima modifica di quilodicoequilonego il gio mar 15, 2007 16:31 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda alberto60 » gio mar 15, 2007 16:30 pm

Roberto ha scritto:
germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli :wink: :lol: :lol: :lol:
:wink:


L'Eiger dell' Appennino.
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Messaggioda Roberto » gio mar 15, 2007 16:34 pm

alberto60 ha scritto:
Roberto ha scritto:
germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli :wink: :lol: :lol: :lol:
:wink:

L'Eiger dell' Appennino.
Oltre 2000 metri di vera avventura.
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Messaggioda alberto60 » gio mar 15, 2007 16:37 pm

Roberto ha scritto:
alberto60 ha scritto:
Roberto ha scritto:
germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli :wink: :lol: :lol: :lol:
:wink:

L'Eiger dell' Appennino.
Oltre 2000 metri di vera avventura.


Roberto mi devi dare la relazione della classica e della tua via sulla nord del Camicia perchè prima o poi ci vorrei andare.
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Messaggioda germana » gio mar 15, 2007 16:47 pm

alberto60 ha scritto:
Roberto ha scritto:
alberto60 ha scritto:
Roberto ha scritto:
germana ha scritto:Ho quasi l'impressione di sapere di che via parli :wink: :lol: :lol: :lol:
:wink:

L'Eiger dell' Appennino.
Oltre 2000 metri di vera avventura.


Roberto mi devi dare la relazione della classica e della tua via sulla nord del Camicia perchè prima o poi ci vorrei andare.


Ecco un altro pazzo :wink: :lol:
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Messaggioda germana » gio mar 15, 2007 16:48 pm

quilodicoequilonego ha scritto:ci sono vie bellissime, che se fossero sicure, non avrebbero motivo di esistere

Questo mi sembra eccessivo.
Se fossero sicure sarebbero qualcosa di completamente diverso da ciò che sono :wink:
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Messaggioda quilodicoequilonego » gio mar 15, 2007 17:19 pm

germana ha scritto:
quilodicoequilonego ha scritto:ci sono vie bellissime, che se fossero sicure, non avrebbero motivo di esistere

Questo mi sembra eccessivo.
Se fossero sicure sarebbero qualcosa di completamente diverso da ciò che sono :wink:


non so se riesco a spiegarmi, non è facile

se una via sale senza una bella linea, ma trova l'unica soluzione salibile tra una schifezza di friabile, marcio, ecc., non la ripete "nessuno", o meglio solo quei pochi che si sentono preparati a farlo (non i migliori ma solo quelli che hanno un'abilità diversa, forse anche più pazienza)

se questa via marcia la spittassero 1x2, oltre a non esserci più alcuna soddisfazione a salirla, sicuramente qualche falesista attirato dagli spit riuscirebbe a farsi male... credo che sarebbe definita "senza senso"
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