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Storia assurda, vien da pensare che l'abbia scritta Danilo in una notte insonne e alcolica

Cervino, notte all'addiaccio per un alpinista abbandonato in parete dal compagno di cordata
Un italiano, è stato recuperato stamane dal Soccorso Alpino Valdostano, dopo che un’altra cordata di alpinisti l’ha notato, durante la salita alla "capanna Carrel". Favre (SAV): "rimango basito nel constatare situazioni del genere".
L’epilogo è di stamane, attorno alle 10, quando una cordata intenta a salire ai 3800 metri della “capanna Carrel”, sul Cervino, incontra un alpinista bloccato, poco sotto il rifugio. L’uomo è italiano e spiega di avere trascorso la notte in parete, dopo che alcuni problemi gli avevano impedito di proseguire. Il gruppo avvisa il Socorso Alpino Valdostano e le guide, giunte in elicottero, lo recuperano nel giro di poco. Ora si trova in Pronto soccorso al “Parini”, dove dai primi accertamenti diagnostici le sue condizioni sembrano buone.
Sembra una missione di elisoccorso come molte ne raccontiamo in questi giorni, fortunatamente a lieto fine, ma gli uomini del SAV hanno ricostruito un prologo che spinge Adriano Favre, direttore del servizio, ad esclamare: “rimango basito nel constatare situazioni del genere”. Il 67enne soccorso oggi grazie all’allarme di altri alpinisti, proveniente da Fosdinovo (Massa-Carrara), aveva infatti intrapreso l’ascensione in cordata con un compagno (di Chioggia, vicino Venezia), che “è arrivato alla capanna ieri sera e, forse perché convinto che l’amico sarebbe riuscito a risolvere il problema, forse perché pensava che sarebbe tornato indietro, magari sulla base di accordi precedenti, non ha avvisato le guide presenti al rifugio, né ha fatto presente ad alcuno la situazione”.
"Da uomo di montagna e da soccorritore, – aggiunge Favre – mi sento di censurare questo comportamento. In quota non si fa così”. Alla domanda sulle possibili conseguenze, dal punto di vista giuridico, per il compagno, il direttore del SAV è netto: “questo aspetto non è strettamente di mia competenza, ma prima di tutto va ribadito che una cordata è una cordata, proprio perché lo spirito deve essere mutuale”. Determinante, per la sorte del 67enne è stato il fatto che fosse equipaggiato a dovere, unito alle condizioni non severe in zona, altrimenti staremmo parlando di un’altra pagina scura dell’alpinismo, in un’estate che ha già visto numerose vittime.